Rassegna stampa

 La scomparsa di Maria Cervi

Un grande lutto per la Resistenza e l’Italia democratica

È scomparsa Maria Cervi

 

Il grande cuore e l’intelligenza politica e culturale di Maria Cervi, non ci sono più. Maria, figlia di Antenore Cervi, uno dei sette eroi della Resistenza fucilati a Reggio dai fascisti, è morta improvvisamente, in casa. Ecco il comunicato ufficiale dell’Istituto “Alcide Cervi” da lei fondato e reso straordinariamente funzionale per la storia dell’agricoltura e del movimento contadino.

È venuta a mancare all’affetto dei suoi cari Maria Cervi, figlia di Antenore Cervi e testimone attivissima della famiglia martire della Resistenza. Un malore improvviso l’ha stroncata nella sua casa di Campegine. Maria Cervi era da tempo il punto di riferimento e la principale animatrice dell’attività dell’Istituto Cervi, l’ente morale che da più di trent’anni porta avanti la memoria di Papà Cervi e dei sette contadini-partigiani. La sua figura, ormai testimonianza di livello nazionale, è tra le più rappresentative dell’antifascismo, portavoce di una storia che è diventata patrimonio collettivo per tutto il Paese. Maria Cervi ha dedicato la sua vita alla memoria: dei bambini di Casa Cervi, al momento della cattura dei familiari da parte dei fascisti, era la più grandicella. Nove anni appena, ma tanto è bastato a imprimere indelebilmente le drammatiche sequenze di quella notte di sangue e barbarie nella sua mente. Cresciuta, ha da subito affiancato il nonno, Alcide Cervi e le vedove dei sette fratelli per intraprendere un lungo percorso di testimonianza e narrazione che ha sempre visto la cascina del reggiano come luogo di memoria centrale nella religione civile dell’antifascismo. Tutto questo mentre intrecciava alla sua attività testimoniale l’impegno politico e per la propria comunità a tutti i livelli. Instancabile attivista e animatrice della vita pubblica attorno al Museo Cervi, negli anni Maria è diventata nei fatti la portavoce di una famiglia straordinaria ed emblematica della Resistenza italiana. Ha portato la voce di questa piccola grande storia locale in ogni contrada e in ogni angolo in cui erano riecheggiati i nomi e i volti di Papà Cervi e dei suoi sette figli. È stata indubitabilmente la principale artefice della crescita dell’Istituto Cervi come istituzione culturale a livello nazionale, e della rinascita del Museo Cervi come accreditato luogo di memoria per tutto il Paese. Ambasciatrice di una memoria che aveva da tempo lasciato indietro la retorica e la pura commemorazione per incontrare i giovani, gli studenti, le comunità, ben piantata nel presente e consapevole del proprio ruolo, Maria Cervi ha costruito pazientemente insieme ai tanti amici, alle associazioni e alle istituzioni, una fitta rete di rapporti umani prima ancora che formali, al servizio dell’identità antifascista della nazione. Benché fosse da anni ormai un personaggio pubblico, Maria continuava il proprio servizio di volontaria a Casa Cervi, accogliendo gruppi e scolaresche non appena ne aveva la possibilità. Proprio ieri, poche ora prima di morire, era al Museo insieme ad un gruppo di visitatori, a portare la sua testimonianza nelle sale di quel luogo di memoria che ha contribuito in maniera decisiva a plasmare. Se ne è andata regalando al suo pubblico, all’Istituto e alla Casa dei suoi genitori l’ultimo saluto e l’ultimo racconto, facendo quello che ha amato fare per tutta la sua operosa vita: raccontare la Resistenza e i suoi valori attraverso lo specchio della sua famiglia di contadini patrioti. Maria Cervi era nata nel 1934 a Campegine, prima dei nipoti di Papà Cervi. Lascia il marito Giovanni, le figlie Anna e Silvia.

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Al Museo Cervi di Gattatico, è stata allestita, il 12 giugno, la camera ardente nella Sala Genoeffa Cocconi. Le esequie in forma pubblica si sono tenute nel pomeriggio di mercoledì 13 giugno, alla presenza del sindaco di Roma Walter Veltroni, amico personale di Maria Cervi e dell’Istituto da lunghissimo tempo. La commemorazione ha avuto inizio presso il Museo Cervi, e successivamente il corteo funebre si è trasferito a Campegine, per l’omaggio del sindaco e della cittadinanza davanti al monumento dedicato ai sette fratelli.

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Il messaggio dell’ANPI di Reggio Emilia...

