Diario

Dopo il 1938 furono i carnefici più o meno volonterosi di Mussolini e delle sue leggi razziali. La maggior parte di loro non ha pagato per le colpe commesse, anzi ha fatto passare le vittime per mitomani

Scurdammoce 'O passato

 

Michele Sarfatti

 

Basta entrare in una libreria o aggirarsi nel web per conoscere quale sorte abbiano avuto, durante la persecuzione antiebraica fascista e nazista, gli ebrei italiani nel loro insieme, nonché vari gruppi familiari o singoli individui (mi raccomando, attenzione alle caramelle di siti sconosciuti; iniziate la navigazione in cdec.it e nei siti segnalati nella sua pagina La Shoah in Italia). Ma gli altri, i persecutori, che fine hanno fatto? Sono morti violentemente o nel proprio letto? Dopo la Liberazione, sono stati emarginati o no dalla società? Hanno fatto autocritica? Hanno chiesto perdono (quesito che non mi appartiene, ma che contrassegna il fior fiore dei cattogiornalisti italiani)? E, soprattutto, sono mica stati processati e condannati per il loro ruolo di antisemiti? Belle domande! Alle quali corrisponde un vuoto di risposte, o perlomeno un vuoto di ricostruzioni dettagliate. A 62 anni dalla fine della persecuzione antiebraica in Italia, non disponiamo di alcuno studio organico sulla sorte post persecutoria dei persecutori. Questa assenza è tanto netta da costituire essa stessa un fatto storico; e chissà quanto quest'ultimo sarà studiato, nei prossimi 62 anni. Per iniziare a colmare questa lacuna identitaria dell'Italia di oggi provo a riepilogare il frutto di qualche lettura parziale e sporadica (nonché di alcune informazioni datemi da vari amici) indicando nome, responsabilità e destino di alcuni persecutori che ebbero un ruolo rilevante. Principalmente italiani, in minor misura tedeschi. Per meglio comprendere la questione, vanno tenuti presenti due elementi. Il persecutore italiano che nel settembre 1943 scelse il Regno del sud di Badoglio e non la Repubblica sociale italiana di Mussolini, nell'aprile 1945 faceva parte dei vincitori e non degli sconfitti. Inoltre chi lo poté, bruciò gli archivi nell'aprile 1945, se sconfitto, o li bonificò già dal settembre 1943, se vincitore. Dopodichè, tutti passarono allegramente alla fase dello scordamento del passato, facendo quasi apparire mitomani quegli ebrei e quei memori che ne mantenevano ricordo. D'altra parte la società italiana uscita dal conflitto non criminalizzò il crimine dell'antisemitismo: né quello degli anni 1938-1943, né quello degli anni 1943-1945. Considerate per esempio la seguente norma legislativa, contenuta nel Decreto legislativo n. 23 del 2 febbraio 1948: quegli italiani altoatesini che nel 1939 avevano scelto la cittadinanza tedesca, senza però essersi trasferiti nel territorio del Reich, e desideravano ora revocare l'opzione e riacquistare la cittadinanza italiana, avrebbero potuto farlo solo a condizione di non aver compiuto determinate azioni, tra le quali quella di essersi «resi colpevoli di atti di crudeltà, di faziose denuncie, ovvero di gravi atti di persecuzione in danno di cittadini italiani, (...) o, per motivi razziali, anche in danno di (...) stranieri». Ebbene, niente del genere fu mai disposto per l'insieme dei cittadini italiani. D'altronde, quando nel 2001 il repubblichino (non pentito) Mirko Tremaglia è stato fatto ministro, qualcuno si è diamine chiesto se egli cinquantasei anni prima fosse o no stato responsabile oppure corresponsabile di arresti di ebrei oppure di ruberie dei loro beni? Veniamo allora all'elenco. Un elenco parziale, incompleto e con imprecisioni; ma purtuttavia un elenco, un primo elenco, da completare, articolare, e poi sedimentare nella memoria. Per ciascun personaggio vengono proposti quattro nuclei informativi: 1) Nome, cognome, anni di nascita e di morte (talora con indicazione di giorno e mese). 2) Principali cariche nei periodi 1 gennaio 1938 – 25 luglio 1943 e 8 settembre 1943 - 25 aprile 1945 (quando le date corrispondono a una di queste quattro, vengono omessi giorno e mese). 3) Sintesi del ruolo nella persecuzione antiebraica. 4) Sintesi del destino, quando noto.

Avvertenze

*Non vengono mai indicate le cariche rivestite prima del 1938 (il primo anno indicato è sempre il 1938!), né vengono indicate tutte le cariche rivestite.

**Per ciascun personaggio ho cercato di ricostruire e poi di sintetizzare il percorso biografico; ciò può aver determinato errori, dei quali mi scuso sin d'ora.

1. Autorità politiche e di polizia; ideologi e propagandisti

(Regno d'Italia 1938 -1943; Repubblica sociale italiana 1943 -1945)

 

Benito Mussolini (1883 - 28 aprile 1945). Capo del governo e ministro dell'Interno 1938 - 1943; capo dello stato e del governo 1943 - 1945. Ideatore della legislazione antiebraica italiana, massimo responsabile della consegna degli ebrei arrestati ai deportatori tedeschi. Fucilato a seguito di condanna di un tribunale militare del Comitato di liberazione nazionale Alta Italia.

