Corre libero il vento per le nostre pianure,
|
Eterno pulsa il mare
vivo alle nostre spiagge.
|
L'uomo feconda la terra, la terra gli dà fiori e frutti:
|
Vive in travaglio e in gioia, spera e teme, procrea dolci
figli.
|
|
... E tu sei giunto, nostro prezioso nemico,
|
Tu
creatura deserta, uomo cerchiato di morte.
|
Che
saprai dire ora, davanti al nostro consesso?
|
Giurerai
per un dio? Quale dio?
|
Salterai nel sepolcro
allegramente?
|
O ti dorrai,
come in ultimo l'uomo operoso si duole,
|
Cui fu la vita breve per l'arte sua troppo lunga,
|
Dell'opera tua triste non compiuta,
|
Dei tredici milioni ancora vivi?
|
|
O figlio della morte, non ti auguriamo la morte.
|
Possa
tu vivere a lungo quanto nessuno mai visse:
|
Possa tu vivere insonne cinque milioni di notti,
|
E
visitarti ogni notte la doglia di ognuno che vide
|
Rinserrarsi la porta che tolse la via del ritorno,
|
Intorno a sé farsi buio, l'aria gremirsi di morte.
|
|
20
luglio 1960 |