 

L’ANPI reggiana esprime profondo cordoglio per la scomparsa improvvisa di Maria Cervi,

per tanti anni componente autorevole della segreteria provinciale e del Consiglio nazionale dell’Associazione partigiani, nonché del Consiglio dell’Istituto “Cervi”. Al di là dei ruoli istituzionali, Maria è stata soprattutto, qui nella sua terra come in tutta Italia e in Europa, depositaria e testimone della vicenda che ha fatto della sua Famiglia uno del simboli alti della Resistenza italiana ed europea. Straordinaria è stata fino all’ultimo la sua capacità di comunicare e dialogare con le giovani generazioni sia attraverso innumerevoli interventi nelle scuole di tutta Italia, sia con la generosa assistenza a giovani laureandi per l’elaborazione delle loro tesi. La perdita di Maria costituisce un improvviso e doloroso vuoto solo in parte colmato dalla realtà vitale di quell’Istituto e di quel Museo “Alcide Cervi” per il cui sviluppo Maria ha speso senza risparmio la sue straordinarie doti di sensibilità e di intelligenza. «Maria, la figlia di Antenore – dice papà Cide nel libro I miei sette Figli – va sempre a fare conferenze contro la guerra e il fascismo, come faceva Aldo. Ma adesso sono milioni di persone che ci ascoltano, che sanno dei sette figli miei...». È passato più di mezzo secolo da quando Alcide Cervi dettò quelle parole a Renato Nicolai. Un tempo lungo il quale Maria ha sempre continuato a “fare conferenze”. Ha seminato, per usare le metafore contadine del nonno. E davvero milioni di cuori e di intelligenze si sono aperti alla conoscenza e alla comprensione anche grazie alle parole di Maria. Che ci mancheranno. Come mancherà la sua presenza al marito Giovanni Bigi e alle figlie Anna e Silvia, ai quali rinnoviamo le fraterne condoglianze dei partigiani e di tutti gli amici dell’ANPI.

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...e dell’ANPI nazionale

Con profonda tristezza e commozione il Comitato Nazionale ANPI a nome di tutti gliassociati ricorda

MARIA CERVI

Componente della Presidenza Onoraria Nazionale

straordinaria testimone di democrazia e libertà. Figlia di uno dei sette Fratelli Cervi, contadini partigiani, martiri della Resistenza, Maria ha impegnato tutta la sua vita nel rafforzare e trasmettere i valori di solidarietà e partecipazione della lotta antifascista. È sempre stata animatrice instancabile dell’Istituto e del Museo Cervi, luoghi di memoria edi cultura dedicati soprattutto ai giovani, interlocutori privilegiati ai quali sapeva rivolgersi forte della sua intelligenza, integrità e umanità.

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Ci ha lasciato una donna straordinaria e piena di valori

“La signora della memoria” per anni ha testimoniato al mondo

 

di Mirella Alloisio

Il lavoro di ricerca sul mondo contadino insieme ai Sereni

 