 

Vittorio Emanuele 111 di Savoia (1869 - 1947). Re d'Italia e [dal 1939] d'Albania, imperatore d'Etiopia 1938­1943- Firmatario e promulgatore delle leggi antiebraiche. Dal 1944 firmò e promulgò i provvedimenti abrogativi; abdicò alla vigilia del referendum istituzionale del 2 giugno 1946.

 

Guido Buffarini Guidi (1895 - 10 luglio 1945). Sottosegretario all'Interno 1938 - 6 febbraio 1943; ministro dell’Interno 1943 - 21 febbraio 1945. Massimo responsabile della gestione della persecuzione antiebraica in entrambi i periodi. Fucilato a seguito di condanna della Corte d'assise straordinaria di Milano.

 

Paolo Zerbino (1905 - 28 aprile 1945). Sottosegretario all'Interno 6 maggio 1944 - 21 febbraio 1945; ministro dell'Interno 21 febbraio 1945. Corresponsabile della gestione degli arresti e delle consegne di ebrei ai deportatori. Fucilato con Mussolini.

 

Giuseppe Bottai (1895 - 1959). Ministro dell'Educazione nazionale 1938 - 6 febbraio 1943. Massimo responsabile della persecuzione antiebraica nella scuola e in parte della cultura. Processato nella primavera 1945 anche per aver «prom[osso] la legge per l'allontanamento dalla scuola dei cittadini di razza [sic] ebraica»; condannato all'ergastolo; prosciolto in Cassazione nel dicembre 1947.

 

Galeazzo Ciano (1903 - 11 gennaio 1944). Ministro degli Affari esteri 1938 - 6 febbraio 1943. Massimo responsabile dell'azione antiebraica nell'ambito delle relazioni internazionali. Fucilato sotto la Repubblica sociale italiana a seguito di condanna per tradimento del fascismo.

 

Dino Alfieri (1886 - 1966). Ministro della Cultura popolare 1938 - 31 ottobre 1939. Massimo responsabile della persecuzione antiebraica in parte della cultura. Nel 1946 indagato per i reati di instaurazione della dittatura e suo mantenimento; prosciolto nel novembre dello stesso anno.

 

Antonio Le Pera (1890 - 1970). Direttore generale della Direzione generale per la demografia e la razza presso il ministero dell'Interno luglio 1938 - 29 agosto 1942. Coinvolto nella definizione e applicazione della legislazione antiebraica. Arrestato nel giugno 1945, poi scarcerato; amnistiato nell'ottobre 1946. Merita qualche minuto di meditazione la seguente corrispondenza intercorsa nella primavera 1946 tra il capo della polizia Luigi Ferrari e il sottosegretario all'Interno, Giuseppe Spataro. Il primo il 13 marzo chiede, «per aderire ad analoga urgente richiesta della Sezione istruttoria presso la Corte di Appello di Roma, […] quale contributo ebbe a dare l'ex prefetto Le Pera - imputato di atti rilevanti a sostegno del regime fascista - nella sua qualità di direttore generale per la demografia e la razza, alla formazione delle leggi razziali, e come egli si comportò nell'applicazione delle leggi stesse». Il secondo risponde: «Questo Gabinetto non possiede elementi di giudizio circa l'attività svolta dall'ex prefetto Antonio Le Pera nella sua qualità di direttore generale per la demografia e la razza, in quanto i fascicoli riservati dei prefetti, trasportati al Nord, non sono stati ancora recuperati».

 

Lorenzo La Via (1883 - 1951). Direttore generale della Direzione generale per la demografia e la razza presso il ministero dell'interno 29 agosto 1942 - 1943. Continuatore dell'opera del precedente. Itinerario giudiziario postbellico non noto.

 

Arturo Bocchini (1880 - 20 novembre 1940). Capo della polizia 1938 - 20 novembre 1940. Responsabile dell'esecuzione della persecuzione antiebraica. Morto per malattia.

 

Carmine Senise (1883 - 1958). Capo della polizia 1dicembre 1940 - 14 apri­le 1943; 26 luglio 1943 - 23 settembre 1943. Continuatore dell'opera del precedente. Arrestato dai tedeschi nel settembre 1943; detenuto a Dachau e Hirschegg; liberato dall'arrivo degli Alleati. Nel settembre e novembre 1945 emanato e revocato un ordine di arresto in Italia.

 

Renzo Chierici (1895 - 19 dicembre 1943). Capo della polizia 14 aprile 1943 - 25 luglio 1943. Continuatore dell'opera del precedente. Morto forse per malattia.

 

Tullio Tamburini (1892 - 1957). Capo della polizia 1 ottobre 1943 - aprile/giugno 1944. Responsabile dell'esecuzione degli arresti, degli internamenti e delle consegne di ebrei ai deportatori. Arrestato dai tedeschi nel febbraio 1945; detenuto a Dachau; liberato dall'arrivo degli Alleati. Arrestato, amnistiato nel settembre 1947.

