La macchina e le sue parti

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  Mirini e telemetro:  
    il telemetro Kalart  
      funzionamento e regolazione

           

  Molte macchine fotografiche dell'epoca, non solo di grande formato, erano dotate di un telemetro Kalart, accoppiato anch'esso all'obiettivo. Le fotocamere Graflex non facevano eccezione, anzi, quelle dotate di telemetro Kalart erano le più diffuse; la Speed  Graphic era solo in versione Kalart.

A fianco ne vediamo un esempio: una "baby" Speed 2-1/4x3-1/4" con telemetro Kalart montato in verticale. Su di esso è stato innestato un "Focuspot" che, con una piccola lampadina inserita ed alimentata dall'esterno (prevalentemente, dalle batterie contenute nella torcia flash) illumina il soggetto a breve distanza, facilitando la messa a fuoco.
Posteriormente, la visione è facilitata da un "tubetto", avvitato nel foro d'uscita del telemetro. 

Il meccanismo interno del telemetro è mosso da una leva, posizionata sulla fiancata interna della fotocamera, che entra in contatto con la standarta e, per un certo tratto (tipicamente, per le distanze comprese tra ed i 4 o gli 8 piedi), ne segue i movimenti, facendo ruotare attraverso un gioco di leve contenute nello zoccolo del telemetro un prisma a 90° attraverso il quale si osserva una "immagine secondaria" del soggetto, sovrapposta ad un'immagine "primaria".

     
    Lo schema è illustrato nell'immagine a lato.
Una volta rimosso il coperchio, trattenuto da 4 viti, ecco che cosa troviamo dentro il telemetro.

L'immagine primaria (freccia rossa) entra nel telemetro attraverso la finestra più in alto e passa attraverso lo specchietto semiriflettente fisso A, raggiungendo l'occhio del fotografo.

Contemporaneamente, una seconda immagine (freccia verde), parzializzata solo per la parte centrale da un diaframma fisso (e quindi più piccola) entra dalla faccia anteriore del prisma B (che può ruotare in un asse verticale 5, mosso dalla leva 4 a sua volta collegata a leve interne, collegate alla standarta), dal quale viene totalmente riflessa verso lo specchietto A che lo rinvia verso il fotografo.
Le due immagini quindi si fondono: nell'anello esterno c'è l'immagine primaria, nel cerchio interno quella secondaria.

Altre parti:
1 : meccanismo di regolazione dello specchio fisso; consente la coincidenza laterale delle due immagini;
2 : leva di sblocco della regolazione per la gamma di distanze 15 - 25 piedi;
3 : meccanismo di regolazione per la gamma di distanze 4 - 8 piedi.

Muovendo avanti ed indietro il binario su cui è fissata la standarta occorre portare l'immagine secondaria all'esatta sovrapposizione con la parte interna dell'immagine primaria. Nell'immagine qui sotto, le due immagini non si sovrappongono, quindi siamo ancora "fuori fuoco".

     
  Il sistema del telemetro può essere molto preciso ed affidabile, ma solo a condizione che sia assicurato il perfetto accoppiamento ottico-meccanico tra il binario, la standarta e la messa a fuoco su vetro smerigliato. Il telemetro si limita a "mimare", attraverso il movimento reciproco delle immagini, quello che invece avviene sul vetro smerigliato e quindi sulla pellicola.
Regolare un telemetro significa quindi assicurare che l'indicazione di "raggiunta messa a fuoco" corrisponda esattamente a quello che sta accadendo sulla pellicola.

Un documento in PDF (1,49 Mb), che è la fedele traduzione del manuale pubblicato negli USA, fornisce tutte le indicazioni necessarie per la messa a punto del Kalart.
In questa pagina trovate solo le informazioni preliminari, oppure altre informazioni non contenute in quella traduzione e che sono frutto principalmente dell'esperienza.

La prima cosa da fare è un esatto settaggio della standarta, eseguendo il "settaggio di base" descritto in una pagina specifica. In sostanza, fisseremo il punto in cui deve posizionarsi la standarta, con il binario tutto retratto verso l'interno, per avere sul vetro smerigliato l'esatta messa a fuoco di oggetti "all'infinito".

   
 

  

Fatto questo, inquadriamo attraverso il telemetro un oggetto posto all'infinito: le due immagini dovrebbero essere coincidenti.
Se non lo sono, il manuale suggerisce di intervenire sulla regolazione presente sulla leva di comando primaria, all'interno della fotocamera. I meccanismi di regolazione sono di vario tipo, come riportato nel manuale: a sinistra, ad esempio, è visibile la piccola vite di regolazione presente nella Speed "baby".
Tuttavia, questa regolazione può non essere sufficiente e le immagini potrebbero continuare a non coincidere.
Il problema nasce allora da una imperfetta posizione del prisma.
Il prisma è montato su una sottilissima piastrina di ottone, fissata al sostegno attraverso le due viti C . Sul lato opposto, la vite A contrasta l'elasticità della piastrina e regola l'inclinazione del prisma, mentre la molletta B assicura il "ritorno a zero" dell'intero complesso.
 
