Documenti dell'ANED di Milano

Dachau

22 marzo 1933: apre il primo lager nazista

10 maggio 1933: i nazisti bruciano pubblicamente i libri degli scrittori “indesiderabili”

Questo è stato solo un preludio.

Dove si bruciano i libri si finirà

per bruciare gli uomini.

Heinrich Heine (1820)


La bestia

E voi imparate che occorre vedere  
e non guardare in aria; 
occorre agire e non parlare.  
Questo mostro stava una volta  
per governare il mondo!  
I popoli lo spensero, ma ora  
non cantiamo vittoria troppo presto:  
il grembo da cui nacque è ancora fecondo.  

Bertolt Brecht

... e le sue vittime

...ma ciò che è stato non: ha insegnato proprio nulla?

Il razzismo, il negazionismo, il revisionismo, l'egoismo: ecco il nuovo grembo della bestia. Ieri come oggi si semina l'odio contro i diversi, contro chi cerca di rompere il guscio dorato dell'egoismo, contro chi crede in un altro dio, viene da un altro paese, ha altri costumi, un' altra cultura. Ma ha fame e chiede di essere ammesso alla mensa di quelli che sono diventati ricchi sfruttando le ricchezze del mondo. Hitler agli inizi non era nessuno, ma predicando l'odio è diventato un dio per tutto un popolo. Ciò che è stato non ha insegnato nulla, infatti, l'Europa del terzo millennio ha esaltato seminatori d'odio: Le Pen (Francia), Fortuyn (Olanda), Raider (Austria), Fini-Bossi (Italia), il Partido Popular (Portogallo), che sono diventati - eccetto che in Francia - forza di governo. È preoccupante che oggi, come allora, essi trovino seguito, ma è ben più grave che dei politici, che dicono di rifarsi al messaggio di Cristo, per sete di potere si alleino ad essi per governare. E in Italia il sostegno di questi alleati non è gratuito. I razzisti della Lega sono compensati con la devolution e le leggi sull'immigrazione, gli ex fascisti con un condono speciale: il condono del passato, che permette loro di pretendere di riscrivere la storia. A parte il celare le gravi responsabilità di una guerra gravida di lutti e sconfitte, sui nuovi testi di scuola e non solo si vorrebbe affermare che le leggi razziali furono un “errore”, cioè poco più che uno sbaglio, dimenticando che il razzismo era da sempre parte integrale del regime fascista, espressione di un capo, Mussolini, corrotto e violento, contornato di ridicole marionette in orbace e vuoti proclami altisonanti. Riteneva gli “africani” una sotto specie umana destinata a servire, non lontano dalle concezioni del prima allievo e poi maestro Hitler, per imitare il quale si giunse a colpire la minoranza ebraica, da sempre integrata nel contesto civile, sociale e culturale italiano per poi vergognosamente spartirsene i beni. Oggi, e solo oggi, giustamente esaltate le figure “fuori dal coro” di due fascisti, Giovanni Patalucci, l'ultimo questore di Fiume italiana e Giorgio Perlasca, lo pseudo console spagnolo di Budapest, che respinsero l'aberrante programma di sterminio di Himmler e salvarono migliaia di vite, pagando il primo la sua giustizia con la morte. Ma tutti gli altri, i “ragazzi di Salò” di cui dovremmo capire le ragioni della scelta, cosa fecero, direttamente od indirettamente si trasformarono in cacciatori di uomini e spinsero a colpi di fucile nei carri bestiame destinati ai lager nazisti i loro connazionali, ebrei ed avversari politici e ne abbassarono i ganci delle porte. Oggi si ripete l'offesa a quanti pagarono con la vita e le sofferenze il tentativo di contrastare il folle sogno di potenza del “maestro di Predappio” con il deliberato rifiuto dell' attuale presidente del Consiglio di rendere loro omaggio - caso unico fra tutte le nazioni d'Europa che patirono il giogo nazifascista. Sarebbe bene che imparasse la Storia. La Costituzione italiana che gli permette di governare è stata scritta dalle vittime delle stragi nei lager, a Marzabotto, a Sant' Anna di Stazzema, a Boves, a Cefalonia, alle fosse Ardeatine e nelle centinaia di luoghi dove i “ribelli” furono impiccati o falciati dalle mitraglie, dopo inumane sevizie. Se in nome della pacificazione nazionale si volesse porre sullo stesso piano il torturatore Koch e la nobile opera di Duccio Galimberti, se non sarà definitivamente e non ambiguamente dichiarato che stando con il primo si era dalla parte sbagliata, dovremo vieppiù impegnarci affinché la nostra Costituzione resti valida tanto da consentirci tra qualche anno di battere in libere elezioni chi non vuole per opportunismo prendere posizione e chi con il revisionismo vuole inquinare le matrici i democratiche dell’Italia.