“La signora della memoria”, come in modo del tutto appropriato, è stata definita Maria Cervi, non racconterà più le dolorose emozioni vissute da lei, bambina di nove anni quando le “brigate nere” bruciarono la casa dei Cervi, arrestarono suo padre Antenore, gli zii, il nonno Alcide. Non è facile accettare che Maria, con la sua carica vitale, così instancabile, così piena di idee e di progetti, ma anche tanto sensibile e attenta ai problemi e ai sentimenti degli altri, non ci accompagni più: per me è stato come perdere una di famiglia, proprio perché mi faceva sentire parte della sua famiglia. Nel privato, Maria non era diversa da quella che tanti conoscevano, come se la sua vita fosse piena dei valori che il padre, gli zii, i nonni le avevano trasmesso. E infatti per lei la memoria non era celebrare, ma far conoscere e quando i ragazzi delle scuole che sempre più numerose andavano a visitare il Museo, la sollecitavano a raccontare, o anche quando glielo chiedevano gli adulti, lo faceva con molta semplicità, senza enfasi, senza indulgere troppo su quei tragici momenti vissuti, ma piuttosto rivolta verso il futuro, indicando la lezione da trarre per vivere un presente consapevole e preparare il domani. Il grande merito di Maria Cervi è stato quello di saper trasformare la terribile esperienza vissuta in azione positiva, riuscendo così a portare a termine il progetto a cui ha dedicato tutta la sua vita: il Museo Cervi. È qui che ha trascorso il suo ultimo giorno, ancora a trasmettere memoria. Un progetto, quello del Museo, che ha voluto non circoscritto alla tragedia dei Cervi, ma allargato a tutto quello che la famiglia è stata e ha rappresentato in una terra come l’Emilia. Cominciando dalle radici dunque e via via all’evoluzione culturale, con l’amore per la terra, fatto di progetti, di idee per migliorare la produzione, di capacità innovativa. E perché tutto questo avesse una solida base culturale, Maria ha coinvolto nel Museo la famiglia Sereni, erede di Emilio, grande storico del mondo contadino. E ancora la particolarità, a quell’epoca, di una famiglia dove le donne non solo erano rispettate, ma contavano, potevano esprimere il loro parere. Di questo Maria andava particolarmente fiera, lei sempre così sensibile alla questione femminile, tanto che mi chiese di raccontare delle “straordinarie donne” della famiglia Cervi. Anche Maria era una donna fuori dal comune: in lei non c’erano mai atteggiamenti vittimistici, mai compiacimento eroico, piuttosto c’era fierezza e forza che le venivano dalla certezza che i valori della Resistenza sono ancora i fondamenti del nostro vivere civile. La sera prima della sua morte, alla fine di una giornata passata al Museo a parlare e a raccontare ai visitatori, parlando con i compagni dell’ANPI, Maria, quasi fosse una premonizione, disse: «posso dire di aver speso bene i miei 72 anni. Ho avuto una vita piena». E piena lo è stata da tutti i punti di vista: intanto perché lei stessa si era formata una famiglia, dove si respirava amore, serenità, libertà e poi anche perché era giovanissima quando iniziò il suo impegno civico in difesa della pace, a diffondere gli ideali della Resistenza e non si è più fermata. Ha continuato a seminare, consapevole che dopo la semina c’è il raccolto. I giovani, arrivati così numerosi ai “campi rossi” per renderle l’ultimo omaggio, per abbracciarla simbolicamente un’ultima volta, hanno già raccolto e continueranno a seminare. Grazie Maria Cervi, simbolo della Resistenza raccontata.

 

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Quelle parole che a Maria piacevano tanto

«Sette figlioli, sette,

di pane e miele, a chi li do?

Sette come le note,

una canzone gli canterò»

 

Il ricordo di Dario Perego, un ragazzo di Milano

 

Maria Cervi ci ha lasciato. Non ne ha parlato nessun telegiornale, qualche riga su qualche giornale nazionale e qualche ricordo in più da parte dei giornali dell’Emilia. Maria era “Il museo Cervi” vivente. Solo 2 anni fa l’abbiamo trovata a Milano, a Niguarda, all’inaugurazione dei giardini dedicati ad un’altra grande partigiana, caduta il 24 aprile, Gina Galeotti Bianchi. E noi giovani che non abbiamo vissuto la Resistenza se non tramite le parole ed i racconti dei nonni e degli anziani del quartiere, ad ascoltare in assoluto silenzio Maria che raccontava con una forza che gli arrivava dall’anima, dalle lotte e da quello che aveva vissuto. E a casa sua, in mezzo alle foto di Alcide e dei 7 figli, non ha mai negato una spiegazione a nessuno così come è stata sempre disponibile a portare la sua esperienza in ogni paese ed in ogni città. Un abbraccio Maria. Mancherà il tuo viso in quella che è stata la tua casa per 73 anni. Come dicono i Modena City Ramblers ed i Gang… ora tocca a noi perché “i figli di Alcide non sono mai morti”. Ti dedico proprio la loro canzone, che a te piaceva e giudicavi la più bella poesia che conoscevi.

 

E terra, e acqua, e vento

Non c’era tempo per la paura,

Nati sotto la stella,

Quella più bella della pianura.

Avevano una falce

E mani grandi da contadini,

E prima di dormire

Un padrenostro, come da bambini.

 

Sette figlioli, sette,

di pane e miele, a chi li do?

Sette come le note,

Una canzone gli canterò.

 

E pioggia, e neve e gelo

e vola il fuoco insieme al vino,

e vanno via i pensieri

insieme al fumo su per il camino.

Avevano un granaio

e il passo a tempo di chi sa ballare,

di chi per la vita

prende il suo amore, e lo sa portare.

 

Sette fratelli, sette,

di pane e miele, a chi li do?

Non li darò alla guerra,

all’uomo nero non li darò.

 

Nuvola, lampo e tuono,

non c’è perdono per quella notte

che gli squadristi vennero

e via li portarono coi calci e le botte.

Avevano un saluto

e, degli abbracci, quello più forte,

avevano lo sguardo,

quello di chi va incontro alla sorte.

 

Sette figlioli, sette,

sette fratelli, a chi li do?

