Documenti dell'ANED di Milano
PER
NON DIMENTICARE (L'imprescrittibilità dei crimini nazisti)
Sin
dalla loro apparizione sulla scena politica, fino alla presa del potere e,
poi, durante i dodici anni del loro regime, i nazisti si sono serviti largamente
oltre che di una propaganda martellante, mistificatrice e forsennata, della
violenza, nel senso più ampio della parola, dell'intimidazione e del
terrorismo. Ciò che avveniva nella Germania di quegli anni fu considerato
allora
- inevitabilmente? - un affare interno del paese. I cittadini tedeschi ne
parlavano sottovoce, finché non ritennero opportuno tacere del tutto. La
brutale prevaricazione di ogni forma di dissenso ha definitivamente travolto
gli ultimi barlumi di democrazia. Nelle caserme delle S.A. e delle S.S. si
ghigliottinava, nelle prigioni della Gestapo si torturava, si impiccava, si
fucilava, si massacrava senza un regolare processo. Spesso, a seguito di una
delazione, cittadini d'ogni condizione sparivano misteriosamente dalla
circolazione, senza lasciar traccia di sé, se non per misteriosi suicidi o
infarti. L'istituzione del primo campo di concentramento, quello di Dachau,
venne annunciato con un breve laconico comunicato sul “Volkischer Beobachter”
l'organo ufficiale del partito nazionalsocialista. A che cosa servisse quel
Lager, a quale regime fossero sottoposti i prigionieri, non si seppe e non si
volle mai sapere. Tutti erano costretti al più rigoroso riserbo, alla più
severa omertà. Non parlavano gli aguzzini, non potevano parlare le vittime né
tantomeno i loro parenti ed amici a loro volta emarginati dalla comunità
nazionale.
Quelli dei Lager, quelli delle prigioni furono cancellati dalla vita di tutti i
giorni. La loro sorte era segnata perché nel “Main Kampf” il libro
programmatico
di Hitler, era chiaramente previsto il destino degli avversari e degli ebrei
dato che la “razza dei signori” (Herrenrasse) avrebbe dovuto dominare
incontrastata sugli “esseri inferiori” (Untermenschen) a costo di spaziare
su un mare di cadaveri. Alla "Weltanschauung"
dei nazisti, al loro modo di credere nella missione alla quale si sentivano
votati, non dovevano, non potevano opporsi ostacoli. Gli ordini erano tassativi,
il dogma inviolabile; nessuno poteva sottrarsi ad un dovere che imponeva
obbedienza cieca ed incondizionata al Führer infallibile, chiamato a
realizzare gli alti destini della patria. “Gott mit uns” dunque se Dio era
con loro, tutto era lecito, giusto, doveroso. Il motto era inciso sulle
borchie dei cinturoni, ma sui pugnali suonava così: “Blut und Ehre” cioè
sangue e onore. Il sangue degli ebrei per l’onore
della svastica e del suo Führer. E il mondo ha preferito non guardare.
Dopo l'annessione dell' Austria e lo smembramento della Cecoslovacchia, Hitler
scatenò la sua guerra e le persecuzioni e le violenze, i rastrellamenti, le
deportazioni e i massacri di intere popolazioni, le fucilazioni ed
impiccagioni degli ostaggi, il lavoro coatto di civili e militari, la
distruzione per rappresaglia di interi paesi, investirono come un’onda
malefica i paesi occupati d'Europa. Fu un crescendo di brutalità e ferocia, lo
scatenarsi degli istinti peggiori, dell'odio che travolge gli argini di ogni
ritegno morale nella rincorsa di una utopica supremazia alla quale tutto è
dovuto, tutto è concesso, tutto è permesso. Nei loro uffici di Berlino Göring,
Göbbels, Himmler, Heydrich, Kaltenbrunner, Eichmann con i loro collaboratori e
specialisti, pianificarono con meticolosa professionalità lo sterminio su scala
industriale dei “diversi” per convinzione politica, per fede religiosa, per
origine etnica, che essi volevano semplicemente “far sparire dalla faccia
della terra”. Nei loro documenti, negli ordini di servizio diramati ai reparti
operativi, la parola “morte” non appariva mai. Eufemisticamente si citava
la “soluzione finale” (Endlösung) o il “trattamento speciale” (Sonderbehandlung).
