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Il Governo, nella riunione del Consiglio dei ministri del 13 novembre 2003, ha approvato un disegno di legge che modifica profondamente la disciplina attualmente in vigore (DPR 309/90) sull’uso di stupefacenti e di sostanze psicotrope, nonché sulla cura e riabilitazione degli stati di tossicodipendenza.

La riforma approvata si muove sulle seguenti direttrici:

- contrarietà anche verso il semplice uso e la detenzione della droga;

- impegno delle istituzioni verso una coerente prevenzione, da sviluppare su un piano informativo e culturale;

- nessuna acquiescenza o addirittura collaborazione nel mantenimento di soggetti in stato permanente di tossicodipendenza;

- intelligente repressione dello spaccio.

La problematica della diffusione delle droghe ha assunto oggi connotati di sempre maggiore gravità a livello planetario, dal momento che il fenomeno droga, oltre alle implicazioni dirette sulla salute dei singoli e sulla criminalità diffusa ed organizzata, si interseca inscindibilmente con le più complesse emergenze mondiali, fra le quali non ultima il terrorismo di matrice islamica, e la sua base in Afghanistan, dove la produzione di oppio è la maggiore del mondo.

Esistono peraltro precisi vincoli di ordine internazionale da tenere ben presenti. La Convenzione unica sugli stupefacenti adottata a New York il 30 marzo 1961, emendata dal Protocollo di Ginevra del 25 marzo 1972, e la Convenzione sulle sostanze psicotrope adottata a Vienna il 21 febbraio 1971, che obbligano gli Stati sottoscrittori, fra i quali è l'Italia, a considerare illecita anche la detenzione di stupefacenti per uso personale non terapeutico.

FINI: DROGA, BASTA INDUGI
«Impedirne l’uso è un dovere morale». E i Ds aprono all’eroina di Stato


