IDENTITA’
Identità in
filosofia significa il persistere dell’unità della cosa attraverso il variare
degli attributi, degli accidenti, dei modi.
Noi rivendichiamo
la nostra identità.
In un mondo
che tende ormai all’omologazione totale degli individui, dei popoli, delle
nazioni, attraverso l’imposizione della religione unica e neo-pagana del mondialismo
economico; che ha la sua Bibbia nel monetarismo; la sua classe sacerdotale
nell’alta finanza internazionale; i suoi sacristi e campanari nelle pseudo-democrazie
occidentali, officianti secondo il rito liberal-capitalista nei nuovi templi
chiamati mercati, noi rivendichiamo la nostra identità.
Il danaro
è il nuovo Dio, il profitto è il nuovo Messia, l’egoismo la nuova via della
santità.
Il Dio danaro
non ammette differenze; promette l’uguaglianza ed il benessere, in realtà
combatte chi si ribella e rifiuta di convertirsi al nuovo credo.
Il Dio danaro
non vuole confini, non ammette barriere che possano impedirne il flusso. Esso
si autoalimenta mostruosamente, divorando gli uomini, sacrificandoli sull’altare
della produzione e del guadagno.
Il Dio danaro
non promette paradiso e inferno nell’aldilà ma realizza subito sulla terra
la promessa biblica.
E l’uomo?
L’uomo viene inteso solo come un fattore di produzione e di consumo.
L’uomo non
è più concepito come il perno e l’artefice della sua storia ma è ridotto ad
ingranaggio secondario indifferenziato, controllato, spiato, condizionato
e annichilito dal braccio armato della nuova religione: ovvero la tecnologia.
Essa, ovunque interviene per correggere gli eventuali comportamenti devianti.
Nuovi Torquemada
e nuova Inquisizione contro chi cerca di divincolarsi.
Entità sovranazionali
costituite da stati sedicenti democratici ma in realtà governati da ristrette
oligarchie economiche, tengono soggiogati i popoli impedendo i cambiamenti
che potrebbero far sfumare i loro affari scellerati
Il fisco,
i satelliti, i codici, i telefoni, i computers, la raccolta dei dati sui consumi,
le preferenze i sentimenti, le malattie, le idee politiche, sono ormai gli
strumenti di monitoraggio, di delazione, di controllo ed esercizio del potere.
Le nuove tecnologie,
la manipolazione genetica, le nuove frontiere della ricerca, il controllo
delle risorse mondiali esercitato da pochi, sono le armi attraverso le quali
il potere del danaro sarà assoluto e irreversibile.
In un futuro
non lontano, caduti gli ultimi baluardi del pudore e della moralità, attraverso
la manipolazione del dna e la clonazione, volendo, potranno essere creati
dall’uomo, in laboratorio, altri uomini o meglio "sottouomini",
replicanti programmati per essere guerrieri implacabili e senza paura, o semplicemente
individui dediti a tutti lavori in stato di schiavitù e predisposti a non
ribellarsi mai, docili, facilmente sostituibili, privi di diritti civili.
Il nuovo medio
evo è già tra noi.
In un contesto
mondiale di tal fatta, rivendicare una identità differenziata rispetto al
modello unico liberal-capitalista, significa combattere per demolire questa
mostruosità planetaria prima che la sua affermazione diventi definitiva. Identità
vuol dire diversità, dialettica, accettazione delle differenze, solidarietà,
partecipazione alla costruzione di un nuovo modello di società nella quale
l’uomo ridiventi il centro dell’universo.
Identità vuol
dire nuovo umanesimo e nuovo rinascimento, elevazione dell’uomo verso l’unico
vero Dio che conosciamo.
L’uomo politico
moderno, novello Ulisse, dovrà combattere strenuamente, navigando nelle tempeste
più cupe, per poter finalmente approdare ai lidi del nuovo ordinamento, dove
finalmente sostituirà la tirannia di pochi con la volontà del popolo.
Non l’apatia,
non la becera reazione, non gli sterili e sorpassati quesiti sulla destra
e la sinistra, ormai vecchi arnesi di un pensiero politico seppellito col
XX secolo, ma azione, lotta, forza innovatrice, conoscenza, pragmatismo, modernità
e tradizione, tolleranza e fede.
La tensione
rivoluzionaria e la sintesi del nostro pensiero politico è questa.
Il terreno
di scontro è definito, il progetto politico è delineato nei suoi caratteri
essenziali, restano da decidere i tempi e i modi.
Quello che
è certo è che noi, guardando al futuro, per continuare ad esistere, traiamo
forza da quanto di buono ci proviene dal nostro passato.
Noi non vogliamo
rinnegare i nostri padri e la nostra identità, come altri hanno fatto meschinamente,
solo per poter arraffare un miserabile osso sotto il tavolo del banchetto
dei nuovi padroni.
Meticcio