I prigionieri morivano quasi sempre per “deficienza cardiaca” o venivano
abbattuti per “tentativo di fuga”. Parole, espressioni di un linguaggio
cifrato in codice, ma ben chiare agli addetti ai lavori. Nei paesi occupati
intere zone, interi villaggi sono stati “ripuliti” cioè rasi al suolo con
gli abitanti assassinati a colpi di mitraglia o col lanciafiamme. La
responsabilità storica di queste vicende individuali e collettive, non riguarda
solo le tre ramificazioni della polizia nazista e dei suoi collaborazionisti, ma
investe anche la Wehrmacht benché, ad onor del vero, ben 16.000 ufficiali e
militari sono stati fucilati, per essersi rifiutati di eseguire ordini iniqui.
Ma gli uomini che obbedendo agli ordini hanno eseguito queste “azioni” erano
gente comune, persone con moglie e figli, che amavano gli animali, i fiori, la
musica, i buoni libri, non disdegnando un boccale di birra fra amici e camerati
eppure ... plagiati dal “Führerprinzip” non hanno esitato a scrivere una
delle pagine più orripilanti della storia di un grande paese. Poi venne
l'impatto con la terribile realtà dei campi di concentramento e di sterminio
nazisti e delle fosse comuni. A questo punto - quando
alle notizie vaghe subentrano precise informazioni di ciò che era accaduto in
Germania e nei paesi occupati - l'opinione
pubblica mondiale ebbe un sussulto di indignazione. Non si trattava più di un
affare interno di un paese che, bene o male, aveva accettato con largo consenso
popolare il regime nazionalsocialista né delle esigenze del mantenimento
dell'ordine pubblico a protezione delle operazioni militari. Si trattava di
un’offesa all'umanità e contro questa offesa si doveva alzare un segnale,
dichiarando che crimini di questa natura e dimensione esorbitavano dalle
necessità della competizione politica e della guerra che, chiunque se ne fosse
reso responsabile, avrebbe dovuto, un giorno, render conto del proprio operato.
E quando quel giorno venne, grandi, medi e piccoli gerarchi, importanti
generali, burbanzosi ufficiali e graduati, insignificanti gregari giocarono a
scaricabarile protestando la propria buona fede e dando la colpa di tutto a quel
capo carismatico dal quale si erano lasciati plagiare, senza batter ciglio
anzi con grande entusiasmo e notevole profitto personale. Di fronte all'entità
e alla natura dei crimini commessi, la legislazione vigente si dimostrò
impreparata e fu necessario adeguarla alla tragica realtà della situazione,
superando l'assioma fino ad allora in vigore, che un crimine non potesse essere
giudicato se non era considerato tale nel momento in cui fu commesso. Qui di
seguito sono raccolti alcuni documenti fondamentali del lungo, cavilloso
complesso aggiornamento delle norme giuridiche, delle decisioni politiche, delle
considerazioni morali alle quali fecero riferimento gli strumenti legislativi
creati per rendere imprescrittibili i crimini nazisti contro l'umanità.
Codificando una materia così incandescente fu reso un commosso omaggio ai
milioni di uomini, donne e bambini vittime della guerra, del terrorismo nazista,
affinché il loro sacrificio non risultasse invano. Non fu una vendetta dei
vincitori sui vinti, ma una solenne riaffermazione del mondo libero e
democratico in difesa dei valori irrinunciabili dell'integrità e della dignità
della vita umana.
LA
CONFERENZA DI LONDRA
La
conferenza interalleata, alla quale parteciparono il Belgio, la Francia, la
Grecia, il Lussemburgo, l’Olanda, la Norvegia, la Polonia, la Cecoslovacchia e
la Jugoslavia, si riunisce a Londra al Palazzo St. James il 13 gennaio 1941.
Riconfermando i principi sanciti dalla Convenzione dell’Aja del 1907, con la
quale vengono interdetti ai belligeranti l’applicazione di misure di terrore
rivolte alla popolazione civile dei paesi occupati, la denigrazione delle leggi
in vigore in questi paesi e l'abolizione delle rispettive istituzioni. I
rappresentanti proclamano che:
“uno
degli obbiettivi principali ai quali aspirano gli Alleati è la punizione dei
responsabili di questi crimini, indipendentemente dal fatto che queste persone
abbiano impartito gli ordini, abbiano compiuto personalmente l’atto o vi
abbiamo partecipato in una maniera qualsiasi. Noi siamo decisi ad agire in modo:
a. che gli autori ed i responsabili, di qualsiasi
nazionalità, siano ricercati, assicurati alla giustizia e giudicati
b. che le sentenze siano
eseguite.”
