Documenti dell'ANED di Milano
Dalle carte del processo a Michael Seifert
a cura di Giorgio Mezzalira e Carlo Romeo
I giovani capiranno
Questa terra ha conosciuto anche la parte più feroce dell’occupazione nazista, che in poco meno di due anni di diffuse intimidazioni, ritorsioni e violenze, fece conoscere l’apice dell’efferatezza con gli internamenti nel Lager di via Resia e le deportazioni nei campi di sterminio. La Suprema Corte di Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo di Mischa Seifert, riconosciuto colpevole dal Tribunale Militare di Verona, nel novembre 2000, di 11 omicidi perpetrati in danno di internati in detto Campo di transito. La città di Bolzano si è costituita parte civile nel processo, non per spirito di vendetta, ma per chiedere giustizia e per un doveroso omaggio alla memoria di quanti perirono e soffrirono in quel Lager, di quanti da lì furono avviati ai campi di sterminio. Lo esigeva questa città, divenuta tristemente sede di un campo di oppressione, e la cui popolazione, soprattutto del rione Don Bosco, ha condiviso, con umana solidarietà, la pena di quanti transitavano da quel campo. Ho assistito a Verona a parte del processo di primo grado, e sono rimasto profondamente scosso dalla grande compostezza e dignità morale dei testimoni, persone tutte che avevano superato gli ottant’anni, e dalle quali non è uscita una parola di rabbia, né un desiderio di vendetta. Nei loro volti e nel cuore vi era solo una grande commossa afflizione di aver visto uccidere compagne e compagni di cella, il tormento di udire ancora dopo tanti decenni le urla dei torturati, e di vedere il ghigno beffardo dei torturatori. Ho letto negli atti del processo, e ho appreso dalla viva voce dei compagni di sventura, di donne incinte squarciate nel ventre, di occhi che schizzavano, di membra straziate. Con indicibile dignità quei testimoni sono gli artefici del riscatto morale di una popolazione dalle barbarie e dagli orrori compiuti nell’obnubilazione collettiva che aveva calpestato ogni umanità. Testimoni che nello spirito e nella carne portavano i segni indelebili della malvagità di quell’aguzzino, e di altri come lui. Leggendo le pagine che seguono, sono certo che soprattutto i giovani capiranno a quali guasti può portare l’intolleranza, l’odio razziale, la persecuzione religiosa, la sopraffazione contro i più inermi ed emarginati, e sapranno immedesimarsi nella personale situazione di chi subisce torti o violenze, comprendendo l’enormità e la disumanità di una condotta abietta, che vuole togliere ogni dignità alla persona umana, e sopprimere ogni anelito di libertà e di democrazia. Occorre conoscere il passato, per vivere meglio il futuro.
Giovanni Salghetti Drioli
Sindaco di Bolzano
da www.deportati.it