Parte dalla "casa rossa" il nuovo
itinerario della memoria
Shoah
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Dopo la scoperta del "bunker 1" del campo di Auschwitz, altri edifici
saranno presi in esame dagli storici»
di
Gian
Guido Vecchi
Marcello Pezzetti sorride,
«siamo solo all'inizio».
Perché non si tratta solo della «casa rossa», ovvero il bunker 1, la prima
camera a gas della Shoah che lo storico dei Centro di documentazione ebraica
contemporanea (Cdec) di Milano ha scoperto ai margini d'un bosco di betulle ad
Auschwitz-Birkenau, la villetta abitata per cinquant'anni da una famiglia di
contadini polacchi e ora riacquistata per essere restituita al Museo. No, c'è pure la faccenda della chiesetta dei villaggio di Brzezinka, nome
polacco di Birkenau, «quell’edificio era il vecchio comando nazista del campo
di sterminio». Per non parlare della Jundenrampe, dove
arrivavano i treni degli ebrei, ora persa nei prati: «il prossimo obiettivo sarà
inserire le testimonianze nel percorso del Museo». E poi si tratta di stabilire
come recuperare «alla memoria e alla preghiera» le fondamenta dei bunker
1 - aperto dal marzo ’42 all’aprile ’43 - e i terreni intorno, con
le fosse comuni che ne fanno il più grande cimitero ebraico della Terra. La notizia della scoperta, pubblicata ieri dal
Corriere e
dal francese Le Monde, ha fatto il giro dei mondo. Per tutto il giorno al
Cdec sono giunte telefonate da Polonia, Israele, Stati Uniti «e soprattutto dal
mondo tedesco, Germania e Austria». Arrivano i ringraziamenti dei sindaco di
Milano Gabriele Albertini, cui due anni fa Pezzetti rivelò tutta la storia
chiedendo il riserbo: «Era un silenzio dovuto, perché quel luogo potesse
essere riacquistato e affidato all'umanità». E di Cobi Benatoff, presidente
del Consiglio delle comunità ebraiche europee: «La città è in piena
espansione edilizia, il problema del futuro sarà impedire che finisca con
l'inglobare il campo». Che fare, intanto, del bunker 1? «Sarebbe giusto sentire anzitutto la comunità
ebraica polacca», dice il professor Amos Luzzatto, presidente delle comunità
ebraiche italiane. Che spiega: «Il lavoro eccezionale di Marcello Pezzetti e
del Cdec, come già il cd-rom (Proedi Editore) che fecero su Auschwitz, sono
fondamentali per la didattica sulla Shoah, permettono di contestare in partenza
qualunque discorso negazionista o revisionista e di man tenere aperto il
problema, un monito eterno: come diceva Primo Levi, tutto questo potrebbe
ripetersi».