L'espresso
STRAGI
NAZI FASCISTE / PER LA PRIMA VOLTA LA VERITA' SU COLPEVOLI E INSABBIAMENTI
S.
Anna di STAZZEMA. Fossoli. Cefalonia. Spunta il registro degli orrori. Con i
nomi degli assassini celati per 50 anni. In nome della ragion di Stato
di
Franco Giustolisi
Sono
pagine che documentano
il capitolo più vergognoso dell'Italia postfascista. E insieme il più
ignorato. Fanno parte del registro degli orrori di cui "L'Espresso" ha
ottenuto, eccezionalmente, copia. Vi sono inventariati i tantissimi crimini, mai
perseguiti, commessi dai nazifascisti a danno dei cittadini italiani. Migliaia
di morti: bambini (118 solo a S. Anna di Stazzema), vecchi, donne, uomini. Da
una parte gli inermi, gli innocenti. Dall'altra i mitra dei tedeschi e dei
legionari di Salò. Gli assassini: se ne conoscevano i nomi, in moltissimi casi,
e negli altri, a ridosso degli eventi, non sarebbe stato difficile accertarne
l'identità. Le vittime: non hanno avuto ancora giustizia perché ciò non
conveniva politicamente. Non era opportuno riaprire le ferite con la Germania dì
Konrad Adenauer che, risorta dalle rovine della guerra, era un baluardo
antisovietico a fianco della Nato. E si è preferito insabbiare. Anzi:
sotterrare denunce, inchieste, esposti. Finivano dentro l'armadio della vergogna
custodito nella sede della Procura generale militare, a Roma, protetto da un
cancello di ferro. Quando fu scoperto dal magistrato Antonino Intelisano, si
accertò la volontà sepolcrale di alcuni personaggi politici, accontentati
dalle Loro Eccellenze, i signori procuratori generali militari, perlomeno sino
al 1974. Si constatò che in quell'armadio erano stati occultati 695 fascicoli:
280 furono rubricati a carico di ignoti nazisti e fascisti. Gli il altri 415,
invece, a carico di militari tedeschi e italiani identificati. Erano accusati di
violenze, omicidi, eccidi, a danno di persone estranee ai combattimenti. Nel
registro, custodito nell'armadio e continuamente aggiornato, sono state
burocraticamente elencate tutte le omissioni di coloro che avevano il dovere di
rendere giustizia. E' formato da grandi fogli, sono 231, lunghi 42 centimetri e
larghi 30. Soltanto la prima pagina riporta 456 morti. Al numero uno è scritto
con bella grafia, in corsivo, l'"eccidio delle Fosse Ardeatine ed altre
località vicine"". là uno dei rarissimi casi in cui la giustizia ha
fatto il suo corso, come per l'eccidio di Marzabotto, segnato al numero 1937 del
registro nero.
In
quel registro sono anche annotate le stragi commesse dopo l'8 settembre a danno
dei militari italiani che, per quanto traditi dal re e da Badoglio in fuga, non
si arresero. Da quella di Korica, nel Kosovo, a Lero, Scarpanto... Al numero
1167 è registrato l'eccidio di Spalato; come colpevoli sono indicati
"generale vonRitter e Schothuber August, com.te delle SS"; le vittime:
"Cigala Fulgosi Alfonso [generale di divisione, medaglia d'oro alla
memoria, ndr], e altri 48 ufficiali e 700 militari ignoti". Ma, colpo di
scena, sul registro è annotato che il fascicolo fu trasmesso alla Procura di
Padova il 16 luglio 1947. Com'è possibile? Tutto fu sepolto, ma questa strage
no? Niente paura: da nostre ricerche risulta che il 22 dicembre 1951 il
fascicolo fu "archiviato provvisoriamente", come verrà fatto anni
dopo per tutte le inchieste, e poi definitivamente. Al numero 1188, Cefalonia.
Sono indicati i nomi dei responsabili di quell'eccidio: "Ten. col. Barge,
comandante del 999. fanteria di fortezza, magg. Hirschfeld, comandante di
brigata della la divisione tedesca alpina" e altri. Le vittime:
"Militari italiani fatti prigionieri nell'isola di Cefalonia".
