Il gran ballo.

 

La gente si accalca verso l’ingresso della gran sala, dove si svolgerà come di consueto, nei giorni che precedono la fine d’anno in tutto il mondo, il “gran ballo”.

Le signore indossano gli abiti più belli e lussuosi, molte di loro ricoperte da pelli d’animali che sicuramente non hanno mangiato prima d’impossessarsene. I bambini estasiati per l’evento mondano sono forse i più preparati sullo spettacolo che si svolgerà, anche se non sempre potranno partecipare ai vivi preparativi.

Uomini indaffarati a spendere tutto lo spendibile alla vigilia dell’evento. Dai programmi televisivi, riviste, quotidiani e manifesti così grandi che sarà servita una sequoia per produrli, il popolo del “gran ballo” viene informato sulle novità della tecnologia e della moda con un vigore pari al bombardamento di Londra dell’autunno del 1940. Impensabile non potere possedere almeno uno degli oggetti di culto proposti dalla “manifestazione”: scarpe modello mongolo, telefonini portatili con il controllo del tasso di glicemia nel sangue, abbonamenti a Tele +1…..Tele +2…..Tele +3…..Tele Balle. Giocattoli iper-tecnologici come cagnolini robot perché il cane vero ha bisogno d’attenzioni e cure.….mangia beve ed espleta funzioni corporali, molto più comode le batterie! La lista degli accessori sarebbe infinita! Una cosa accomuna tutto il “popolo”: possedere per distinguersi, per rifiutare e superare la vergogna di non avere più e di più dell’altro. Rifiutando la vera e reale condizione di stato sociale a cui si appartiene, con vergogna, una situazione che si accentua maggiormente in vista del “gran ballo”. Non provate a chiedere ad un operaio di fonderia se lui è un proletario, rischierete di ricevere uno stampo da cinque sulla faccia , quasi fosse un’offesa la vostra domanda.

Questo è uno dei motivi del perché, le sinistre, bramano tanto nell’avere nuove “truppe” d’immigrati per sostituire le precedenti, sconfitte dal consumismo. Nessuno si considera più un proletario, non per il motivo di avere raggiunto una migliore condizione economica, come dovrebbe avvenire per logica, ma solo per avere conquistato l’oggetto di culto. “Conquiste” per altro enormemente facilitate da credito al consumo ed altre trappole finanziarie. Gli immigrati saranno i nuovi proletari e fantasticando su di un possibile futuro, se questi verranno sconfitti dal revisionismo attuato dal principio globalizzatore, le sinistre potrebbero contare su proletari clonati per continuare il loro gioco. E’ stupefacente costatare come i poteri forti utilizzino armi tanto care al comunismo, ma del resto si può benissimo ipotizzare che siano essi stessi ad averglielo insegnato oltre che avere finanziato questa corrente di pensiero. Del resto è cosa risaputa che al signor Carlo Marx alcuni libri che scrisse erano stati espressamente commissionati da personaggi, tutt’altro che rivoluzionari, direi piuttosto massonici.

Quindi, oggi giorno, la parola “proletario” è diventata tutto di un tratto, una parola maledicente, una parola da addolcire con una infinita lista di specificazioni e specializzazioni.

Facciamo una prova? Impiegato nel compartimento edilizio! Non era più semplice una volta quando si chiamavano muratori? Tutti specializzati, nessun operaio, come se i mattoni diventassero più leggeri con il revisionismo. Creare confusione solo confusione e contemporaneamente indurre a pensare che anche un castagnaro ha bisogno di un sito internet e di dotarsi di un telefono portatile dell’ultima generazione. Le multinazionali creano ad arte bisogni immaginabili ed illusori pur di ampliare i loro settori di vendita e il “gran ballo” è ormai diventato la più importante occasione per dimostrare questi bisogni, subliminalmente od esplicitamente…..con ogni mezzo. La classe sociale va ad appiattirsi fino a raggiungere la condizione di cliente. Nel frattempo l’altra ristretta classe sociale, che meglio chiameremo con il nome di setta dei poteri forti, non solo si arricchisce maggiormente, ma aumenta quel “cancro” che ha introdotto nelle nazioni. Dietro le “quinte” della scenografia che accompagna il “gran ballo”, con i suoi addobbi dorati, le mille lampadine colorate e i tappeti rossi sui marciapiedi, resta, nascosta, perché indecorosa e fastidiosa, la classe sociale dei sacrificabili. Ogni lampadina di una grande via, addobbata per il “gran ballo” del centro di una qualsiasi città, potrebbe rappresentare numericamente parlando, una persona che in quel giorno è morta di fame nel mondo o un bambino morto per qualche malattia curabile senza problemi. Ed ogni alberello un ragazzino di 12 anni assassinato da una raffica di Galil. Miserabili, sacrificati in un giorno che dovrebbe ricordare una nascita avvenuta per la salvezza del mondo. Dimenticati, grazie alla trasformazione di un giorno che dovrebbe essere considerato unicamente ed esclusivamente di letizia ed amore, in un grande ballo commerciale.