Ci disse la pianura:

Questi miei figli mai li scorderò.

 

Sette uomini, sette,

sette ferite e sette solchi.

Ci disse la pianura:

I figli di Alcide non sono mai morti.

 

E in quella pianura

Da Valle Re ai Campi Rossi

noi ci passammo un giorno

e in mezzo alla nebbia

ci scoprimmo commossi.

 

da Patria indipendente, 24 giugno 2007


È morta la figlia di uno dei sette fratelli uccisi dai fascisti

Maria Cervi

Il ricordo di un eccidio

 

Reggio Emilia – Dopo una vita spesa da testimone della Resistenza, Maria Cervi è morta l’altra notte nella sua casa di Campegine, nel raggiano. All’alba del 28 dicembre 1943, quando il padre Antenore insieme con i suoi sei fratelli – tutti contadini e partigiani – fu fucilato senza processo dai fascisti, lei era soltanto una bambina di nove anni. Le immagini di quei giorni tragici, trascorsi senza avere notizie della sorte dei suoi cari, le rimasero per sempre impresse nella memoria. Qualche tempo dopo, ormai adolescente, iniziò ad affiancare il nonno Alcide in un lungo percorso di testimonianza. Il martirio dei sette fratelli Cervi divenne presto uno degli episodi simboli della Resistenza italiana.

Dal 1972, Maria Cervi fu la principale promotrice dell’Istituto Cervi di Reggio Emilia, fondazione dedicata allo studio dei movimenti contadini antifascisti e alla ricerca dello sviluppo civile e sociale delle campagne. E ancora, attraverso il Museo Cervi di Gattatico, nato per volontà di nonno Alcide, continuava a rendere vivo il ricordo dei suoi famigliari partigiani, accompagnando di persona i visitatori in quella che era stata la casa di famiglia, ma anche il rifugio di numerosi renitenti alla leva che, dopo l’8 settembre 1943, rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò. «Maria Cervi – ha ricordato ieri il presidente del consiglio Romano Prodi – ha portato attraverso il nome di suo padre Antenore la gloria, la fatica e l’orgoglio di un sacrificio offerto alla nostra democrazia, divenuto simbolo stesso della lotta per la libertà. Viene meno con lei un testimone primario di una storia che è quella dell’Italia democratica». 

da la Repubblica, 12 giugno 2207


La scomparsa di Maria Cervi

Con profonda tristezza e commozione il Comitato Nazionale ANPI a nome di tutti gli associati ricorda

MARIA CERVI
Componente della Presidenza Onoraria Nazionale

 

straordinaria testimone di democrazia e libertà. Figlia di uno dei sette Fratelli Cervi, contadini partigiani, martiri della Resistenza, Maria ha impegnato tutta la sua vita nel rafforzare e trasmettere i valori di solidarietà e partecipazione della lotta antifascista. È sempre stata animatrice instancabile dell’Istituto e del Museo Cervi, luoghi di memoria e di cultura dedicati soprattutto ai giovani, interlocutori privilegiati ai quali sapeva rivolgersi forte della sua intelligenza, integrità e umanità.

La camera ardente è stata allestita  martedì 12 giugno presso il Museo Cervi di Gattatico, via F.lli Cervi 9 (RE).

C'erano i partigiani dell'ANPI, i giovani e tanta gente mercoledì 13 giugno a Campegine per i funerali di Maria Cervi, stroncata da una crisi cardiaca domenica sera, all'età di 73 anni. Maria era l'animatrice dell'Istituto Cervi, che tiene viva la memoria dell'antifascismo e delle vicende dei sette fratelli martiri, fucilati dai nazifascisti durante la lotta di Liberazione. 

Alle esequie hanno partecipato tutte le autorità provinciali e regionali: i sindaci, la presidente della Provincia, il prefetto, il questore, il comandante dei carabinieri, parlamentari reggiani, il presidente della regione Emilia Romagna Vasco Errani, il vice-presidente della Camera on. Pier Luigi Castagnetti e il sindaco di Roma Walter Veltroni, che di Maria Cervi era amico personale.

Veltroni ha abbracciato i famigliari di Maria Cervi, il marito Giovanni, le figlie Anna e Silvia. Il corteo funebre da casa Cervi ha raggiunto il centro di Campegine, dove a piedi ha raggiunto il cimitero, dove sono le tombe del padre di Maria Antenore, del nonno Alcide e di tutti gli altri componenti della famiglia. 

