a GIANNI BERENGO GARDIN

il Premio FOTOPADOVA 1999

" Dietro l'obiettivo: una vita "


Gianni Berengo Gardin nasce il 10 ottobre 1930 a S. Margherita Ligure (Genova).

Dopo aver vissuto in Svizzera, a Roma, Parigi e Venezia si stabilisce a Milano. Inizia a occuparsi di fotografia nel 1954. Le sue prime foto di reportage sono pubblicate nel 1954 su Il Mondo, diretto da Marco Pannunzio, con cui collabora fino al 1965. Dal 1962 si dedica professionalmente alla fotografia.

Ha collaborato con le principali testate di stampa italiana ed estera. Ha pubblicato oltre 180 volumi fotografici e ha tenuto circa 70 mostre personali in Italia e all’estero (Milano, Roma, Venezia, Arles, Londra, Losanna, Parigi, Vienna, Stoccolma, New York). Tra le più importanti si segnalano le grandi antologiche ad Arles nel 1987, a Milano nel 1990, a Losanna nel 1991, a Parigi nel 1990 e nel 1997, alla Leica Gallery di New York nel 1999 ed a Padova nel 2001. Ha inoltre esposto alla Photokina di Colonia, all’Expo di Montreal, alla Biennale di Venezia.

Sue immagini sono inserite nelle collezioni di diversi musei e fondazioni culturali (Calcografia Nazionale di Roma, Museum of Modern Art di New York, Bibliotheque National e Maison Europèenne de la Photographie di Parigi, Eastman House di Rochester (N.Y.), Musèe de L’Elysèe di Losanna, Museum of Aesthetic Art di Pechino).

Nel 1972 la rivista "Modern Photography" lo annovera tra i "32 World’s Top Photographers". Nel 1975 Cecil Beaton lo inserisce nel libro "The magic Image. The genius of Photography from 1839 to the present day". Nel 1975 Bill Brandt lo seleziona per la mostra "Twentieth Century Landscape Photographs" al Victoria and Albert Museum di Londra. E.H.Gombrich lo cita come unico fotografo nel libro "The Image and the Eye" (Oxford 1982). Italo Zannier nella "Storia della Fotografia Italiana" (Roma - Bari 1987) lo definisce "il fotografo più ragguardevole del dopoguerra".

Nel 1981 vince il "Premio Scanno" per il miglior fotolibro dell’anno con "India dei villaggi". Nel 1990 è invitato d’onore al "Mois de la Photo" di Parigi dove vince il "Premio Brassai". Nel 1995 vince il "Leica Oskard Barnack Award" ai "Rencontres Internationales de la Photograpie" di Arles. Nel 1998 vince exequo il "Premio Oscar Goldoni" per il miglior fotolibro dell’anno con "Zingari a Palermo" e nel 1999 a Fotopadova il premio "Dietro l'obiettivo: una vita".

Fotopadova, con questo riconoscimento ha voluto premiare oltre che il grande fotografo anche la profonda modestia di un uomo che mai ha disconosciuto la sua origine di fotoamatore e gli amici di quel periodo, riconoscendo anzi l'importante funzione che i circoli fotografici hanno avuto nella formazione di seri professionisti .

Bibliografia essenziale:

Venise des Saisons, Parigi 1965. Toscane, Losanna 1967. Morire di Classe (con Carla Cerati, a cura di Franco Bisaglia), Torino 1969. L’occhio come mestiere, Milano 1970. Un paese vent’anni dopo (con Cesare Zavattini), Torino 1976. Dentro la case (con Luciano D’Alessandro), Milano 1977. Gran Bretagna, Milano 1977. Dentro il lavoro (con Luciano D’Alessandro), Milano 1978. Case contadine, Milano 1979. India dei villaggi, Veniano 1980. Spazi dell’uomo, Ivrea 1980. Gianni Berengo Gardin, Milano 1982. Archeologia Industriale, Milano 1983. "Il Mondo", Milano 1985. Donne, Roma 1989. Gianni Berengo Gardin. Fotografie 1953-1990, Udine 1990. Lo studio di Giorgio Morandi, Milano 1993. Gli anni di Venezia, Milano 1994. La disperata allegria. Vivere da zingari a Firenze, Firenze 1994. Gianni Berengo Gardin. Immagini inedite 1954-1994, Brescia 1995. Foto Piano, Roma 1996. Zingari a Palermo. Herdelesi e S. Rosalia, Roma 1997. Les italiens 1953-1997, Parigi 1998. Una città una fabbrica: Ivrea e la Olivetti, Ivrea 1998. Italiani, Milano 1999. Copyright Gianni Berengo Gardin,Roma 2001.

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La realtà esiste veramente. La realtà non è sempre quello che ci piacerebbe vedere in lei, ma esiste : la fotografia ! E la fotografia è il più importante medium della nostra epoca, di questi ultimi cento anni : è il medium che ha influenzato l’arte e la scienza, aprendo nuove vie e soprattutto registrando la Storia in modo che non potesse in futuro essere interpretata e manipolata da storici in malafede. Ed ha permesso di estendere le nostre conoscenze sociologiche e psicologiche .

In effetti questo medium che pungola la nostra società frivola, amorosa, voluttuosa, astiosa, bellicosa è una necessità per chi deve utilizzarla : il fotografo !

In realtà il fotografo impegnato ha visto la luce con l’invenzione della fotografia ma ci sono voluti molti anni perché potesse realizzare quale influenza la stessa poteva avere sull’umanità avvicinandosi alla vita comune, alla realtà di ogni giorno. E la corrente che si assunse questo compito dopo la seconda guerra mondiale fu il neo-realismo che non fu infatti esclusiva prerogativa del cinema.

Gianni Berengo Gardin è una delle figure chiave del neo-realismo italiano, e il suo attaccamento e la parentela a questa corrente artistica è spesso rilevabile anche nelle sue opere più recenti in tutti i suoi aspetti espressivi ed estetici propri di questo autore, in una realtà in continuo movimento.

Il suo stile è sobrio e leggero specie quando ci offre – e ciò capita spesso – delle immagini dove la banalità viene trasfigurata con tratti di ironia o di poesia.

Non si può allora non citare quanto di lui ha scritto un altro grande fotografo, Toni Del Tin, che, come Gianni Berengo Gardin, visse i grandi irripetibili momenti de "La Gondola" e che, come lui, fu interprete della corrente neo-realistica "…non c’è nelle sue fotografie alcune alterazione o deformazione, ma unicamente delle impressioni basate sul contenuto umano, sgorgate dal sentimento e frutto della sua sensibilità. La visione vivente che ne risulta è la visione intelligente di un fotografo che sa vedere l’uomo e la sua vita. …."

Gran parte delle sue fotografie hanno una tale intensità espressiva da non aver bisogno di didascalie: colgono una situazione o la giusta atmosfera nel momento decisivo e prendono valore di documento, valore di generalità e, ciò che è più importante, sono perfettamente per tutti comprensibili .

Parlando di grandi fotografie possiamo asserire che queste non sono mai state create ma piuttosto percepite: è questa la ragione per cui si può ricavare che una grande fotografia non può essere realizzata in studio, perché le grandi foto non sono mai premeditate né realizzate con tutti gli "atouts" predisposti prima del gioco, e che tanti fotografi portano il loro studio nella loro testa.

Secondo questo criterio si può concludere che i grandi fotografi non sono poi quel grande numero che si crede.

Ma Gianni Berengo Gardin – che tiene sempre fra l’altro sottolineare che a lui interessano più le "buone", piuttosto che le "belle" fotografie - fa certamente parte di questa categoria.

(Gustavo Millozzi)