Il mattino ha “loro” in bocca

 

“Buongiorno, parlo con il signor Fulmine?”

“Si, mi dica.”

”Salve sono un giornalista, vorrei scrivere un articolo sul movimento di cui lei è responsabile per la Provincia di *****: Forza Italia ”...

“Gesù!” (giuro, mi sono subito lanciato nello scaramantico gesto tipicamente latino della “grattatio pallorum”).

“Che succede, ho detto qualcosa di sbagliato? L’ho colta in un momento inopportuno?! Signor Fulmine, mi dica qualcosa...”

“Se dice ancora una volta che sono responsabile di Forza Italia...giuro, la uccido via telefonica e poi spargo i suoi resti nell’Etere”.

“Caz...hem...mi perdoni, Forza Nuova”.

Così andava già meglio...

Domenica 12 Novembre, primo giorno dopo il T-Day (Trilateral Day), e il sopraccitato reporter mi sveglia dandomi del berlusconiano...oddio...ci si può alzare peggio?

Immaginate di esservi svegliati con la suoneria del telefono che vi rimbomba nelle orecchie, avete risposto senza nemmeno aprire gli occhi per guardare il numero e... dopo una domanda del genere vi si stampa in mente il faccione plastificato tipo Cher di Sua Emittenza...

Facendo uno sforzo (e che sforzo!) sorvolo sull’offesa arrecatami e comincio l’intervista...

“Lei era presente a Milano durante gli scontri? Quante persone da *****? Vi hanno arrestato? Quanti autonomi avete ferito?Quanti erano i militanti di FN intervenuti?C’erano anche i NaziSkin?”

AAAAAAAAARRRRRRRGGGGGGGGGHHHHHHHH!

 Mancava solo che mi chiedesse che marca di boxer porto e poi non ci sarebbe stato null’altro da chiedermi.

Dopo 20 minuti di domande no-stop si accorge che probabilmente è meglio pormele una alla volta, forse anche immaginando il mio stato comatoso  a causa dei mugugni che biascicavo ogni venti o trenta secondi...

E così, proponendomi uno ad uno i suoi quesiti, dopo un’ora arrivammo ai saluti:

“Grazie per la disponibilità signor Fulmine, penso proprio che l’articolo prenderà la prima pagina!”

“Speriamo, grazie a lei, buon lavoro!”.

“PENSO PROPRIO”?! Ma come “PENSO PROPRIO”...

Ma cacchio, mi svegli all’alba, mi rivolti come un calzino con le tue domande e poi mi dici che FORSE lo pubblichi in prima pagina?!
Ma  io ti stacco brandelli di carne a morsi se non lo fai!!!

Lunedì mattina, compro il giornale: prima pagina, niente...seconda, niente...terza manco a parlarne...quarta, inizia a salirmi la bile...quinta, penso alle torture a cui lo sottoporrò........ diciannovesima, trovo l’articolo.

Tiro un sospiro di sollievo: avevo perso le speranze (beh, in fondo un’ora di intervista era servita)...

Sorrido tra me e me e già sto in un brodo di giuggiole quando un dubbio mi coglie e riporto immediatamente lo sguardo sul “pezzo”: otto righe di articolo in totale.

E con otto, non intendo poche righe, no, no, PROPRIO 8!!!

Inizio ad arrotolare il giornale incazzato (perdonate il francesismo) come una iena e chi mi passa davanti?!

Il giornalista?!

No, sarebbe stato chiedere troppo...bensì, una zecca...

Un pensiero mi travolge...un progettino avanza nella mia mente annebbiata da un furore non certo eroico (a meno che il massone Bruno non intendesse una cosa simile, ma dubito): “Fulmine....ci divertiamo un po’ con la zeccuccia?!”.

Appoggio il giornale su una panchina, impugno l’ombrello in mano neanche fosse stato Excalibur, lo guardo, o meglio, “ gli ringhio” e quello comincia a correre..

“Orca!Neanche l’ho insultato che già scappa?!Boh...vabbeh, andiamogli dietro”.

Lo inseguo nella via principale, senza un vero intento violento, ma ormai preda del giochino.

La gente a passeggio guarda allibita ma certamente anche divertita dalla scena della zeccuccia che scappa urlando “ahhhhhhhhhhhhhhhh!!!Un fascista mi vuole ammazzare!Qualcuno mi aiuti!!!”

A quel punto non ce la   faccio più...mi fermo stravolto dalle risate, pensando al coraggio immenso di un venticinquenne ben più grosso di me che scappa a gambe levate e mi godo la scena, lacrimando per il dolore degli addominali...roba da matti...

Beh, in fondo mi è servito, mi sono sfogato, ho scaricato la tensione e per di più mi sono fatto quattro risate...

Ma giuro, se quel giornalista mi richiama, gli do, via Telecom (pubblicità mica tanto occulta), una fracca di legnate verbali, glielo do io il Pulitzer, sì, ma sulle gengive...mortacci sua...

 

Fulmine

 

Torna alla pagina iniziale