28 aprile 2001
Da Verona a Ramelli
Mesi di sacrifici, alcune notti insonni e molto altro per poter portare il simbolo di Forza Nuova in questa “competizione” elettorale.
Una “competizione” raggiunta certamente con molta sofferenza
e lavoro, ma che ora dà i suoi frutti, ancora prima della fatidica data delle
elezioni.
Conferenze stampa, televisioni, radio…..tutti i riflettori
degli organi di informazione puntati su di noi, uno strano effetto, sicuramente
diverso da quello dei fucili subacquei delle zecche che avevamo puntato contro
di noi a Milano pochi mesi fa.
Un traguardo per il movimento che ha raggiunto l’apice il
28 Aprile a Verona, una data carica di significato per chi milita nella “destra”
italiana.
Verona, una città che ho nel cuore e che per molteplici motivi
con ricorrenza incrocio nella mia vita. Come sempre mi accoglie bellissima,
in questo giorno con un bel sole primaverile. Per la prima volta ho visitato
la sede locale, molto bella, rinascimentale oserei dire, con i suoi soffitti
a volta e i rosoni alle pareti. A parte gli sguardi tristi e lugubri degli
occupanti di una Alfa Romeo azzurra con delle luci blu sul tetto parcheggiata
all’esterno, l’accoglienza è stata gioiosa, attendevo l’arrivo di Yari, oltre
che segretario provinciale, fine conoscitore delle locali trattorie
Scherzo …è solo un modo per ringraziarlo per l’ottimo locale
in cui mi ha portato, dove poco dopo si sono uniti a noi anche i Camerati
trevisani.
Finalmente respiravo quasi un aria di casa fra le vie di
quella città, brulicante di turisti con un dialetto. Meraviglioso vedere i
ragazzi più giovani, fieri, distribuire i volantini che richiamavano la cittadinanza
per l’imminente comizio nella sua maggiore e magnificente piazza. Un profondo
significato vedere quei giovani operare per il nostro ideale di ricostruzione
nazionale, fra le mura storiche e i monumenti.
Finalmente piazza Brà ci accoglieva con il suo piccolo ma
non meno affascinante colosseo: l’Arena.
Nei giorni precedenti, su Internet, nei vari siti, i centri
sociali si sbizzarrivano con varie considerazioni contro la nostra manifestazione,
ricorreva sempre la stessa frase, che sinceramente non ho capito se la intendessero
in spagnolo o in dialetto veneto…..no pasaran! Non passeremo?!?! Viene quasi
voglia di rispondergli nello stesso dialetto…..ma và in mona!
Circa un migliaio di persone fra Camerati e cittadini Veronesi
si sono riuniti sotto il palco per seguire il comizio, dedicato nel ricordo
di Massimo Morsello, perché è anche per merito suo se ora stiamo raccogliendo
questi successi e se questo non vuole dire che siamo passati, di sicuro dovremo
andare a trovarli la prossima volta per farglielo vedere.
Specifico che qualche giorno prima, il signor Bertinotti
a Verona aveva raccolto non di più di 300 persone.
Sul palco dopo l’arrivo del nostro segretario nazionale è
iniziato l’intervento di Yari, ci guardavamo con perplessità noi di Milano,
non ci aspettavamo una grinta così, nelle sue parole e nella fermezza delle
sue dichiarazioni…..il caso Marsiglia ha gettato fango su di loro, sulla loro
città ed ora giustamente ed a gran voce invoca con orgoglio che vengano porte
le scuse da parte di coloro che per faziosità davano ragione al truffatore.
Yari aggiungeva l’esposizione di alcuni problemi a cui Verona e i suoi cittadini
erano sottoposti. Prendeva anche la parola il responsabile regionale Paolo
Caratossidis che, in modo chiaro e deciso, spiegava quanto è costato a tutto
il gruppo veneto, in termini di fatica e presenza, portare una realtà come
Forza Nuova (nata solo pochissimi anni fa, bersagliata dai mass media con
false accuse e minacciata di scioglimento dai nostri nemici) al risultato
di potere presentare le sue liste alle prossime elezioni. Un grande successo
a cui dobbiamo dare grande merito e riconoscimento, qualsiasi esso sia il
risultato elettorale che otterremo. L’intervento dell’avvocato Businiello
nostro massimo candidato per la zona, è stato estremamente articolato per
gli argomenti trattati, devo dire da buon oratore.
Significativo il momento in cui espose come non vorremmo
che diventasse l’Italia portando ad esempio le metropoli americane in cui
genti di etnie diverse non possono entrare nel quartiere delle altre, esponendo
chiaramente il modello di Forza Nuova, la nostra idea di come dovrebbe essere
la nostra nazione e chiarendo definitivamente che noi siamo gli unici che
concretamente proponiamo, fra le tante soluzioni per arginare la piaga dell’immigrazione,
un aiuto concreto a quelle nazioni dissanguate dall’emigrazione per creare
una tendenza di inversione a questo fenomeno.
