VISITA DEL CARDINALE Carlo Maria MARTINI

Riportiamo, in sintesi, il discorso dell’Arcivescovo al parroco di Fara, don Carlo Bosisio, e alla comunità cristiana del paese:
“Sono lieto di essere ancora una volta in mezzo a voi, in questa bella parrocchia di Sant’Alessandro di Fara Gera d’Adda, e sono lieto di potere ancora una volta presiedere l’Eucaristia in questa chiesa restaurata e rinnovata, salutando tutti i fedeli, il vostro parroco don Carlo Bosisio, che da quasi vent’anni vi guida, don Emanuele e il vicario episcopale, mons. Giuseppe Longhi, che mi accompagna in questa visita pastorale e che mi ha già preceduto nella visita con il decano del decanato di Treviglio, don Giuseppe Barzaghi. Oltre ad essere l’anno della Visita Pastorale, questo è un anno particolarmente significativo poiché è l’Anno Santo, l’anno del Giubileo. Inoltre, questa visita cade nell’imminenza del Natale che segna duemila anni dalla nascita di Gesù Cristo, duemila anni di storia della chiesa, ma anche duemila anni importanti per lo sviluppo della società civile, per la crescita della dignità umana, del senso del valore della persona. È dunque necessario porsi alcune domande in questo periodo di chiusura dell’Anno Santo: che cosa ci dice il momento che stiamo vivendo? Quali speranze abbiamo davanti alla nostra mente, al nostro corpo, dinnanzi a noi? Io ho cercato di pormi queste domande ad alta voce, qui davanti a voi, anche tenendo presente l’ampio materiale che mi avete consegnato attraverso il vicario episcopale, come il materiale della visita pastorale, le vostre ampie relazioni, le vostre risposte ai questionari. Da tutte queste cose sono emerse le possibili risposte a domande quali Chi siamo?, Da dove veniamo?, Quali sono le nostre responsabilità come membri della parrocchia di Sant’Alessandro?
Bisogna innanzi tutto porsi in ascolto del Vangelo, poiché esso è percorso da una triplice domanda, tre volte ripetuta: che cosa dobbiamo fare? Questa domanda parla di tre realtà: il mondo familiare e civile, il mondo delle parrocchie e il mondo militare: le tre categorie che costituiscono la domanda riflettono anche tutto il nostro mondo di oggi. E la risposta che Giovanni Battista da a questa domanda è una risposta che possiamo facilmente comprendere: Giovanni Battista infatti parla di carità, fraternità, solidarietà. Tutto questo chiaramente indica un proposito molto giusto, ma anche tanto arduo e difficile da applicare: quando la società potrà essere all’altezza di queste richieste? Per facilitarne lo sviluppo bisogna pensare a Colui che viene, a Colui che purifica e rende limpidi i nostri pensieri e i nostri cuori, e a Colui che “raccoglie il frumento nel granaio”, cioè che raduna le energie disperse nella società e nell’umanità intera, che brucia e distrugge tutto che è contro l’uomo e la sua dignità.
Ecco che la venuta di Gesù Cristo si pone allora a disposizione dell’umanità intera, la venuta per essere chiamati a vita nuova e a nuova speranza. È proprio in questa prospettiva che io voglio ora darvi la risposta alle domande che la vostra parrocchia mi ha rivolto in occasione della visita pastorale: chi siamo e dove andiamo? Le vostre origini sono molto antiche: si perdono lungo gli insediamenti Romani e soprattutto Longobardi, come dimostrano anche le reliquie storiche che vi rimangono. Voi siete una comunità cristiana da secoli, e da secoli la comunità cristiana accompagna il cammino delle persone, con l’augurio della Parola e la celebrazione del mistero della salvezza. Da secoli la comunità cristiana difende la dignità della persona umana. Voi però siete anche toccati dai fenomeni di cui ha parlato il parroco nelle sue parole di accoglienza, siete toccati cioè dalle evoluzioni sociali, economiche, culturali che intervengono in profondità nel tessuto delle vostre tradizioni e vi richiamano a ritrovare una rinnovata accoglienza del prossimo, per interpretare la fede e le speranze che emergono dal cuore delle persone. La vostra è una parrocchia che affronta questa sfida e che mostra una partecipazione numerosa alla vita liturgica; il patrimonio di convinzioni cristiane, che sono presenti qui e che sono un retroterra prezioso, non serve soltanto per ringraziare Dio per il passato, ma anche per guardare avanti, perché da questo retroterra di convinzioni cristiane viene generato lo Spirito di Dio capace di far ritrovare la gioia evangelica.
Innanzi tutto quindi la vostra parrocchia deve partire da Dio e dalla Sua Parola, come è sottolineato anche nel vostro progetto parrocchiale; Dio conosce il nostro cuore, fa crescere in noi il desiderio di essere degni del Figlio Suo, di essere una comunità che ascolta la Parola con attenzione e perseveranza. Dunque la prima grande sfida è di far crescere la Parola di Dio, che rappresenti davvero per tutti un dono che da gioia alla vita ed accende speranze. Dalla Parola di Dio, dal primato del Vangelo e dalla liturgia nasce il potere della comunione ed è importante sia per Fara che per Badalasco essere comunità cristiana, che sa esprimersi nella comunione, essendo congregazioni accoglienti. Questa comunione si attua attraverso la corresponsabilità dei laici, capaci di essere operatori pastorali che servono la parrocchia e tanti altri ambiti educativi, liturgici e caritativi. Vivere l’appartenenza forte alla comunità cristiana sostiene la crescita della responsabilità di ogni fedele, chiamato a testimoniare nella società valori come la dignità e l’uguaglianza della persona, la giustizia e la carità.
Data l’imminenza del Natale, auguro di cuore un buon Natale a tutti i fedeli, alle autorità, ai vostri pastori, a tutti coloro che sono impegnati nel sostenere una vita cristiana in questa bella comunità parrocchiale: che il Signore vi porti in questo Natale abbondanza di gioia e di pace.

