SILLOGE DI COMPOSIZIONI
(1998)
di Riccardo Vittorio GENTILE

Raccolta di composizioni in versi e in prosa di grandissimo valore ad opera dell'autore Riccardo Vittorio GENTILE che ben ha saputo trasfondere il suo profondo amore per la terra e le genti di Palena in questi scritti dove accanto ad una poetica pregnante e pulsante si possono trovare tutti i contenuti naturalistici e sentimentali che la lunga appartenenza alla terra di Palena ha lasciato nel cuore e nell'anima dell'autore. Un ampia pagina su questa pubblicazione è già disponibile in questo sito.

Il libro attualmente non regolarmente distributo è in attesa di una più ampia distribuzione e divulgazione.

Le composizioni contenute in questa sìlloge sono state tratte da monografie inedite della mia collana «La Porrara» (Monografie n. 5, 6 e 7: «Canti etnofonici», «Canti della Montagna» e «Canti sull'Aventino»; Monografie n. 8, 9 e 10: «Immagini del passato», «Immagini e rime», «Immagini e rime dialettali»; Monografie n. 28 e 29: «Ricordi palenesi» e «Palena. Ricordi dialettali»).
Tali composizioni (di cui parte in stralcio), distribuite in tre parti: I. Terra natale; II. Comunità palenese; III. Famiglia, scuola, chiesa, evocano più delle altre momenti significativi di vita palenese o ripropongono immagini di luoghi cari, legate al ricordo di un tempo passato.
Delle composizioni dialettali, soltanto quattro sono state qui inserite per intero: «Palaina maje» (Palma mia), « ]a nusctalgéje de l'emigrante palenése» (La nostalgia dell'emigrante palenese), «La Purruare» (La Porrara) e «La capparelle» (La capparella).
Le prime due perché, musicate da Antonio Gentile, sono state distribuite su nastro magnetico a numerosi Palenesi; la terza perché, musicata dallo stesso Maestro e registrata su nastro magnetico, è stata inserita (con altre composizioni, pure premiate, di altri autori) in cassette dei «Canti della Montagna», ed. a cura dell'Associazione culturale «Abruzzo Est» di Montesilvano-Pescara; la quarta («La capparelle»), perché mi ricorda mio padre e mia madre, l'adolescenza e la mantella che, nell'età matura, fece parte della mia «Onorata uniforme». (A quest'ultima è dedicata una mia composizione, non inserita in questa sìlloge).
Queste quattro composizioni dialettali e relative traduzioni in lingua italiana trovano posto in fondo a questa sìlloge, seguite da stralci di altre composizioni dialettali tratte dalla monografia n. 29 sopraindicata.
Di altre composizioni dialettali (pure tratte da quest'ultima monografia) sono state qui inserite soltando le traduzioni in lingua italiana, in considerazione del fatto che le nuove generazioni incontrano difficoltà alla lettura spedita ed alla facile comprensione dell'antico dialetto palenese, di cui tuttavia il valore educativo ed espressivo è indubitabile. Infatti, come affermato in sede propria, «il dialetto non è solo un modo di esprimersi, ma è esso stesso immagine viva della vita, modo originale di essere, valore della tradizione, della cultura di una etnia» (cfr. «Il nuovo giornale dei poeti», gennaio 1990, pagina 4).
Varie composizioni (in lingua e in dialetto), tra quelle inserite in questa sìlloge, sono precedute da una introduzione (che offre la visione del quadro nel quale si colloca l'argomento trattato), oppure sono accompagnate da relative fotografie e illustrazioni.
Di queste ultime, le une e le altre sono state tratte, nella maggior parte, dalle monografie n. 4 «Palena. Panorama storico-culturale e di attualità - Illustrazioni» e n. 13 «Palena. Paesaggi in fotografia», della collana suddetta. Le illustrazioni provengono da acquerelli, pitture e disegni eseguiti da Palenesi (residenti o emigrati), cultori dell'arte, distintisi per la loro attenzione alle iniziative culturali ed artistiche che vanno diffondendosi nelle Comunità palenesi (residenti e non residenti).
Dall'inserimento in questa sìlloge sono state escluse le composizioni di contenuto strettamente familiare, custodite (con relative fotografie-ricordo di famiglia) in una raccolta a parte, intitolata «Ricordi familiari», della quale nessuna composizione è stata inserita nelle monografie della collana «La Porrara».
Ai professionisti ed ai dilettanti cultori di poesia e di arte (appartenenti a Comunità palenesi, costituite da residenti o da emigrati, che hanno contribuito a rendere, con l'immagine grafica, significati e sensazioni più eloquenti della stessa parola) rivolgo cordiali espressioni di ammirazione e di gratitudine.
Un grazie di cuore anche a mia moglie Caterina, per il suo intelligente appassionato contributo dato alla revisione dei testi ed alla scelta di quelli qui raccolti.
Nessuna pretesa di esibizione da parte mia e di quanti hanno collaborato con personali libere artistiche illustrazioni alla presentazione di questa umile opera, ma soltanto l'intima aspirazione ad esprimere e comunicare, con la parola e con l'immagine, l'amore per la terra natale e il desiderio di stimolare ben noti meritevoli compaesani a dedicare alla nostra Comunità e diffondere le loro opere storico-culturali, letterarie, artistiche e musicali su Palena e sui Palenesi, finora inedite.