La Commissione
interalleata d'inchiesta sui crimini di guerra viene creata a Londra il 7
ottobre 1942, con la partecipazione di 17 nazioni. Essa si prefigge di
raccogliere le prove e le testimonianze e di redigere le liste
dei criminali di guerra delle potenze dell' Asse. La Commissione adotta in seguito la denominazione di United Nations War
Crimes Commission.
L'adesione
dell'URSS
Il 14 ottobre 1942, l’Unione delle Repubbliche
Socialiste Sovietiche rilascia una dichiarazione con la quale si afferma che il
Governo sovietico ritiene necessario citare davanti ad un tribunale
internazionale speciale tutti i dirigenti della Germania nazista che cadranno in
mano agli stati in guerra contro Hitler e di punirli con il rigore consentito
dalla legge penale.”
La
dichiarazione di Mosca
Il
1° novembre 1943 i capi di stato dell'Unione
delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, degli Stati Uniti d’America e della
Gran Bretagna, riuniti a Mosca, adottano una dichiarazione comune riguardante la
responsabilità attribuite ai nazisti per le atrocità da essi commesse. La
dichiarazione dice, testualmente:
“Il
Regno Unito, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica hanno ricevuto, da fonti
diverse, le prove di atrocità, di massacri e di esecuzioni in massa perpetrate
a sangue freddo dalle truppe naziste nella maggior parte dei territori occupati.
Pertanto, le tre Potenze alleate suddette, esprimendosi anche a nome delle
trentatre Nazioni Unite, formulano, a titolo d'avvertimento, la seguente
dichiarazione solenne: Nel momento in cui sarà possibile concordare un
armistizio con qualsiasi governo che sarà possibile costituire in Germania, gli
ufficiali ed i soldati tedeschi ed i membri del partito nazista responsabili di
atrocità, di massacri e di esecuzioni sommarie o che abbiano consentito a
prendervi parte, saranno rimessi ai paesi nei quali essi commisero i loro
misfatti abominevoli, per esservi giudicati e puniti conformemente alle leggi di
questi paesi e dei governi che vi saranno liberamente eletti...”.
Le decisioni di Yalta
Nel
documento finale della conferenza di Yalta, del febbraio 1945, i tre grandi, cioè
Stalin, Roosvelt e Churchill, dichiarano:
“noi
siamo inflessibilmente decisi ad annientare il militarismo ed il nazismo tedesco
ed a fare in modo che la Germania non possa mai più mettere in pericolo la pace
mondiale. Noi siamo decisi ad infliggere a tutti i criminali di guerra una
punizione giusta ed immediata. Noi siano decisi a far sparire il partito
nazista, la legislazione nazional-socialista, le organizzazioni e le
istituzioni naziste, a sottrarre gli uffici pubblici, la vita culturale ed
economica del popolo tedesco ad ogni influenza nazista e militarista ed a
prendere, di comune accordo, tutte le misure necessarie affinché venga
assicurato
un avvenire di pace e di sicurezza per tutto il mondo.”
Gli accordi di
Potsdam
Le
misure da prendere contro i responsabili dei crimini di guerra, sono considerate
alla stregua dei più importanti impegni assunti dalle Potenze alleate in
occasione della Conferenza di Potsdam, del 2.8.1945. Nell'accordo che concluse
quella conferenza è detto, testualmente:
“I
criminali di guerra e gli individui che hanno partecipato alla progettazione o
all'esecuzione delle iniziative naziste, intese o risoltesi in atrocità o in
crimini di guerra, saranno arrestati e giudicati. I capi nazisti, i gerarchi
influenti del partito e gli altri dignitari delle organizzazioni e delle
istituzioni naziste, come pure qualsiasi persona dannosa per l'occupazione
alleata e gli scopi che essa si prefigge, saranno arrestati ed internati.”