Poche ore prima di morire Maria era al museo assieme a un gruppo di visitatori a portare la sua testimonianza. In serata il malore fatale. 

dal sito dell’ ANPI nazionale: www.anpi.it


Bella ciao. La tua famiglia nei nostri cuori

Ci ha lasciato Maria Cervi

 

Tantissime persone, ex partigiani, anziani ma anche giovani, e molti rappresentanti delle istituzioni lo scorso 13 giugno hanno reso l’estremo saluto a Maria Cervi, figlia di Antenore, uno dei sette fratelli trucidati dai fascisti nel reggiano. Molti hanno ricordato come Maria, tra i tanti discendenti della famiglia Cervi, fosse colei che aveva più di altri tenuta viva la memoria, impegnandosi nel Museo ricavato in quella casa che fu teatro dell’arresto dei fratelli Cervi.

A rendere omaggio a Maria Cervi, i gonfaloni dei Comuni con sindaci provenienti da tutta la Provincia di Reggio ma anche dalla regione e da altre zone d’Italia. Tra i presenti il vice presidente della Camera Pierluigi Castagnetti, parlamentari, la presidente della Provincia Sonia Masini, il presidente della Regione Vasco Errani. Prima dei discorsi ufficiali il gruppo dei “Modena City Ramblers” ha cantato “Bella Ciao” con chitarra, tamburello e violino. Hanno parlato il sindaco di Gattatico Rossella Cantoni, il presidente della Provincia Sonia Masini, il presidente dell’Anpi di Reggio Emilia Giacomo Notari, infine Vasco Errani ed il sindaco di Roma Walter Veltroni, che ha chiuso la sua orazione ufficiale definendo Maria Cervi “una grande italiana, che ha amato il suo Paese e gli ha donato tutte le energie di cui disponeva”. Due i comunicati inviati dall'Anpi provinciale di Modena. Uno diretto alla famiglia Bigi:
"L’ANPI di Modena esprime sentito cordoglio e partecipazione. Tutto il mondo resistenziale perde una testimone di un periodo storico grave ma denso di promesse per il futuro della democrazia. Una donna coraggiosa, stimata e amata da tutti noi".
L'altro alla Presidenza del Museo Cervi: "L’ANPI di Modena e provincia esprime cordoglio per la perdita di Maria Cervi. Una testimone coraggiosa, non ha tralasciato alcun impegno a sostegno e per la vita del “Museo Cervi”. Un’espressione di affetto per tutti voi che avete avuto l’onore della sua costante opera di proselitismo e conoscenza della storia della Resistenza.

da RESISTENZA OGGI - giugno 2007, dal  sito dell’ANPI di Modena


 

Prodi: «Era una testimone dell’Italia democratica»

«Addio paladina della libertà»

La figura di Maria nel ricordo di un intero Paese

Fassino (Ds): «Va proseguito il suo lavoro cercando d’essere degni della sua statura morale»

 

CAMPEGINE.  Dolore e incredulità. La scomparsa di Maria Cervi è un duro colpo non solo per Reggio ma per l’intero Paese, perché se n’è andata una donna coraggiosa, simbolo della lotta per la conquista della democrazia. Ora va proseguito il suo straordinario lavoro per ricordare i valori dell’antifascismo.

ROMANO PRODI (presidente del Consiglio). «Ha portato attraverso il nome di suo padre Antenore la gloria, la fatica e l’orgoglio di un sacrificio offerto alla nostra democrazia, divenuto simbolo stesso della lotta per la libertà. Viene meno un testimone primario di una storia che è quella dell’Italia democratica».

PIERO FASSINO (segretario Ds). «Con la straordinaria generosità di un impegno condotto senza risparmio di energie e di passione, Maria Cervi per 60 anni ha svolto un lavoro fondamentale di elaborazione e trasmissione della memoria storica dell’antifascismo contadino e della Resistenza. Continuare il suo lavoro, cercando il più possibile di essere degni della sua statura morale: è il modo migliore di rendere omaggio alla sua memoria».

MASSIMO D’ALEMA (ministro degli Esteri). «Con la sua passione civile e la sua straordinaria carica umana, Maria Cervi ha dato un contributo insostituibile per mantenere viva la memoria e i principi della Resistenza».

FAUSTO BERTINOTTI (presidente della Camera). «Perdiamo una figura importante per la nostra storia, che ha saputo tradurre la drammatica esperienza dell’eccidio dei suoi familiari in un impegno intenso ed appassionato per la diffusione dei valori della Resistenza e della Costituzione, soprattutto tra le giovani generazioni».

I DS DI REGGIO. «Una donna un po’ speciale, Maria. Da subito seppe affiancare papà Cervi nel non facile impegno di mantenere viva la memoria del dolore di uno straordinario sacrificio. Raccontare agli altri il prezzo della libertà dal fascismo, parlare soprattutto ai giovani, agli studenti».

