“UN BIMBO, I SUOI OCCHI INNOCENTI, IL PEDOFILO”

 

In una società evoluta ed acculturata come la nostra, in un’era di grande sviluppo tecnico e scientifico, non si dovrebbero registrare casi di violenza sui minori. Invece, sembra che il numero sia in costante aumento e queste perversioni continuano a riempire gli spazi dei telegiornali e dei quotidiani, colpendoci con l’orrore e il raccapriccio che da esse promanano. Come possono questi soggetti essere così spietati da usare ed abusare di giovani creature? Come possono spegnere, per sempre, negli occhi di questi bambini, quella luce che deriva dall’innocenza pura ed incontaminata? Come possono ricambiare l’amore e la fiducia con la ferocia e la barbarie? Quale spirito atarassico consente loro di vivere serenamente nella comunità umana, pur sapendo di aver soffocato per sempre il sorriso di quel fanciullo che è in tutti noi? Eppure queste “persone” continuano nella loro depravazione, trincerandosi spesso dietro una personalità mite e tranquilla che, in realtà, serve a coprire la loro vera natura. Non sono sfiorati né dal rimorso, né dalla vergogna per ciò che compiono, ne per le conseguenze ed i traumi (spesso permanenti ed irreversibili) che causano alle loro piccole vittime. Come riescono a guardare negli occhi i loro figli, sapendo che ciò che hanno compiuto o su loro o su bimbi della loro stessa età? Quale codice morale sono convinti giustifichi la loro condotta? Quali rimedi occorrono ricercare ed attuare affinché tale piaga si inaridisca e muoia?

La mini-riforma, introdotta con la legge 66 del febbraio 1996, ha inasprito le pene, con variazioni dell’iter procedurale, soprattutto per le violenze perpetrate in ambito domestico e sui minori di anni 14. Ma, sembra che questo non abbia funzionato da deterrente. Da una parte la certezza che la ripugnanza, l’umiliazione e la necessità di dimenticare quasi subito, crei nella vittima la convinzione che sia meglio tacere; dall’altra l’ebbrezza nello sfidare la giustizia, che si sa lenta e macchinosa, porta queste persone a ritenersi “super leges” intoccabili. L’Italia, ora, è sprofondata nella Geenna, grazie  alle leggi abominevoli se si arriva al punto di poter concedere a dei pervertiti sessuali di abusare di piccoli innocenti, senza dar loro giusta ed equa condanna come ha fatto la Cassazione che ha concesso attenuanti ad un pedofilo. Ma, la Corte Suprema per quale motivo a respinto il ricorso del Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’appello di Milano che, giustamente, ha fatto ricorso in Cassazione evidenziando la gravità di un fatto apparso sui giornali giorni fa? Ma, è possibile che un uomo come Roberto S. in primo grado sia stato condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione e poi la Corte d’appello di Milano, in secondo grado, gli abbia ridotto la pena? La legge, che criterio ha per giudicare, distinguere, valutare? Perché queste antitesi fra uomini di Legge? Evidentemente chi ah preso questa decisione di ridurre la pena e di definire comportamento “LUDICO” queste abiezioni, non è padre, poiché, se lo fosse, avrebbe avuto reazioni diverse. Forse, a questo punto, bisogna rieducare questa nostra società che, al di là della facciata di perbenismo, coltiva questi squallori, mostrando tutta la sua decadenza, derivata dalla distruzione dei principi etici-morali, fondamento del vivere civile. Solo dopo aver rivalutato questi principi, si potrà tornare anche ad aver rispetto delle norme, con giusta ed equa applicazione delle pene. Infatti come affermato da Hegel: “se il reato è negazione della norma e la pena è la negazione del reato, la pena è la rivalutazione della norma”!

 

 

 

Ercolina Milanesi

 

 

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