Corriere della sera

«Churchill non volle evitare l'Olocausto. Un piano Usa per salvare 70 mila ebrei fallì per il "no" del governo inglese. Così è stato scovato il capitano delle SS»  

dal nostro corrispondente Alessandra Farkas 

NEW YORK - Cinquant'anni più tardi, l'Olocausto di milioni di ebrei torna tristemente all'onore della cronaca. Dopo il ritrovamento in Argentina di Erich Priebke, braccio destro di Kappler a Roma e boia delle Fosse Ardeatine, giungono da Londra sconcertanti rivelazioni sulla responsabilità di Winston Churchill nell'eccidio di migliaia di ebrei. Alcuni documenti provenienti dall'Archivio nazionale inglese e pubblicati dal Sunday Times dimostrano come il piano internazionale escogitato negli anni ‘40 per salvare decine, forse centinaia di migliaia di ebrei dalle camere a gas naziste, fallì per il veto della Gran Bretagna, intimorita dall'«invasione di profughi indesiderati» nella sua dorata isola. Fu Churchill in persona ad ostacolare in tutti i modi il progetto, promosso dalla grande comunità ebraica statunitense, di sponsorizzare l'espatrio dall’Europa orientale degli ebrei destinati ai lager. «Una volta aperte le porte a questa fiumana di gente, che ce ne faremo?», avrebbe detto nel '43 Il primo ministro inglese, già da tempo a conoscenza dello sterminio degli ebrei nel campi. Il suo timore echeggiava quello espresso da alti funzionari del Dipartimento di Stato, che avevano messo in guardia l'allora presidente Franklin Roosevelt contro il pericolo «per l'economia e l'equilibrio sociale Usa» rappresentato dall'arrivo di migliaia di non anglosassoni e «ammazza-Cristo». Dopo aver rifiutato il visto di sbarco alla St. Lewis - una nave tedesca carica di famiglie ebree - rispedendola alla forca In Germania (intanto centinaia di navi cariche di emigranti inglesi e irlandesi attraccavano ogni anno tra il giubilo generale), Roosevelt decise di dar retta a Churchill, archiviando definitivamente il progetto che avrebbe potuto sottrarre dalle camere a gas un numero altissimo di vittime innocenti. Ma il ruolo di Churchill non si fermò qui. Per non irritare la popolazione araba in Palestina, allora amministrata dalla Gran Bretagna, promulgò una legge che vietava agli ebrei di emigrare in Palestina. In Italia, intanto, scoppia la polemica per il «caso Priebke». Con una secca smentita ufficiale la Farnesina nega d'essere stata a conoscenza da oltre un mese (ed aver taciuto) della caccia al boia delle Fosse Ardeatine lanciata dalla Abc e conclusasi con un clamoroso reportage tv che ha incastrato uno dei più efferati criminali della seconda guerra mondiale. Si apprendono intanto i retroscena dello «scoop» dei giornalisti americani che sono riusciti a stanare Erich Priebke, dopo che per quasi 5 decenni era riuscito così bene a far perdere ogni traccia di sé da aver indotto le autorità italiane ad archiviare per sempre il suo caso. Tutto comincia lo scorso anno, quando Il Centro Wiesenthal di Los Angeles, specializzato nella caccia ai criminali di guerra nazisti, decide di infiltrarsi nel gruppi neonazisti clandestinamente operanti in Germania. Una strategia che le sue filiali europee praticano da anni e culminata col dettagliato exposé redatto da un giornalista israeliano, due anni fa, dopo mesi da «talpa» tra le cellule più estremiste dei naziskin. Gli agenti del Centro Wiesenthal, questa volta, sono tutti «yankee» purosangue. Si spacciano per neonazisti americani, giurano d'avere tutti un perfetto pedigree germanico e d'essere allarmati per la svolta «comunista» di Clinton. E, soprattutto, d'essere pronti a qualsiasi sacrificio per aiutare la causa dei «fratelli» tedeschi. Anche finanziario. Il loro capo si spaccia per miliardario texano e apre loro Il suo portafoglio. «Chiedete qualsiasi cifra - dice - vi sarà data». Gli ingenui neonazisti cadono nella trappola. Non solo mettono il gruppo in contatto con decrepiti e arteriosclerotici ex gerarchi in Germania, ma forniscono anche nomi e indirizzi di ex «pesci grossi» residenti in America Latina. La crème de la crème della famigerata  «rats line», la linea dei topi, la catena di fuga orchestrata da alcuni alti prelati del Vaticano, col tacito assenso di Papa Pio XII e la complicità di Cia e 007 inglesi, che ha reso possibile la fuga di 60 mila nazisti in Argentina. «Priebke non è né il primo né l'ultimo» - dicono al Centro Wiesenthal - abbiamo altri "pesci grossi". Ma per ovvi motivi non possiamo rivelarne  nomi».

Dal Corriere della sera, 9 maggio 1994

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