MAINO MARCHI (deputato Ds). «Il mio ricordo va ad un caldo giorno di agosto, nel 1992, quando mi invitò a pranzo a casa sua, con suo marito e la figlia Anna, allora sindaco di Campegine. Ero da poche settimane vice presidente della Provincia e mi presentò problemi e progetti dell’Istituto Cervi. Negli anni seguenti è stato di grande soddisfazione vedere il rilancio dell’Istituto e del Museo».

GIOVANNA MELANDRI (ministro Politiche giovanili). «Con lei se ne va una parte della storia del nostro Paese ma, ne sono certa, il suo lavoro non andrà perduto. Mi lega a lei il ricordo di un sogno, perseguito con tenacia e passione: il sogno di poter trasmettere ai ragazzi, giorno dopo giorno, la memoria viva su cui si fonda la storia del nostro Paese».

PIERLUIGI CASTAGNETTI (parlamentare Dl). «Partecipo al cordoglio dei familiari e di tutte le donne e gli uomini della Resistenza per l’improvvisa scomparsa di Maria Cervi, figlia di uno dei sette fratelli assassinati dai fascisti e instancabile animatrice dell’istituto storico intitolato a nonno Alcide».

ALBERTINA SOLIANI (senatrice Dl). «L’improvvisa morte di Maria Cervi ci consegna la grande responsabilità di continuare il suo lavoro: far vivere la memoria, consegnandola alle nuove generazioni. E’ stata in molte scuole, ha accolto a Casa Cervi molti giovani raccontando loro il bene che è la democrazia e il prezzo che si può pagare per essa. La conoscevo da tempo, ma negli ultimi anni il rapporto è stato molto intenso».

VASCO ERRANI (presidente della Regione). «Con Maria Cervi se ne va una preziosa testimonianza di quella famiglia che ha rappresentato e rappresenta, per l’intero Paese, un ideale di libertà e di forza morale. Maria Cervi è stata instancabile testimone della memoria dell’eccidio, con una sguardo sempre presente ai problemi del nostro tempo».

LINO ZANICHELLI (assessore regionale). «La scomparsa di Maria Cervi ci porta a riflettere su cosa ha rappresentato questa famiglia per la cultura, per l’identità della nostra terra, per i sentimenti stessi della nostra comunità. La sua morte ci fa sentire tutti più soli».

LEANA PIGNEDOLI E LAURA SALSI (Ds). «Era una donna di grande carattere, determinata e diretta nei modi, esempio di quella schiettezza tipica delle nostre terre. Con lei se ne va una persona che si è sempre impegnata per portare avanti i valori positivi della Resistenza, del ricordo».

DS REGIONALI. «Con la sua morte il Paese perde una donna coraggiosa e infaticabile che ha sempre saputo tenere alti i valori di libertà e democrazia, che sono strettamente legati alla storia della vostra famiglia e al suo sacrificio».

SONIA MASINI (presidente Provincia). «Bambina nel 1943, è stata testimone della tragedia e del sacrificio di fratelli Cervi. Raccogliendo l’eredità del nonno Alcide e di tutta la famiglia, ha speso la vita per la costruzione di un Paese libero e consapevole dei valori della democrazia. Per le donne è stata un riferimento».

GRAZIANO DELRIO (sindaco di Reggio). «Con coraggio e con la guida del nonno Alcide, ha reso fertile l’incessante testimonianza dei valori di libertà e democrazia, che ha portato a tutte le generazioni. Una dedizione che si è espressa nel contatto diretto con le persone, come memoria vivente di fatti e valori, e negli incarichi istituzionali da lei ricoperti».

RIVER TAGLIAVINI (sindaco di Campegine). «Maria era una donna, figlia vera del nostro territorio, che per capacità, impegno e tenacia nel perseguire i suoi obiettivi, ha rappresentato un esempio mirabile di come testimoniare e far vivere nella società odierna la storia delle nostre genti e gli ideali di libertà e democrazia per i quali hanno donato la vita i suoi familiari».

MARZIO IOTTI (sindaco di Correggio). «Con Maria se ne va una figura insostituibile per la capacità di mantenere viva la memoria, parlando e confrontandosi con le nuove generazioni. La tragica vicenda della famiglia Cervi, grazie all’impegno di Maria e dei suoi collaboratori, si è trasformata nel simbolo della riaffermazione di valori universali».