Primavera 2003


Dodici anni di torture, di terrore, di sterminio. Perché?

53 giorni dopo la nomina di Adolf Hitler a cancelliere del Reich, viene aperto a Dachau il primo campo di concentramento.

1933 – 30 gennaio Adolf Hitler è nominato cancelliere del Reich.  

           27 febbraio Incendio del Reichstag. 

           28 febbraio Dal decreto per la Protezione del Popolo e dello Stato ecco il famigerato

art. 1 – Gli articoli 114, 115, 117, 118, 123, 124 e 153 della Costituzione del Reich sono abrogate fino a nuove ordine. Sono quindi autorizzati – anche oltre i limiti fissati dalla legge – la restrizione della libertà individuale, della libertà di opinione – compresa la libertà di stampa – del diritto di assemblea e di associazione, la violazione del segreto postale, telegrafico e telefonico, come pure gli ordini di perquisizione, di sequestro e di limitazione della proprietà.

           21 marzo La Münchner Neuesten Nachiricten pubblica la seguente notizia:

Mercoledì, 22 marzo 1933, verrà aperto nelle vicinanze di Dachau il primo campo di concentramento. Abbiamo preso questa decisione senza badare a considerazioni meschine, ma nella certezza di agire per la tranquillità del popolo e secondo il suo desiderio.

                                                          Heinrich Himmler, Presidente della Polizia della città di Monaco


La piccola cittadina di Dachau che riunisce, a una ventina di chilometri a nord di Monaco, attorno a un grande castello massiccio e rustico, le sue spaziose case antiche, era conosciuta prima del 1933 come la Barbizon della capitale bavarese. Pittori e scrittori vi soggiornavano durante la bella stagione cercando l’ispirazione nelle vaste distese paludose che si estendevano a nord e a est della città per decine di chilometri.

L’impressionante rete di sottocampi che si diramava da quello centrale:

1. Allach. 2. Ampemoching. 3. Asbach. 4. Augsburg. 5. Bad Tolz. 6. Blaichach. 7. Burgau. 8. Eching. 9. Emmerting. 10. Fischen. 11. Friedrichshafen. 12. Germering. 13. Horgau. 14. Kalrsfeld. 15. Kaufbeuren. 16. Kaufering. 17. Kempten. 18. Kottern. 19. Landsberg. 20. Landshut. 21. Lauingen. 22. Muhldorf. 23. Munchen. 24. Neustift. 25. Nurnberg. 26. Ottobrunn. 27. Radolphzell. 28. Rothschwaige. 29. Salzburg. 30. Saulgau. 31. Stephanskirchen. 32. Trostberg. 33. Turkheim. 34. Uberlingen.


