NON SI NAVIGA A VISTA

ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA SITUAZIONE DEGLI SCACCHI IN SARDEGNA

A distanza di alcuni mesi dall’elezione del nuovo Comitato Regionale e giunti al periodo di pausa coincidente con l’inizio delle vacanze estive (anche se quest’anno gli scacchisti sardi avranno l’occasione di cimentarsi nel minifestival di Ozieri a metà agosto), che segue un periodo di intensa attività che non ha conosciuto soste dall’inizio dell’anno ad oggi, sono doverose alcune considerazioni, per fare il punto sull’attuale situazione degli scacchi in Sardegna e per mettere in evidenza alcuni temi che meriterebbero ulteriori approfondimenti.

E’ opportuno premettere fin dal primo momento che, fino ad oggi, il giudizio sul livello quantitativo e qualitativo dell’attività sviluppata nella regione è sicuramente positivo, così come quello sulla buona volontà e sull’impegno dei dirigenti scacchistici sardi. Chi scrive, peraltro, è componente del Comitato Regionale Sardegna della F.S.I., e quindi conosce bene ciò che si è fatto nei vari settori di attività, conosce personalmente tutti gli operatori impegnati nel nostro campo in Sardegna, è stato presente a tutte le manifestazioni ufficiali organizzate in Sardegna negli ultimi anni, e conosce per esserne parte attiva i meccanismi decisionali da cui scaturisce la programmazione e il coordinamento dell’attività scacchistica regionale.

Per questo motivo, non si può non rilevare con soddisfazione il fatto che nella nostra regione si svolgano regolarmente da alcuni anni tutte le manifestazioni ufficiali previste dal calendario nazionale e rappresentative di giocatori sardi prendano regolarmente parte a tutti i Campionati nazionali ufficiali, per i quali si svolgono le previste fasi di qualificazione a livello regionale e, quasi sempre, provinciale. Se a questa constatazione si aggiunge il rilevante aumento di tesserati e l’aumento del numero medio di partecipanti alle varie manifestazioni che si svolgono nell’isola, si può facilmente capire come il lavoro svolto in Sardegna a partire dal 1996, anno in cui su iniziativa dell’allora attivissimo Said Vahidi si fece luogo a una ristrutturazione e riorganizzazione della dirigenza regionale, proseguita poi, a partire dall’anno successivo dal Comitato presieduto da Vittorio Monni, rieletto Presidente nella riunione dello scorso 4 febbraio, abbia già prodotto frutti apprezzabili, che pongono la Sardegna in grado di non sfigurare all’interno del panorama scacchistico nazionale, anche se certo non si può ancora competere con le regioni di più ampia e consolidata tradizione scacchistica.

Detto questo. non si può fare a meno di evidenziare quegli elementi che, in una situazione come la nostra, costituiscono un limite allo sviluppo, e sui principi che dovrebbero ispirare l’azione della dirigenza scacchistica regionale, e di riflesso di tutti i dirigenti scacchistici sardi, al fine di consolidare i risultati fin qui raggiunti, non disperdere quanto di buono si è fatto in questi anni, e, se il movimento dimostrerà di essere all’altezza, compiere un salto di qualità che consenta a tutti i praticanti di poter svolgere la loro attività in condizioni e con risorse migliori. Infatti, talvolta si dimentica che l’obiettivo di una azione dirigenziale, a qualunque livello, non è quello di mandare avanti le cose così come viene, accontentandosi di gestire l’esistente anche laddove esso presenta degli elementi di scarsa qualità e nessuna utilità, ma di promuovere uno sviluppo delle attività che possa condurre la comunità scacchistica interessata ad avere tutto quanto ad essa occorre per raggiungere nuovi e sempre più qualificati obiettivi.

Le considerazioni che seguiranno, pertanto, rappresentano semplici introduzioni a dei temi che si spera possano essere trattati più diffusamente anche con il contributo di chi, sinceramente interessato al miglioramento della situazione, voglia su di essi intervenire, e sono formulate con spirito autenticamente costruttivo da parte di chi ha sempre cercato di dare dimostrazione di volersi impegnare, talvolta commettendo errori, ma sempre con le migliori intenzioni.

In primo luogo, una considerazione che scaturisce direttamente dall’osservazione delle vicende relative alla elezione dell’attuale Comitato, è il pressochè totale disinteresse, da parte di giocatori e Istruttori per le vicende del Comitato Regionale. A ciascuna di queste categorie di Scacchisti era stato affidato, in base alla normativa vigente, un potere diretto ed effettivo nella scelta dei Componenti del Comitato, ma l’andamento delle relative Assemblee, praticamente deserte, ha evidenziato la mancanza di volontà di approfittare dell’occasione. Il fatto che il fenomeno si sia verificato anche in altre regioni d’Italia non costituisce affatto una consolazione.

In secondo luogo, lo scarso numero di dirigenti attualmente operanti. Naturalmente, questa constatazione si riallaccia in qualche modo alla precedente in quanto deriva sicuramente dalla scarsa disponibilità degli scacchisti ad assumere ruoli di dirigenza che comportano fatica e responsabilità, ma è evidente che questo è un grosso ostacolo allo sviluppo dell’attività, perchè impedisce di mettere in cantiere ulteriori iniziative oltre a quelle già in atto (si pensi, per es., alle attività propagandistiche che a mio parere dovrebbero essere incrementate) ed è di ostacolo ad una efficace distribuzione dei compiti che consenta di coprire tutti i settori dell’attività.