I
ministri che sotterrarono i fascicoli
ERANO
I SOLDATI DELLA DIVISIONE ACQUI, RESISTETTERO Al TEDESCHI
Quando si dovettero arrendere, furono massacrati. Ben 6.500. I corpi bruciati o
gettati in mare con zavorre di pietre o infoibati nelle caratteristiche grotte
dell'isola, dopo essere stati depredati di tutto. "È stata una delle
azioni più arbitrarie e disonorevoli nella lunga storia del combattimento
armato", disse il generale Telford Taylor, capo dell'accusa, al processo di
Norimberga. In Italia glissarono. Quando parenti delle vittime sollecitarono
inchieste e processi, due ministri del primo governo Segni si scrissero, alla
fine del 1956, per convenire che non era il caso di compromettere la rinascita
della Wehrmacht riportando a galla episodi deplorevoli, certamente, ma che ormai
appartenevano al passato. Mentre il futuro era la Nato. I ministri, le cui
lettere sono state pubblicate sul numero 1 di "Micromega" di
quest'anno, erano Gaetano Martino, liberale, titolare degli Esteri, e Paolo
Emilio Taviani, democristiano, titolare della Difesa, poi senatore a vita. Ma
non furono loro, per lo meno sembra, a creare i presupposti dell'armadio della
vergogna. Chi, allora? Per ora non c'è risposta, come non è stata data
risposta alle richieste di danni morali e materiali presentate alla Corte
europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, dato il silenzio delle autorità
italiane, da parte dei parenti delle vittime. A chi, dunque, va la tremenda
responsabilità dell'affossamento della giustizia? Nomi non ne sono ancora
usciti fuori, tranne quelli dei tre procuratori generali che si sono susseguiti
nel tempo: Umberto Borsari, Arrigo Mirabella ed En-rico Santacroce. Ma loro
erano solo esecutori. Chi dette l'ordine? Non il governo Parri, il secondo di
liberazione nazionale, che creò gli strumenti per perseguire i crimini di
guerra, come attestano verbali dell'epoca ritrovati dal Cmm. Anche i tre
governi successivi, guidati da Alcide De Gasperi, erano espressione dei partiti
del Cln, gli stessi che avevano condotto la guerra di liberazione e, di
conseguenza, alieni da tentazioni al compromesso verso i responsabili di tante
stragi. Ma nel maggio del 1947 socialisti e comunisti escono dalla maggioranza,
la guerra fredda incalza. Nasce la lunga serie dei governi centristi, sempre a
guida degasperiana, con un uomo nuovo come sottosegretario alla presidenza del
Consiglio: Giulio Andreotti. Qualcuno dei superstiti di quelle esperienze deve
sapere, può dare un nome ai responsabili politici di quella giustizia negata.
La commissione d'indagine che sarà presto al lavoro lo accerterà.
STRAGI
NAZIFASCISTE / DIECI ESEMPI DAI FASCICOLI SEPOLTI PER MEZZO SECOLO
TROPPO
TARDI, SIGNORA GIUSTIZIA
TESTIMONI
defunti. CONDANNE mai applicate. Ecco come se la sono cavata i pluriomicidi
NR.
REGISTRO 2102.
"Imputati: Piazzer, Caneva e altri militari tedeschi". "Parti
lese: Martino Brinz più donne, uomini e bambini ". A Pedescala-Forni, in
provincia di Vicenza, tra il 29 e il 30 aprile del 1944 furono uccise 82
persone. Si accertò, dopo la trasmissione del fascicolo avvenuta il 19 luglio
del '95, che quel Caneva era un sergente di Asiago della Rsi. Ma tutti i
testimoni erano morti e si è dovuti arrivare all'archiviazione.
NR.
REGISTRO 1954.
"Imputati: Fritz Wunderle". Parti lese: la casella è bianca (ndr.). A
Torlano di Nimis, in provincia di Udine, furono uccise 33 persone, tra cui 11
bambini fra i 2 e i 15 anni. Fritz Wunderle, nato a Soekingen, del Battaglione
Cacciatori del Carso, faceva uscire uno ad uno i morituri dal casolare dove
erano stati rinchiusi e, sull'aia, gli sparava sotto la gola. Il carnefice è
morto nel '91. Anche gli altri responsabili sono morti. Archiviazione.
NR.
REGISTRO 2158 E 2159.
"Imputati: Generale Polak e ignoti militari tedeschi". "Parti
lese: 78 persone". A San Martino di Lupari, Sant'Anna Morosina, Villa del
Conte, Abazzia Pisani, San Giorgio in Bosco, località in provincia di Padova, e
a Castello di Godego, in provincia di Treviso, nell'aprile del 1945 le truppe
tedesche in ritirata uccisero non 78 civili, come è scritto nel registro, bensì
150. Il criminale generale Fritz Polak, comandante della 29a Divisione
Granatieri Corazzati ''Falke'' è morto in Inghilterra, libero, nell'aprile del
1956. Archiviazione.
NR.