ROMA. «La lotta alla droga per questo governo è un dovere di carattere morale e va fatta senza se e senza ma», afferma categoricamente il vicepremier Gianfranco Fini alla Conferenza di Palermo sulle tossicodipendenze.
Ma le sue parole trovano un coro di critiche dell’opposizione, sempre più posizionata verso l’opzione anti-proibizionista dei neo-alleati radicali di Capezzone. Al punto che mentre Fini ribadisce la posizione di An di fermezza contro gli spacciatori e di negazione del diritto individuale di drogarsi, la diessina Livia Turco arriva a proporre addirittura la cessione controllata di eroina ai tossicodipendenti, confortata dal popolo dell’ultra sinistra giovanile che contesta il ddl Fini e rivendica il primato della canna libera.
Ieri, a Palermo, il leader di An ha parlato chiaro: la legge per il contrasto dell’uso di sostanze stupefacenti sarà approvata entro fine legislatura, anche con il voto di fiducia, se necessario. E la stessa ex Cirielli, già approvata dal Parlamento, potrebbe essere modificata per armonizzarla con il ddl Fini, evitando così che i tossicodipendenti recidivi possano restare tagliati fuori dalla possibilità di un recupero. Accade così che paradossalmente il centrosinistra si ritrovi a criticare l’annuncio di modifica della ex Cirielli dopo aver tuonato contro la stessa normativa. Ma il governo, come ha spiegato ieri Fini, ha intenzione di andare avanti nella sua battaglia contro la droga, e non solo attraverso strumenti normativi, ma anche con un’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. «Lancio un appello agli opinion leader giovanili: facciano sentire la loro voce, facciano capire che drogarsi non è un diritto», ha detto ieri Fini, concludendo a Palermo i lavori della quarta conferenza nazionale sulle tossicodipendenze. «I cantanti, gli uomini del mondo dello sport — ha aggiunto il vicepremier — tutti coloro che sono un esempio per i più giovani, si uniscano alle famiglie, se non si vogliono unire al governo, nel far capire che drogarsi non è un diritto, che drogarsi significa innanzitutto aver paura di vivere». Quindi, ha ribadito, «tutti coloro che possono indurre un giovane a non fumare la sua prima canna, a non farsi la sua prima pasticca, a non inalare la sua prima striscia, a non farsi il suo primo buco, davvero lo facciano, perchè è un problema di coscienza». Poi, in riferimento allo stralcio del ddl sulle tossicodipendenze in discussione in Parlamento, Fini ha sostenuto che «non è una legge repressiva, se non nei confronti dello spaccio» ed è una legge «che non manda in galera chi fuma uno spinello ma tende a educare e prevenire», e spiace che ci sia «chi in palese malafede non conosce il ddl e ne parla per ragioni propagandistiche». Sulla legge, ha insistito Fini, «il governo ha preso un impegno» perchè «combattere la droga è un dovere morale». Il ddl, ha spiegato, vuole «potenziare tutte le strutture di recupero». La Conferenza, ha aggiunto, «è stata utile proprio perchè coloro che in buona fede si sono confrontati hanno dato suggerimenti utili». Nel merito della legge, Fini ha spiegato invece che le tabelle che fissano la quantità di sostanze stupefacenti al di sopra della quale si configura lo spaccio e non il consumo personale saranno predisposte successivamente «perchè è giusto che siano gli esperti, che siano i tossicologi, a stabilire qual è la quantità al di sopra della quale c’è lo spaccio e non l'uso personale». «Ci sarà il principio — ha sottolineato— che non esistono droghe buone e droghe cattive, nè quelle pesanti e quelle leggere, ma elencheremo tutte le sostanze stupefacenti». Fini ha poi ricordato che «rimangono le sanzioni amministrative per chi ne fa uso personale e ci saranno misure penali nei confronti di chi spaccia». Fini ha poi confermato che «se necessario » An chiederà alle forze di governo il voto di fiducia per far approvare il disegno di legge entro la fine della legislatura ventilato dal parlamentare di An Maurizio Gasparri. Il provvedimento potrebbe andare in aula già a gennaio. Riguardo un’eventuale modifica della ex Cirielli, Fini ha spiegato che in quella legge «c’è una norma che punisce i recidivi e non menziona affatto che molti recidivi sono proprio ex tossicodipendenti, mentre nel ddl stralcio, a riprova che non è certamente una norma che porta in galera i tossicodipendenti, c’è la previsione di uscire dal carcere per seguire percorsi di recupero a richiesta». «Modificheremo quindi la ex Cirielli e la uniformeremo al testo della legge», ha detto Fini. La contraddizione cui si riferisce Fini è relativa all'inasprimento delle pene per i recidivi previsti dall'ex Cirielli (la maggior parte dei tossicodipendenti sono recidivi), e, dall’altra parte, all'elevazione del tetto da 4 a 6 anni che favorirà l'uscita dal carcere dei tossicodipendenti per essere immessi in comunità come percorso alternativo al carcere, misura prevista dal ddl sulle tossicodipendenze. Dalla sinistra arriva il solito fuoco di critiche, tutte in difesa della libertà individuale di drogarsi. Il primo a tuonare è il verde Paolo Cento secondo il quale «è ancora più assurda la motivazione di quella retromarcia sulla ex Cirielli, cioè rendere più agevole l’approvazione di un’altra legge vergognosa, tesa a criminalizzare migliaia di consumatori occasionali». La diessina Anna Finocchiaro e Luciano Violante prendono a pretesto i tossicodipendenti per attaccare l’ex Cirielli: «É questo l'ultimo segnale — dichiara Finocchiaro — di un pressappochismo deleterio. L'ex Cirielli è stata in discussione tra Camera e Senato per mesi. E solo ora scoprono quello che noi dell’opposizione tiamo dicendo dall'inizio e cioè che questo è un provvedimento assolutamente dannoso per tutti e che riempirà le carceri italiane a dismisura. Soprattutto di tossicodipendenti ».
Ma la proposta davvero delirante arriva da Livia Turco, che propone «come riduzione del danno, la somministrazione controllata di eroina». Una sperimentazione, ha precisato, «molto circoscritta», che riguarderebbe «tossicodipendenti di vecchia data». Il primo passo, insomma, verso la droga di Stato.

Fonte : dal Secolo d'Italia del 8/12/2005
Autore : dI Antonio Marras

 
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