Corriere della sera

La guerra segreta di Fort Hunt - Ebrei reclutati dal Pentagono interrogavano detenuti nazisti

Circa 3.400 i prigionieri del campo durante la Seconda guerra mondiale

Scoprirono segreti sulla tecnologia militare tedesca

dal nostro inviato Federico Fubini

NEW YORK - Hanno combattuto senza sparare, senza neanche varcare i confini della Virginia e soprattutto senza dire a nessuno in che razza di guerra si fossero arruolati. Non  hanno parlato allora; né nei sessant'anni dopo. Ma circa 100 dei protagonisti di quell'operazione di cui si sapeva solo il codice postale, P.O Box 1142, oggi sono ancora vivi. Alcuni hanno deciso che il giuramento del silenzio prestato nel '45, il conflitto mondiale appena vinto, non li lega più. Senza rimorsi, hanno raccontato la loro esperienza alle mogli e a un giovane ranger appassionato di storia venuto; a intervistarli. E hanno arricchito la storia della supremazia americana nelle tecnologie di un capitolo fin qui, scrupolosamente rimosso dal governo federale. Perché P.O. Box 1142 non è solo una casella postale della contea di Fairfax, sulle rive del Potomac. È l'indirizzo di Fort Hunt, verde località da picnic ancora nel '42, poi centro di detenzione di militari e scienziati nazisti appena due anni dopo. Non che la Croce Rossa internazionale o qualunque altro organismo ne sapesse qualcosa: le notifiche sui prigionieri venivano fatte solo dopo che questi, dopo settimane o anche nove mesi senza contatti con l'esterno, lasciavano «P.O. Box 1142». Qui sia superstiti dei sottomarini tedeschi affondati nell’Atlantico sia ingegneri e ricercatori del Terzo Reich presi in Europa, 3.400 in tutto, venivano interrogati sulle loro scoperte in molti campi nei quali allora la Germania era all'avanguardia; studi nucleari e molecolari, microonde, aeronautica, missili, ingegneria dei sottomarini. Per parlare con i prigionieri erano stati chiamati gli uomini che solo ora stanno violando il segreto, fino a renderlo pubblico ieri sulle colonne del Washington Post. Gente come Fred Michel, oggi 85enne ingegnere meccanico, ebreo nato della Renania-Palatinato fuggito alle persecuzioni hitleriane negli Stati Uniti; o l'82enne George Mandel, nato ebreo berlinese nel '37 e per una vita chimico alla George Washington University di Bethesda. Molti degli inquirenti erano ebrei di origine mitteleuropea che avevano perso i familiari nell'Olocausto, mandati dal Pentagono al P.O. Box 1142 per la loro dimestichezza con il tedesco e la scienza. Ora 15 di questi anziani sopravvissuti hanno raccontato la loro guerra a Brandon Bies, ranger 27enne di un parco nazionale americano e appassionato di storia militare. Ne escono le storie di ore passate a buttar giù schizzi su strutture nucleari o molecolari e estrarre ai tedeschi conoscenze che affondavano le radici nella rivoluzione industriale della Prussia di Bismarck. Roba da far invidia ai cinesi oggi accusati dal Congresso americano di copiare i segreti delle tecnologie Usa. Vero, nelle 100 baracche di Fort Hunt non si torturava. Ma per Bies «non erano del tutto in linea» con le Convenzioni di Ginevra del '29 sui prigionieri di guerra. Un po' ovunque, erano piazzati microfoni nascosti per captare le conversazioni fra i prigionieri. E nessuno poteva scrivere a casa finché non fosse chiaro che aveva vuotato il sacco. I rapporti top-secret partivano poi per il Pentagono, che li ha usati per consolidare il vantaggio tecnologico americano nella guerra fredda e nella corsa allo spazio. Un motivo di più, confessa Fred Michel, per cui «fa bene poter parlare di tutto questo, finalmente».

Unità segreta. A Fort Hunt, Usa, durante la Seconda guerra mondiale, sorgeva un campo di prigionia segreto. Un’unità di intelligence formata in gran parte da ebrei interrogò scienziati nazisti e prigionieri.

I prigionieri. furono 3.400, secondo gli archivi resi pubblici. Rivelarono informazioni utili sugli studi sul nucleare, sulle microonde e sui sottomarini tedeschi.

Memoria. Spinto da grande passione per la storia, Brandon Bies, un ranger di 27 anni, ha contattato i sopravvissuti tra i 100 «uomini di Fort Hunt». Tra loro, H. Gorge Mandel, 82 anni, ebreo tedesco emigrato negli Usa prima della guerra.

Corriere della sera, 21 agosto 2006

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