Documenti dell'ANED di Milano

Dalle carte del processo a Michael Seifert

a cura di Giorgio Mezzalira e Carlo Romeo

Il ruolo della città di Bolzano nel processo

di Arnaldo Loner*

*Avvocato di parte civile per il Comune di Bolzano

 

Nel processo che si è celebrato dinanzi al Tribunale Militare di Verona e che si è concluso con la condanna alla pena dell’ergastolo dell’imputato Michael Seifert, con la sentenza emessa in data 24 novembre 2000 il Tribunale Militare ha altresì condannato il Seifert a risarcire i danni subiti dal Comune di Bolzano in conseguenza degli efferati delitti che aveva commesso, danni da determinarsi nella loro entità ed ammontare dal giudice civile. Come prevede la legge, infatti, il Tribunale Militare, dopo aver affermato la piena e comprovata responsabilità dell’imputato per undici omicidi consumati nel corso della sua attività di “aguzzino” nel lager di Bolzano, ha rimesso alla separata decisione del giudice civile l’accertamento della misura del danno stabilendo sia la responsabilità del Seifert da un lato, sia dall’altro lato il diritto del Comune di Bolzano ad essere risarcito. La sentenza dei giudici militari per quanto concerne la condanna del Seifert alla riparazione del danno è una conseguenza dell’intervento e della presenza nel processo del Comune di Bolzano costituitosi, all’atto della apertura del dibattimento, parte civile nei confronti dell’imputato. Il Comune di Bolzano non appena ricevuta a termini di legge la prescritta comunicazione della fissazione del dibattimento e della data della sua celebrazione aveva deliberato di voler partecipare al processo ed aveva provveduto alla nomina del difensore del Comune affinché provvedesse alla costituzione di parte civile. La giusta decisione della giunta comunale di volere essere presente ed esprimere nel processo la voce e i sentimenti della collettività bolzanina non è certamente derivata da ragioni di rivendicazioni di carattere economico verso l’autore dei gravissimi delitti elencati nel capo di imputazione. A parte la consapevolezza della irrealizzabilità in concreto di una riparazione pecuniaria, nei confronti di una persona che non avrà mai i mezzi e le disponibilità per addivenire ad un effettivo risarcimento del danno, fermo restando che il Seifert non appena ricevuta in Canada la comunicazione della apertura del procedimento penale nei suoi confronti ha immediatamente alienato la quota di proprietà a lui intestata della casa in cui vive in territorio canadese rendendosi nullatenente, le ragioni che hanno determinato l’amministrazione comunale con il Sindaco avv. Giovanni Salghetti Drioli a partecipare fattivamente al processo sono state ragioni di natura esclusivamente morale, ragioni ideali per usare l’espressione più significativa per delineare il fondamento di questa necessaria presenza nel processo. La città di Bolzano, i suoi abitanti, i membri della collettività che vive nel territorio comunale non potevano restare assenti da un evento che riguarda la loro storia, non solo la storia del passato della città in un suo momento tragico e doloroso, ma che si riverbera anche sul suo futuro, se è vero che la nostra memoria e la memoria di coloro che verranno dopo di noi non possono mai essere staccati ed avulsi dal passato. Una città, una collettività di cittadini non possono che essere, in ogni momento del loro sviluppo, anche il frutto della loro evoluzione storica, anche il risultato delle fatiche, dell’impegno e delle vicende dei loro padri. Nell’atto di costituzione di parte civile che ha rappresentato sotto l’aspetto giuridico lo strumento di ingresso della comunità bolzanina nel processo, sono state delineate le ragioni fondanti, le motivazioni di questa imprescindibile partecipazione. Il Comune di Bolzano si è rivolto ai giudici militari per spiegare e mettere in evidenza come nel campo di concentramento di Bolzano, anche se era stato organizzato e concepito come di smistamento verso altri campi di concentramento dove lo sterminio dei prigionieri era programmato ed attuato, fossero avvenuti gravissimi episodi di sevizie e di violenze sugli internati con l’uccisione di molti di loro, come era emerso anche dai fatti delittuosi di cui l’imputato Seifert era stato chiamato a rispondere. Inoltre nel campo di concentramento di via Resia erano stati internati ed erano stati oggetto di violenze anche molti cittadini di Bolzano e molti abitanti della Provincia di Bolzano. La condotta dell’imputato Seifert aveva pertanto ferito in profondità i diritti fondamentali dei cittadini di Bolzano e della comunità bolzanina, contribuendo a realizzare nel cuore della città, all’interno della collettività dei cittadini un luogo di sofferenza, di dolore e di morte in violazione dei sentimenti di umanità, di