La Lettera.
Ho trovato una lettera,
datata più di un anno fa. La prima di una breve corrispondenza tra due amiche
che si sono scambiate importanti confidenze, situazioni della loro vita che
incredibilmente, nell’anno e mezzo precedente, erano riuscite a celare, a
dissimulare. Questa paginetta stropicciata contiene una rivelazione sconcertante:
la giovane donna che l’ha scritta, con questo mezzo, svela all’amica di essere
già madre! Confessione difficile da fare ad una ragazza che ha sempre espresso
il suo chiaro parere favorevole all’aborto ed una certa insofferenza al rapporto
madre/figlio, arrivando a giudicarlo come “falso”. In realtà quel testo contiene
l’accenno al fatto che era stata seriamente presa in considerazione la possibilità
d’interrompere la gravidanza ma si conclude con queste parole: “...sono felice
di avere un figlio, è mio figlio e lo amo.”
Due ragazze unite come sorelle: l’autrice della lettera
che sostiene che in quel periodo difficile, nel quale avrebbe preso
- nel quale ha poi preso - una decisione, avrebbe tanto voluto avere accanto
un’amica come quella che si ritrova in quel momento, ma che allora non conosceva.
Per
fortuna così non fu! Per questo mai smetterò di rendere grazie. Perché, forse,
ora quel bimbo non starebbe dormendo beato nel suo letto. E quella madre non
starebbe sorridendo orgogliosa. E quell’amica non avrebbe ancora conosciuto
il sentimento più puro e forte che esista: l’amore per un bambino!
E’ un piccolo
miracolo! La nascita di un bimbo è un piccolo miracolo...e non è coraggio
quello che manca alle donne che finiscono per abortire. No...non è coraggio!
Ci vuole coraggio per affrontare l’esperienza più meravigliosa al mondo? Ci
vuole coraggio per andare incontro alla felicità più grande? Ci vuole coraggio
per scegliere il proprio bene? Ci vuole coraggio per vivere pienamente l’amore?
No...non è coraggio! Ciò che loro manca è proprio l’affettività!
Basta
prendere tra le braccia un bambino per fargli raggiungere, ed accarezzare,
la testa di quell’enorme peluche che è il Signor Orso, basta aiutarlo a finire
quel gelato alla frutta che ormai gocciola dal cono, basta sentirlo piangere
per esser caduto ed essersi sbucciato un ginocchio e correr da lui per abbracciarlo,
confortarlo, baciarlo e mettergli la “polverina magica” e passare una giornata
con lui sapendo che le sue esigenze saranno sempre al primo posto e provare,
per questa consapevolezza, la più completa sensazione di pace e “pienezza”...tutto
questo manca alla donna che anche solo valuta la possibilità di rinunciare
a suo figlio nel modo più crudele che possa esistere: eliminandolo!
Questo mio testo non vuole trattare dell’aborto,
non vuole descrivere come avviene, cosa succede al feto, cosa succede alla
donna, come si comporta il medico. La mia intenzione non è quella di definire
“sciagurate” le persone che sono favorevoli a questa pratica legale
- però è curioso: non ho ancora venticinque anni e lo Stato non ritiene
di concedermi la possibilità di eleggere un suo senatore, ma mi considera,
da sempre, abbastanza “autorevole” per disporre della vita di una piccola
e indifesa creatura innocente! Meglio che chiudo all’istante questo inciso!!!
- ed “eroiche” quelle che, in qualsiasi
condizione, si assumono le proprie responsabilità.
Con
questo testo ho voluto narrare del ritrovamento di una lettera e di quelle
che, dal giorno della sua consegna, seguirono. Le ultime sono variopinte,
contengono disegni d’improbabili omini stilizzati, di case bianche con il
tetto rosso e il giardino verde...queste ultime lettere contengono la vita!!