 

Eugenio Cerruti (1898 - ……). Capo della polizia 24 giugno 1944 - 4 ottobre 1944. Continuatore dell'opera del precedente. Itinerario giudiziario postbellico non noto.

 

Renzo Montagna (1895? - ……..). Capo della polizia 4 ottobre 1944 - 1945. Continuatore dell' opera del precedente. Amnistiato nel maggio 1947.

 

Giovanni Preziosi (1881 - 26 aprile 1945). Direttore de La vita italiana 1938 - 1945. Teorico e pubblicista antisemita 1938 - 1945. Ispettore generale dell'Ispettorato generale per la razza 13 marzo 1944 - 1945. Suicida.

 

Roberto Farinacci (1892 - 28 aprile 1945). Direttore de Il regime fascista 1938 - 1945. Pubblicista e propagandista antisemita. Fucilato a seguito di condanna di un tribunale popolare istituito dal Comitato di liberazione nazionale di Vimercate.

 

Telesio Interlandi (1894 - 1965). Di­rettore de Il Tevere 1938 - 1943, La difesa della razza 5 agosto 1943 - 20 giugno 1943. Pubblicista e propagandista antisemita. Arrestato nell'ottobre 1945, poi fuggito; procedimento archiviato nel maggio 1946.

 

Julius Evola (1899 - 1974). Teorico e pubblicista antisemita 1938 - 1945. Non perseguito per questa sua attività.

 

2. Autorità politiche e di polizia tedesche con influenza in Italia

(1943 – 1945)

 

Adolf Hitler (1889 - 30 aprile 1945). Cancelliere del Terzo Reich. Ideatore e massimo responsabile della Shoah in Germania e in Europa. Suicida.

 

Rudolf Rahn (1900 - 1975). Rappresentante diplomatico del Terzo Reich presso la Repubblica sociale italiana 1943 - 1945. Responsabile complessivo dell'attuazione delle decisioni tedesche in Italia. Dopo la guerra fu dirigente della filiale tedesca della Coca-Cola.

 

Karl Wolff (1900 - 1984). Comandante supremo delle Ss e della polizia in Italia 1943 - 1945. Condannato varie volte, scarcerato anticipatamente nel 1971.

 

Wilhelm Harster (1904 - ...). Comandante della Sipo-Sd in Italia 1943 ­1945. Condannato varie volte; scarcerato anticipatamente.

 

Theodor Dannecker (1913 - dicembre 1945). Responsabile delle azioni di polizia antiebraica in Italia ottobre - dicembre 1943- Morto, sembra suicida, in una prigione americana.

 

Friedrich Bosshammer (1906 - 1972). Responsabile della sezione di polizia antiebraica in Italia gennaio - settembre 1944. Condannato all'ergastolo in primo grado e morto di malattia nello stesso anno.

 

Odilo Globocnik (1904 - maggio 1945). Comandante superiore della Ss e della polizia nell'Operationszone Adriatisches Küstenland 1943 - 1945. Suicida.

Da persecutore a sindaco

 

«L'ex questore fascista di Varese, Luigi Duca, che aveva autorizzato l'arresto degli ebrei misti di Varese e la loro consegna al comando della polizia tedesca nel carcere di San Vittore, uscì indenne dalla parentesi giudiziaria. Manca traccia di qualsiasi processo penale. Si ritirò a Ganna, nel Varesotto, ma non abbandonò mai completamente la vita politica. Alla testa di una lista locale di ispirazione moderata nell'estate del 1981 fu eletto sindaco del comune di Valganna. Aveva all'epoca 81anni. (...) Il maresciallo Ss Otto Koch, responsabile dell'Ufficio Ivb4 presso il comando germanico all'Hotel Regina di Milano, relatore esperto per gli affari ebraici, rientrato in patria riprese a vivere e a lavorare indisturbato. Nel gennaio 1968 si presentò a deporre al processo di Osnabrück contro le Ss responsabili delle stragi del lago Maggiore nel settembre 1943. Nel 1972 è di nuovo comparso come teste d'accusa al processo di Berlino contro il suo superiore, il maggiore Ss Friedrich Bosshammer che fu condannato al­l'ergastolo. Otto Koch ha concluso serenamente la sua vecchiaia in una casa di riposo per anziani a Neustadt, in Germania, ove è morto il 15 marzo 1996. Noi siamo sempre rimaste al di sotto dei giochi della politica e degli imprevisti della storia, in quella zona inferiore, destinate a soccombere. Siamo rimaste, ostinatamente sole, in quell'aula di giustizia ad attendere l'esito di una lotta ineguale ».

Giuliana, Marisa, Gabriella Cardosi, La giustizia negata. Clara Pirani, nostra madre, vittima delle leggi razziali. Una testimo­nianza vissuta tra guerra e dopoguerra (Gallarate - Varese - Milano ­- Fossoli - Auschwitz) 1938-1953, Arterigere, Varese 2005.

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da «Diario del mese», 26 gennaio 2007, per gentile concessione

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