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Simon Wiesenthal (1908 - 2005)

È morto a Vienna all'età di 96 anni il più famoso cacciatore di nazisti. Sopravvissuto all'Olocausto, consegnò alla giustizia oltre 1.100 criminali di guerra. Ma nel 1986 difese il futuro presidente dell'Austria Kurth Waldheim

di Diario

 

È morto oggi, a Vienna, “il grande cacciatore di nazisti” Simon Wiesenthal. Aveva 96 anni. Dopo esser sopravvissuto allo sterminio nazista (era in fin di vita quando gli americani liberarono Mauthausen il 5 maggio 1945), Wiesenthal non tornò alla sua vita di architetto cercando di lasciarsi la tragedia alle spalle. Decise invece di ricordare e di non far dimenticare. "Quando la storia guarda indietro voglio che la gente sappia che i nazisti non sono stati capaci di uccidere milioni di persone facendola franca", rispondeva a chi chiedeva spiegazioni sul suo impegno di vita. Nel corso degli anni consegnò alla giustizia oltre 1.100 criminali di guerra. "Quell’incarico non gli fu conferito da alcun capo di Stato o primo ministro. Prese semplicemente il lavoro; un lavoro che nessuno voleva. Il compito era opprimente. La causa aveva pochi amici. Gli alleati erano già focalizzati sulla Guerra fredda, i sopravvissuti erano intenti a ricostruire vite frantumate e Simon Wiesenthal era da solo, impegnato allo stesso tempo nel ruolo di pubblica accusa e di detective", ha dichiarato il rabbino Marvin Hier, direttore e fondatore del Simon Wiesenthal Center. Capi di Stato e rappresentanti della comunità internazionale lo hanno ricordato con stima e ammirazione. "In futuro la sua voce ci mancherà", ha dichiarato l'ex cancelliere tedesco Helmut Kohl, mentre il presidente francese Jaques Chirac lo ha descritto come "un instancabile sostenitore dei diritti e della pace". Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite, ha invece sottolineato l'importanza del suo operato in quanto "invia a tutto il mondo il messaggio secondo cui non deve esistere l'impunità nei confronti di genocidi e crimini contro l'umanità". Alla fine della guerra, Wiesenthal iniziò a raccogliere e organizzare le prove riguardanti le atrocità naziste per conto della sezione Crimini di guerra dell’esercito americano; dati che servirono in seguito nei processi. Quando nel 1947 il suo lavoro con gli Stati Uniti si concluse, Wiesenthal e altri volontari aprirono il Centro di documentazione storica ebraica di Linz (Austria) con lo scopo di continuare a raccogliere materiale per processi futuri. Nel 1953 Wiesenthal ricevette informazione che Eichmann, il capo della Sezione ebraica della Gestapo che con altri ufficiali nazisti organizzò la Soluzione finale, viveva in Argentina con il nome di Ricardo Klement. Wiesenthal informò Israele dei dati in suo possesso e nel 1960 anni Eichmann fu catturato dal Mossad. Un anno dopo venne processato per genocidio e poi impiccato il 31 maggio 1962. Incoraggiato da questo episodio Wiesenthal riaprì il Centro di documentazione ebraica che nel frattempo era stato chiuso. Uno dei risultati più importanti fu ritrovare Karl Silberbauer, il capo della Gestapo che arrestò Anna Frank. "I propagandisti neo-nazisti olandesi", si legge nella biografia di Wiesenthal, "erano quasi riusciti nell’intento di screditare l’autenticità del famoso diario di Anna Frank quando Wiesenthal localizzò Silberbauer, che, durante un interrogatorio, confessò l’arresto". Nonostante il lavoro svolto, ne rimaneva ancora molto da fare. Nei file sui criminali nazisti sono contenuti oltre 90 mila nomi. Tra i compiti più difficili che Wiesenthal si trovò ad affrontare c’era, però, quello di far capire alle autorità e alla gente cosa fosse stato l’Olocausto. Nel paragrafo finale delle sue memorie Wiesenthal ha riportato le parole che un soldato delle SS gli disse nel 1944: "Tu racconterai la verità (circa i campi di concentramento) agli americani. Questo è vero. E sai cosa succederà, Wiesenthal? Loro non ti crederanno. Diranno che sei matto e ti rinchiuderanno. Nessuno potrà credere a questa terribile vicenda, a meno che non l’abbia vissuta". Restano poco chiari i motivi che lo spinsero a prendere le parti di Kurt Waldheim, ex-segretario generale dell’Onu. Nel 1986, Waldheim, in procinto di diventare presidente della repubblica austriaca, fu travolto da pesanti accuse relative al suo passato nazista. Il World Jewish Center gli imputò persino alcuni crimini di guerra. Wiesenthal, invece, difese Waldheim dalle accuse, facilitando, secondo alcuni, la sua ascesa al potere. "Ironicamente fu il furore circa Kurt Waldheim, che divenne presidente nel 1986 nonostante avesse mentito sul suo passato di ufficiale dell'esercito di Hitler, che diede a Wiesenthal la fama in Austria", scrive oggi il quotidiano israeliano Haaretz. "Il non aver condannato Waldheim come criminale di guerra attirò l'ira internazionale contro i gruppi di ebrei americani. Ma fece realizzare all'Austria che i cacciatori di nazisti non condannavano chiunque avesse preso parte alla guerra nazista". Wiesenthal chiese, però, più volte le dimissioni di Waldheim per essersi dimostrato "indegno del suo ufficio e delle sue responsabilità". Waldheim rappresentava, secondo lui, il simbolo di coloro che volevano tenere segreto il ruolo dell'Austria nella guerra di Hitler. "Ma non è venuta alla luce nessuna prova che Waldheim fosse un complice dei crimini di guerra", conclude Haaretz in difesa di Wiesenthal.

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dal sito «www.Diario.it»,  del 20 settembre 2005, per gentile concessione

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