REGISTRO 2167.
"Imputati: Gen. Von Teusfeld, Col. Rauff... Cap.no Saevecke... Col.
Pollini, Cap.no Cardella, Confalonieri, Manfredini". "Parti lese:
Principato Salvatore, Galimberti Giovanni e altri 13. Fatti di Milano (piazzale
Loreto) del 10 agosto del 1944 ". Quel giorno in piazzale Loreto furono
portati 15 detenuti prelevati dal carcere di San Vittore e fucilati. I loro
corpi rimasero in terra per 24 ore sino a che non intervenne il cardinale
Schuster che riuscì a far portar via le salme dai parenti degli uccisi. Fu una
rappresaglia per il ferimento lieve dell'autista di un camion tedesco dove
viaggiavano anche degli italiani che rimasero uccisi. Il principale responsabile
è stato ritenuto il Cap.no delle Ss Theo Saevecke che torturava le sue vittime
all'Hotel Regina. La fucilazione fu eseguita da un plotone di militi della
Legione Muti. Proprio per questo poi a piazzale Loreto furono esposti i cadaveri
di Mussolini, Claretta Petacci e degli altri gerarchi. Saevecke, che vive libero
e indisturbato in Germania dopo essere arrivato al grado di vice-direttore dei
Servizi di sicurezza del suo paese, è stato condannato in contumacia
all'ergastolo.
NR.
REGISTRO 2.
"Imputati: Tito, Hans Hrage, Koenig". "Parti lese: Gasparotto
Leopoldo e altri 65 patrioti. Eccidio di Fossoli". Il 17 luglio del 1944
nel campo per detenuti politici ed ebrei di Fossoli, frazione di Carpi in
provincia di Modena, fu compiuta una strage senza alcuna motivazione. Comandante
del campo era il tenente Tito che sembra sia stato assolto in istruttoria per
mancanza di testimoni. Si stanno cercando degli ucraini espatriati in Canada per
i quali è stata chiesta l'estradizione, dato che Hrage è morto e per Tito,
successivamente comandante del Lager di Bolzano, la Procura di Verona ha chiesto
l'archiviazione per insufficienza di elementi a suo carico.
NR.
REGISTRO 1976.
"Imputati: Mayar, Magg. Ss,
Cremen, Ten. Ss, Valmier Alfredo, Ten. Ss, Grein Bruno, Ten. Ss,
Roman Alfredo, Sold. Ss,
Ziffer Giuseppe, Sold. Ss". "Parti lese: Bertolli Dina e altri.
Eccidio di Sant'Anna Stazzema".
NR.
REGISTRO 1970 ABBINATO AL NR. 1
[Eccidio delle Fosse Ardeatine, ndr]. "Imputati:
Kirkran Untersturmfuhrer, Pustowska Scharfuhrer o Obvscharfuhrer". Si
tratta dell'eccidio avvenuto al chilometro 14,2 della Cassia, località La
Storta, commesso dai tedeschi in fuga il 4 gìugno 1944 quando Roma stava per
essere liberata. Tra le vittime il sindacalista Bruno Buozzi, socialista,
segretario generale della Cgil. Archiviato.
NR.
REGISTRO 2027.
"Imputati: Cap.ni Rausch e Boukmakowsky, Ten. von Pagan". "Parti
lese: Allegrucci Giuseppe e altre 39 pers.". Il 22 giugno 1944, 40
cittadini vennero uccisi a Gubbio. L'istruttoria e ancora in corso in attesa che
vengano delle risposte che la Germania, malgrado le insistenze, ancora non dà.
NR.
REGISTRO 1250.
" Imputati: Tito, Haage e altri". "Parti lese: internati del
campo di concentramento di Bolzano". Nel campo di Bolzano, comandato dal recidivo (in quanto responsabile
dell'eccidio di Fossoli) Karl Tito e dal maresciallo Hans Haage, quest'ultimo
deceduto, furono uccisi, in più riprese, dai 40 ai 50 prigionieri. Solo il 12
settembre del '44 ne furono fucilati 23. Per Tito è stata chiesta
l'archiviazione per insufficienti elementi a suo carico. E' rimasto in piedi il
processo a carico di un ucraino, Michael Seifert, anche lui feroce guardiano del
campo di Fossoli. Ha 76 anni, è emigrato in Canada, ne è stata chiesta
l'estradizione.
NR. REGISTRO 1940.
"Imputati: Engel Siegfried e altri cinque ufficiali e sottoufficiali
Ss". Non sono indicate le parti lese.
L’Espresso
- 11 settembre 2001