L'accordo di Londra
Facendo
seguito alle precedenti dichiarazioni i Governi degli Stati Uniti, della
Francia, del Regno Unito, dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche
hanno segnato a Londra, l'8 agosto 1945 un accordo in virtù del quale:
“è
previsto che un Tribunale Militare Internazionale venga costituito previa
consultazione col Consiglio di controllo della Germania, per giudicare i
criminali di guerra i cui crimini siano avvenuti senza una localizzazione
geografica precisa. La costituzione, la giurisdizione e le funzioni del
Tribunale Militare Internazionale sono stabilite dallo Statuto annesso
all’accordo stesso. Ogni firmatario prenderà le disposizioni necessarie per
assicurare agli inquirenti e al processo la presenza dei grandi criminali di
guerra da esso detenuti e che dovranno essere giudicati dal Tribunale Militare
Internazionale.”
STATUTO
DEL TRIBUNALE MILITARE INTERNAZIONALE
Lo
statuto del Tribunale Militare Internazionale, comunemente chiamato statuto di
Norimberga, annesso all’accordo di Londra dell’8 agosto 1945 ed essendone
parte integrante, stabilisce che il Tribunale sarà composto da quattro giudici,
ognuno assistito da un supplente, designati, ognuno, dalle quattro Potenze
firmatarie dell’accordo. Né il Tribunale, né i suoi membri o supplenti
potranno essere ricusati dal pubblico ministero, dagli accusati o dai loro
difensori. Il Tribunale prenderà le sue decisioni a maggioranza dei voti: in
caso di parità sarà preponderante quello del Presidente essendo inteso che la
sentenza e le pene saranno pronunciate col voto di almeno tre membri del
Tribunale.
Il Tribunale sarà competente a giudicare e punire chiunque, agendo per conto
dei paesi europei dell’Asse, abbia commesso, individualmente o come membro
di un’organizzazione, uno qualsiasi dei seguenti crimini:
a) crimini contro la
pace, cioè direzione, preparazione, scatenamento ed attuazione d’una guerra
d’aggressione o d’una guerra in violazione dei trattati, assicurazioni o
accordi oppure partecipazione ad un complotto per l’attuazione di uno
qualsiasi degli atti menzionati;
b) crimini di guerra: cioè violazione delle
leggi e degli usi di guerra. Queste violazioni sono senza limiti: l'assassinio,
il maltrattamento o la deportazione per lavori forzati o per altro fine delle
popolazioni civili dei territori occupati, l’assassinio o i maltrattamenti
dei prigionieri di guerra o dei naufraghi, l'esecuzione di ostaggi, il
saccheggio di beni pubblici e privati, la distruzione senza motivo di città o
villaggi oppure ogni altra devastazione che non sia giustificata da esigenze
militari;
c) crimini contro l'umanità: cioè
l'assassinio, lo sterminio, la riduzione in schiavitù, la deportazione ed
ogni altro atto inumano commesso a danno delle popolazioni civili, prima o
durante la guerra, come pure le esecuzioni per motivi politici, razziali o
religiosi,
allorché questi atti o persecuzioni, anche se non costituiscono violazione
del diritto interno del paese dove sono stati commessi, sono stati perpetrati
a seguito di un crimine la cui competenza rientri in quelle del Tribunale.
La resa dei
conti
Il
Tribunale Militare Internazionale di Norimberga ha tenuto 407 udienze, durate
218 giorni per giudicare 24 fra i massimi gerarchi e generali nazisti. Il 1
ottobre 1946 sono state emesse 12 sentenze di morte per impiccagione, 4
condanne all'ergastolo, 20 anni di prigione e 3 assoluzioni. Nelle rispettive
zone di occupazione i Tribunali militari delle quattro potenze Alleate hanno,
in base ai poteri conferiti loro, celebrato numerosi processi che indichiamo in
breve:
-
Il Tribunale militare americano ha esaminato in
12 processi diversificati, le responsabilità di personaggi nazisti di vario
calibro, implicati nella politica degli armamenti, dello sfruttamento del lavoro
coatto, degli esperimenti pseudoscientifici su cavie umane, l'assassinio di
ostaggi. Dei 184 imputati 24 sono stati condannati a morte, gli altri a pene
detentive di varia entità. Altri 1517 imputati sono stati rinviati alla
competenza dei tribunali tedeschi, impartendo 324 sentenze di pena capitale e
247 condanne all'ergastolo.