La Porrara

La Porrara (m. 2136) è il monte dei Peligni. Ergendosi maestoso sulla Valle dell'Aventino e sulle sue Comunità che domina dall'alto verso levante fino al mare, le rappresenta simbolicamente, quale loro emblema, nel tempo e nello spazio.
Come riferisce Tito Livio (secondo la fonte citata dal canonico palenese Cesare Falcocchio e da don Antonino Chiaverini nel suo libro «La Madonna dell'Altare». Ed. «La Moderna». Sulmona, 1974, pagine 12-13), la Porrara fu anticamente nota col nome di PELIGNA e diede nome alle popolazioni superequane (cioè montane) dei PELIGNI (Taranta Peligna, Torricella Peligna e Lama dei Peligni). Palena, che si adagia ai suoi piedi, fu un Comune dei Peligni (Pelignorum Universitas), come dalle parole latine che si leggono sul suo stemma.
La Porrara si chiamò pure PALLENO o PALENO (PALLENUM o PALENUS) e diede nome a Palena e ai PALLENENSI (PALLENENSES) o Palenesi e Peligni.
È tra i monti più caratteristici d'Abruzzo. La sua vetta, stagliandosi nel cielo, domina la profonda valle del fiume Aventino, che nasce alle sue pendici. È la prima ad imbiancarsi in autunno insieme alla Maiella (cui la unisce il monte Coccia) e l'ultima a svestirsi del suo bianco manto in primavera. Sul suo fianco orientale si infrangono i venti balcanici. Imponente, selvaggia, folta di rigogliosa vegetazione, interrotta qua e là da pareti strapiombanti, sembra inaccessibile. La sua mole incontaminata offre uno spettacolo di grandezza e di forza, quasi a personificare la forza e il genio della gente d'Abruzzo, dei Sanniti e dei Peligni. Le sue nevi immacolate alimentano le fonti d'acqua fresca e pura di S. Cataldo, di S. Antonio (presso Palena) e della Madonna dell'Altare (sul suo costonè sud-orientale a m. 1272 s/m, dal quale, sulla silenziosa e boscosa «Valle della Madonna», domina il Santuario omonimo, già eremo di Celestino V).
La Porrara è l'emblema delle Comunità della Valle dell'Aventino e simbolo della loro forza e della loro fermezza di carattere.
Ergendosi verticalmente, incontaminata nello spazio, sotto la volta celeste, offre uno spettacolo sublime, come di un altare di un tempio immenso che si innalza altissimo nel cielo, simbolo di purezza (come dell'acqua delle sue nevi) e immagine suggestiva di elevazione spirituale che ispira silenzioso raccoglimento e solitaria preghiera.

