Documenti dell'ANED di Milano

Dalle carte del processo a Michael Seifert

a cura di Giorgio Mezzalira e Carlo Romeo

Luciano Elmo

Il campo di Bolzano

L’avvocato Luciano Elmo (Milano 08.10.1907 – La Spezia 21.08.1998) fu uno dei dirigenti della Resistenza a Milano. Internato il 7 settembre 1944 nel Lager di Bolzano (matricola 3911), riuscì ad evadere il 18 novembre e a riprendere il suo posto nel movimento partigiano fino alla Liberazione. Il rapporto sul campo di concentramento di Bolzano, pervenuto alla Direzione Generale della Pubblica Sicurezza di Roma in data 5 marzo 1945, fu redatto da Elmo mentre si trovava rifugiato in Svizzera (ACS, MI, DPGS, AGR, A5G, Seconda guerra mondiale, 1944-1948, b. 2, f. 39). Per evidenti motivi di sicurezza, la guerra non era ancora finita, l’estensore del rapporto non si svela e nello scritto fa riferimento a se stesso in terza persona.

 

Ho letto gli appunti su LIBERA STAMPA (1) riguardo il campo di concentramento di Bolzano; essi sono esattissimi se pure eccessivamente schematici. Aggiungerò qualche particolare allo scopo di dare una idea più esatta della vita del campo riservandomi a vostra richiesta di aggiungere ogni altro particolare o dettaglio che vi possa interessare. Il campo di Bolzano venne costituito nel maggio 1944, come campo di rieducazione al lavoro (una specie di campo di punizione) e venne inaugurato (se non erro) proprio dalla banda Caruso e Pollastrini di Roma, neofascisti caduti in disgrazia per le note ragioni (2); gli internati costituivano i cosiddetti “Arbeiter”, i quali avevano da scontare una pena preventiva in mesi sei, rinnovabile se non conducevano buona condotta. La categoria degli Arbeiter rimase sempre distinta, anche successivamente quando si stabilì che tutti gli internati dovevano lavorare, ed anche quando essi si ridussero a poche decine. Attualmente essi sono nel campo ancora una quindicina, ivi compresi i fascisti romani. Gli altri sono stati man mano liberati. In allora la vita al campo era durissima, essendo applicate le norme dei campi tedeschi. Quando poi nel giugno si sciolse il campo di Fossoli di Carpi, questo venne trasferito nel campo di Bolzano che così divenne campo di smistamento (Polizeiliches Durchgangslager): vi si trasferirono i pochi internati che ancora si trovavano a Fossoli ed anche lo stesso comando di Fossoli. Quest’ultimo era di gran lunga meno severo e più umano (se si può dir così) di quello precedente. Per la storia: il primo comandante di Bolzano è diventato poi comandante del campo di smistamento di Innsbruck, che così è diventato automaticamente uno dei campi peggiori della Germania. Con l’arrivo del nuovo comando a Bolzano vi entrò in vigore un regolamento speciale (già in vigore a Fossoli) un po’ più severo di quello di Fossoli, di conio del Tenente Tito, e del Maresciallo Noske( 3), che tuttora è in vigore. La capacità del campo era di 700/800 persone. In esso come sapete, vi erano quattro categorie di internati: politici, rastrellati, ebrei, ostaggi, oltre gli arbeiter, ridotti ormai, come si è detto, ad una quindicina. Quasi giornalmente da tutte le carceri d’Italia (quelle ben s’intende tuttora in mano ai nazifascisti) arrivano nuovi elementi, per lo più a mezzo autocarri o autocorriere. Circa le partenze si è seguito il seguente criterio: nei mesi da giugno ad ottobre, ogni quindici giorni vi era una partenza di rastrellati (distinti con color rosa) ai quali – prima della partenza – veniva conferita la qualifica di “liberi lavoratori”, previa firma di regolare contratto di ingaggio. La media di ogni partenza era di 150/200 persone per volta. Nel mese di ottobre-novembre le partenze di rosa furono nel complesso solo due, tutti senza contratto, come lavoratori coatti, con destinazione limitata (sembra ad Innsbruck). Perché si abbiano idee ben chiare i “rastrellati” erano per lo più persone fermate per le strade di città e campagne, senza alcun motivo, e caricate su autocarri. Il metodo, il fine e l’esecuzione sono quelli della tratta degli schiavi, di cui è piena la let-[…] poi assegnati alla categoria dei politici (rossi) persone rastrellate nelle strade o delinquenti comuni (borsa nera, ecc.). Tutti i mesi poi, una volta per mese, vi è stata una grande spedizione di “politici” (rossi) da 600 a 800 persone per volta. Dopo ogni partenza il campo restava pressoché vuoto e cioè solo con i “lavoratori fissi” del campo di cui dirò più avanti. Le partenze di rossi hanno avuto luogo in luglio (Mauthausen), il 5 agosto (Mauthausen), il 5 settembre (Korimbergen), l’8 ottobre (Dahao)4, e finalmente il 18 novembre (Mauthausen). Le partenze di luglio e agosto (se non erro) contenevano persone che provenivano anche da Fossoli, e fatte proseguire direttamente o dopo breve sosta a Bolzano. Per gli ebrei sono state effettuate due sole spedizioni: la prima a fine giugno (partenza da Fossoli) per destinazione ignota, e la seconda a fine ottobre (partenza da Bolzano) con destinazione Auschwitz. In quest’ultima erano circa 200 persone, d’ambo i sessi, d’ogni età (fra cui un bambino ed un vecchio di 87 anni) e di ogni condizione di salute. Gli ostaggi non sono mai stati trasferiti in Germania. Essi infatti erano famigliari arrestati in luogo di persona ricercata e non catturata. Se il … delinquente si presentava, gli ostaggi venivano rilasciati. Il loro numero nel campo variava: non ha mai superato la quarantina. Il campo era diretto ed amministrato dagli stessi internati. Sin dai tempi di Fossoli si dipendeva da un “Capo Campo” nominato dai tedeschi, certo capitano d’aviazione Armando Maltagliati, fiorentino, persona a carico della quale pendono le accuse più atroci, alcune fondate, altre no: sarà opportuno a suo tempo aprire una inchiesta, e se del caso anche un processo5. Il Maltagliati è rimasto ininterrottamente