Corriere della sera
Il documento La confessione di Rudolf Höss, comandante di Auschwitz
Tutto più semplice se nelle camere a gas c’era molta gente
di Richard
Overy
Dal libro di Richar Overy, pubblichiamo un brano
dell’interrogatorio a Rudolf Höss, il comandante di Auschwitz catturato
soltanto nel marzo 1946. Höss fu processato a Varsavia nel marzo 1946 e
giustiziato nel marzo 1947 ad Auschwitz.
D.: I due milioni e mezzo di persone spedite ad Auschwitz
sono quelle che sono state eliminate?
R.: Sì, sterminate
D.: Quindi ad Auschwitz ne era stato mandato un numero
notevolmente superiore?
R.: Sì. Secondo la percentuale che vi ho riferito, dovreste aggiungere da un 20 a un 30 per cento che è stato utilizzato come manodopera.
D.: Questi due milioni e mezzo di individui sono stati
gassati?
R.: Sì.
D.: E cosa ci dice del mezzo milione ucciso con altri mezzi?
R.: Sono quelli morti per malattia, deceduti nel campo per
altri malanni …
D.: Le persone che dovevano essere gassate nell’impianto
fisso si svestivano all’aperto, all’esterno di quei grandi edifici, vero?
R.: No, c’era una stanza apposita.
D.: Ma un momento fa non ha detto che si svestivano all’aperto?
R.: No. Il treno veniva scaricato, i prigionieri lasciavano i
bagagli e venivano selezionati per individuare quelli idonei al lavoro, poi
quelli che erano stati scelti venivano allontanati e gli altri si svestivano in
un spogliatoio.
D.: Là cosa gli veniva detto che sarebbe successo?
R.: Gli veniva detto che sarebbero stati preparati per fare
il bagno e per essere spidocchiati e disinfettati, e c’erano cartelli che
corrispondevano a queste istruzioni.
D.: Si svestivano e sistemavano le loro cose come mi ha detto
ieri, come succedeva nelle fattorie?
R.: Sì.
D.: Quante persone potevano venire gassate ogni volta in una
delle camere dell’impianto fisso?
R.: In una camera, duemila.
D.: L’intero carico di un treno?
R.: Sì.
D.: E come avveniva la gassazione?
R.: Era tutto sotto terra. Nel soffitto delle camere c’erano
tre o quattro aperture schermate con delle grate circolari attraverso le quali
veniva immesso il gas.
D.: E poi cosa succedeva?
R.: Succedeva la stessa cosa che, come vi ho già detto,
succedeva nelle fattorie. Dipendeva dalle condizioni del tempo. Se c’era tempo
secco e nelle camere c’era molta gente, era relativamente rapido.
D.: Quanto tempo ci voleva per una gassazione?
R.: Come ho già dichiarato dai tre, cinque minuti fino ai
quindici minuti.
Norimberga I piccoli uomini della banda Hitler
Lo
storico inglese Richard Overy racconta gli interrogatori prima del processo ai
gerarchi nazisti. Un dietro le quinte che rivela miserie, finzioni e reticenze
per nascondere le proprie responsabilità
di Dino Messina
Winston Churchill li definì subito «la banda Hitler», con
un’espressione che toglieva ogni grandezza ai gerarchi, generali, ministri che
per sei anni avevano terrorizzato l’Europa e il mondo intero. Il premier
britannico era anche convinto dell’inutilità di un processo per quelli che in
un telegramma a Stalin aveva chiamato in maniera meno colloquiale «fuorilegge
mondiale»: bisogna individuarne un numero non inferiore a cinquanta e non
superiore a cento, tra questi una decina di italiani, e giustiziarli. Fosse
stato per lui, il processo di Norimberga non si sarebbe mai tenuto. Furono i
sovietici a esprimersi per primi e con maggiore decisione in favore
dell’istituzione di una corte internazionale che giudicasse i grandi criminali
nazisti. La loro concezione di giustizia era soprattutto propagandistica, il
loro modello erano i processi degli anni Trenta contro i dissidenti: gli
imputati entravano in aula già condannati e, come ammise il magistrato russo
Iona Nikicenko, si trattava soltanto di stabilire il grado della pena. Si deve
all’impegno degli americani e in particolare del presidente Harry Truman se
Norimberga si celebrò e, pur con tutti i limiti, non fu un fallimento.
Dal
Corriere della sera