IL BANCO DI PROVA

A proposito delle dimissioni del Presidente del Comitato Regionale Scacchistico Sardo Vittorio Monni.

La cronaca della recente riunione del Comitato Regionale FSI, tenutasi ad Oristano lo scorso 14 ottobre, riporta la notizia, importantissima come tutti possono immediatamente capire, dell’annuncio delle proprie dimissioni da parte del Presidente Vittorio Monni. Va subito precisato che le suddette dimissioni sono da ricondurre esclusivamente a motivi del tutto personali, e Vittorio le aveva già anticipate in varie occasioni, ufficiali e non. Da parte mia, avendo osservato da vicino il suo lavoro di dirigente scacchistico, attività nella quale ha dato tutto senza risparmiarsi neppure un poco, posso azzardare che alla base della sua decisione ci sia anche un pò di stanchezza, fatto del tutto normale in una persona che si è dovuta impegnare, assieme ad un piccolo gruppo di persone e per un periodo abbastanza lungo, in un’opera difficile, che nella sua prima fase ha avuto i caratteri di una vera e propria ricostruzione. Ma proprio per questo, noi non dobbiamo assolutamente dibattere sui motivi di queste dimissioni; dobbiamo solamente ringraziare Vittorio, riconoscere i pregi della sua opera fondamentale e augurarci che il suo successore sia valido quanto lui. Sappiamo inoltre che Vittorio non farà venir meno il suo impegno in campo scacchistico e lo vedremo, quindi, ancora artefice di qualche importante avvenimento nella sua Iglesias, e, speriamo, anche di qualche iniziativa a carattere regionale.

Quanto alla sua successione, proprio perchè i motivi delle dimissioni di Vittorio non rappresentano per niente il segno di una crisi, o di divisioni, all’interno della dirigenza scacchistica regionale, a prima vista si dovrebbe affermare che, nonostante essa rappresenti un passaggio comunque delicato, non dovrebbe provocare traumi di alcun genere e ad essa si dovrebbe riuscire a far fronte con una certa sicurezza.

Tuttavia, poiché in un mio intervento di qualche mese fa, mi sono permesso di rivolgere qualche osservazione critica avente come oggetto il modo con il quale è stata portata avanti, soprattutto in fase di programmazione, l’attività scacchistica in Sardegna nell’ultimo periodo, ritengo sia utile tenere ben presenti quelle considerazioni, ancora attuali, in questo delicato momento. Inoltre, trovo sia un pò preoccupante la piega che sta prendendo il dibattito, per la verità abbastanza ristretto, sull’elezione del nuovo Presidente, in quanto incentrato quasi esclusivamente sulla ricerca di un nome da indicare quale successore, senza alcuna attenzione a quegli aspetti programmatici che, in una fase come questa, è comunque indispensabile definire con chiarezza, non fosse altro perchè ci si trova comunque alla fine di un capitolo della nostra storia e, in questi casi, è sempre opportuno operare un bilancio di quanto è stato fatto, al fine di evidenziare quali obiettivi sono stati raggiunti e cosa invece non si è riusciti a realizzare. Ecco perché, la vicenda che la massima istituzione scacchistica sarda sta vivendo in questo momento rappresenta, a mio avviso, un banco di prova della forza e della maturità di tutto il movimento scacchistico isolano.

Senza ripetere tutto quanto espresso nel mio precedente intervento, in breve intendo affermare che l’azione del Comitato Regionale può essere notevolmente migliorata. Il calendario delle attività è senza dubbio completo per quanto riguarda l’attività agonistica in generale, come testimonia l’alto numero di tornei week-end che si svolgono ormai un pi da tutte le parti, ma presenta qualche carenza per quanto riguarda le manifestazioni di altro tipo, come dimostrano le grandi difficoltà per stabilire le sedi e reperire organizzazioni valide per tornei giovanili e scolastici che, a mio avviso, dovrebbero essere quelli che più facilmente dovrebbero permettere di raccogliere risorse umane e finanziarie attorno a sé, in quanto naturalmente più appetibili. Ma se non si pone riparo a questa situazione, si rischia di vanificare tutto quanto è stato fatto di buono in un settore fondamentale per lo sviluppo del nostro movimento, nel quale abbiamo avuto più di un’occasione di distinguerci anche a livello nazionale.

In secondo luogo, siamo ancora indietro, anzi sembra che si sia interrotto lo sforzo, in linea con la politica federale a livello nazionale, rivolto a creare dei quadri validi di Istruttori destinati a operare nella Regione. E’ appena il caso di dire, che un Comitato Regionale, in una materia come questa, dovrebbe essere in grado di svolgere un’azione a tutto campo, che non si limiti agli adempimenti formali, il cui rispetto è comunque importante, ma farsi promotore di un’attività che porti validi contributi a livello tecnico-scientifico.

Infine, i rapporti con le Istituzioni e i vari Enti Pubblici e privati che potrebbero figurare quali nostri interlocutori, si stanno riducendo pian piano, all’essenziale. E’ inutile, a mio avviso, ribattere, come qualcuno in questi casi fa, che è inutile impegnarsi troppo nella cura di questo tipo di relazioni perchè tanto nelle sedi istituzionali nessuno è disposto a fare niente per gli scacchi e comunque i finanziamenti sono sempre insufficienti. Si potrebbe facilmente ribattere che intanto questo non sempre è vero, ma soprattutto che la capacità di un organismo di operare in modo efficace dipende non solo dalla sua organizzazione interna, il che rimane sempre l’aspetto principale, ma anche dalla sua capacità di inserirsi in una rete di relazioni da cui saprà poi ricavare, in tutto o in parte, quanto potrà servirgli. E anche l’organizzazione interna del Comitato, visto che mi è capitato di toccare questo tasto, ha rappresentato talvolta, specie negli ultimi tempi, un punto dolente. Bisogna essere consapevoli che i settori di attività sono molteplici, che è necessario ripartire i compiti tra i vari operatori in modo razionale e che ognuno dovrebbe essere pronto ad assumersi la sua parte di responsabilità.

Vorrei, a questo punto del mio intervento, chiarire che tutta questa serie di rilievi, non deve assolutamente essere considerata una valutazione eccessivamente severa di quanto realizzato fin qui dal Comitato, perché non si intende assolutamente tacere dei risultati positivi ottenuti in più di un’occasione; non vuole essere neanche un attacco rivolto a qualcuno o a qualcosa. Anche io sono destinatario di queste osservazioni, in quanto ho fatto parte del Comitato Regionale uscente, ed evidentemente anche io sono, per la mia parte, responsabile delle manchevolezze fin qui registrate. Mi interessa solamente affermare con chiarezza che colui il quale si candiderà come nuovo Presidente dovrà avere ben chiari i termini della situazione e dovrà formulare il suo programma tenendo conto dell’esistenza di questi problemi e delle esigenze più profonde della comunità scacchistica regionale, che tanti progressi ha fatto in questi anni, sotto la direzione di Vittorio Monni, ma ha ancora tanto bisogno di crescere. Al tempo stesso il nuovo Presidente dovrà essere in grado di svolgere una funzione di stimolo e di riuscire a coinvolgere tutte quelle forze che possono veramente dare qualcosa al movimento.

E’ pertanto un augurio quello con il quale voglio concludere le mie considerazioni, affinchè la Sardegna scacchistica conosca sempre nuovi e maggiori successi e che gli sforzi e gli auspici di tutti coloro che vogliono veramente realizzare un miglioramento siano soddisfatti.

23 ottobre 2001

Giovanni Mascia