Capo Campo dalla fondazione di Fossoli sino al 20 novembre. Non ha mai aiutato i compagni, era amico personale del Comandante del Campo. Odiato da tutti, nessun partito lo sosteneva. Tutti lo ritenevano un disonesto e lo evitavano. In vista della propria liberazione ha cercato di accostarsi prima al Partito d’azione, poi ai comunisti, indi ai socialisti!! Lo ha sostituito il Maggiore Alfi (Part. soc. di Venezia) bellissima figura che sarà il paladino degli internati presso il comando tedesco. Accanto al Capo Campo è sorta la funzione di “intendente” (capo amministrativo), al quale per molti mesi erano state attribuite modeste mansioni, ma che poi negli ultimi mesi aveva assunto notevolissima importanza. Intendenti popolarissimi ed indimenticabili furono: a Fossoli – Treves e Focherini, quest’ultimo fatto partire per la Germania, dopo una terribile bastonatura, perché in disaccordo con Maltagliati. A Bolzano – dopo due o tre figure di secondo piano alcune anzi accusate di disordine amministrativo (d’accordo con Maltagliati?) – venne nominato l’avv. Elmo. Questi sistemò il bilancio e trasformò la figura di intendente vero e proprio in un ufficio di intendenza, che divenne la carica più popolare del campo. Furono da lui accentrati e creati molteplici servizi: acquisto e distribuzione di sigarette, acquisto e distribuzione di viveri, miglioramento del rancio, controllo e censura pacchi, servizi postali, servizi finanziari del Comando, incasso assegni, assistenza ed aiuto agli in-[…] […]mente Elmo fu in guerra aperta con Maltagliati, il quale a sua iniziativa ha boicottato in ogni modo presso il comando tedesco ogni azione di Elmo, ed ha poi tentato di farlo sostituire. Avendo però accertato che tutto il Consiglio di Campo e tutti i partiti rappresentati nel campo stesso, erano con Elmo solidali, ha finto un accordo, ma alla prima spedizione per la Germania (18 novembre) è riuscito a farlo partire insieme a molti altri che lo avevano appoggiato6, tra cui Sergio Tornaghi (P.A. Milano) e Scarpa (P.S. Venezia) (quest’ultimo però venne salvato all’ultimo momento) il cap. De Ferrari (P.A. Genova) cap. Gattocond[…] (P.A.) Pozzoli (Vice Intendente P.C. Milano).  La terza autorità del campo era il “capo lavori”. Ai tempi di Fossoli una piccola percentuale di internati era addetta ai lavori del campo, col nome di “lavoratori fissi”. Erano volontari ed avevano diritto a doppia razione di rancio rispetto agli altri. A Bolzano invece il Comando ha creato un vero campo di lavoro con tutte le specialità: tipografia meccanica, falegnameria, autoriparazioni, elettricisti, ecc. Vi furono addetti I lavoratori fissi, che divennero così numerosissimi circa 200/300, e per la loro … collaborazione erano premiati con la promessa di non farli partire per la Germania. Tutti gli altri internati divisi in squadre, erano addetti a lavori pesanti di manovalanza entro il campo e fuori di esso. Il Comando cedeva giornalmente la mano d’opera ad imprese private impegnate in lavori di fortificazioni e simili, incassando dalle imprese le paghe giornaliere. A questi lavoratori … forzati per compenso veniva distribuita metà razione di minestre, e molte bastonate per parte degli ucraini di scorta. Tutta la direzione dei lavori, la formazione delle squadre e quanto altro attinente dipende dal “Capo lavori”. Per molti mesi capo lavori è stato l’Ing. Valerani (proveniente da Fossoli) di poi liberato per la sua … buona condotta: ingegnere della Breda, amico di Maltagliati, personalmente onesto, ma di dubbia fede politica, in oltre un anno non ha mai speso una sola parola a favore di un compagno internato. Lo ha sostituito ai primi di ottobre un tedesco pure internato, certo Worne[…] ufficiale della Vermach (7), arrestato per aiuto ad un ebreo. Mi vergogno a dirlo, ma questi, pur essendo tedesco dalla cima dei capelli, alla punta delle scarpe, e ligio agli ordini dei padroni, pure aiuta in ogni modo gli internati, e comunque assai più di quanto non lo abbiano fatto in tanti mesi Maltagliati e Valerani. Suo aiutante poi è il geom. La[…]zati (P.S. Piacenza) una delle più nobili figure della resistenza italiana, che è un vero fratello per coloro che devono lavorare sotto la guardia del bastone delle S.S. La infermeria è poi diretta dal dott. Pisciller (uno studente di medicina bolzanino) stato internato per sette mesi e di poi liberato. Su quest’ultimo ho già fatto una relazione pel C.L.N. di Bolzano.8 Lo assistono i dottori: prof. Diena (ebreo), Pisciotta (americano) e signorina Ada … (P.C. Milano). Tutti internati. Escluso il Pisciller tutti gli altri aiutavano in ogni modo possibile i compagni. Naturalmente non posso ricordare i nomi di tutti gli internati tenuto conto che ultimamente vi erano ammassate circa 1700 persone e soprattutto perché sono negato al ricordo di nomi precisi. Inoltre la maggior parte si chiamavano col solo nome e soprannomi che è utile qui ricordare. A caso ricordo: Meschia (P.S. Bergamo), avv. Da Pozzo (P.A. Spezia), avv. Ducci (P.S. Spezia) avv. Radi (P.L. Spezia), Milanesi padre e figlio (P.C. Milano), Palazzi (P.A. Milano), Riva (P.C. Milano) Edgardo … (P.L. Como), Cap. Maus (Americano Milano), Sapelli ( P.C. Lubiana), Galbiati (P.C. Milano) rimasti al campo. Ed anche ricordo Cap. Baugrin (francese degaullista) Col. Rampini del S.I.M.9; Cap. Benassi (Bergamo), Battagion (P.C. Milano), Tronci (P.L. Monza), Pittaluga (P.L. Varese) partiti il 7 ottobre per Dahao (Monaco). Fra i partenti dell’8 settembre per Korimberg ricordo: dott. Salvatore (P.A. Milano), De Finelli (P.L. Milano), Mazzullo (P.L. Milano), Noderi (P.L. Milano) avv. Campagno (P.D.C. Cuneo), gem. Vial[…] (P.D.C. Cuneo). Se mi è possibile vedrò di organizzare da qui uno schedario completo degli ospiti del campo dalla fondazione ad oggi. Occorrerà circa un mese.

