Diario
Questo numero
di Enrico Deaglio
Settimo anno del nostro numero speciale «Memoria», uscito per la prima volta nel 2001, in occasione della bella legge italiana che dedica il 27 gennaio (quel mattino del 1945 in cui i primi distaccamenti dell’Armata Rossa liberarono il campo di sterminio di Auschwitz) alla riflessione, alle vittime, ai Giusti e a tutti coloro che fecero qualcosa. Settimo anno e breve panoramica: l’antisemitismo in Europa è sotto controllo, tranne che in Polonia dove è al potere una losca coalizione; papa Ratzinger (maggio 2006) si è recato ad Auschwitz deludendo tutti per la pochezza delle sue riflessioni; scandalo per la confessione ultratardiva dello scrittore tedesco Günther Grass; i postumi inglesi sul principe Harry Windsor che si era travestito da nazista; l’exit dalla scena politica per il filonazista austriaco Haider; in Italia condanne (simboliche, ma comunque condanne) per i responsabili tedeschi della strage di Marzabotto; richiesta di diversi Stati europei, tra cui l’Italia, di sanzionare penalmente il negazionismo; sempre in Italia, vistoso allineamento sulla destra politica delle comunità ebraiche. Sul barometro europeo sono pesati, consciamente o non, i riflessi del disastro americano in Iraq, passato in soli quattro anni dalla promessa di una risoluzione del conflitto mediorientale al pantano più sanguinoso. Road map, quartetti, scenari positivi, diplomazia internazionale ne hanno fatto le spese. Israele ha perso la sua prima guerra, contro Hezbollah in Libano, e la «cancellazione di Israele» è in questo momento la parola d’ordine dello Stato iraniano. Il presidente dell’Iran, è bene notarlo, non la invoca per motivi politici attuali, ma sulla base della negazione dell’Olocausto, cosa che nessun dirigente mediorientale aveva fatto prima, con la nettezza e la jattanza che gli deriva dalla minaccia nucleare. Il negazionismo messo al bando in Europa dalla memoria, dalla cultura, dalla storiografia è andato alla ribalta, massimamente per il contributo di esponenti europei, nella capitale degli sciiti. E se non fosse stato in galera a Vienna, l’inglese David Irving sarebbe stato l’ospite d’onore, a sostenere che le camere a gas non sono mai esistite e che il «cosiddetto sterminio» degli ebrei europei fu solamente un mezzuccio di propaganda per creare la spina di Israele dentro l’islam. Tutti sanno che Ahmadinejad è un possibile presidente a termine, tutti sanno che la stragrande maggioranza degli iraniani non condivide il suo appello alla distruzione di Israele, ma tutti sanno anche che ogni giorno di massacri che passa in Iraq rafforza la sua presenza sulla scena politica internazionale. E parlano sempre di più con lui, e con le sue follie, gli altri produttori di petrolio. E parla molto volentieri con lui l’altro grande rubinetto di petrolio, il venezuelano Chavez. Il destino del prossimo numero di «Memoria» è quindi in mano, fondamentalmente, al popolo americano. Sembra strano, ma è vero: la fuoriuscita di Bush e della sua oscena corte imperiale è la condizione perché la pazzia mediorientale si fermi. E tutti non possono che fare il tifo per il popolo americano, che porta oggi con sé, più di quanto possa fare l’Europa, la possibile salvezza dello Stato di Israele, e la storia di quando diciassette milioni di ebrei abitavano l’Europa, fornendole il sale per la cucina.
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In questo numero i lettori saranno accompagnati su un vertiginoso ottovolante.
La veste bianca del papa ad Auschwitz: un tedesco che sceglie di parlare in
italiano; la sanguinosa presenza dei «mongoli nazisti» nel piacentino; le
brutte vite spesso impunite di chi diede il via, scrivendo, firmando,
organizzando; le manipolazioni della tv italiana; l’arrivo degli ebrei a
Shanghai; il buon console giapponese in Lituania; le storie più incredibili
delle vittime, nei posti dove meno pensavano di esserlo – dalla Libia alla
Cambogia, dai Balcani al Kenia; i racconti di Dara Horn e Jurij Druznikov; la
persecuzione dei rom; tutti gli appuntamenti di dibattito e di ricordo che si
svolgono in questi giorni in Italia. E in più, davvero non dimenticatelo: in
edicola insieme a questo numero, il libro di Marco Nozza Hotel Meina, la prima
strage di ebrei in Italia. Un’inchiesta giornalistica rara, la dimostrazione
di quanto la ricerca e la passione possano ricostruire le verità più nascoste
e più scomode. Era il settembre del 1943, negli alberghi sulle rive del lago
Maggiore soggiornavano gli sfollati da Milano, ma anche gli ebrei da
Salonicco. Questi furono gli unici ad accorgersi che i soldati tedeschi che
arrivarono non badavano solo a fuggire perché la guerra era finita...
Leggetelo, per favore. Mentre chiudiamo questo numero arriva la notizia che la
sinagoga di Mantova è stata imbrattata con vernice gialla. Prego, la polizia
indaghi.
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da «Diario del mese», 26 gennaio 2007, per gentile concessione |