-
Il Tribunale militare inglese sui 1085 imputati
ne ha condannati a morte 240.
-
Il Tribunale militare francese su 2107 imputati
ha emesso 104 sentenze capitali, rinviando alla competenza della giustizia
tedesca 1918 persone.
-
I dati sulle procedure avviate dalle autorità giudiziarie sovietiche sono
confusi e non se ne conoscono i particolari. Si sa solo che ben 10.513 militari
tedeschi sono stati messi a disposizione della giustizia per “l'accertamento
delle loro responsabilità”.
In tutti i paesi nei quali s’era scatenata
la furia nazista, i responsabili dei crimini commessi e i loro collaboratori
locali, quando fu possibile individuarli ed acciuffarli, furono trascinati sul
banco degli imputati. Se molte sentenze non furono adeguate all'entità e gravità
delle accuse, ciò è dovuto alle difficoltà incontrate nella raccolta delle
testimonianze e alla viscosità delle procedure. I processi servirono comunque
ad accertare la verità storica, contro ogni messa in dubbio dei cosiddetti
revisionisti. La caccia ai criminali nazisti persegue, per merito, fra l'altro
di Simon Wiesenthal e continuerà fino a quando tutta la verità non verrà
accertata, affinché essa non subisca l'usura e l'onta della dimenticanza.
Storia
della Convenzione europea
La
Convenzione europea per l'imprescrittibilità dei crimini contro l'umanità e
dei crimini di guerra è stata aperta alle sottoscrizioni il 25 gennaio 1974.
Essa origina da una raccomandazione adottata nel 1965 dall’Assemblea nella
quale questa raccomandava al Comitato dei Ministri:
a. d'invitare i governi
membri a prendere nell’immediato le misure adatte per evitare che,
approfittando della prescrizione o di altri mezzi, restino impuniti i crimini
commessi per motivi politici, religiosi o razziali, prima e durante la seconda
guerra mondiale e più genericamente i crimini contro l'umanità;
b. d'incaricare un comitato di esperti
governativi a elaborare una convenzione al fine di assicurare
l'imprescrittibilità dei crimini contro l'umanità (“raccomandazione 415”
1965)
Contenuto della
Convenzione
Ai
sensi dell'art. 1 della Convenzione ogni Stato contraente prenderà “le
misure necessarie affinché la prescrizione sia inapplicabile
nei casi delle
infrazioni seguenti ed all’esecuzione delle pene relative, purché esse siano
punibili secondo le legislazioni nazionali”
a.
i crimini contro l'umanità previsti dalla Convenzione delle Nazioni unite per
la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio
b.
le infrazioni gravi secondo una delle quattro convenzioni di Ginevra del 1949
(Croce Rossa)
c. tutte le violazioni analoghe delle leggi di
guerra in vigore al momento dell’applicazione della Convenzione e degli usi
di guerra esistenti al momento e che non siano previsti dalla Convenzione di
Ginevra, qualora l'infrazione considerata rivesta carattere di particolare
gravità, sia a ragione dei suoi elementi materiali ed intenzionali, sia in
ragione delle conseguenze previste
d. tutte le altre infrazioni alle leggi ed alle
consuetudini del diritto internazionale che potranno essere indicate in futuro
dagli Stati contraenti.
La Convenzione europea s’applica non solo
alle infrazioni commesse dopo la sua entrata in vigore ma anche nel caso in
cui i termini di prescrizione non siano ancora spirati (art. 2). La Convenzione
è aperta alla firma degli Stati membri del Consiglio d'Europa ed è
ratificabile ed accettabile. Essa entra in vigore tre mesi dopo il deposito del
terzo strumento di ratifica o di accettazione (art. 3). Dopo la sua entrata in
vigore il Comitato dei Ministri potrà invitare qualsiasi stato non membro del
Consiglio d'Europa a dare la propria adesione. La risoluzione riguardante tale
invito dovrà avere l'accordo unanime dei membri del Consiglio d'Europa che
abbiano ratificato la Convenzione (art. 4). In nessuna circostanza i processi
sono degradati ad un atto di vendetta né di attribuzione di una responsabilità
collettiva perché, come ha affermato nella sua arringa il P.M. generale
americano Telford Taylor, che sosteneva l'accusa davanti al Tribunale Militare
Internazionale di Norimberga: “non è il popolo tedesco che abbiamo trascinato
sul banco degli accusati perché i suoi cittadini democratici sono state le
prime vittime del regime di terrore nazista”.