Tuttavia, il fatto che la nostra regione non sia priva di risorse umane, che sono state in grado, in questo arco di tempo, di dimostrare il possesso di capacità serie ed affidabili, e di attirare, a favore delle iniziative da esse intraprese qualche risorsa finanziaria, sia pure di non eccezionale entità, mi induce a formulare la terza e più seria considerazione.

Essa riguarda la tendenza che si è manifestata più volte negli ultimi tempi a sottovalutare il ruolo di una programmazione precisa e puntuale dell’attività scacchistica regionale. Si tratta, questo è evidente, di uno dei compiti principali di una dirigenza ed è il punto centrale su cui ruota una politica basata sulla fissazione di obiettivi e sulla elaborazione di fasi operative finalizzate al loro raggiungimento.

Le manifestazioni di questa tendenza sono quanto mai varie e su alcune di esse è quanto mai opportuno fermarsi a riflettere. Io mi limito in questa sede solo ad alcune note. Il fatto che, per esempio, si assista negli ultimi anni all’aumento del numero dei tornei week-end, organizzati dai vari Circoli sicuramente con grosso impegno di mezzi e con grande fatica dei loro dirigenti, ma che ormai arrivano a contare, specie in certi periodi e in certe località, un numero esiguo di presenze, mentre si fa fatica ogni anno a trovare qualcuno che organizzi le varie manifestazioni ufficiali del Calendario nazionale, quali i Campionati U16, che in realtà per un organizzatore dovrebbero essere più "appetibili" in quanto in grado di rappresentare una prestigiosa vetrina per qualunque organizzatore e quindi fonte di notevoli soddisfazioni, la dice lunga sugli intendimenti che ispirano molti operatori scacchistici e sulle difficoltà di coordinare a dovere le risorse organizzative presenti. La stessa situazione dei Campionati Provinciali, che pure in alcune località sono in grado di richiamare un numero consistente di giocatori, ma che vengono organizzati senza mezzi e con grosso dispendio di energie dai pochi volontari che vi si prestano, sembra confermare la stessa cosa.

Il problema è senza dubbio assai complesso, perchè riguarda la capacità del Comitato Regionale di motivare in qualche modo gli organizzatori a lanciarsi in queste iniziative, nonchè la capacità del Comitato stesso di saper reperire ulteriori risorse a loro favore sfruttando tutte le prerogative istituzionali che gli consentirebbero di trovare nuovi e validi interlocutori, ma è necessario che tutti si rendano conto della sua esistenza, perchè se non viene validamente affrontato, può portare a un rallentamento dell’attività o addirittura a un suo blocco in alcuni settori. Ma che sia comunque un punto di vitale importanza è dimostrato dal fatto che, laddove si è operato seguendo i criteri di una rigorosa programmazione si sono ottenuti risultati di notevole portata, come nel caso dell’attività scacchistica scolastica in provincia di Cagliari. Nella situazione citata, si è riusciti a stabilire una relazione positiva e costruttiva con Enti e Istituzioni e a coinvolgere in ruoli attivi gli operatori capaci e seriamente interessati, così da conseguire un risultato consistente in un numero sempre più elevato, anno dopo anno, di Istituzioni Scolastiche che partecipano all’attività promossa dagli Organismi periferici della F.S.I, con la collaborazione di tutti i Circoli della provincia, e in collegamento con il Provveditorato agli Studi e con il C.O.N.I., e l’eliminazione del problema cui prima si faceva cenno, relativo al reperimento di risorse organizzative, anzi chi coordina l’attività può addirittura permettersi di mettere a confronto e di scegliere tra quelle che possono considerarsi delle vere e proprie "candidature" di organizzatori che tengono in modo particolare a mettere la loro firma sull’organizzazione delle varie manifestazioni scacchistiche scolastiche.

Io credo che operare con gli stessi intendimenti e criteri su scala regionale, coinvolgendo in questo modo di operare tutti i settori dell’attività, contribuirebbe a elaborare un complesso organico e coordinato di iniziative, in grado di rendere più presentabile ciò che si produce e si intende produrre, e a conferire una migliore visibilità al movimento scacchistico sardo, con tutto quello che ne potrebbe conseguire in termini finanziari, di collaborazioni e propagandistici.

Non vado oltre con i miei rilievi perchè scopo del mio intervento non era quello di operare una analisi approfondita del fenomeno scacchistico nella nostra isola, ma solo quello, ripeto, di individuare alcune questioni che, secondo me, sarebbe opportuno approfondire, a qualunque livello e in ogni sede possibile, al di là di quello che già si fa, talvolta in modo un po’ disordinato e frammentario, ma sempre con le migliori intenzioni, nelle sedi istituzionali.

Se si riuscirà in questo intento, sarà un passo apprezzabile verso il perfezionamento e il miglioramento di tutto quello che si sta facendo per creare una più efficace politica degli scacchi in Sardegna.

30/08/2001

 

Giovanni Mascia
Membro del Comitato Regionale Scacchistico Sardo
e Presidente del Circolo Scacchistico Cagliaritano

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