ANDREA ROSSI (sindaco di Casalgrande). «Viene meno una voce che è stata protagonista della riconquista della libertà e dei diritti civili a Reggio. Un impegno che ha profuso anche in questi anni, facendo vivere e crescere il Museo Cervi a ricordo e testimonianza di quei drammatici giorni».

CESARE BEGGI (Anci). «Una donna testimone, dal dopoguerra fino ai giorni d’oggi, di quei valori di pace, democrazia, giustizia e uguaglianza che ne hanno fatto una protagonista della vita civile italiana».

ARCI. «Ricordiamo Maria Cervi come persona di grande impegno personale e civile, capace di sostenere e valorizzare il mondo e le pratiche democratiche proprie della nostra provincia e della nostra città».

CAMERA DEL LAVORO. «Maria, prima delle nipoti ad arrivare a casa Cervi, cresciuta nella casa del podere dei Campi Rossi, era rimasta l’emblema delle donne della famiglia, protagoniste nel portare avanti i grandi valori ai quali i Fratelli Cervi avevano dedicato la loro purtroppo breve esistenza, insieme a papà Alcide e alla madre Genoveffa Cocconi».

ISTORECO. «Ora, servirà uno sforzo in più per non dimenticare gli efferati crimini fascisti che hanno insanguinato questa terra. Uno sforzo in più perchè Maria Cervi era qui, e quella memoria storica l’ha tramandata nella comunità reggiana e in Italia. Fino alla fine».

ANPI. «Al di là dei ruoli istituzionali, Maria è stata, qui nella sua terra come in tutta Italia e in Europa, depositaria e testimone della vicenda che ha fatto della sua famiglia uno dei simboli alti della Resistenza. Straordinaria è stata fino all’ultimo la sua capacità di dialogare con le giovani generazioni».

FUORI ORARIO. «E’ stata importante per noi la sua passione e la forza con la quale ha sempre saputo trasmettere a tutti i valori della Resistenza. Il legame che la univa ai tanti soci del Fuori Orario si manifestava nell’immensa gioia che ogni volta provava nel vederci numerosi a Casa Cervi il 25 Aprile o ad ascoltarla ogni volta che ci veniva a trovare».

da Local L’espresso, 12 giugno 2007


LA CERIMONIA AL MUSEO DI GATTATICO
Una folla sterminata riempie il cortile della casa museo

In migliaia hanno detto addio a Maria Cervi

Miriam Figliuolo

I Modena city ramblers cantano «Bella ciao» e nel picchetto anche Ivana Monti
La band modenese legge brani dai libri di Alcide e Margherita

 