Francesca Nuzzo

Tratto da un inserto speciale pubblicato nel 2001 su "Il popolo cattolico".

VENT’ANNI PER IL FUTURO

FARA – Domenica scorsa sono stati celebrati i vent’anni dalla fondazione dello Spi-Cgil, Lega dei pensionati di Fara. Ai festeggiamenti hanno partecipato numerosi non solo gli iscritti all’associazione, ma anche molti cittadini, e non sono mancati neppure volti illustri come i sindaci di Fara, Canonica e Pontirolo. Al convegno intitolato “Vent’anni per il futuro” tenuto dal segretario della lega Spi-Cgil di Fara Valter Manenti, sono intervenuti, ricordando il percorso storico e l’evoluzione di questa importante associazione, anche Mario Mussi ed Edoardo Bano, rispettivamente segretari della Lega di Treviglio e della provincia di Bergamo. Le celebrazioni hanno raggiunto il culmine dell’emozione con la consegna dei riconoscimenti ai fondatori e ai benemeriti, tra cui Luigi Baioni, Giuseppe Colnaghi, Primo Comi, Mario Lazzola, Nevio Parimbelli, Giovanni Pulici, Angelo Ravasi, Giovanni Serughetti, Giuseppe Arzilli, Nicola Prigigallo. A conclusione del convegno anche il segretario regionale della Lega Spi-Cgil, Francesco Rampi, ha espresso la propria soddisfazione per il continuo sviluppo e i risultati raggiunti dalla sezione farese, mentre l’anniversario è stato infine festeggiato con un rinfresco.

Francesca Nuzzo

Art. pubblicato nel mese di ottobre 2001 su "La Gazzetta della Martesana".

TRE DIPENDENTI DEL LINIFICIO COINVOLTI NEL DISASTRO AEREO DI LINATE

FARA – Nel disastro aereo avvenuto a Linate lunedì scorso, e che ha causato la morte di 118 persone, hanno perso la vita anche tre dipendenti del Linificio Canapificio Nazionale di Fara d’Adda. Angelo Scaburri di Grumello, era un perito tessile e lavorava da sei anni come tecnico montatore della divisione impianti del Linificio. Doveva raggiungere la Lituania, dove il Linificio sta installando un nuovo stabilimento, insieme a due colleghi: Leonardo Alcamo, di Nova Milanese, responsabile del personale da ben nove anni, e Marco Cantù, di Pozzuolo Martesana, che era responsabile della struttura informatica e lavorava al Linificio da 7 anni. La morte dei tre dipendenti del Linificio ha chiaramente sconvolto i colleghi di lavoro di Fara, che conoscevano le vittime del disastro aereo da ormai molti anni e che soprattutto si rammaricano per il fatto che fossero persone molto giovani e con famiglia: basti pensare che Marco Cantù aveva solo 34 anni, mentre Angelo Scaburri, che avrebbe compiuto i 41 lo scorso mercoledì, ha lasciato due figli di 5 e 9 anni. Lettere di cordoglio e comunicazioni di condoglianze collettive sono giunte alle famiglie delle vittime da parte dei dipendenti del Linificio di Fara, che hanno perso così tragicamente ed inaspettatamente dei cari colleghi proprio durante un viaggio di lavoro.

Art. personale pubblicato nel mese di ottobre 2001 su "La Gazzetta della Martesana".

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