Lo stesso Tribunale ha bollato le SS come associazione a delinquere.
Il grande dibattito
Il
CONSIGLIO d’EUROPA nel corso della seduta del 31 gennaio 1979 dell' Assemblea
plenaria, tenutasi a Strasburgo:
“valutando
lo stato di applicazione da parte degli Stati aderenti della Convenzione europea
sulla imprescrittibilità dei crimini nazisti, constatando le difficoltà di
perseguire alcuni personaggi incriminati, vuoi per la decorrenza dei termini nei
paesi dove essi si sono rifugiati, vuoi per mancanza di norme appropriate per la
loro estradizione, ha tuttavia caldamente raccomandato ai Governi aderenti di
prendere tutte le misure necessarie affinché la messa in opera di qualsiasi
misura legislativa permetta di evitare che i crimini commessi dai nazisti
rimangano impuniti”.
Il
PARLAMENTO EUROPEO, riunito a Lussemburgo il 12 febbraio 1979 ha “preso
chiaramente posizione contro ogni razzismo ed antisemitismo e per il divieto di
qualsiasi attività neonazista affermando inoltre che il problema della
imprescrittibilità dei crimini nazisti è una delle condizioni per alzare un
segnale contro ogni tentativo di revanchismo e di ripresa di iniziative di
chiara marca nazista”.
Il BUNDESTAG in una drammatica
seduta svoltasi a Bonn il 3 luglio 1979, dopo averla due volte prorogata nei
termini, ha decretato in maniera definitiva la imprescrittibilità dei crimini
nazisti.
Su
queste decisioni hanno influito in modo determinante le iniziative promosse
per sensibilizzare l'opinione pubblica dalle Associazioni dei superstiti dai KZ
nazisti e dai familiari dei caduti, dai militanti della Resistenza e dalle
vittime del nazismo alle quali ha dato il proprio contributo operativo l’
ANED.
Da
non dimenticare:
L'annientamento
dell'avversario
“Se noi vinceremo, il
marxismo sarà definitivamente distrutto. Noi ignoriamo la tolleranza.
Noi non avremo pace finché l'ultimo giornale non sarà soppresso,
l'ultima organizzazione liquidata, l'ultimo marxista convertito o fatto
fuori. Non esiste una soluzione intermedia.” (Hitler)
Il mito della
"razza dei signori"
“Il
più forte deve dominare e non confondersi col più debole, sacrificando la
propria grandezza.”(Hitler)
Lo spazio vitale
“La Germania sarà una potenza mondiale o cesserà di esistere. Perciò noi dobbiamo sviluppare una tecnica di spopolamento, cioè di annientamento di interi gruppi etnici. La natura è crudele e noi non possiamo permetterci di non esserlo. Se possiamo mandare nell’inferno della guerra il fiore della nostra gioventù senza rimpiangere lo spargimento di prezioso sangue tedesco, perché dovremmo avere riguardi verso esseri inferiori che si moltiplicano come la gramigna?” (Hitler)
L
Sin dal 1931, violando la costituzione della
Repubblica di Weimar, i nazisti cominciarono a redigere liste nere di avversari
da eliminare. Alla fine della guerra, nel 1945, la Gestapo aveva schedato
1.600.000 tedeschi.
I campi di
concentramento e di sterminio
Il primo KZ fu quello di Dachau, aperto il
20.3.1933, cinquanta giorni dopo la presa di potere da parte dei nazisti. In
seguito ne furono istituiti ben 1.600 fra campi principali e sussidiari, nei
quali sono caduti - assassinati
nelle camere a gas, stroncati dalla fatica del lavoro, dalla fame, dalla
disciplina - 11.000.000 di
uomini, donne e bambini di 23 nazionalità diverse. 6.000.000 erano ebrei.
Violazione degli
accordi internazionali
Hitler ha considerato “un pezzo di carta straccia” il patto di generale rinuncia alla guerra (patto Kellog-Briand) che ben 36 nazioni, compresa la Germania, avevano firmato a Parigi il 27 agosto 1928, e ha continuato ad infischiarsene annettendo l'Austria, occupando la Cecoslovacchia, violando la neutralità dell'Olanda, del Belgio e del Lussemburgo, aggredendo la Polonia e la Russia.