Un piccolo, semplice e indicativo segnale di quanto è stato cambiato e trasformato questo giorno particolare mi è accaduto una mattina quando notavo una donna con un neonato scendere da un’autovettura. Frettolosamente si stava recando in un negozio d’abbigliamento per l’infanzia. La sua autovettura era parcheggiata in una zona di sosta regolamentata a disco orario ed il vigile ha notato questo, si è avvicinato ed ha controllato il disco a poi estratto il blocchetto delle multe per elevare la contravvenzione…..l’ora d’arrivo non era stata segnalata! Comprendevo il dovere specifico della sua professione, ma ugualmente, vista la particolare situazione o chiesto se era possibile soprassedere dicendogli…...signor vigile, sia clemente in fondo è Natale! La risposta secca e perentoria fu: Appunto! Come “appunto” mi sono chiesto, proprio perché era il periodo natalizio doveva essere rigido ed inflessibile? In un breve giro per la città notavo pattuglie di vigili urbani accanirsi sistematicamente sulle autovetture in sosta, comprendendo un chiaro significato da queste azioni: cittadini comprate velocemente e lasciate il posto agli altri! Durante la serata di quel giorno, in una nota birreria Milanese in stile Bavarese, particolarmente addobbata per le festività, bevevo e discutevo con il Camerata Duilio. Nella sala si diffondevano musiche natalizie, fra cui la nota “Astro del ciel” in una versione tedesca, molto più lenta della tradizionale. La sensazione che ho percepito mi ha particolarmente rattristato, era molto più simile ad una marcia funebre che ad una canzone di letizia. Nel frattempo scorrevano in me i pensieri di come vedevo adesso questo periodo, confrontandoli nei miei ricordi d’infanzia. Luci abbaglianti, Fotomodelle versione Santa Claus con vestitino molto succinto…..nei miei ricordi al confronto: Campi innevati oltre la finestra, il fuoco della stufa di ghisa che scoppiettava…..nel presente sentivo musiche frenetiche, colori d’acciaio e ostentazione di ricchezza, nei miei ricordi…..io che andavo nella stalla per prendere una manciata di fieno che avrei dovuto apporre alla porta di casa. Sarebbe servito per nutrire l’asinello di Santa Lucia, com’era in uso sul mantovano. Una campana dai campi alla sera della vigilia di quel giorno tanto atteso, suonava. Annunciava che era giunto il momento di andare a letto. Un letto dal grande materasso con un cuscino di piume, a stento i miei gomiti arrivavano sopra quando ero inginocchiato al suo fianco per le orazioni serali. Con le ginocchia sul pavimento fatto di tavoloni d’abete, sotto la guida e lo sguardo vigile di mia nonna, ogni sera recitavo le preghiere per l’Angelo custode, la Madonna e in questa sera particolare per il Bambin Gesù e Santa Lucia. Il mattino al risveglio, accanto al letto trovai un camioncino dei pompieri in latta, rosso fiammante mi invitava al gioco, trascurai così la colazione a base di latte, orzo e pane biscottato. Questa era la “magia” del Natale per un bambino, queste erano le Tradizioni. Provate ora, se siete padri a regalare a vostro figlio un camioncino di latta, con lo sradicamento avvenuto nelle tradizioni natalizie, dovrete portarlo dallo psicoanalista a causa dello schok! Oppure continuate a regalargli gli ultimi ritrovati nel campo dei video games, con buona probabilità da grande fonderà un centro sociale o nel migliore dei casi si inpasticcherà d’”Ecstasy”. Tutto questo può apparire catastrofico e indurre a pensare che il vero spirito del Natale sia morto, che l’unico vero Babbo Natale, sia quello che su tre reti televisive promette un milione di posti di lavoro. Il tentativo di trasformare lo spirito natalizio non ha ancora vinto del tutto! L’autentico Natale vive ancora nelle coscienze e nei cuori di milioni di persone che trascorrono questa ricorrenza al fianco di chi soffre, di chi non ha una casa, che accolgono chi è caduto in miseria sotto il proprio tetto con la sua famiglia. O che, lontano da casa, magari in una terra straniera, porta il suo tangibile e concreto aiuto ai bisognosi come missionari. Sono come gocce d’acqua in un mare di fame e miseria provocato dalle speculazioni economiche o perfidi programmi politici, ma è vero anche che sono il tangibile esempio di una chiara opposizione al completo disinteresse dei governi mondiali. Governi, ai quali non è molto più chiara la parola “aiuto concreto”, non demagogico o azioni reali per contrastare un selvaggio smembramento della tradizione del Natale il cui vero e unico significato è umano, religioso e sociale. Un mio triste pensiero ricade su quei bambini che non hanno mai provato la felicità di ricevere, anche se pur umile, un piccolo regalo o la gioia di credere che una manciata di fieno sarebbe servita per nutrire l’asinello di una Santa che avrebbe portato i doni anche ad altri bambini.

Il mio più sincero augurio di Buon Natale vorrei farlo innanzi tutto a mio cugino Maurizio, missionario in Ruanda, che manca da ormai molti anni dalla nostra famiglia. Un augurio anche a tutti i Forzanovisti, di passare le festività in letizia e gioia con la propria famiglia, certo che sicuramente non occorrerà loro la nuova Play Station 2 per dire: Ma come è bello il Natale…..mi sento più buono! In ultimo, con un caldo e commosso abbraccio, auguro un Buon Natale accanto ai propri figli e la moglie a chi ora sta soffrendo per la perdita della sua mamma…..auguri Roberto.

 

Luca Pilli

 

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