Un momento del suo discorso ha incendiato gli animi dei camerati
presenti, ed è stato quando ha detto una sacrosanta verità: noi dall’america
non abbiamo nulla da imparare. Si riferiva al monumento alle sue spalle, l’Arena,
ed aggiungeva che c’è più storia in quella costruzione, nella sua piazza,
che non in tutta quella degli Stati Uniti d’America e questo vale per ogni
piazza, anche del più piccolo paese della nostra patria.
Una personalissima dedica è stata lanciata dal nostro avvocato,
in risposta ai vari centri sociali e la loro propaganda su Internet e specificatamente
riferendosi al “porcospino” ha urlato ai microfoni:
Non dovevamo passare? Ebbene siamo passati!!!
Infine ha passato la parola al nostro segretario nazionale.
Che dire di questo? Roberto ha ancora, maggiormente acceso
i nostri animi, anche se purtroppo non ho potuto seguire come avrei voluto
il suo discorso perché dietro il palco strani personaggi si aggiravano sospettosamente
ed ho preferito rimanere in quella posizione con Fabio, che si occupa direttamente
della sicurezza.
Probabilmente è sfuggito agli attenti occhi delle forze dell’ordine
il gruppetto di mini-zecche che fotografava e che vorrei ringraziare personalmente
per il rullino che tanto gentilmente è stato richiesto loro da due miei carissimi
amici e prontamente consegnato mentre distraevo gli sceriffi. Sfuggito è sicuramente
al loro impeccabile servizio di sicurezza, probabilmente distratti dall’avvenenza
delle turiste nordiche, l’individuo in perfetta tenuta da turista tedesco,
mise rovinata da un piccolo tatuaggio sulla spalla destra recante la sigla
R.A.F. Probabile che fosse un ex collega del nostro carissimo amico Horst
Mahler.
Indimenticabili le parole di conclusione di Roberto al comizio:
Italia alzati e cammina! Profetiche, ma sicuramente devono fare riflettere
sulle reali condizioni in cui versa la nostra nazione e aggiungerei anche
tutta l’Europa.
Sicuramente tutta la giornata è stata intensa ma non era
ancora finita, il rientro a Milano era d’obbligo, perché come accennavo all’inizio,
il 28 Aprile è un giorno particolare per la destra italiana: è la ricorrenza
di un triste giorno, la morte di Sergio Ramelli, e come ogni anno i Camerati
milanesi di ogni fazione o gruppo effettuano una veglia in sua memoria sotto
casa sua, luogo anche dell’agguato mortale.
Il viaggio di ritorno è stato veloce per potere raggiungere
chi non era venuto a Verona per occuparsi delle affissioni commemorative quella
triste data.
Ormai era notte fonda al mio arrivo a Milano e come da qualche
anno a questa parte accade, due erano i gruppi che si erano formati in via
Amadeo, il primo era quello di Azione Giovani e Alleanza Nazionale, il secondo
eravamo noi.
Capisco che gli pennini non siano di destra ma ricordo che
qualcuno di loro un tempo agiva diversamente e senz’altro in un modo migliore
di come agisce ora.
Come da copione, ogni anno succede qualche piccolo incidente
diplomatico, qualche manifesto coperto…..io non vengo se ci sono loro…..non
c’è il mio nome sul manifesto, etc etc.
Purtroppo qualcuno non ha capito che questa veglia non è
“politica”, è solo il modo di onorare e il ricordo di un ragazzo ucciso per
un ideale a soli 18 anni di età.
Osservo la lapide e ricordo il passato, i miei primi anni
di scuola superiore, i miei genitori ne avevano scelto una per me, la meno
politicizzata, un Istituto d’arte in provincia di Como che sembrava una fabbrica
di zecche, rarissimo incontrare uno che la pensasse come me, anche se le mie
idee non erano chiarissime, di sicuro sapevo e sentivo istintivamente che
non dovevo avvicinare e farmi avvicinare da quei lerci personaggi con gli
eskimo, le clark ai piedi , i capelli da cane pastore bergamasco che si è
rotolato per un ora in un letamaio e si fumava spinelli in quantità industriale.
Guardavo e pensavo che potevo essere io come molti giovani
di quel tempo, degli anni 70 ad essere su quella lapide, perché Sergio non
è stato ucciso per la sua pericolosità o per vendetta, Sergio è stato ucciso
solo per dare una dimostrazione.
Ricordo, e questo è il motivo del perché subito dopo il giorno
28 a Milano ci sono due piccoli cortei uno dedicato a Sergio e l’altro ad
Enrico Pedenovi, ucciso dai rossi per “commemorare” la morte di Ramelli. Due
piccoli cortei di amici e Camerati fino ai luoghi di quegli omicidi per portare
una corona di ricordo e il loro presente urlato con il saluto romano.
Non sono mancati episodi incresciosi, che fanno capire chiaramente
quanto sia l’odio nei nostri confronti,
che anche in un momento di commemorazione e preghiera hanno cercato di colpirci
con una bottiglia da una finestra, fortunatamente l’autore del gesto, da buon
imbecille s’è fatto scoprire dagli sceriffi, perché due cortei uno rosso e
l’altro nero non vengono concessi alla stessa ora, nella stessa via e nello
stesso giorno.
Luca Pilli