Le rappresaglie
I nomi di Oradur, Lidice, Marzabotto, Tulle, Rinzert, Boves, Sant' Anna di Stazzema evocano le feroci rappresaglie contro popolazioni inermi ritenute colpevoli di aiuti alla Resistenza.
Il decreto "notte e nebbia"
L'ordine, rigorosamente segreto, che il Fedelmaresciallo Keitel ha emanato il 7 dicembre 1941, recitava: “Nei paesi occupati i delitti commessi contro il Reich e le sue forze armate da parte di civili saranno puniti con la pena di morte. Un’intimidazione efficace e durevole non è possibile che con l'applicazione della pena capitale e con misure che lascino le famiglie del delinquente nell’ignoranza della sua sorte.” Infatti migliaia di persone sono scomparse nel nulla o, arrestate come ostaggi, sono state fucilate e impiccate, i loro corpi rimanendo esposti al pubblico come monito deterrente contro ogni velleità ostile nei confronti dei nazisti.
Il 18 giugno 1941 Heinrich Himmler precisava in una sua circolare “a mio avviso è giusto riunire bambini in tenera età, appartenenti a famiglie polacche e allevarli nei nostri nidi d’infanzia, purché abbiano «buon sangue», capelli biondi, occhi azzurri e sana costituzione fisica. Essi saranno affidati all'organizzazione “Lebensborn” per compensare la perdita della sostanza del popolo tedesco e, in seguito, nazionalizzati.
L'ordine
“pallottola” (Kugel-Erlass)
Nel marzo 1944 il Commando supremo della Wehrmacht ha ordinato che qualsiasi ufficiale o sottoufficiale sovietico prigioniero di guerra che abbia tentato di evadere, una volta ripreso, doveva essere trasferito a Mauthausen dove sarebbe stato ucciso con un colpo di pistola alla nuca.
La
sorte dei commissari politici (Kommissarbefhl)
Il 6 giugno 1941 ai reparti operanti sul
fronte orientale venne diramato il seguente ordine di servizio: “C'è da
attendersi che i commissari politici, anima della resistenza nemica,
infliggeranno ai nostri prigionieri un trattamento inumano, crudele e
vergognoso. Essi sono gli istigatori dei barbari metodi di combattimento
asiatici. Contro di essi bisogna agire immediatamente, col massimo rigore.
Conseguentemente, appena catturati, saranno immediatamente passati per le armi.
Essi sono riconoscibili perché recano, ricamato sulle maniche, il simbolo della
falce e martello”
La
terra bruciata (Nero-Befehl)
Quando,
dopo la disfatta di Stalingrado, le armate naziste furono costrette alla
ritirata, Hitler ordinò che esse lasciassero dietro a se “terra bruciata”.
Non una casa, una stazione, una strada dovevano cadere intatte nelle mani
del nemico.
La "soluzione
finale del problema ebraico"
Il 20 gennaio 1942, nel corso
di una riunione tenutasi a Wannsee, vicino a Berlino, su ordine di Göring, 14
alti funzionari nazisti organizzarono, con burocratica meticolosità e
competenza tecnica, lo sterminio di 6.000.000 ebrei.
Il
lavoro coatto
Civili
dei paesi occupati, prigionieri di guerra e internati militari, deportati
politici furono costretti a lavorare, spesso in condizioni penose, per
l'industria e l’agricoltura nazista, in dispregio delle convenzioni
internazionali.
Gli esperimenti
pseudoscientifici
In quasi tutti i campi di concentramento medici delle SS hanno condotto obbrobriosi ed inutili esperimenti pseudoscientifici d'ogni genere, usando cavie umane.
L'etica
delle SS
Il 4 ottobre 1943 riunendo a rapporto i quadri
delle SS a Dresda, Himmler dichiarava:
“Molti di voi sanno cosa significa vedersi davanti 100, 500, 1.000 cadaveri e restare coerenti con se stessi. Questo, con poche eccezioni, ci ha resi forti. Questa è una pagina che non è mai stata scritta e non sarà mai scritta nella nostra storia." Poi, ancora: “Come la mettiamo con le donne e i bambini? Mi sono deciso ad una soluzione radicale. Non è giusto distruggere gli uomini perché i loro figli, un giorno possano vendicarsi sui nostri figli o nipoti. Ho preso la grave decisione di far sparire questa gente dalla faccia della terra.”