  Se, nella situazione appena descritta, anche agendo sulla vite A non si ottiene di far coincidere le immagini, è probabile che la piastrina di ottone su cui è montato il prisma si sia deformata nella parte su cui sono montate le viti C : il prisma rimane troppo distante dal sostegno e la vite A non ha nessun effetto.
È necessario allora smontare il prisma, prima estraendo quasi completamente A e poi svitando C .
Con grande attenzione si piega di pochissimo la piastrina in corrispondenza della "U" attraverso la quale si àncora al sostegno: occorre molta delicatezza perché l'ottone rischia di spezzarsi.
Si rimonta la piastrina con le viti C ed a questo punto la piastrina è aderente al sostegno. Si agisce di nuovo sulla vite A e, per tentativi successivi ed ogni volta girandola solo di pochissimo, si raggiunge la coincidenza delle immagini dell'oggetto all'infinito, eventualmente aiutandosi anche con la regolazione presente sulla leva principale.   
   
    La fase successiva è la regolazione del telemetro per la gamma di distanze 15 - 25 piedi (4,5 - 8 metri).
Per fare questo occorre mettere a fuoco su oggetti posti alle due rispettive distanze. Se in una o in entrambe le distanze le immagini non coincidono occorre muovere, secondo le indicazioni fornite dal manuale, il cursore indicato dalla freccia rossa, dopo aver allentato leggermente la vite A girandola di solo un quarto di giro in senso orario, secondo il verso della freccia incisa nella piastrina. Spostato il cursore, si stringe nuovamente A girandola in senso antiorario e si esegue di nuovo l'esame della coincidenza delle immagini, secondo le indicazioni del manuale.  La posizione del cursore dipende dalla lunghezza focale dell'obiettivo, secondo una tabella presente nel manuale.
Questa fase è critica e molti telemetri vengono irrimediabilmente danneggiati da errori di manovra della vite A e del cursore.
   
  L'ultima fase è la regolazione del telemetro per le distanze 4 - 8 piedi (1,2 - 2,4 metri).
Si scelgono quindi due oggetti posti alle rispettive distanze, si mette a fuoco su ognuno dei due e si controlla se le immagini coincidono. Se in una od in entrambe le distanze le immagini non coincidono, occorre intervenire su un altro regolatore, posto davanti al prisma.
Occorre allentare le viti A e B e portare l'estremità del cursore, indicata dalla freccia rossa, su una tacca numerata incisa sulla piastra sottostante, secondo le indicazioni fornite dal manuale. Anche questa posizione dipende dalla lunghezza focale dell'obiettivo e nel manuale è presente una tabella di riferimento.
   
È evidente che mentre si eseguono queste regolazioni è opportuno, per controllare i risultati, rimontare il coperchio del telemetro, tenendolo in posizione riavvitando almeno due delle viti che lo uniscono alla fotocamera, per evitare che durante le prove possa cadere, spezzando con un urto lo specchio interno.
 
        Infine, può verificarsi il caso che le due immagini sono coincidenti verticalmente, ma sono sfalsate orizzontalmente.
Per eliminare questo inconveniente occorre agire sulla levetta alla base dello specchio fisso semitrasparente, girandola in un senso o nell'altra. La levetta è solidale con una vite che solleva o lascia abbassare, rispetto alla piastra di base, la piastrina sulla quale è fissato lo specchio. Anche in questo caso, basta un movimento limitato per ottenere grandi variazioni.

Questa è l'unica regolazione che può essere effettuata anche a telemetro chiuso.
Infatti sul coperchio è presente una vite che si prolunga all'interno, con una "gola" all'estremità (indicata dalla freccia rossa), nella quale, una volta montato, si incastra la parte superiore della levetta. Qualora, per la regolazione con coperchio rimosso, la levetta sia stata spostata rispetto alla posizione originaria, occorre conseguentemente agire anche su questa vite, in modo che, ricollocando il coperchio, si realizzi l'accoppiamento tra la "gola" e la levetta.
 

  Fatte queste regolazioni, si può finalmente procedere al montaggio definitivo del coperchio, stringendo senza forzare le quattro viti di cui è dotato.

Sul coperchio del telemetro è spesso fissata una "staffa", alla quale si aggancia il flash a lampadina. In questo modo si ottiene, con la torcia del flash, una "maniglia" supplementare.  Tuttavia, occorre prestare attenzione alla scarsa resistenza allo strappo da parte delle quattro viti che fissano il coperchio del telemetro alla fotocamera: le Graflex di grande formato pesavano circa 3 chili ed afferrarle per la maniglia-flash significava sottoporre a stress notevoli il foro di avvitatura, talvolta deformato ed allargato da frettolose operazioni di regolazione.  Per questo motivo non di rado il coperchio del telemetro spesso risulta fissato da robuste viti o da bulloncini "passanti", certamente non originali ma molto funzionali per utilizzi  più pesanti.
 

  La laboriosità e la precisione necessarie per regolare il telemetro Kalart ad ogni cambio di obiettivi fecero salutare il telemetro Graflex come un sistema di strepitoso successo: con il Graflex bastava procurarsi la camma adatta all'obiettivo (all'epoca, facilmente reperibile) e tutti i problemi erano risolti.
In realtà, i fotografi più esperti si mostrarono molto meno entusiasti. Pur possedendo una cospicua dotazione di obiettivi, riservavano il telemetro (compreso il Graflex) all'uso con l'obiettivo "standard", mentre per gli altri obiettivi si affidavano al sistema più classico: il vetro smerigliato. E solo di quello si fidavano; al massimo, si fabbricavano delle scale di Vernier da applicare di lato al binario della standarta.  D'altra parte, con i grandangolari, vista la notevole profondità di campo, il telemetro era pressoché inutile, mentre con i teleobiettivi nessuno con un minimo di prudenza (vista la criticità della messa a fuoco) si sarebbe affidato ad un telemetro.
 
  Leggi il manuale in PDF (1,49 Mb) del telemetro Kalart, tradotto dall'inglese.  
 

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