Ciao
Camerata.
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E’
ancora chiaro e vivido nella mia mente il ricordo di un uomo. Lo
ricordo in una sera d’estate, più che nell’ultimo e recente, fugace
momento di un pomeriggio romano. Un sera con un tramonto rilassante,
speciale, come solo le località di campagna sanno donare. In quel giorno
il lavoro è stato intenso per me e gli amici presenti, eravamo tutti
stanchi, ma felici per avere ultimato i preparativi di una festa che
si sarebbe svolta il giorno seguente. Una festa in cui quest’uomo, sarebbe
intervenuto per allietarci la serata con le sue canzoni…nonostante tutto.
Nonostante un grandissimo dolore, grande solo come solo la perdita di
una figlia può dare, lo affliggesse. Mancavano
veramente solo poche cose e maggiore era il tempo che potevamo dedicare
allo svago, ma prima di questo, i nostri pensieri erano rivolti all’accoglierlo
ed ospitarlo nel migliore dei modi, con la sua famiglia, nella grande
cascina dove si sarebbe svolta la festa. Affinché, anche se solo per
pochi minuti si distraessero dal pensiero del grave lutto che li aveva
colpiti, erano stati invitati a trascorrere qualche giorno con noi in
tranquillità e fra amici. Eravamo
un poco preoccupati per il suo ritardo, il luogo non era certo dei più
agevoli e semplici da raggiungere, isolato come era dal caos delle città. Dopo
alcune telefonate rassicuranti, che confermavano il regolare procedere
del suo viaggio, arrivò. Siamo andati tutti ad accoglierlo sulla grande
aia della cascina, gli mostrammo le sue stanze e chiedemmo se qualcosa
gli occorresse, ma lui, con garbo rifiutava ogni cosa. Era
ormai pomeriggio inoltrato e il sole iniziava a calare, quando io, mentre
seduto mi riposavo, lo vidi in distanza attendere pazientemente, vicino
ad un porticato, che la moglie finisse di accudire la loro piccola bimba.
E’ li che cominciai a pensare, a cercare di capire da dove traesse tanta
forza di spirito quell’uomo che si sorreggeva con un bastone. Dove fosse
o da dove derivasse la grande volontà che lo sorreggeva, dopo un lungo
periodo di esilio e persecuzione, la morte di una figlia e una malattia
che lo stava divorando nel corpo e contro la quale combatteva da lungo
tempo. Il
giorno seguente, mentre intratteneva un piccolo gruppo di giovani, che
ascoltavano rapiti i suoi racconti, le sue considerazioni, le sue idee,
ebbi da questa scena, la visione di un padre che parlava ai propri figli,
ai quali trasmetteva il frutto delle sue esperienze passate e i desideri
per il loro futuro. Aldilà del fatto che mi potessero piacere le sue
musiche, erano i loro contenuti e le loro frasi, che mi aiutavano a
capire e comprendere il carattere di quell’uomo. Capivo, con il suo
esempio e le sue parole, che non ci si può sentire “forti”, questa è
una condizione che solo chi ti sta vicino può avvertire realmente, ogni
altra supposizione personale potrebbe essere solo un pensiero illusorio.
Quell’uomo con il bastone che sorrideva ad un tramonto, con la grande
ricchezza di avere un amico leale e sincero, che viveva ed aveva vissuto
sempre in equilibrio contro le scosse ineluttabili che la vita gli aveva
riservato, solcato da mille traversie, era permeato di questa “forza”,
con modestia e fede in Dio. Penso
ancora alla semplicità e alla logica delle sue idee, pochi punti per
esprimere dei concetti e delle regole morali e rivoluzionarie per un
popolo, un giusto equilibrio fra i valori del passato, idee moderne
e la difesa dei principi cattolici che sempre hanno accompagnato da
millenni la vita sociale e spirituale in Italia e nel mondo. Questi
punti hanno scatenato un tornado sulla scena politica e sociale italiana.
