45 giri

 

Ricordo ancora uno dei primi dischi a 45 giri che ho acquistato, era il 1975 il suo titolo era “Profondo rosso”.

Non era una canzone comunista che inneggiava a quanto uno dovrebbe immergersi in quell’idea, che si è appurato col tempo e nei fatti, nel suo profondo ci siano solo Gulag e miseria, ma ben si, qualche cosa di più allegro, la colonna sonora dell’omonimo film di Dario Argento. Magistralmente suonato dai Goblin e da loro composto come molte altre colonne sonore delle opere del maestro dei thriller all’italiana. Un Film che possiedo in videocassetta e riguardo volentieri, molto più volentieri che leggere comunicati estratti da qualche sito di zecche sociali, che mi mettono in condizioni d’estrema tristezza, tanto sono ripugnanti, cervellotici e demenziali certi ragionamenti. Per fortuna qualche buon film horror c’è sempre per risollevarmi il morale! A quello ne sono susseguiti molti altri che ricordo molto bene, anche di più richiesti dai giovani che sono sempre stati quelli con contenuti e cantanti “provocatori”. Parlo di quelle produzioni a cavallo della fine degli anni settanta e inizio anni ottanta. Ricordo che giocavano sull’ambiguità, su quelle condizioni psichiche che l’organizzazione mondiale per la sanità non aveva ancora dichiarato essere nella norma. Per fare alcuni esempi molto divertenti, c’era un certo Ivan Cattaneo, che cantava con un trucco sul viso molto appariscente, abitini molto attillati e un timbro di voce da fare invidia al cantante del gruppo “Cugini di campagna” (Anima mia). Cattaneo, a differenza di questi ultimi che intonavano canzoni d’amore strappa lacrime e tenerezza nelle coppie d’adolescenti e musiche da ascoltare nei momenti dei primi momenti di timida intimità, contrapponeva una condizione d’ambiguità sessuale. Famosa la sua canzone “Polisex”, nella quale non si capiva chiaramente chi avesse il ruolo di donna e chi fosse uomo in quell’ipotetico rapporto.Singolare, ma certamente molto bene studiate, le sue performance a fini commerciali seguite poi da cover di famosi successi del passato come nel caso del brano “Una zebra a pois”. Sempre con la stessa tendenza alla trasgressione c’erano gruppi stranieri come i Village people (Y.M.C.A.), dichiaratamente omosessuali e un disco di cui non ricordo gli autori ma solo il titolo, “Two four six motorway” in cui il gruppo musicale si batteva per i diritti dei gay.

Gli anni settanta sono stati caratterizzati da gruppi o cantanti, che per stupire con la provocazione usavano i più disparati argomenti, primo fra tutti la droga. Le produzioni discografiche facevano a gara per avere in squadra l’“animale” da palcoscenico, che avrebbe fatto loro aumentare le vendite e quale argomentazione migliore era se non lo sfruttare, se non proprio alimentare i disagi giovanili di quella generazione. Fiumi di droga inondavano le strade sommergendo le menti più deboli e i giovani più disagiati.

Memori dei grandi successi ottenuti negli anni sessanta, con il movimento Hippies, comunemente chiamato dei figli dei fiori, che inseguivano paradisi artificiali ingerendo zollette di zucchero intrise di diatilamide dell’acido lisergico (LSD 25), bruciandosi migliaia di cellule neurali ad ogni viaggio psichedelico. Anni in cui gli stessi Beatles hanno ammesso di aver fatto uso di questa sostanza e Mick Jagger, cantante e leader dei Rolling Stone subiva un processo per uso di sostanze stupefacenti, uno dei suoi successi è stato “Brown sugar” (1969/1972) con la chiara allusione al nomignolo che si dà all’eroina, senza dimenticare il gran contributo apportato dai Pink floid. Negli anni settanta bastò cambiare semplicemente sostanze, Eric Clapton cantava “Cocaine”, Fred Neil “Sweet cocaine”, ed ancora con l’evento del fenomeno Punk, Jan Dury intitolava una sua canzone “sex, drug end rock’n roll” sfruttando in pieno, come in un pentolone tutte le argomentazioni stupefacenti e trasgressive. La lista dei “profeti” è lunghissima, alcuni esempi in cui i loro leader hanno pagato con la morte il loro stile, primi fra tutti e più famosi, i Doors nella persona del loro cantante Jim Morrison ( Light my fire)e i Sex Pistols con Sid Vicius (God save the queen), che moltissimo hanno contribuito ad alimentare le casse delle case discografiche di soldi e le casse in mogano di giovani con il loro esempio.

