La
giornata dell’orgoglio pedofilo
“E’ intollerabile lasciare che i bambini crescano in questo
clima di terrore nei confronti della sessualità e di disprezzo verso chi non
si attiene alle assurde regole imposte dalle società. Per noi e per loro è
necessario fare qualcosa di concreto e il “Boy Love Day” è l’occasione che
permette a tutti di contribuire alla lotta per i diritti dei pedofili e dei
bambini”.
Da il Manifesto dei pedofili
Inorridisco!
Questo è il contenuto del Manifesto dei pedofili, diffuso su internet nella
giornata dell’orgoglio pedofilo -
proclamata da un sito danese - che
è stata lo scorso 23 giugno. Lo apprendo da “Il Giornale” mentre, invano,
cercavo le quotazioni di alcuni fondi comuni d’investimento. Non ho più parole
e scorro tutto l’articolo. Non posso trattenere la rabbia…io non sono indignata:
provo un senso di collera violenta! E naturalmente questa era la giornata
internazionale! In Italia sono finiti sotto inchiesta 266 presunti pedofili
con l’accusa di istigazione a delinquere e distribuzione per via telematica
di materiale pedopornografico. Provo un senso di dolore talmente acuto da
non riuscire a continuare nel mio lavoro…non avrei mai pensato che saremmo
arrivati a questo punto! Ed avevo anche sempre evitato di leggere ed ascoltare
notizie che riguardassero la pedofilia perché non riuscivo emotivamente a
reggerle. Oggi, però, il titolo di quell’articolo: “Giornata dell’orgoglio
pedofilo: sotto inchiesta 266 ‘navigatori’” ha colpito la mia attenzione tanto
da non potermi io poi più sottrarre dal leggere l’intero testo.
Il mio turbamento
è visibile e devo correre a sciacquarmi il volto e bagnarmi i polsi, in questa
giornata già tanto calda. Le mie mani trattengono l’odore, adesso nauseante,
della carta stampata…non riesco a non sentirlo neppure dopo averle lavate
nevroticamente più volte. Sento il bisogno fisico di liberarmi di questa sensazione…vorrei
potermi cacciare due dita in bocca e autoindurmi il vomito. Non lo faccio,
non lo posso fare e ritorno tra la gente pallida e struccata, scossa e frastornata.
E’ impossibile! A fatica mi risiedo alla scrivania dovendo motivare quel mio
stato di ansietà! Penso che nessuna giustificazione, in questo caso, possa
avere la stessa efficacia della verità e pronuncio una semplice frase, cercando
di respirare profondamente per rianimarmi un po’: “Hanno ‘istituito’ persino
la giornata internazionale dell’orgoglio pedofilo: ormai mi aspetto di tutto!”
Quanto illusa sono! Riesco a dare per scontate sempre troppe cose e
m’inganno ogni volta. Avevo affermato quel pensiero in modo deciso ma la mia
voce era piuttosto dimessa, eppure, dalla sala d’aspetto ottengo una risposta.
Quello che odono le mie orecchie è qualcosa tipo: “Questo è un argomento delicato,
ma non me la sento di colpevolizzare a priori qualcuno, perché se non c’è
violenza fisica o psicologica ritengo che tutto sia lecito.” Adesso sono allibita.
Credo che potrei non riavermi mai più ma replico sostenendo che non è affatto
facile individuare i limiti della violenza psicologica sulla volontà ferma
e determinata di un ragazzino o di una ragazzina. Il mio interlocutore sembra
poco disposto ad avvalorare la mia tesi e ribatte che anche i ragazzini vivono
una loro sessualità! A questo punto illividisco nuovamente, asserisco che
c’è una notevole differenza tra il modo in cui, per esempio, un diciassettenne
può scoprire la propria sessualità e viverla con una coetanea e come un fanciullo
la può subire da un adulto, poi esco dall’ufficio di fretta, afferrando una
busta che fingo di essermi dimenticata di spedire e che è piuttosto urgente.
Sono del tutto smarrita. Mi domando cosa ci sia di sbagliato in me,
perché comunque queste reazioni sono eccessive…eppure io le vivo così! Mi
domando se certa gente sappia cosa realmente sia una molestia fisica, cosa
una violenza psicologica. M’interrogo sul modo in cui si possono posare gli
occhi su una creatura piccola ed indifesa come un bambino. Ma dove ci ha portati
questa società se qualcuno arriva a considerare i bambini come degli adulti
“in miniatura” che quindi, anche in un episodio di sesso, interagiscono con
l’uomo - individuo di cui, spesso,
si fidano, perché parente o comunque vicino alla sua famiglia - che in verità è abusante nei loro confronti.
Scuoto la testa…provo una rabbia incontrollabile! Non mi capacito di quanto
successo.
Mi ritorna alla mente un passaggio
- non lo posso citare con precisione -
di un libro dal titolo: “Donne che si fanno male” di D. Miller che
è una raccolta di vere esperienze infantili di donne che poi hanno sviluppato
una patologia nota come la Sindrome da Rimessa in Atto del Trauma. Non mi
dilungo sul tema ma mi riferisco al paragrafo che mi aveva particolarmente
colpita, in cui una donna, narrava di come suo padre, quando lei aveva tra
i tre ed i sei anni la “costringesse” -
facendolo passare come un atto d’amore tra lei, la diletta, la figlia preferita
e lui, il padre amorevole che poi, di fatto, normalmente la copriva di mille
attenzioni - dopo averla portata a riposare con lui,
a “cercare” e “provare” - quella
che segue è la definizione che lei stessa dà e di sicuro renderà l’immagine
molto “angosciante” - il “lecca-lecca
di papà”! Dopo aver letto quel brano ho abbandonato la lettura del libro,
ma sempre, nella mia mente ritorna quella sensazione quando un’associazione
di idee me la induce. Quasi banale sarebbe dire che oggi quella ragazza è
bulimica e alcolizzata.
Com’è possibile non rendersi conto che certi atti “rubano” la vita?
Un bimbo o un ragazzo violato - magari
provando a dargli la “parvenza” che sia un gesto quasi normale d’affetto e
non una brutale violenza carnale o un criminale abuso -
si porterà sempre il trauma di quell’esperienza, sarà sempre una persona
sofferente, una vittima!!
Sembra assurdo, forse lo è, ma
io stessa, ho potuto superare le sensazioni devastanti di questa mattinata,
e ritornare ad uno stato di apparente pacatezza solo dopo essermi cacciata
in gola indice e medio della mano destra. E questa non è la soluzione…ma sono
troppo “sconfitta” per poter pensare che una soluzione esista!
…E provo a recuperare un po’ di forza solo per concludere che non c’è
assoluzione umana - quella divina
certo non è di nostra competenza - per
chi ti toglie tutto, per chi ti costringe ad una vita “malata”, per chi ti
affonda nella tua innocenza! Questa gente deve pagare, non con la vita - questo no - ma con il
massimo della pena e nessuno deve giustificare chi è solo condannabile. Finché
avrò voce questo lo urlerò…ed ho capito che non ho bisogno di liberarmi della
rabbia in nessun altro modo.
Cinzia