La morte è organizzata meticolosamente, in perfetto stile nazista

La cittadina di Dachau si trova a circa 15 Km a nord-ovest di Monaco di Baviera. Porta a torto il nome di Dachau perché al tempo della sua creazione il terreno non era nel comune di Dachau ma in quello di Prittlbach. Venne utilizzata una vecchia fabbrica di munizioni, in disuso dopo la prima guerra mondiale, su un'area rettangolare di circa  300 metri di lunghezza e 600 metri di larghezza, circondata da filo spinato percorso da corrente elettrica e controllata da torri di guardia. Sul lato Ovest vi era il cosiddetto “Jourhaus” l'edificio di guardia del comando del campo, con l'ufficio del comandante, i locali della Gestapo (la polizia dei nazisti) ed il corpo di guardia. Questo rappresentava l'unico accesso al campo, protetto da un cancello con una pesante inferriata su cui spiccava la scritta "Arbeit Macht Frei". Di fronte all'entrata vi era l'ampio cortile per l'appello, sul lato est di questo sorgevano il deposito per gli effetti personali dei prigionieri, un locale con 150 docce, la cucina, la lavanderia ed il guardaroba. Sul lato ovest divise da un'ampia strada vi erano 17 baracche per lato; nei primi due blocchi ad ovest: cantina-bar, biblioteca, sala di rieducazione. Nella parte est i primi due blocchi erano destinati all'infermeria. Ogni baracca, era lunga circa 100 metri e larga 10 metri, divisa in due parti, ognuna con la propria entrata, da cui si accedeva ai servizi, gabinetti e lavatoi. Questi dividevano due camerate, ognuna a sua volta divisa in soggiorno, con gli armadietti, 45 sgabelli e quattro tavoli, e dormitorio con altrettanti letti. Ogni baracca nel suo complesso poteva ospitare 180 prigionieri, infatti il campo era stato predisposto per internare circa 5.000 prigionieri. Nei primi cinque anni furono soprattutto comunisti, socialisti ed altri "nemici di stato". Essi non erano stati condannati da un tribunale, bastava il comportamento che metteva in pericolo l'esistenza e la sicurezza del Popolo e dello Stato germanico che determinava per loro l'applicazione della cosiddetta "custodia preventiva", di cui non era specificata la durata. Diversi furono dopo un certo tempo liberati dopo essere stati ammoniti a comportarsi non da nazionalsocialisti ma da veri patrioti. Pochi riuscirono ad evadere: il più famoso fu Hans Beimler, un comunista, deputato al Reichstag, che fuggì dal campo dopo aver strangolato una SS e averne indossato la divisa. Morirà combattendo in Spagna nel battaglione Thaelmann, nel novembre 1936. I prigionieri erano adibiti, divisi in compagnie, a lavori dentro e fuori il campo come ad esempio lo scavo in una torbiera. Nel campo all'epoca non veniva praticata sistematicamente l'eliminazione fisica degli internati, ma un rigido regolamento di disciplina del 1° ottobre 1933 specificava le regole e le relative pene a cui potevano essere soggetti i trasgressori. Pene che riguardavano diversi giorni di arresto di rigore e con 25 bastonate all'inizio ed alla fine della pena. Cominciarono a trapelare notizie di morti sospette, tanto che i giornali austriaci denunciarono bastonature arbitrarie con nerbi di bue, torture ed uccisioni senza motivo. Il Procuratore generale di Monaco aprì alcune inchieste ma sia il Ministero della Giustizia che quello degli Interni imposero di sospendere ogni indagine. Nel gennaio 1937 la "Kommandantur" presentò un piano per l'ampliamento del campo perché le baracche erano sovrappopolate. Dal novembre 1938 iniziarono ad affluire ebrei tedeschi, molti dei quali vennero rilasciati ed autorizzati ad emigrare dopo aver "liberamente" consegnato i loro beni allo Stato. Dopo i politici e gli ebrei fu la volta dei testimoni di Geova, degli omosessuali, degli zingari, quindi degli austriaci dopo l'Anschluss, l'annessione forzata dell'Austria al Reich germanico. Gli arrivi di nuovi prigionieri durante questi anni furono suddivisi così:  

1933  n. 4.821  
1934   n. 1.990 
193 n. 2.111  
1936  n. 2.323  
1937   n. 2.015  

