Sono stata parecchio tempo su questa pagina per buttar giu' qualche parola su questo capolavoro di Kubrick, ma e' stato difficile.  Il punto e' che c'e' poco da dire, il film dice tutto da se', lasciando a bocca aperta lo spettatore. Ancor oggi mi stupisco quando sento dire che e' un pugno nello stomaco, che e' fonte di violenza. L'ironia che accompagna il film e' tale che e' impossibile la classificazione del film come violento. Si parla di giovani che emulano i protagonisti del film, Alex e gli altri drughi, ma son persone instabili, immature e inadatte a vivere in societa'.
Arancia Meccanica non e' un film in cui regna sovrana la forza bruta, ma e' provocatorio, come molti film del regista, ed ironico, come lo stesso Kubrick dichiarava nelle poche interviste rilasciate nella sua vita.
La presenza dell'ironia e' lampante in ogni fotogramma giudicato violento: quando Alex picchia due delle sue vittime cantando "Singin' in the rain" per fare un esempio.

Ecco degli stralci dell'intervista rilasciata nel 1980 da Kubrick a Michael Ciment, apparsa nella traduzione italiana nel romanzo "Arancia Meccanica", di Anthony Burgess, Einaudi Tascabili. Dal libro e' tratto il film.

Le domande di Michael Ciment sono in corsivo
Le risposte di Stanley Kubrick sono in carattere normale

Di ARANCIA MECCANICA son state date interpretazioni molto diverse, ma lei come considera il film?

Il film parla dei tentativi di limitare nell'uomo la liberta' di scegliere tra bene e male.
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Questa e' l'idea fondante della storia, il suo contenuto; ma l'elemento cui si deve la riuscita drammatica e artistica e' la creazione assolutamente unica di Burgess, lo straordinario personaggio di Alex, che rappresenta l'inconscio.
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Il presidente della Motion Picture Association, Aaron Stern, che e' anche psichiatra, ha elaborato un'interpretazione molto interessante: secondo lui, Alex all'inizio del film rappresenta l'uomo allo stato di natura. La "tecnica Ludovico" corrisponde in termini psicologici al processo di civilizzazione; la malattia che ne consegue puo' esser vista come la nevrosi imposta all'individuo dalla societa'.
La liberazione finale che il pubblico avverte corrisponde alla sua stessa rottura con la civilta'. Ovviamente, tutto cio' accade a livello inconscio. Non e' il significato letterale del film, , ma e' uno degli elementi che provocano l'identificazione dello spettatore con Alex.

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A livello politico il finale del film mostra un'alleanza tra il teppista e le autorita'.

Alla fine il governo e' indotto a utilizzare la violenza dei peggiori membri della societa' per i propri fini: si allea con Dim e Georgie, che diventano poliziotti, e naturalmente con Alex. L'ultima scena deve essere letta all'interno del suo contesto satirico: "Ero proprio guarito" ricorda il grido del dottor Stranamore: "Mein Fuhrer, posso camminare!"
L'immagine di Alex imboccato come un bambino da questa societa' totalitaria e definitivamente corrotta, se al livello piu' immediato e superficiale funge da elemento comico, risulta anche un ottimo simbolo.

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Alex nel film non e' piu' un adolescente.

Non sono riuscito a trovare un attore di 16 anni in grado di recitare la parte. Quando si fa un film bisogna sempre confrontarsi con questa realta' concreta e brutale: si devono trovare degli attori adatti ai ruoli. Un attore di 16 anni poteva essere una soluzione migliore solo se avesse avuto lo strordinario talento di Malcolm McDowell, e non era davvero cosa facile.

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Perche' ha girato la scena con le due ragazze con la tecnica dell'accelerazione?

Mi pareva che consentisse di rendere satirica sullo schermo la scena di un banale rapporto sessuale. Ormai, questo genere di scene ci sono state propinate con l'accompagnamento della musica di Bach, e cosi' via. E lo scopo qual e'? Non certo di mostrare la passione fisica o l'amore.

Il finale di ARANCIA MECCANICA e' diverso da quello del libro.

Esistono due versioni del romanzo, ma io ho letto quella che contiene un capitolo in piu' solo dopo aver lavorato per molti mesi alla sceneggiatura. Sono rimasto sorpreso, perche' non c'era alcun rapporto con lo stile sarcastico del resto del libro; credo che l'editore si ariuscito a convincere Burgess a chiudere con una nota di speranza, o qualcosa di simile. Sinceramente, quando ho letto quell'ultimo capitolo non potevo credere ai miei occhi. Alex esce di prigione e torna a casa. Uno dei ragazzi si sposa, l'altro sparisce, e alla fine Alex decide di diventare un adulto responsabile.

