Corriere della sera
Hitler
voleva una piazza San Pietro per il Duce
Era
nella nuova Berlino di Speer. E il capo del fascismo stava al centro
Archivi
Dal Museo di architettura di Mosca riemerge la foto del plastico perduto
dal
nostro inviato Armando
Torno
MOSCA
- A
poche decine di metri dalle mura del Cremlino,
al di là dei Giardini dello zar Alessandro, c'è il Museo di Architettura. Nei
suoi sotterranei (il nucleo originale è una casa cinquecentesca appartenuta ai
Romanov, quando erano ancora speziali) è confluito, tra gli altri, il fondo
fotografico appartenuto all'architetto Albert Speer e portato a Mosca
dall'Armata Rossa dopo la seconda guerra mondiale. Sono almeno 200 istantanee
in buona parte inedite, fatte scattare con una Zeiss dal gerarca nazista per il
proprio studio. Al museo incontriamo il direttore David Sarkisian e la
professoressa Svetlana Vladimirovna Troscina, che da tempo sta lavorando
all'archivio di Speer. È dalle loro mani che riceviamo la foto inedita -
due o tre altre riproduzioni con
angolature diverse sono reperibili, ma senza queste caratteristiche di elevata
fedeltà - ora pubblicata in questa pagina. È stata scattata sul modellino
(l'originale, a causa della guerra, non fu mai terminato), e raffigura la
piazza che Hitler voleva intitolare a Mussolini. Il progetto era, appunto, di
Speer; la statua del Duce, invece, di Amo Brecker. Una simile costruzione non va
intesa come qualcosa di isolato. Hitler dedicava a Mussolini la piazza che a
Berlino aveva già il nome del Führer (è l'attuale Theodor Heuss). Sandro
Scarrocchia in Albert Speer e Marcello Piacentini. L'architettura del
totalitarismo negli
anni Trenta (Skira 1999),
che del monumento offre un'analisi di quattro pagine, ricorda che l'omaggio
nacque per «l’accettazione dell’Anchluss dell'Austria». Comunque
sia, esso avrebbe fatto parte della «città ideale», battezzata Deutschland,
che doveva nascere grazie a una trasformazione radicale della vecchia capitale
del Reich. Scrive Joachim
Fest in Speer. Una biografia
(Garzanti) «La nuova Berlino sarebbe dovuta essere
pronta nel 1950, dopo la vittoriosa conclusione di tutte le guerre già
dichiarate e ancora da combattere. Nel corso di una cerimonia inaugurale senza
precedenti, Hitler avrebbe proclamato l'impero mondiale... Quando Speer, nel
settembre 1939, subito dopo l'inizio della guerra, ritenne di dover sospendere
i lavori di costruzione a Berlino, Bormann gli inviò una lettera tanto brusca
quanto palesemente suggerita da
Hitler per intimargli di proseguirli».
La piazza per Mussolini
ricorda, seppur vagamente, quella di San Pietro a Roma e lo stesso Hitler ne
disegnò uno schizzo - nel 1938 o '39 - con una possente «M» incisa: La città
eterna era considerata dal Führer «l'unica rivale al mondo» di quella
ideale da costruire, anche se alla fine i suoi progetti avrebbero fatto
apparire «San Pietro e la
relativa piazza come balocchi» (l'affermazione si trova nel testamento del
capo nazista: di esso vi è, tra le
altre, un'edizione in due volumi dal titolo Libres Propos sur la
Guerre et la Paix, a cura di François
Genoud, Flammarion 1952). Si può documentare che il progetto fu
abbandonato soltanto nel 1943, dal
momento che in quell'anno lo
scultore Ludwig Isenbech eseguirà ancora modelli in gesso dei capitelli a
grandezza naturale. La statua, invece, idealizzava il Duce, che veniva
rappresentato
con un gladio (l'idea originale, secondo la Troscina, «era di raffigurarlo come
un discobulo»). II progetto
iniziale - sottolinea Scarrocchia -
prevedeva una
figura in bronzo di 9 metri, che con il procedere dei lavori fu elevata a 11
(una versione in gesso di 3 metri fu esposta alla Grosse Deutsche
Kunstausstellung di Monaco nel 1939). Alla fine di giugno del 1940 la ditta
Martin & Piltzing ultimò la versione in gesso di 11 metri; mentre una in
bronzo di 3 metri, senza braccia, entrò a
far parte della collezione
privata di Brecker. La piazza
Mussolini a Berlino era un'opera ideologica oltre che architettonica.
Hitler - lo ricorda in più
passi Speer nelle sue Memorie (Mondadori)
- curava
anche i particolari dei progetti
e si soffermava a lungo sui modellini: era sua intenzione «costruire» una
nuova sacralità per una nuova era, e la parte
più visibile e immediata di questa idea passava attraverso
l’architettura. Il desiderio del dittatore fu, almeno per l’arte,
realizzato da Arno Brecker con la sua opera: non a caso, nel 1945, circa i
nove decimi delle sue sculture furono distrutti dagli Alleati come simboli
nazisti
ufficiali. E questo anche se nel 1939 il «cattivo artista» fu invitato in
Urss da Stalin, per realizzarne il busto, ma non giunse mai a Mosca a causa
della guerra. E tutto ciò anche se per la mostra allestita nel maggio 1942
all’Orangerie di Parigi, Jean Cocteau lo coprì di lodi in prima pagina,
dimenticandosi che le opere con i puri teutoni erano state realizzate con la
fusione del bronzo di statue francesi. Compresa quella di Victor Hugo, che
ornava uno dei viali presso l'Orangerie.
Albert Speer fu l’architetto del nazional-socialismo. Nato a Mannheim nel 1905, nel gennaio 1933 il ministro della propaganda Goebbels gli commissionò i lavori per il partito. Speer esaltò Hitler con i progetti per la Berlino del futuro e con le imponenti geometrie dei raduni di Norimberga e delle olimpiadi del ’36. Nel 1942 fu nominato ministro per gli armamenti. Processato a Norimberga, si dichiarò colpevole e fu condannato a 20 anni. Morì a Londra il 1° settembre 1981.
Corriere della sera,
5 gennaio 2006