Dopo di allora per effetto dell' occupazione di Austria, Cecoslovacchia e Polonia il numero aumentò sensibilmente. Successivamente si ebbero arrivi da tutti gli stati europei occupati dalla Germania

1938  n. 18.681 principalmente austriaci  
1939   n.   3.932 principalmente cecoslovacchi
1940   n. 22.675 principalmente polacchi  
1941   n.   6.135    
194 n. 12.572    
1943   n. 19.358    
1944   n. 78.635    
1945   n. 30.958    

Per un totale di 206.206 internati, cifra da considerare con una certa approssimazione per difetto, perché come si sa nei lager nazisti i numeri di matricola lasciati liberi dai morti venivano di nuovo utilizzati e non tutti i trasporti erano registrati se i detenuti erano avviati immediatamente alla soluzione finale. Inoltre nel numero non sono compresi oltre 6.000 prigionieri di guerra russi (soprattutto ufficiali e commissari politici) inviati al campo per essere uccisi mediante fucilazione al poligono di tiro delle SS a Hebertshausen. Le uccisioni vennero rimandate per quanti erano ritenuti idonei a lavorare nelle cave di pietra. Il periodo più duro fu quello degli anni 1940/1941. Se il lavoro era considerato un mezzo di rieducazione il comando dava modo ai guardiani di sfogare i loro istinti più bassi. Potevano essere lavori inutili come zappare, trasportare terra e sassi e poi passare il pesante rullo sul viale del campo, oppure lavorare nella "piantagione" dove erano prodotte delle erbe medicinali. L'estrazione della ghiaia da una cava o della torba da una torbiera, spalare la neve dal campo, il trasporto dei pentoloni con il cibo, tutti lavori resi difficoltosi e gravosi, oltre che dalla debolezza dei detenuti dalle angherie delle guardie. Nel 1944 la vita migliorò quando i prigionieri furono adibiti nell'industria degli armamenti: infatti gli industriali per cui lavoravano avevano interesse che fossero in forze ed ebbero un aumento delle razioni. Naturalmente diversa era la sorte degli inabili a qualsiasi specie di lavoro. Per loro la morte era sicura, variava solo il tempo in cui sarebbe arrivata. Per il resto Dachau conobbe le abiezioni di tutti i lager nazisti: la spersonalizzazione dell'individuo, la violenza bruta, le torture, la fame, lo sfruttamento, ma la disumanizzazione superò ogni limite quando nei trasporti che duravano oltre dieci giorni ai prigionieri chiusi nei carri non veniva dato cibo per il viaggio. All'arrivo la percentuale toccava anche l' 80% di morti. A Dachau, diversamente dagli altri campi non fu praticato lo sterminio di massa con il gas, infatti, l'unica camera a gas costruita nel 1942 non entrò mai in funzione. Si ricorse allora a trasferire i "mussulmani" cioè i prigionieri che a causa degli stenti non si reggevano in piedi, in altri campi o al Castello di Hartheim, presso Linz. Furono invece praticati degli esperimenti criminali per studiare i rimedi all'ipotermia, la potabilizzazione dell'acqua di mare, effetti del volo ad alta quota, la cura di malattie come la malaria, processi infiammatori purulenti, setticemia, ecc.

Come questo è stato possibile!

Fumi, nella sera  

Come questo è stato possibile!   Avete dimenticato  
Quando i nazisti sono venuti a cercare   quei fumi nella sera.  
i comunisti,   Quei densi fumi,  
io ho detto niente,   quelle torce nella notte.  
in effetti, io non ero comunista.   Ceri di cane  
Quando hanno messo in prigione                      e sangue,  
dei socialdemocratici,  brucianti ogni speranza.  
io ho detto niente,   Olocausto d’Amore  
in effetti, io non ero socialdemocratico.   dei campi della disperazione.  
Quando sono venuti a cercare  
I cattolici,  

Jacqueline Leriche

io ho detto niente,  

poetessa francese, deportata  

in effetti, io non ero cattolico
Quando sono venuti a cercare me,  
non c’era più nessuno  
per protestare.  