Il massimo esponente della musica reggae e del movimento rasta che fa dell’uso degli stupefacenti una ragione di vita e religione stessa, era Bob Marley (Smoke two joints), che a spopolato in un enorme concerto a Milano nello stadio Meazza prima di morire in circostanze ancora ambigue. Alla fine di questo concerto, una pianta di cannabis sativa (marijuana) era stata trapiantata nel disco di centro campo e i segni di numerosi droga party non si potevano contare in tutto il campo e gradinate. Un breve ritorno infine c’è stato anche negli anni ottanta, con lo stile delle allusioni sull’uso di droghe con il nostrano Vasco Rossi quando cantava “Bollicine” (1981).

Nel caso delle ambiguità sessuali, incontrastarono in quegli anni Amanda Lear (Tomorrow) e Silvester (You make me feel), con la loro transessualità presunta o tale, fino ad arrivare all’italiano Renato Zero (Mi vendo) che giocava molto sull’immagine ambigua con costumi di scena ricchi di piume di struzzo e pailettes e movenze non proprio virili. Tutto questo, tralasciando le mode che hanno influito negativamente sulle vite di tanti giovani negli anni sessanta e settanta, era da considerare più uno spettacolare fenomeno da baraccone che non una vera e propria campagna sovversiva contro principi morali e sociali. Ricordo ancora le battute da portuale che facevamo sui tre personaggi appena menzionati, tant’è che prima dell’invasione nelle nostre città dei viados brasiliani e il nome Armando sostituì Amanda come sinonimo di culivendolo. Ma è dalla metà degli anni ottanta che viene alla luce un fenomeno sconcertante nel panorama musicale mondiale, nasce il rock satanico! Improponibile oggi il tema della droga a causa dei tristi risultati che ha lasciato ad alcune generazioni di giovani, questa argomentazione è stata attaccata su più fronti dalla legge e dalle campagne informative mass medianiche, nonostante, ancora in parte, viene sottolineata per via dell’uso personale che alcuni personaggi del mondo della musica e dello spettacolo fanno.

Uno degli ultimi casi di musica legata alla droga e al suo uso si ritrova nei vari genere Thecno e Hard Core per fare degli esempi, con l’esaltazione dei piaceri chimici che possono dare i prodotti anfetaminici e lisergici in accoppiamento nel loro uso. Il genere satanista, oltre che a racchiudere varie argomentazioni trasgressive e di ribellione alla società, tende anche a minare violentemente dei valori religiosi concreti con l’eresia portata a spettacolo con una miscela di comportamenti insani. Le menti più deboli, prive di modelli e valori da seguire è ovvio che restino intrappolate maggiormente nelle reti di quei messaggi edonistici. Menti deboli lusingate con l’illusione di ottenere per diritto, una vita senza sacrifici o regole per la convivenza civile, un poco come oggi fanno taluni centri sociali anarchici. Personalmente ammiro ed apprezzo molto le balere, luogo dove molti nostri genitori si sono conosciuti e i testi delle canzoni proposte, che al massimo ammiccano con malizia ad un incontro naturale fra uomo e donna e l’unica droga ammessa è un calice di spumante o un superalcolico. Ricordo ancora con gioia, alcune vacanze sulla riviera romagnola e le canzoni del gruppo di Roul Casadei (Ciao mare), la piadina e il San Giovese e le feste in piazza nei paesini del mantovano con le salamele Lambrusco. Uno dei maggiori esempi di quella nuova miscela di sesso e satanismo è apparso ultimamente sulle ribalte della cronaca nazionale, musicale e non, in questi anni di inizio del 2000 dopo il suo tour italiano. Immagini e fatti di un personaggio le cui “gesta” che al confronto di quelle provocatoriamente eseguite da un suo precursore come Ozzy Osborne (Suicide solution), sembrano ridotte a delle marachelle di un chierichetto ubriaco. Definito l’anticristo del rock, Marilyn Manson (Cruci-fiction in the space) ha dato ampio sfoggio del suo repertorio nei vari spettacoli. Spettacoli di una scandalosa tristezza, istiganti all’uso di droghe, di sesso promiscuo e suicidi/omicidi. Nelle tappe del suo giro italiano (Milano – Roma - Bologna) ha sfoggiato il suo look simile a quello di un transessuale caduto nel pentolone del bollito della trattoria “Da Peppe e Nino gli incivili”. Un abbigliamento che avrebbe riempito di gioia tutti i tansgender, composto da stivaloni da archibugiere psicopatico, pantacollant rotti come quelli di una barbona della stazione ferroviaria Termini di Roma, guanti lunghi da prottologo senza dita e un bustino sadomaso sul cui giudizio vorrei calare un velo pietoso. Mentre in Italia si è discusso se mettere al bando una croce, simbolo cattolico e di civiltà europea, Manson utilizza cappelli da SS nei suoi spettacoli…..costumi di scena? Sicuramente si, in quanto, un qualsiasi battaglione di SS lo avrebbero inviato, per sottoporlo ad una cura, con la massima urgenza al dottor Mengèle. Resta ora da pensare, come sia possibile e permesso, dopo che fra i diari delle giovanissime assassine di suor Maria Laura Mainetti a Chiavenna, si sono trovati testi delle sue canzoni, negli USA è stato identificato come l’idolo dei due ragazzini che nel 1999 uccisero 12 loro compagni di classe e la loro insegnante a Colombine, accusato davanti al senato degli stati uniti di istigazione alla violenza e di recente un ragazzo di Caronno Pertusella (Varese) ha fatto harahiri perché gli era stato vietato di andare al concerto dalla madre, che il tour abbia potuto proseguire indisturbato.