 

Note

1) Libera Stampa fu il primo quotidiano antifascista in lingua italiana pubblicato in Europa. Venne fondato a Lugano nel 1913 dal socialista Guglielmo Canevascini, membro del governo ticinese dal 1922. La sua diffusione fu proibita in Italia dal 1923. Elmo si riferisce ad un articolo, la cui storia è così ricordata da Laura Conti: “Altro episodio significativo è quello di un servizio giornalistico concernente la vita del Lager, che venne inviato dall’OI (ndr organizzazione interna) all’OE (ndr organizzazione esterna); dall’OE alla direzione del Partito socialista che lo fece pubblicare sull’«Avanti!» in edizione clandestina, e lo mandò ai socialisti ticinesi che lo ripubblicarono sulla «Libera Stampa» di Lugano; da qui lo riprese una trasmissione radio (forse radio Londra) che a sua volta lo trasmise: esso venne ascoltato da una ausiliaria SS, guardiana del Lager, che lo riferì alle internate: naturalmente con molte minacce e ingiurie. Per quel che noi sappiamo, è l’unico caso di un servizio giornalistico uscito dall’interno di un Lager”. Laura CONTI, Primi risultati di una ricerca sul Polizeiliches Durchgangslager di Bolzano, in Centro di Cultura dell’Alto Adige – Bolzano, Il Lager di Bolzano. Testimonianze sulla resistenza in Alto Adige, Bolzano 1997, p. 84 Il testo dell’articolo, pubblicato nell’edizione milanese dell’«Avanti!» a. 49 (1945), n. 5-51 (20 febbraio), è riportato in: Luciano HAPPACHER, Il Lager di Bolzano, Comitato provinciale per il 30° anniversario della Resistenza e della Liberazione, Trento 1979, pp. 220-222

