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Guardando
questi disegni di Terezín fui preso da
sgomento: per la
difficoltà di ridurli a manifesto, per ciò che
rappresentavano e comunicavano. La perdita
della ragione collettiva, lo smarrimento
della coscienza, è già sconvolgente nelle foto che
direttamente li rappresentano. Ad essi,
ahimè, siamo assuefatti. Ma
l'universo aberrante dell'annientamento visto da
disegni infantili è
imprevisto, e dunque
tanto più bruciante.
La morte,
in questi
fogli, non è quasi
mai rappresentata; quando lo è
vi figura
come dato naturale, ovvio:
come il
fiore, la farfalla, la casa domestica. Un colore in
più dei mondo
favoloso. Che io
dovessi aggiungere qualcosa alla visione
di questi martiri-bambini mi sembrò
impossibile. Del resto
come rinunciare all'onore di
legare il mio nome ai loro nomi
dimenticati? Ho cercato
di ingombrare il foglio il meno
possibile; il resto
dello spazio l'ho lasciato ai loro
dolcissimi, strazianti addii.
Roma, 5
Marzo 1982,
Renzo
Vespignani
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