Corriere della sera

 In diretta dall’inferno. «In mezzo alla sala, la figura di un uomo che stringe a sé la moglie …»

di Salmen Gradowski

Scene strazianti si sono verificate nel momento in cui un certo numero di donne, non essendoci più spazio nel crematorio 1, sono state portate ne parto degli uomini. Questi poveretti, sconvolti, iniziano a correre, ormai nudi, verso quelle donne cercando fra loro, con indicibile angoscia, la propria moglie o la mamma, la figlia, le sorelle o forse una conoscente. I pochi «felici» che si sono ritrovati si tengono stretti e si abbracciano piangendo. In mezzo a quella sala si vede la tragica figura di un uomo nudo che stringe a sé la moglie e vergognandosi bacia la sorella mentre assieme si incamminano felicemente» nel bunker. Molte donne, rimaste sole, stanno lì sedute, non sanno che i loro padri e fratelli, per primi, sono già scesi nel bunker col pensiero rivolto ai loro cari e scrutano dappertutto nella speranza di rivederli. Così nella triste ricerca gli uni degli altri si sta compiendo l'eccidio di massa. Tra gli uomini giace a terra una donna che, nella sua ansiosa ricerca dei marito, tende in avanti il suo viso, fino all'ultimo respiro. E lì, nel mucchio accanto alla parete sta il marito agitatissimo che tenta di sollevarsi sulle punte dei piedi per vedere se, per caso, ci sia anche sua moglie. Ad un tratto la vede e il suo cuore comincia a battere forsennatamente. (..). Tende le sue braccia e tenta di farsi largo per raggiungerla ed intanto la chiama a voce alta. Ma il gas diffuso in abbondanza nel locale lo blocca e, con le mani tese, con la bocca spalancata, con gli occhi sbarrati cade a terra. (…). Heil-Hitler! Attraverso uno spioncino della porta dell'ampio locale i «forti del Potere» seguono le fasi della morte causate dal gas letale. Poi felici e contenti con la vittoria in tasca se ne vanno. Ora, finalmente possono ritornare a casa. (…). Sul luogo della morte. Ē calato un gran silenzio nel piazzale. Non vi sono più i guardiani, né le macchine cariche di granate e neppure i riflettori accesi. Tutto è, ad un tratto, sparito. Un silenzio spettrale è subentrato. Come se la morte, da quell'inferno, volesse silenziosamente espandersi nel mondo e avvolgerlo e trasportarlo nel mondo esterno. (...). Alla luce della luna si intravedono, al suolo, cumuli di piccole cose e pacchettini abbandonati: testimonianze di una vita che non c'è più. Si vedono delle sagome che, sporgendosi da una porta aperta, raccattano da terra alcune cose e in fretta spariscono dietro quella porta. Nel cupo silenzio si percepisce il cigolio di quella porta che viene sprangata dai nostri infelici fratelli che tra poco si recheranno al loro lugubre lavoro. I passi delle guardie di quel cimitero squarciano il silenzio. Essi devono controllare che i nostri compagni, già intenti a quella macabra operazione, non siano presi dal desiderio di sfuggirne. (…) Nel bunker. Con mani tremanti rigiriamo le viti e solleviamo il catenaccio. Le porte dei due grandi edifici si sono aperte ed un profondo sospiro esce dai nostri cuori nel vedere l'enormità di quella morte. Siamo attoniti e non riusciamo a credere.

Dal Corriere della sera, 8 giugno 2001

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