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Si e' molto discusso dei pericoli insiti in una simile ammirazione (del pubblico nei confronti di Alex, NdNan).

L'idea che le persone possano essere corrotte per aver provato queste sensazioni in uno stato assai simile a quello del sogno, o per avvertito un'inconscia identificazione con personaggi di questo genere, e forse anche per aver trovato cosi' un modo di acquietare in parte la propria aggressivita', e' a mio parere priva di fondamento.

Che ruolo svolgono la violenza e l'erotismo nel suo film?

L'erotismo nel film e' una proiezione di cio' che credo accadra' nei prossimi anni: l'arte erotica diverra' un'arte popolare. Questo elemento rientrava nella necessita' di dare la sensazione di un futuro molto prossimo. Alla violenza doveva essere attribuito un adeguato peso drammatico perche' la questione morale si ponesse in modo logico. Se la malvagita' di Alex fosse stata meno netta, la storia avrebbe finito per somigliare a quei western che vorrebbero considerarsi contro il linciaggio: in realta', visto che si lincia un giovane innocente, la morale finisce per essere: "non si deve linciare la gente perche' puo' essere innocente"; mentre bisognerebbe dire: "non si deve linciare nessuno". Per mostrare l'azione del govrno in tutto il suo orrore, bisognava scegliere come vittima qualcuno di assolutamente depravato: in questo modo, quando il governo lo trasforma in uno zombie, ci si accorge che si tratta di un'azione profondamente immorale, anche ai danni di una creatura simile.
Se Alex non fosse l'incarnazione del Male, sarebbe troppo facile dire: "Si, certo, il governo ha torto, perche' lui non e' cosi' cattivo". In questo modo, si chiarisce meglio il problema.

Qual e' la sua opinione sullo spazio sempre maggiore che il cinema ha riservato alla violenza in questi ultimi anni?

In questo periodo "va di moda" tra alcuni giornalisti, soprattutto quelli che scrivono per le riviste scandalistiche, parlare della violenza al cinema. Innanzitutto, non e' affatto dimostrato che la violenza eserciti un effetto diretto sulle azioni degli spettatori adulti. Anzi, tutto sembra provare il contrario. E' stato provato che le persone, anche sotto ipnosi o in stato postipnotico, non compiono azioni contrarie alla propria natura. Inoltre, io penso che l'unica differenza tra gran parte dei film del passato, che venivano giudicati inoffensivi, e i film oggi condannati, stia nel fatto che nei film contemporanei la violenza viene mostrata nei suoi effetti, e non nel modo classico, del tutto irreale. Se la violenza fosse nociva, prima di tutto bisognerebbe accusare Tom e Jerry, i film di James Bond e i western italiani, perche' la presentano come una cosa divertente, priva di conseguenze. Considerare il cinema e la televisione come ragione essenziale della violenza nel mondo significa ignorarne le vere cause: posizione molto comoda per i giornali e gli uomini politici, che cosi' possono eludere i problemi reali.

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Nel suo film lei sembra critico nei confronti di tutte le posizioni politiche. Si definirebbe un anarchico pessimista?

Assolutamente no. Penso che la questione sia valutare il grado di autorita' necessario a mantenere salda la societa', cioe' ne' troppo ne' troppo poco. Penso che l'establishment vada tenuto sotto controllo, e che dobbiamo tenerci pronti a lottare contro di esso. Ma non nutro certo l'impressione utopica che, distruggendo le istituzioni sociali, emergerebbe nell'uomo la sua bonta' originaria. Uno dei problemi sociali piu' difficili da risolvere oggigiorno e' in quale modo chi detiene l'autorita' possa mantenerla senza diventare repressivo; come ridare alle persone fiducia nelle leggi e nella politica in quanto soluzioni possibili ai problemi sociali. La gente comincia a considerare gli strumenti giuridici e politici troppo lenti, e forse inutili. Dal canto suo, lo Stato avverte la minaccia del terrorismo e dell'anarchia. La domanda e': come si puo', sempre che sia ancora possibile, ottenere un giusto equilibrio?
Non conosco la risposta.


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