Poesie di Primo Levi

L'ULTIMA EPIFANIA

           Era la vostra terra la pių vicina al mio cuore:   

           Per questo vi ho mandato messaggio dopo massaggio.

           Sono disceso tra voi sotto spoglie strane e diverse,

            

           Ho bussato di notte, pallido ebreo fuggiasco,

           Lacero, scalzo, braccato come una bestia selvaggia:

           Voi chiamaste gli sgherri, mi additaste alle spie,

           E diceste in cuor vostro: "Cosė sia. Dio lo vuole".

           

           Da voi sono venuto quale vecchia insensata,

           Tremante, con la gola piena di muto grido.

           Voi parlavate di sangue, della stirpe avvenire,  

           E solo la mia cenere uscė dalla vostra porta. 

            

           Orfano giovinetto della piana polacca

           Vi sono giaciuto ai piedi, supplicando per pane.  

           Ma voi temeste in me qualche vendetta futura,

           E torceste lo sguardo, e mi deste la morte.  

           

           E venni qual prigioniero, e quale servo in catene,  

           Di cui si fa mercato, cui si addice la frusta.  

           Voi volgeste le spalle al livido schiavo cencioso.

           Ora vengo da giudice. mi conoscete adesso? 

 

20 novembre 1960

sommario