Operazione Eutanasia
Considerando che ritardati mentali, bambini mongoloidi, vecchi afflitti da demenza senile o altri menomati fisici e mentali rappresentassero un peso per la società, nel settembre 1939 un’organizzazione la cui sigla T4 corrispondeva all’indirizzo (Tiergartenstrasse 4 di Berlino) di una sedicente “Società Caritatevole per il trasporto di ammalati” ebbe il compito di sopprimere questi soggetti con iniezioni letali e nelle camere a gas istallate in varie “cliniche” la più nota delle quali è stata quella di Hartheim vicino a Linz. L'ondata di protesta e indignazione scatenata da pastori protestanti e preti cattolici costrinse il regime a sospendere l'operazione nel 1941. Ma essa continuò praticamente sotto mentite spoglie fino alla fine della guerra.
L'evacuazione dei
campi di concentramento
Quando sotto l'incalzare delle armate sovietiche fu evidente che i campi di concentramento dell'est europeo avrebbero potuto essere liberati, Himmler dette l’ordine perentorio “nessun prigioniero deve cadere vivo nelle mani del nemico”. I campi furono smantellati ed evacuati in fretta e furia. Chi era in grado di camminare veniva avviato, quasi sempre a piedi, verso altri campi che erano ancora considerati al sicuro. E furono le tragiche “marce della morte” alle quali ben pochi sopravvissero. Lungo le strade percorse rimasero i cadaveri col cervello spappolato di coloro che non ce la fecero.
La
mobilitazione dei territoriali (Volkssturm)
Negli ultimi mesi della guerra, quando oramai
non v’erano uomini validi da chiamare alle armi, i nazisti arruolarono e
armarono, mandandoli a combattere fra le rovine delle città bombardate,
ragazzini di 15/16 anni, assieme ai vecchi settantenni che a malapena si
reggevano in piedi. Fu l’ultimo tentativo di salvare il salvabile, l’ultimo
atto della tragedia nazista.
ALCUNE
DATE DEL CALENDARIO DELL'INFAMIA
27 febbraio |
1933 |
Incendio del Reichstag |
20
marzo |
1933 |
Apertura del primo campo di concentramento
a Dachau |
1
aprile |
1933 |
Boicottaggio dei negozi ebrei |
15 settembre |
1935 |
Leggi di Norimberga |
27
aprile |
1937 |
Bombardamento di Guernica |
12
marzo |
1938 |
Annessione dell'Austria |
11 novembre |
1938 |
Notte dei cristalli |
15 marzo |
1939 |
Occupazione della Cecoslovacchia |
1 settembre |
1939 |
Aggressione della Polonia, scatenamento
della 2a Guerra Mondiale |
11settembre |
1939 |
Inizia l'operazione
"Eutanasia" |
10 maggio |
1940 |
Violazione della neutralità dell'Olanda,
del Belgio e del Lussemburgo |
6 giugno |
1941 |
"Kommissar
Befehl" |
22 giugno |
1941 |
Aggressione dell'Unione delle Repubbliche
Socialiste Sovietiche |
29 settembre |
1941 |
Massacro
di Babi Yar |
17 dicembre |
1941 |
Ordine "Nacht
und Nebel" |
20 gennaio |
1942 |
Conferenza di Wannsee per la "soluzione
finale del problema ebraico" |
16 giugno |
1942 |
Rappresaglia
di Lidice |
19 aprile |
1943 |
Liquidazione del ghetto di Varsavia |
20 settembre |
1943 |
Eccidio di Cefalonia |
23 marzo |
1944 |
Rappresaglia delle Fosse Ardeatine |
10 giugno |
1944 |
Rappresaglia di Oradur |
12 agosto |
1944 |
Rappresaglia di Marzabotto |
27 aprile |
1945 |
L'ultima
tragedia: assassinio di 20 bambini ebrei usati come cavie umane per
esperimenti pseudoscientifici nel Bullenhuser Damm di Amburgo, pochi
giorni prima della resa incondizionata |
Da La libertà e i suoi costi, quaderni a cura dell'ANED di Milano e della Provincia di Milano, 1991