Il nazismo  e i campi di concentramento

«Plus jamais ça»

mostra fotografica e documentale

testi - Perché a Carpi il Museo - Monumento

a cura della Fondazione ex Campo Fossoli

La prima ragione da cui trae origine il Museo – Monumento è l’esistenza nel  Comune di Carpi del campo di concentramento di Fossoli, tragica anticamera dei campi di sterminio nazisti. In questo luogo di dolore e sofferenza, situato nella zona valliva che circonda la Città, decine di migliaia di uomini, donne e bambini, di ogni fede politica e religiosa, sostarono brevemente durante il loro lungo calvario. Il 12 luglio 1944, alle prime ore del giorno 68 prigionieri, prelevati da quel campo, furono fucilati nel poligono di tiro a segno di Cibeno, per rappresaglia dalle forze naziste. In realtà dovevano essere 70, ma due di essi riuscirono a fuggire. Sempre da quel campo il 22 luglio 1944 fu prelevato l’Avv. Leopoldo Gasparotto, medaglia d’oro della Resistenza, e barbaramente trucidato nei pressi del campo di Fossoli. Il 10 dicembre 1961, in occasione di una manifestazione internazionale svoltasi a Carpi per ricordare il sacrificio dei deportati, venne lanciata l’idea di costruire a Carpi un Museo – Monumento al Deportato politico e razziale nei campi di sterminio nazisti. Nella conferenza stampa tenuta al Senato della Repubblica il 19 dicembre ’62, Bruno Losi (allora Sindaco di Carpi), Presidente del Comitato Promotore per l’erigendo Museo – Monumento, affermò che l’opera doveva avere “il valore di un vivo e permanente motivo di ricordo e di monito e realizzare l’atmosfera atta alla meditazione dei tragici avvenimenti collegati alla deportazione politica e razziale da parte del governo nazista e del governo fascista”; precisava che “la tragedia della deportazione, la più grande sofferenza e la più vasta strage che il mondo abbia conosciuto, deve essere ricordata anche nel nostro Paese, perché decine di migliaia di italiani sono stati abbattuti dalla fame, dallo sfinimento, e dalle più inumane sofferenze nei campi nazisti” e concludeva affermando che il “Comitato Promotore, che raccoglie i rappresentanti degli Enti Locali (Comuni di Carpi e di Modena, Amministrazione Provinciale di Modena), dall’Unione delle Comunità Israelitiche e da tutte le organizzazioni dei Deportati, Internati, Combattenti della Guerra di Liberazione, perseguitati politici, mutilati e reduci delle guerre mondiali – enti ed organizzazioni la cui caratteristica è la milizia antifascista – con la realizzazione di quest’opera intende dare un ulteriore contributo affinché gli orrori e le brutture della guerra siano conosciute dalla presente e dalle future generazioni e perché gli uomini non dimentichino”. Dopo la diffusione a livello nazionale del bando di concorso per l’erezione in Carpi, nel Castello dei Pio, del Museo – Monumento al Deportato politico e razziale nei campi di sterminio nazisti, pervennero al Comitato 7 progetti, firmati da alcuni dei più noti e validi architetti ed artisti italiani, che furono poi esaminati da una apposita commissione giudicatrice la quale dichiarò vincitore del concorso il progetto presentato dagli architetti Belgiojoso, Peressutti e Rogers e dal pittore Renato Guttuso. Progetto che, oltre ad assicurare il rispetto integrale degli ambienti, esprime in modo molto efficace la tragedia della deportazione. I lavori di restauro edilizio, di adattamento e di allestimento cominciati nel ’63, sono terminati nel 1973. Il Castello dei Pio, costruzione iniziata nell'anno 1000, ma la cui struttura attuale risale al XIV - XVI secolo, fu adattato, lungo la storia, ad usi diversi fino ai molti rimaneggiamenti degli interni del secolo scorso e dell’inizio del nostro. Poiché la realizzazione del progetto vincitore prevedeva il ripristino delle originarie strutture e volumi, per armonizzare le forme del Museo – Monumento all’antica condizione di Castello si è proceduto ad una accurata opera di restauro interno ed esterno, ricreando e vivificando un ambiente decaduto nei tempi. Il visitatore può rendersi conto quindi dalla funzione architettonica e sociale dell’opera con la quale non si è inteso solamente rendere un doveroso omaggio alle vittime della più spaventosa tragedia dei nostri tempi, ma creare qualcosa che costituisca, nelle sue strutture e in ogni suo particolare, un discorso vivo e permanente alla presente e alle future generazioni affinché operino concretamente perché non abbiano più a ripetersi nel mondo gli orrori dei campi di sterminio.

Il Presidente del Comitato Promotore Bruno Losi

Dai pieghevoli della Fondazione ex Campo Fossoli (1995 e 2010), Carpi (MO). (www.fondazionefossoli.org).

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