GATTATICO. Il sole picchiava, ieri pomeriggio, sui campi rossi e sulle quasi 5mila persone che, resistendo al caldo e, al più, cercando riparo sotto un po’ d’ombra, hanno riempito il cortile della casa museo dei Cervi. Per il funerale di Maria Cervi, figlia di Antenore, uno dei sette fratelli trucidati dai fascisti nel 1943, e stroncata da un infarto domenica a 73 anni, la mobilitazione è stata grandissima. «Una grande italiana, una grande donna», ha detto il sindaco di Roma, Walter Veltroni, in un commovente e applaudito ricordo di Maria Cervi, che ha chiuso gli interventi di commemorazione. Tanti gli amministratori e i politici venuti a dare l’ultimo saluto alla bandiera partigiana: il sindaco di Gattatico, Rossella Cantoni, la presidente della Provincia, Sonia Masini, il presidente della Regione Vasco Errani, il presidente dell’Anpi, Giacomo Notari, il presidente della Regione Vasco Errani. Prima di loro a formulare un altro omaggio alla figlia di Antenore erano state le note e le parole di «Bella Ciao», canzone simbolo eseguita dai Modena city ramblers. Diversi altri i brani suonati e cantati dal gruppo. Musica da sfondo ad alcune letture, citazioni dei libri del nonno - «I miei sette figli» che papà Cervi scrisse con Renato Nicolai - e della mamma di Maria Cervi, Margherita - «Non c’era tempo di piangere». Testi sui quali hanno voluto soffermarsi anche altri, come Vasco Errani. Perché più di ogni altra cosa parlano della storia di Maria, del suo impegno civico, fin da giovanissima (come ricordava il nonno Alcide), delle emozioni e dello shock vissuti da bambina, eventi che la portarono a essere un simbolo della Resistenza raccontata. «La vogliamo ricordare sul palco del Fuori Orario - aveva già scritto la band modenese sul suo sito Internet - mentre parlava ai suoi “nipoti” il giorno del raduno della Grande Famiglia. Le dedichiamo un’ultima “Bella ciao”. Con grande affetto... grande affetto». Una così grande partecipazione alla cerimonia funebre - con rito civile - che ha avuto inizio, nel pomeriggio intorno alle 15, si poteva certo immaginare. Ma tante bandiere, gonfaloni, rappresentanti istituzionali, partigiani dell’Anpi con al collo il fazzoletto tricolore, persone comuni di ogni età, hanno sortito una forte impressione su tutti coloro che ieri hanno voluto partecipare alla cerimonia e sono arrivati in via fratelli Cervi. Accanto al museo persino un’ambulanza che ha garantito l’assistenza sanitaria per tutto il tempo del funerale - precauzione tanto più necessaria visto il grande caldo e le molte persone anziane assiepate nei campi rossi. Una volta riusciti a sistemare l’auto, per chi arrivava la sorpresa più grande era all’ingresso del cortile di quella che un tempo era la casa della famiglia Cervi e ora è sede del Museo e dell’Istituto. Tante bandiere, gonfaloni e fiori disposti contro la bianca facciata e, sotto uno dei porticati al primo piano, il feretro di Maria Cervi. Ma soprattutto, già si incontravano prima del funerale tantissime persone arrivate a dare l’ultimo saluto a Maria. Nel cortile c’erano - come era avvenuto da lunedì dopo l’allestimento della camera ardente nella sala intitolata alla memoria della nonna Genoeffa  Cocconi, moglie di Alcide Cervi - tanti semplici cittadini mescolati alle fasce tricolori dei sindaci - venuti anche da fuori regione -, alle divise delle forze dell’ordine e ai completi grigi delle autorità e dei rappresentanti politici locali e nazionali. Un picchetto di partigiani ha costantemente vegliato Maria: da ieri mattina, a quattro a quattro, uomini e donne dell’Anpi, hanno sostato intorno alla bara, con la compostezza, la dignità e lo sguardo fiero, di chi veste alte uniformi; tra loro anche l’attrice toanese Ivana Monti, che ha chiesto e ottenuto di potere fare parte del picchetto. L’ultimo gesto per rendere omaggio a una donna che ha fatto della sua vita una missione: diffondere gli ideali della lotta di Liberazione. La notte precedente sono stati i familiari più stretti a volere vegliare Maria: le figlie Anna e Silvia e il marito Giovanni, per primi. Per loro, rimasti accanto al feretro fino alla partenza del corteo, sono proseguiti le strette di mano e gli abbracci dei tanti presenti alla cerimonia. «Il suo carisma e la sua capacità ci avevano fatto pensare che non ci avrebbe mai lasciati», dice commossa Antonella Spaggiari, presidente della fondazione Manodori. Come lei tantissime altre autorità locali e non. Sindaci reggiani e rappresentanti di Comuni come Bologna, Firenze, Parma, per dirne solo alcuni, con i gonfaloni. «Maria oggi è con noi e sarà sempre parte del nostro lavoro», ha aperto gli interventi il sindaco di Gattatico Rossella Cantoni, presidente dell’Istituto Cervi. «Per me è stato come perdere qualcuno di famiglia», aveva già detto fuori dai microfoni. «Non è facile - ha confermato sul piccolo palco - Lo sconforto ci ha colti tutti alla sprovvista. Maria era un’amica inestimabile che sapeva accompagnare tutti. Non c’era retorica in lei, perché sapeva che il ruolo della memoria non è celebrare, ma appassionare. Noi continueremo il suo lavoro. Certo, senza il suo carisma, ma con la certezza di avere raccolto il testimone direttamente dalle sue mani». «Maria è un esempio dell’Italia che non molla mai - ha fatto seguito Sonia Masini - che ha fiducia nel futuro e nelle giovani generazioni. Ha raccolto davvero il testimone del padre e degli zii e ha condiviso con tutti l’esperienza della propria ferita. Ti dobbiamo molto Maria: sei una parte di noi, la più nobile e bella. Per questo non ci lasci, non te ne vai. Ti porteremo sempre dentro». «Spetterà a noi ora raccogliere il suo testimone - ha affermato il presidente della Regione Errani - La sua vita dedicata a trasmettere la Memoria, soprattutto ai giovani, è stata per noi un regalo. Per questo la ringraziamo». La commozione è salita con il ricordo di Notari: «I partigiani vecchi e nuovi ti salutano Maria. Anche vicino al tuo nome scriveremo “caduta combattendo dopo avere passato anche la sua ultima giornata al Museo Cervi a trasmettere la Memoria resistente”».

da Local L’espresso, 14 giugno 2007

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