Indisturbato fino al punto in cui una giovane ragazza di Lecce, indicata dallo stesso Manson è stata issata sul palco durante uno spettacolo dagli uomini della sicurezza nonostante le sue proteste e li, davanti ad una folla di 6000 spettatori è stata fatta atto di oscenità, simulando uno stupro con vari palpeggiamenti nelle zone intime, cosa subito ripetuta anche nei confronti di un membro del complesso musicale questa volta accondiscendente e senza troppa finzione.

Giorni dopo il fatto pare che la ragazza lo abbia querelato per violenza sessuale. Potrebbe essere anche tutta una montatura pubblicitaria, sta di fatto che un esposto per atti osceni è stato inoltrato dalla Polizia a colui che chiamano il “Reverendo di Satana” e una denuncia di violenza sessuale per il codice penale italiano non può essere ritirata in quanto perseguibile d’ufficio, non come nel caso accadutogli in Florida nel 1994 che gli costò solo 16 ore di galera. Penso solo a come possano vietare degli innocui concerti, quali sono i nostri, dove al massimo due persone restano contuse per essersi scontrate saltando in allegria, mentre in quelli del “reverendo” vengono sequestrati vari quantitativi di Hashish, Marijuana e Allucinogeni e vengono segnalate alla Prefettura 53 persone quali consumatori di quelle sostanze. Alla prossima nostra richiesta per effettuare un concerto, chi fino ad ora li ha vietati, dovrà fare i conti con questi dati e le relative denuncie per favoreggiamento che richiederemo se un personaggio come Manson prenderà ancora in mano un microfono per plagiare le menti di alcuni giovani già fin troppo rimbecilliti dalla stessa società attuale. Lascio alla vostra considerazione un pezzo del brano musicale “The death song”, sotto l’immagine di un feto crocifisso, Manson canta questo: “Siamo un proiettile e siamo diretti a Dio, anche lui vorrebbe farla finita.Prendiamo una pastiglia, prendiamo una faccia. Stacchiamo il nostro biglietto e speriamo che il paradiso non sia vero”.

Delle critiche sono state fatte sui testi del grande cantautore Massimo Morsello, giudicavano le sue canzoni tristi e piene di morte e mentre Manson istiga al suicidio, il nostro Massimino intona queste parole nel suo pezzo “Siete più forti voi”: “Siete più forti voi, la vostra forza ci spaventa come un fulmine che ci atterra vicino, noi alla morte gli stringiamo la mano a campare tiriamo e campiamo….e ancora……”Siete più forti voi, il vostro potere ci spaventa come un missile che non risparmia nessuno, noi alla vita gli calchiamo la mano ed ogni volta che ci lascia insistiamo”.

 

Luca Pilli.

 

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