Introduzione

    Questo catalogo è stato ideato come una guida che accompagni il visitatore del Museo e gli presenti il materiale esposto nel contesto di una documentazione. Sulla base dei documenti a tutt'oggi disponibili si è tentato di illustrare la storia dei campo di concentramento di Dachau dal 1933 al 1945, di spiegare le cause e di mostrare come, partendo da Dachau - concepito inizialmente come centro di formazione e campo modello delle SS - si sia poi giunti al perfezionamento mostruoso dei sistema nazista dei campi di concentramento e infine ai campi di sterminio di Auschwitz, Majdanek, Treblinka ecc. Anche nel campo di Dachau - pur non essendo esso stato progettato come campo di sterminio - veniva praticato lo sterminio sistematico: con il lavoro pesante, le privazioni, la fame, le malattie, le uccisioni arbitrarie, con le esecuzioni in massa e con gli esperimenti pseudoscientifici eseguiti dai medici delle SS. Più di 3000 prigionieri di Dachau, malati ed handicappati, vennero inoltre assassinati nella camera a gas dell' “Istituto di Eutanasia” di Hartheim presso Linz. Molti prigionieri, soprattutto ebrei, vennero deportati nei campi di sterminio. Già il 21 marzo 1933 Heinrich Himmler - allora presidente della polizia di Monaco di Baviera - aveva reso noto, nel corso di una conferenza stampa, che vicino a Dachau sarebbe stato aperto, il 22 marzo, il primo campo di concentramento per funzionari comunisti e socialdemocratici. Questo campo, progettato per 5000 prigionieri, doveva servire soprattutto a togliere dalla circolazione ed a neutralizzare gli avversari politici. Più tardi vi vennero internati, oltre ad ebrei, zingari, preti e pastori ostili al regime, anche tutti i cittadini tedeschi in qualche modo sgraditi al regime. Inoltre si tentò di discriminare i prigionieri politici internando in questi campi di concentramento anche criminali comuni, omosessuali e cosiddetti “asociali”. Poiché il numero dei detenuti aumentava di continuo, già nel 1937 i prigionieri vennero costretti a costruire un campo più grande. Negli anni 1939-45 i prigionieri di nazionalità diverse presenti nel campo riflettevano, in un certo modo, il corso della guerra. Subito dopo che un paese era stato occupato dalle truppe tedesche, cominciavano ad arrivare a Dachau i primi trasporti di prigionieri. Deportando la classe dirigente politica e intellettuale dei paesi occupati si tentava di rendere impossibile la resistenza all'invasore tedesco; gli ebrei vennero perseguitati ovunque. Negli ultimi anni di guerra questa deportazione massiccia servì in sempre maggior misura a procurare schiavi all'industria bellica. Al momento della liberazione si trovavano nelle baracche di Dachau, spaventosamente sovraffollate, oltre 30.000 sopravvissuti di 31 paesi e altrettanti detenuti erano nelle succursali esterne di Dachau. Nei dodici anni della sua esistenza vennero registrati al campo di Dachau 206.000 prigionieri. Non è più possibile stabilire il numero dei prigionieri non registrati. Nello stesso periodo vennero registrati 31.951 decessi. Quanti siano stati veramente i morti di Dachau - comprese le vittime di singole esecuzioni, di fucilazioni in massa e delle ultime marce verso la morte di migliaia di detenuti - non si saprà mai con certezza. Già prima della liberazione era sorto nel Lager il Comitato Internazionale di Dachau, un'organizzazione segreta che aveva lo scopo di evitare la prevista strage finale dei prigionieri da parte delle SS. Nelle settimane successive alla liberazione questo comitato ebbe parte attiva nell'organizzazione dei campo, occupandosi dei sopravvissuti, procurando viveri, prendendosi cura dei malati ed infine organizzando il rimpatrio dei prigionieri liberati. In seguito vennero internate nel campo le SS che erano state fatte prigioniere dagli americani. Esse vi restarono fino alla fine dei processi per crimini di guerra che vennero tenuti nel campo stesso. Più tardi vennero alloggiati nelle baracche profughi ed apolidi, alcuni dei quali avrebbero dovuto aspettare 18 anni prima di potersi sistemare in un alloggio normale. Nel 1955, in occasione dei decimo anniversario della liberazione, ebbe luogo un incontro di ex-deportati e si decise, visto lo stato di abbandono dei campo, di ricostituire il Comitato Internazionale di Dachau, in modo che questa organizzazione potesse esigere, a nome degli ex-deportati, l'istituzione di un centro commemorativo degno di questo nome. Come primo risultato di questo impegno comune venne aperto nel 1960 un museo provvisorio nei locali dei crematorio. Nel 1965, infine, venne solennemente inaugurato il museo com’è oggi. Esso venne costruito secondo le idee ed i piani dei Comitato Internazionale di Dachau, con l'appoggio finanziario dello Stato di Baviera. Sono annessi al museo una sala di proiezione, un archivio ed una biblioteca specializzata.

 Dal libro “Il campo di concentramento di Dachau. 1933-1945” Catalogo dell’omonimo Museo, 1978. Editore Comitato Internazionale di Dachau, Bruxellex. Traduzione Franca Bernard

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