Il fiume Aventino

Dalla sorgente lento a valle vai
sinuoso nel tuo calle e non ristai,
sempre vai toccando le pendici
della Maiella madre le radici.

Dalla valle sale la tua voce
finché laggiù si spegne nella foce:
una musica, il tuo mormorio,
che incanta e commuove il cuore mio.

Tu mi ricordi ora, Aventino,
i palpiti di quand'ero bambino,
quando fino al Carmine correvo
e da quella chiesetta ti vedevo.

Più in là, in vita, domani chissà,
il tuo fievole canto che dolce va
certo ancora mi accompagnerà
fin quando la mia vita durerà.

 

 

"L'Aventino", da un acquerello di Panfilo Napoleone
Stampa: Istituto Salesiano Pio XI
Via Umbertide, 11
00181 ROMA
 

Riccardo Vittorio Gentile, nato a Palena nel 1919, risiede a Roma da molti anni.

Nel 1938 si iscrive, previo esame di concorso, all'Università di Roma e, subito dopo, insegna materie letterarie nella Scuola di Avviamento Professionale di Palena fino al dicembre 1941, quando è chiamato alle armi.
Dopo l'ultima guerra, insegna nella Scuola Centrale Carabinieri di Firenze e nell'Istituto salesiano "Pio XI" di Roma (Scuola media e Istituto Tecnico per ragionieri).

È autore di quattro monografie (tutte annotate sulle sue carte personali, come da disposizione ministeriale secondo cui gli elaborati "rappresentano un personale contributo di studio, di pensiero, di idee e di esperienza"), delle quali una (pubblicata a cura dell'organo ministeriale centrale) è stata distribuita agli uffici dipendenti interessati, e di numerosi saggi o studi di contenuto storico-culturale, pedagogico, tecnico-professionale e giuridico, pubblicati su varie riviste a tiratura nazionale. Uno di questi è fra i testi "di maggiore rilievo", così testualmente citati nella relazione della "Commissione parlamentare d'inchiesta sugli eventi del giugno-luglio 1964" (vol. 2°-, pagg. 355-356), accanto a quelli di Crisafulli, De Marsico, Jemolo, Mantovani, Messina, Nuvolone, Vassalli ed altri.

Una prima raccolta di sue composizioni, ispirate dall'amore per il paese natio, è stata pubblicata su "Germogli dell'Agrifoglio", antologia della Poesia, Rieti. 1988, Ed. Agrifoglio 1991.
Altri componimenti sono stati pubblicati sul periodico "l'Agrifoglio", Ed. Associazione Accademica "l'Agrifoglio". Rieti. 1989; su "Abruzzo Oggi", Ed. Nova Italica, Pescara, 1989; su "Vivere di Poesia ogni giorno", Ed. Lo Faro, Roma, 1989 e 1990; e su "La strenna dei poeti", Ed. Accademia del Sole, Roma, 1990 e 1992.

Ha ricevuto il diploma d'onore per la poesia da CIRALS (Centro Internazionale Ricerche Letterarie e Scientifiche). 13°- Concorso di poesia in lingua. Roma, 1990; il diploma di merito e targa artistica. Concorso nazionale di poesia "Madonna del Cucito", Roma, 1989 e 1990; il diploma di merito, nel 14°- Festival nazionale "I Canti della Montagna", Montesilvano, 1989 e 1990; vincitore del 19°- Festival nazionale "I Canti della Montagna", 1995.

Ha conseguito a pieni voti due lauree (di cui una con 110 e lode) nell'Università di Roma e l'abilitazione (98 su 100) con iscrizione all'albo professionale Istituti Secondari del Provveditorato agli Studi di Roma. È accademico dell'Accademia Anversana dal 1986 e dell'Accademia Italiana dello Spirito dal 1990.
Dal 5 giugno 1962 è socio "Benemerito" dell'Associazione Nazionale Carabinieri. Ha ricevuto poi la Commenda dell'Ordine Militare di Malta e il Diploma d'onore di combattente per la Libertà d'Italia. È Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

È stato ed è collaboratore della stampa periodica nazionale.