Per chi le segue con entusiasmo: repressioni da parte degli organi di
giustizia, diffamazioni e calunnie da invidiosi o subdoli nemici politici,
boicottaggi dai tutori dell’ordine e violenza da coloro che seguono
ancora un’idea che è risultata, all’evidenza dei fatti trascorsi nei
tempi, deleteria se non proprio mortale per milioni di persone in tutto
il mondo. Per quell’uomo, che ne ha subiti molti di questi soprusi;
costretto ad andarsene dalla sua Patria, abbandonando la famiglia e
gli amici, per non aver ceduto, per non essersi piegato, rinnegando
la sua fede e l’onore verso i Camerati e l’Ideale. Che ha trascorso
un periodo di difficoltà e stenti in una terra straniera, dove con dignità
ed onestà ha mantenuto una rettitudine morale che deve contraddistinguere
sempre ogni uomo che così volesse essere indicato; dopo avere subito
le peggiori diffamazioni e calunnie, per screditare la sua grande capacità di essersi risollevato, affermando
anche le sue capacità nel mondo del lavoro, oltre che a quelle politiche
e come artista. La
vita gli ha riservato la più tremenda prova a cui può essere sottoposto
un uomo, dopo aver perso il padre da giovanissimo ( posso capire benissimo
per esperienza personale, cosa si prova), la perdita di una figlia,
sapendo che un terribile male lo divorava inesorabilmente nel corpo. Sapendo
ed essendo conscio di tutto questo su di lui e cercandolo come riferimento,
ho potuto avvicinarmi e comprendere quanto sia grande avere il coraggio
delle proprie idee ed ancora più grande avere la fede in Dio e tutto
quello che questa poteva donare. Ora quell’uomo che è arrivato a concludere
la sua vita terrena, lascia un grande vuoto in tutti noi, che seguiamo
le sue idee. Ci lascia però la grande eredità di un esempio di vita
da seguire, un coraggio non comune da imitare e dei sentimenti trasmessi
in musica. Di un triste compito mi sono gravato: raccogliere i messaggi
di cordoglio per la sua scomparsa e poterli consegnare ai suoi cari,
in principio leggendoli una profonda tristezza ed amarezza mi assaliva,
poi a mano a mano che i giorni passavano, come l’aprirsi di nuvole di
un cielo grigio ho visto, ma contemporaneamente anche in me, nei miei
pensieri, che stava succedendo, che i messaggi stavano cambiando, assumevano
la forma di un colloquio con lui, come se contemporaneamente tutti sentissero
che lui potesse ascoltarli e leggerli, gli arrivederci hanno preso il
posto con degli addii, questa era la certezza che effettivamente ci
seguiva che ancora c’era e stava ascoltando le nostre preghiere. Un
messaggio in particolare mi ha commosso, è stato scritto da Lorenzo,
un Camerata suo coetaneo, che i particolare modo ha “parlato” con lui,
chiedendo di non pensare che adesso si potesse riposare, con serenità
e la certezza che solo un uomo di fede può avere, convinto nella vita
ultraterrena gli chiedeva se potesse intercedere per noi tutti in “Alte
sfere” ed infine, come saluto un semplice e amichevole ciao! Un saluto
ed una confidenza che solo fra amici ci si scambia. Ed
ancora leggevo i molti messaggi dai nemici che riconoscevano il valore
dell’avversario e a cui volevano dare l’ultimo saluto, questi sono la
prova tangibile di quanto fosse grande quest’uomo e che anche in chi
ci avversa qualcuno sappia ancora cosa è l’onore! La sua “via” è sicuramente quella giusta, questa è una delle prove che qualche cosa sta cambiando, che una lenta, ma inarrestabile ricostruzione è in atto, fino ad alcuni anni fa, era impensabile che un comunista, o un rosso che dir si voglia, scrivesse un messaggio di cordoglio per un Fascista morto. Rileggo Codreanu nel suo “Libretto del capo di Cuib” e mi rinfranco ulteriormente: ”Le guerre le vincono coloro che hanno saputo attrarre dall’etere dei cieli le forze misteriose del mondo invisibile, e assicurarsene il concorso” Queste forze misteriose sono le anime dei morti, dei nostri antenati, che furono anche loro, un tempo, legati alle nostre zolle, ai nostri solchi, che morirono per la difesa di questa terra, e che sono vincolati ad essa dal ricordo della loro vita e da noi, figli, nipoti e pronipoti loro. Ma più in alto delle anime dei morti sta Dio…..Con questo Codreanu dice che richiamare queste anime con le preghiere e con il loro costante ricordo, assicura un netto vantaggio contro i nemici. Oltre alle migliaia di eroi del nostro glorioso passato, abbiamo, ora, anche questa “forza” che ci guida e ci protegge dal cielo. In vita l’uomo Morsello…..il poeta con il bastone, a segnato con il suo esempio la strada da percorrere e la dignità, il coraggio con cui va affrontata, ora l’angelo Massimo vigilerà sulla nostra marcia per ricostruire una nazione e un popolo che tanto ha amato e difendere la fede in Dio che molto lo ha aiutato in questi ultimi anni della sua vita. Ritorno al ricordo del suo sguardo al tramonto di una sera d’estate, dopo che ho conosciuto e capito meglio quest’uomo. Non era la visione di una fine, dell’arrivo, della rassegnazione…..era solo la contemplazione di quello per cui stava lottando ed era valsa la pena di vivere una vita tanto martoriata, era la bellezza e perfezione del creato, il futuro di una figlia accudita con amore dalla propria madre, l’aggregazione di persone con un'unica bandiera, un unico ideale, un’unica nazione, con un unico amor patrio e un unico Dio. Non è possibile riassumere, scrivere o raccontare la vita di uomini così, perché la loro opera continua anche dopo la loro scomparsa, come un seme che germoglia, è nell’animo di chi lo ha conosciuto e seguito. Per questa generazione un sicuro punto di riferimento, uno dei motivi per cui non mollare mai sul difficile e pericoloso cammino che ci siamo prefissi, per quelle future, quelle che vedranno l’Aurora, sarà un mito! Per tutto questo e sopra a tutto per lui…..Camerati, quando le avversità ci bloccano la strada, quando i servi dei nostri nemici ci circondano, quando forze avverse ci superano in gran numero, non dobbiamo mollare, dobbiamo spingere al massimo…..osare, fregarsene come lui fece per il terribile male che lo ha colpito e ricordare quello che quest’uomo ha donato perché noi potessimo ancora chiamarci Camerati ed essere orgogliosi di sentirci italiani. Non dimentichiamo mai quanta gioia c’è nel seguire una via ed una vita d’onore, anche se questo implica il passare un “punto di non ritorno”. Per te Massimino il mio e il nostro grande saluto: Ciao Camerata! |
Luca Pilli |
Le
foto del funerale di Massimo a Roma il 23 marzo 2001
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