Non
sgomentarti, donna, della mia forma
selvaggia:
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Vengo di molto lontano, in volo precipitoso;
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Forse i turbini m'hanno
scompaginato le piume.
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Sono un angelo, sì, non un uccello da preda;
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Un
angelo, ma non quello delle vostre pitture,
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Disceso
in altro tempo a promettere un altro Signore.
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Vengo
a portarti novella, ma aspetta, che mi si plachi
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L'ansimare
del petto, il ribrezzo del vuoto e del buio.
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Dorme
dentro di te che reciderà molti sonni;
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È ancora informe, ma presto ne vezzeggerai le membra.
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Avrà virtù di parola ed occhi di fascinatore,
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Predicherà l'abominio, sarà creduto da tutti.
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Lo seguiranno a schiere baciando le sue orme,
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Giubilanti e feroci, cantando e sanguinando.
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Porterà
la menzogna nei più lontani confini,
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Evangelizzerà con la bestemmia e la forca.
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Dominerà
nel terrore, sospetterà veleni
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Nell'acqua delle sorgenti, nell'aria degli altipiani,
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Vedrà
l'insidia negli occhi chiari dei nuovi nati.
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Morrà non sazio di strage, lasciando semenza d'odio.
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È questo il germe che cresce di te. Rallegrati, donna.
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22 giugno 1979 |