L'espresso
ARMADIO
DELLA VERGOGNA / LA STRAGE DI NICCIOLETA
Minatore?
Kaputt
83
vittime innocenti. Massacrate dai nazi-fascisti nel '44. Delle SS si conoscevano
nomi e cognomi. Nessuno li ha mai cercati
di
Franco Giustolisi
QUELLA NOTTE RIMASERO Lì ... C'ERA tutto quel vaporetto bollente che usciva dalla terra, ne trovarono anche qualcuno cotto... E una delle tante testimonianze raccolte dalla professoressa Katia Taddei nella sua ponderosa ricerca sulla strage di Niccioleta. Lì, in quel villaggio operaio, in provincia di Grosseto, nei pressi di Massa Marittima, ne furono uccisi sei di minatori, il 13 giugno del 1944. Altri 77 furono eliminati il giorno dopo in una piccola valle, dove scaturivano i soffioni boraciferi, nelle vicinanze di Castelnuovo in Val di Cecina. Siamo in Toscana, la regione che conta il maggior numero di vittime di mano nazista e fascista. Crimini che meriterebbero tanti aggettivi senza che se ne potesse comunque rilevare la completa abiezione. Finirono tutti nell'Armadio della Vergogna, e qui furono sepolti per oltre mezzo secolo per compiacente servilismo al potere che aveva dato l'ordine di sepoltura. Ma non proprio tutti, a dimostrazione che i morti furono molti di più di quel che si dice, come questa strage di cui ora parliamo. Niccioleta era uno di quei villaggi che la Montecatini faceva sorgere nei pressi delle miniere. Qui c'era da estrarre la pirite, allora preziosa. A cavarla dalla terra c'erano ex agricoltori o minatori provenienti da altre zone. Poco più di 200 famiglie in grandissima maggioranza di fede antifascista. Ma con i fascisti del posto non vi furono mai problemi. Nella prima decade del giugno 1944 arrivò una piccola banda di partigiani: requisì le armi alla squadretta fascista di presidio ("Non gli fecero niente, bruciarono solo un po' di camicie nere"), issarono una bandiera bianca per segnalare agli aerei alleati di evitare i bombardamenti, e se ne andarono. I minatori si armarono dei loro fucili da caccia e si misero a far da guardia alla miniera. Qualche fascista non aveva digerito quel cambio dì regime e andò ad avvertire i fratelli maggiori. Da Castelnuovo si mosse un reparto del terzo Polizei-Freiwilligen-Bataillon Italien. Lo comandava l'Oberfuhrer SS Burger. Ufficiali tedeschi, sottufficiali tedeschi e italiani, militari italiani: le SS italiche, se possibile ancor più feroci dei loro colleghi di Germania. Ecco che arrivano al comando del tenente Emil Blok, classe 1909. Circondano l'abitato: "Sicché la mattina mi alzo... c'era la mia vicina di casa, mi chiamò: "Sonia, Sonia, ci sono i tedeschi"... Al mi' marito gli dissi: "Guarda c'è i tedeschi", lui non ci credeva nemmeno. Il mi' marito, vede com'era ingenuo, si presentò da solo... C'era un marito e moglie, avevano due figlioli che erano tornati dopo lo sfascio dell'esercito e questi militi glieli ammazzarono tutti e due". "lo figlia poreta avrò anche sbagliato, ma mica c'ho colpa. Dico: "Babbo, dicono che se non vi presentate ci fucilano tutti". Allora il mi' babbo e il mi' fratello scesero e andarono là, c'erano degli scalini, il mi' fratello si mise a sedere e disse: "Dio ce la mandi bona e senza vento", mica andava a pensare che l'ammazzavano…". Quelli dicevano: "Fora l'omini". E l'omini dicevano: "Noi che si deva andare fori a fà?". Poi cominciarono a dire: "Allora noi si brucia le case", poi cominciò a bruciare il Dopolavoro, allora fecero come il fulmine a sortire tutti fori ... ". "Vennero a casa nostra a fare questa perquisizione. Non trovarono niente, ma si portarono via il fratello e il babbo...". "Li portarono al rifugio; presero tre Sargentoni, il Baffetti, il Barabissi e quell'altro, il Chigi. Prima lì picchiarono a sangue, poi li condussero dietro lo spaccio e li ammazzarono. Furono uccisi su suggerimento dei fascisti locali". A sera una colonna di circa 150 minatori viene avviata, circondata dai miliziani armati, verso Castelnuovo. Qui vengono rinserrati nel cinema. Si fa l'appello: "Tu di qua, tu di là". Di qua debbono andare i morituri, che neanche sanno di dover morire, sono quelli i cui nomi sono stati trovati nei turni di guardia alla miniera. Sono 77. Li rimettono in colonna, ognuno ha la sua valigetta o il suo pacco sotto il braccio. Ancora non è buio, saranno intorno alle 20 di una bella giornata di giugno, il 14. Un alt imperioso e improvviso, a fianco di una scarpata. I soffioni boraciferi, una specie dì piccoli vulcani, fischiano con violenza, soffocano il crepitio della mitraglia... Ventitré delle 83 vittime avevano un'età compresa tra i 17 e i 25 anni. li processo, o meglio, i processi finirono in farsa, dal tribunale militare di La Spezia a quello di Firenze, alla corte d'Assise della stessa città poi a quella di Pisa. Dei sette imputati ne furono condannati tre, due fascisti di Niccioleta, Calabrò e Nucciotti, nonché uno dei miliziani delle Ss, Picchianti. Ebbero trent'anni, ma alla fine ne scontarono cinque. Nessuno si curò di rintracciare i tedeschi, né Burger, né Blok, né il suo superiore, il capitano Kruger, né gli altri. Niccioleta ora conta sì e no 200 abitanti per lo più pensionati. Se ne andarono quasi tutti: "S'era rimasti 51 vedove e 118 orfani". I bambini divennero capifamiglia già dagli 11 anni, molti di loro andavano ad Abbadia San Salvatore a raccogliere le castagne. "II mi' marito aveva trent'anni... È stato un amore grande, proprio grande davvero, poi la vita non mi ha dato più pace. Specialmente quello che mi è capitato... Il mi' figliolo gli prese una depressione... insomma si uccise. Se c'aveva il sù babbo non lo faceva questo". Questo l'ordine del giorno dell'amministrazione comunale di Castelnuovo in Val di Cecina: "Né il falso appello alla concordia e alla pacificazione nazionale, né le false promesse dì democrazia e di ordine, né lo spudorato "volto nuovo" del fascismo facciano dimenticare... gli anziani ricordino, i giovani sappiano".
L'Espresso
- 7 agosto 2002