Teologo Martin Niemuller, internato per sette anni  


Italiani allo sterminio, a Dachau il numero più alto di internati

Italiani deportati

In Germania

44.500

A Dachau

10.300

Dachau fu quindi il lager dove fu deportato il maggior numero di italiani, pari al 23,60% della deportazione italiana I sopravvissuti non superarono complessivamente il 20% del totale

Suddivisione dei 44.500 deportati dall’Italia

Politici

36.000

80,90%

Ebrei

8.500

19,10%

Maschi

37.500

84.26%

Femmine

6.900

15,50%

Non accertati

100

0,24%

Durata del campo, 12 anni, 1 mese e 9 giorni

sottocampi

34

 

deportati

206.206

 

deceduti

31.951

documentati

italiani

10.362

 

deceduti

9.958

 

Il numero dei deceduti comprende esclusivamente i morti documentati dal Servizio Internazionale di Arolsen. Non è documentato e non si conosce il numero dei morti per

Sondebehandlung  

“trattamento speciale” riservato a quanti erano trasferiti nel campo dalla Gestapo per esservi giustiziati,

Kommissar Erla  

“decreto del Commissario” riservato ai prigionieri di guerra sovietici,

Decessi durante  

i trasporti o nel corso delle marce della morte in marzo ed aprile 1945.

Furono internati a Dachau e nei suoi sottocampi uomini di 38 nazionalità, in prevalenza russi, polacchi, ungheresi, tedeschi, francesi ed italiani.


Il “filo spinato” dei sacerdoti internati come la corona di Gesù

A seguito degli accordi intercorsi tra la Santa Sede e la Germania nazista i sacerdoti di qualsiasi nazionalità arrestati per atti ostili al Terzo Reich dovevano essere internati a Dachau in una baracca a loro riservata: la numero 26. I primi furono dei sacerdoti cattolici polacchi arrivati nel 1939, quando il loro paese venne invaso dalle annate di Hitler. A questi ne seguirono altri fino a raggiungere il numero di 2.579, altri 141 erano evangelici, greco­ortodossi e maomettani (2). Arrivarono complessivamente da ventuno paesi 2.720 ecclesiastici, di questi 1.166 furono uccisi (42,87%) e 1.554 (57,13%) furono rilasciati o liberati dagli Alleati. Le nazionalità più rappresentate furono i polacchi (1.780), i tedeschi/austriaci (447), i francesi (156), i cecoslovacchi (109). Vent’otto gli italiani. Il 21 gennaio 1941, su speciale concessione della Gestapo, fu celebrata la prima messa, ma nell'ottobre dello stesso anno i tedeschi vennero separati da quelli di altre nazionalità, che furono sistemati nel blocco 28 e ai quali fu proibita qualsiasi pratica religiosa. Vi fu anche l'ordinazione sacerdotale del diacono Karl Leisner di Munster, la cerimonia fu possibile con l'arrivo al campo del vescovo di Clermont-Ferrand, una città della Francia, monsignor Piquet e l'aiuto del cardinale FauIhaber di Monaco. Il 26 dicembre 1944 il novello sacerdote celebrò la sua prima Messa. I sacerdoti si prodigarono in grande segretezza, essendo vietata ogni assistenza pastorale dei detenuti, e si fecero assumere nell'infermeria, dove i lavori erano ripugnanti e pericolosi specie nei periodi in cui scoppiarono nel campo epidemie di tifo e febbre petecchiale.