2) Sulla presenza dei fascisti “di fronda” tra i primi internati del Lager e sulla figura di Benito Pollastrini vedi: cfr. Laura CONTI, 1997, pp. 69-84

3) Si tratta dell’Untersturmführer (sottotenente) delle S.S. Karl Titho e dell’Hauptscharführer (maresciallo) delle S.S. Hans Haage.

4) Secondo la documentazione fino ad oggi raccolta sulle partenze dal lager di Bolzano, risulta che il 5 settembre ci fu un trasporto di internati verso il campo di concentramento di Flossenbürg (dell’esistenza di una località dal nome Korimbergen non è dato di sapere) e nei primi dieci giorni di ottobre ci fu una partenza per Dachau e Ravensbrück. La distruzione dei documenti del Lager di Bolzano, avvenuta per mano dei nazisti prima della Liberazione, non permette di conoscere l’esatto numero dei convogli partiti da Bolzano, né quello degli internati deportati nei campi di sterminio. Per una parziale ricostruzione degli “arrivi” e delle “partenze” da Bolzano vedi in: Carla GIACOMOZZI (a cura di), L’ombra del buio. Lager a Bolzano 1945-1995, Comune di Bolzano, Assessorato alla Cultura, Archivio storico, Bolzano 1995

5) In data 28 marzo 1945 partì dalla II sezione della Divisione Affari Generali e Riservati della Direzione Generale della P.S. di Roma una lettera per la Prefettura di Firenze, con richiesta di notizie su Armando Maltagliati. Il 19 dicembre 1945 il Prefetto di Firenze Paternò comunicava a Roma, che le indagini per l’identificazione della persona in oggetto avevano dato esito negativo. Sulla figura e sull’operato di Armando Maltagliati (matr. 101) esistevano tra gli internati diverse opinioni. La carica che rivestiva lo esponeva a possibili critiche da parte dei compagni e, come annota Emilio Sorteni nel suo diario di prigionia, “la posizione del capo campo non è una cosa facile, dato che deve essere più vicino ai tedeschi che a noi”. Alla fine della guerra alcuni responsabili dell’organizzazione dell’assistenza interna al campo (Ada Buffulini, Carlo Venegoni) rilasciarono dichiarazioni, che scagionavano Maltagliati dalle accuse di essere una spia dei tedeschi e ne ricordavano la fattiva collaborazione con i “compagni”, insieme al suo prodigarsi per evitare la partenza di comunisti e socialisti per i campi di sterminio nazisti. Vedi in: Circolo Culturale dell’A.N.P.I di Bolzano (a cura di), Aspetti e problemi della resistenza nel Trentino Alto Adige. Il Lager di via Resia Bolzano, Bolzano 1980, pp. 56-57; cfr. Luciano HAPPACHER, 1979, p. 65

6) L’avvocato Elmo, caricato insieme ad altri internati politici “rossi” nel convoglio per Mauthausen il 18 novembre 1944, riuscì a fuggire insieme a molti altri prigionieri, grazie ai piani preparati dall’organizzazione clandestina interna ed esterna del campo. Per i contorni rocamboleschi della sua fuga vedi in: cfr. Circolo Culturale dell’A.N.P.I di Bolzano (a cura di), 1980, pp. 62-63

7) Wehrmacht

8) Si riferisce ad una lettera informativa scritta pochi giorni dopo la sua fuga e datata Bolzano 21.XI.1944, in cui dà notizie sulla personalità e sull’attività del dottor Pittschieler, su richiesta del C.L.N. di Bolzano. Nella sua relazione traccia un profilo assai critico dell’operato del Pittschieler nell’infermeria del campo, accusandolo tra l’altro di disinteressarsi dei malati più gravi e di non inviarli all’ospedale.

9) Servizio Informazioni Militari

da www.deportati.it

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