giustizia e di dignità della persona. I reati addebitati all’imputato Seifert non rappresentavano soltanto violazioni della legge penale, ma costituivano anche una lesione al diritto alla vita ed alla dignità dell’uomo quali beni fondamentali che appartengono al patrimonio della collettività configurando una offesa alla intera comunità di cui il Comune è il rappresentante e l’ente esponenziale. Di qui non solo il diritto, ma altresì il dovere del Comune di Bolzano di partecipare al processo. Il Tribunale Militare di Verona ha mostrato di voler interamente recepire le ragioni della amministrazione comunale affermando nella ordinanza ammissiva della costituzione di parte civile e nella motivazione della sentenza finale di condanna testualmente “Il Comune di Bolzano, nella sua veste di ente territoriale rappresentativo degli interessi della comunità locale, è stato sicuramente danneggiato dai reati ascritti al Seifert, commessi da costui all’interno del lager istituito dalle Autorità militari tedesche alla periferia dell’abitato. Ciò in quanto la presenza sul posto di detta struttura concentrazionaria e del tutto illegale ha, senz’altro, arrecato nocumento all’immagine della città come comunità laboriosa e pacifica stanziata sul territorio, accreditando l’idea – destituita di ogni fondamento e per ciò stesso dannosa – di una qualche connessione o connivenza con l’infausto regime degli occupanti nazionalsocialisti”. I giudici hanno pertanto confermato la legittimità e il valore di questa presenza nel processo del Comune di Bolzano. Se si pone mente al ruolo della difesa di parte civile che nel processo può proporre istanze e indicare testimonianze, produrre documentazione e interrogare i testimoni, svolgere interventi e formulare conclusioni analizzando e discutendo l’intera materia processuale, ci si può rendere meglio conto del contributo positivo fornito dalla nostra città nel procedimento. Va ricordato, tra l’altro, il contributo importante ampiamente ricordato nella sentenza dal Tribunale di Verona, fornito dalla dott.ssa Carla Giacomozzi funzionaria del Comune di Bolzano e direttrice del Centro di documentazione istituito dal nostro Comune sul lager di Bolzano. La dott.ssa Giacomozzi ha potuto mettere a frutto nella sua importante deposizione dinanzi ai giudici militari il fondamentale lavoro svolto dal centro suddetto nella ricostruzione e documentazione del lager. È indubbio d’altra parte che il processo, grazie in modo particolare all’eccezionale impegno profuso dal Pubblico Ministero dott. Costantini al quale la difesa del Comune di Bolzano ha espresso la gratitudine della cittadinanza, ha dato un contributo di conoscenza e di approfondimento attraverso l’acquisizione di una grande mole di documenti e di risultanze testimoniali e attraverso la voce e la partecipazione al dibattimento di numerosi testimoni, vere e proprie “memorie storiche” di quelle dolorose vicende. A seguito del processo di Verona e per merito del processo di Verona abbiamo appreso molto e conosciamo di più e meglio questa parte della storia della nostra città. Questo processo, non è stato solo un fatto giuridico, la sua vicenda non è solo cronaca giudiziaria; è stato ed è anche storia, storia del nostro territorio ma anche storia universale; un pezzo della storia dell’orrore nazista che può, deve aiutarci con maggiore consapevolezza dei fatti e del loro significato a mantenere viva la memoria per porre riparo al pericolo della indifferenza, per aiutarci a vigilare contro l’oblio, contro il tentativo di seppellire il passato. Inoltre il processo di Verona è stato una risposta di giustizia all’offesa all’umanità intera e alla dignità dell’uomo rappresentata dai crimini nazisti. A molti reduci dall’orrore dei campi di concentramento, tra questi accanto a milioni di vittime uomini come Primo Levi e Jean Amery, che ci hanno nei loro libri detto di non poter dimenticare che erano stati uomini come loro, esseri umani a commettere quelle atrocità, il processo del lager di Bolzano insieme agli altri processi che sono stati celebrati e ancora si celebreranno, ci consente di cercare di dare una positiva risposta a questa angosciosa impossibilità di dimenticare dei sopravvissuti. Si è vero, vi sono stati degli uomini che vi hanno fatto questo, possiamo rispondere, però altri uomini hanno cercato di ristabilire un ordine giuridico e morale violato rendendovi giustizia. Occorre quindi rispondere a chi parla di “archeologia giudiziaria”, a chi vorrebbe ignorare, o quanto meno imporre il silenzio sul passato, che il processo del lager di Bolzano, sia pure a così lunga distanza di anni dai fatti, è stato un processo necessario e un processo giusto.

da www.deportati.it

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