Partenze dall’Italia

  Numero dei convogli

  Arrivo a Dachau

  Numero dei deportati accertati

Trieste

30

28.10.43 – 24.2.45

5275

Bolzano

3

5.10.43 – 20.11.44

313

Roma

1

5.10.43 – 20.11.44

317

Verona

2

5.10.43 – 25.4.44

110

Peschiera

1

20.9.43

1.788

Sulmona

1

8.10.43

315

Gorizia

1

27.6.44

194

Pola

1

17.11.43

173

Genova

1

16.1.44

46

Totale A

42

 

8.531

da altri campi

 

 

Flossenbürg

4

16.12.44 – 28.4.45

429

Natzweiler

2

4.9.44 – 1.4.45

190

Auschwitz

2

23.10.44 – 15.11.44

150

Gross Rosen

1

16.3.45

237

Bergen Belsen

1

4.3.45

33

Mauthausen

1

30.11.44

13

Diversi

 

10.4.45 – 27.4.45

27

Totale B

11

 

1079

Totale A+B

53

 

9610

Restano da definire 752 deportati di cui sono ancora in corso le ricerche.

Dachau. Ai 35.000 detenuti del campo centrale si aggiunsero ancora circa 40.000 prigionieri suddivisi su un gran numero di “kommandos” periferici. Alcuni di questi potevano contare diverse migliaia di “concentrati” (particolarmente il grande campo d'Allach sulla strada di Monaco) e i “campi della foresta” tra Muhldorf e Kaufering nelle vicinanze di Augsburg dove, nel luglio 1944, vennero ammassati oltre 25.000 israeliti giunti da Auschwitz, dei quali meno di 12.000 erano destinati a restare in vita.  


Il campo di Dachau "modello" per lo spaventoso piano di sterminio

Nome

Grado a Dachau

Comando di

Baer Karl Richard

Schutzaftlagerführer      

Auschwitz 1944

Baranowky, Hermann

Schutzaftlagerführer

Sachsenhausen 38/40

Eichmann, Adolf

Sottotenente – Tenente Colonnello

Responsabile Uff. IV-B-4 del RSHA

Eicke, Theodor

Comandante 33/34

Ispettore di tutti i campi

Fritzsch, Karl

Schutzaftlagerführer

Flossenburg 43/44

Hoss, Rudolf

Capo rapporto

Auschwitz 40/43

Koegel, Max

Aiutante Comandante

Flossenburg 43/45

Kramer, Josef

Comandante 1937

Bergen Belsen

Loritz, Hans

Comandante 36/39

Sachsenhausen 40/42

Zill, Egon

Schutzaftlagerführer

Flossenburg 1943

Altri nove raggiunsero il grado di Schutzaftlagerführer o alti gradi nella Gestapo. Così i boia hanno fatto carriera. Per molti il campo è stato il trampolino di lancio verso l’orrore.


AI processo di Dachau, la giusta punizione per i carnefici. 40 boia processati: 28 condannati all’impiccagione.

Alle ore 10 del 15 novembre 1945 nella sala delle udienze del campo di Concentramento di Dachau iniziò il processo al Obersturmbannfürer Martin Gottfred Weiss, ispettore di tutti campi di concentramento ed ex comandante del campo, a Klaus Schilling, medico del campo, ed a trentotto ufficiali delle SS e collaboratori, accusati di violazione delle leggi e delle convenzioni di guerra. In particolare sono accusati di aver, dal 1° gennaio 1942 al 29 aprile 1945, volontariamente e premeditatamente sostenuto e partecipato ad atrocità, sevizie, comprese uccisioni, bastonature, torture, patimenti, atti di violenza, umiliazioni nei confronti di civili cittadini di altri paesi che si trovavano in guerra con l'ex Reich tedesco. I nomi ed il numero esatto di questi civili non sono noti, ma in totale si è trattato di parecchie migliaia di persone che in quell'epoca e in questo luogo erano prigioniere del Reich tedesco nella sua qualità di stato belligerante. In prima istanza il tribunale condannò trentasei imputati alla pena di morte mediante impiccagione e quattro a pene detentive, in seconda istanza a tre imputati la pena capitale fu commutata in pena detentiva ed in terza istanza la stessa decisione toccò ad altri cinque condannati. In definitiva vent’otto criminali furono impiccati e dodici pagarono le loro colpe con anni di carcere.

Guida Supplemento di Triangolo Rosso, n. 2, maggio 2003

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