Non solo introspezione

 

 

…E mi ritrovo nuovamente con la mia matita tra la dita, un quadernino di appunti e le idee sempre tanto confuse: scrivere è la mia personale “terapia” per indagare me stessa ed ordinare i pensieri. Sento di non aver nulla da dire e già alcune righe grigie   - tutto quello che per me è più importante lo scrivo a matita, per quel tratto dolce e delicato, appena percettibile che non “colpisce” la vista, ma che si “concede” solo a chi è realmente interessato a scorrere quelle parole con attenzione -    riempiono questa pagina stropicciata. Come al solito ora guarderò attentamente il risultato delle mie prime non/riflessioni e straccerò il foglio…in tanti piccoli pezzetti: mi piace sentire il rumore della carta che si taglia sotto le mie mani annoiate.

…E questo primo paragrafo è il frutto della mia seconda non/riflessione. So che ho qualcosa da esprimere, ma non so cosa, e come e…a chi. L’ispirazione me la darà un sms che mi è arrivato ieri sera ed ho conservato. Il testo del messaggio è: “Dare quanto e quando è normale, lo speciale è tutto e subito”. Purtroppo per me questo è vero e devo proprio prenderne atto: speciale…allora io non lo sono!!! Vorrei poter convincere me stessa che quello che io ritengo giusto per me, lo è davvero, vorrei poter liberarmi dalla sudditanza psicologica che ancora alcune persone esercitano su di me, vorrei poter disegnare un limite provvisorio al mio orizzonte e arrivare almeno fino a lì…sarebbe un inizio! Invece osservo immobile la realtà che si trasforma sotto i miei occhi resi impotenti da me, da me per prima!     

…E poi verifico che, però, qui di persone speciali ce ne sono…e sono molte! Ascolto i racconti, le opinioni, le proposte, il lamento, la rabbia, la determinazione, l’amarezza. Sì…ce ne sono tante!!

A questo mio contesto “riflessivo” manca qualcosa…la musica! Come posso realmente convincermi di poter scrivere frasi sensate se non mi faccio avvolgere dalla musica?! Ma poi…è proprio indispensabile che io scriva? Adesso? Non posso semplicemente coricarmi sul letto, appoggiare le caviglie sulla mensola di fronte e guardare il soffitto della mia camera cercando di svuotare la mente? Non sarebbe meglio? Potrei persino recuperare una musicassetta con le vecchie sigle dei cartoni animati della mia infanzia e cullarmi tra pacatezza e apatia. Ora le cerco…ecco! Atlas Ufo Robot, Mazinga Z, Gordian, Creamy Mami, Candy Candy, Pollon, Lady Oscar...

            …E già! Lady Oscar… canticchio il ritornello, ma poi so che non era questo che stavo cercando!! Mi alzo di scatto, sorrido come se mi fosse ritornato alla mente qualcosa… ma la verità è che ero consapevole che avrei scelto proprio “quel” CD. Scorro i titoli e decido di mettere in ripetizione continua una canzone particolare. Titolo del pezzo: “Donne”. Autore: Massimo Morsello. Ora mi avvicino ad uno specchio e guardo la mia figura intera…voglio vedere quale, tra le donne descritte, sono io!

La donna di cuori…no! Non mi pare! L’immagine che il mio specchio riflette ora non è solo quella di un corpo: non potrebbe! E non mi pare che a me si sovrapponga questa descrizione. No…non sono la donna di cuori!

La donna di fiori… “Donna troppo pericolosa col suo mazzo di mimosa.”! Questa ero indubbiamente io fino a nemmeno troppi mesi fa! Un carattere pepato che si è sempre estrinsecato nel modo più curioso: la ribellione verso coloro che erano dalla mia parte, assoggettandomi invece a chi mi “costringeva” in panni che non erano i miei!

La donna di picche…”Donna coi principi saldi che le tengono i piedi caldi. Donna donna severa, tutta d’un pezzo che non ha prezzo. Donna con il trucco in faccia. Donna che t’ama e che t’abbraccia”! Se non altro, almeno per “il trucco in faccia” mi somiglia!! Allora adesso devo “metterci” il resto e diventare la donna di picche!! Sì…lo specchio ha “riconosciuto” solo il make up, ma io ho trovato la definizione che voglio poter calzare.

            …E posso continuare con le considerazioni che avevo lasciato. Sono davvero molte le persone che mi sembrano ammirevoli, apprezzabili ed anche stimabili in questo movimento. Sono davvero molte le persone alle quali vorrei poter assomigliare o che mi piacerebbe potessero infondermi una parte di quelle caratteristiche che fanno di loro delle persone “speciali” e   - mancandomi oggi -   di me solo un individuo “normale”. Forse sarò io ad avere una visione molto parziale e limitata delle situazioni concrete  - lo potrei affermare con    certezza -    e anche “fiabesca”…però mi riconosco, con un po’ di presunzione, una sensibilità tale da “consegnarmi” la capacità d’identificare e discernere gli individui e mi rattrista constatare che esistono dei malumori perché siete voi, persone speciali, ad aver fatto tutto questo che io ora ammiro e a cui miro.

 

Cinzia

 

Indietro