@GL4di4tor3
(Gladiatore)
La stanza nella quale l’uomo si trovava era completamente immersa nella penombra. L’unica fonte di luce era una sorta di impluvium circolare sull’alto soffitto a volta.Visto dal basso sembrava un tombino con una crociera di sbarre robuste.
Il sole fuori era abbacinante, violento, ma un solo fascio dei
suoi raggi riusciva a raggiungere verticalmente il pavimento. L’illusione
ottica era quella di una colonna di luce che viveva di vita propria a causa del
pulviscolo che vi danzava attraverso. Una colonna di luce sterile, che non
riusciva a trasmettere alla stanza che un lieve bagliore, lasciandone gli
angoli più remoti nel buio totale. Il riverbero era reso bizzarro dalla pozza
d’acqua piovana che si era formata alla base della colonna di luce, infatti,
una vasca circolare di circa un metro e mezzo di diametro era stata ricavata
nel pavimento esattamente sotto al foro sul soffitto.
La vasca , la cui parte visibile era ricoperta in marmo nero,
conteneva un’acqua talmente limacciosa che un ratto avrebbe avuto schifo a
nuotarci.
Al momento era comunque stata eletta a dimora da alcune decine di
larve di zanzara.
I muri della stanza, completamente realizzati con blocchi di nuda
pietra , trasudavano fradiciume e la temperatura era intorno ai trentacinque
gradi. L’aria era quasi irrespirabile ed il suo fattore di umidità era talmente
alto che un salmone avrebbe potuto risalirla dal pavimento all’alta volta del
soffitto.
Il pavimento, in polvere di tufo battuta, aveva assunto un colore
indefinito e le numerose macchie di sudore e di sangue ormai essiccato ne erano
divenute parte integrante.
Da un lato, erano ammonticchiati alla rinfusa su un tavolo pezzi
di armatura dall’aspetto stravagante.
L’uomo se ne stava seduto su una panca a ribaltina fissata al muro
con due cardini e due catene arrugginite.
Teneva la testa fra le mani e pareva fissare immobile il
pavimento.
Era completamente nudo ad eccezione di un gonnellino di daino e la
sua pelle risplendeva di un velo di sudore.
Ogni tanto alzava lo sguardo per fissare il portale di legno di
fronte a lui, dall’altra parte della stanza. Questo era di un legno talmente
vecchio e consunto che in alcuni punti la luce dell’esterno riusciva a
penetrare.La battuta centrale teneva ancora, ma tutto il suo perimetro
risplendeva di un alone di luce conferendogli un che di mistico.
Questo però sembrava lasciare l’uomo completamente indifferente.
Aveva più e più volte varcato quella soglia e l’arena al di la di
essa non poteva riservargli alcuna sorpresa.
Lui aspettava.
I muscoli guizzavano sotto l’epidermide lucida. Di tanto in tanto
fremevano come quelli di un purosangue che morde il freno, segno che la sua
calma e la sua indifferenza erano solo apparenti. La sua mente era, infatti,
percorsa da un turbinio di pensieri e di ricordi.
Com’è che era andata? Quand’era cominciato tutto ciò?
Quella che avrebbe intrapreso fra pochi minuti non era una guerra
vera, era una specie di commedia per divertire e per divertirsi. Nulla a che
fare con le gloriose battaglie del passato.
Certo, di tanto in tanto, partecipava ancora a qualche battaglia.
Ma non erano nemmeno lontanamente paragonabili a quelle combattute in gioventù.
O forse era lui che non ne sentiva più la calda emozione che un
tempo gli inondava il sangue con scariche di adrenalina?
Troppe delusioni, tradimenti o semplici ripensamenti avevano lasciato cicatrici indelebili nel
suo animo.
Naturalmente nuovi guerrieri avevano sostituito quelli che erano
fuggiti o che semplicemente avevano rallentato il passo perché stanchi e
sconfortati. Tuttavia non aveva più molta fiducia nell’ “uomo”, ormai ne aveva
solo nel suo ideale. Lo consolava sapere che anche i suoi avversari erano nella
stessa condizione e che coloro i quali avevano lottato tenacemente contro di
lui in passato ora partecipavano allo stesso gioco, nella stessa arena, con le
stesse cicatrici.
Nelle battaglie che venivano combattute ora, tutte nobilissime anche se meno cruente, lui
veniva mostrato come un pezzo di Storia, un simbolo di grandezza e di gloria
come fosse egli stesso un’aquila imperiale dorata, un labaro.
La sua sola presenza incitava i guerrieri a proseguire la pugna, a
non demordere mai, a proseguire indomiti verso la vittoria finale.
Uno squillo di tromba interruppe il filo dei suoi pensieri.
Segnalava che fra pochi minuti il portale sarebbe stato aperto .
L’uomo si alzò e si avvicinò al tavolo. Sopra di esso vi erano una
quantità di pezzi d’armatura. Se l’avesse desiderato avrebbe potuto comporre
ogni volta una corazza diversa anche se, a lungo andare, ne aveva individuata
una che gli calzava a pennello, che veniva subito riconosciuta dagli amici e
dagli avversari nell’arena, una corazza da gladiatore.
Indossò una tunica ed una calzamaglia di lino. Sopra a queste
sistemò una cotta di maglia di ferro e si infilò l’usbergo di bronzo composto
da due carapaci legati da fibbie di cuoio. Uno avrebbe protetto il torace,
l’altro la schiena. Strinse i legacci e calzò i pesanti gambali istoriati, mise
i lunghi bracciali e sistemò i paraspalla di piastre metalliche. Allacciò un
gonnellino di pesante cuoio borchiato attorno alla vita e raccolse l’elmo dal
tavolo.Quello che portava era un elmo da pretoriano, con una lunga coda di
cavallo nera.
Lo indossò e si diresse verso il portale.
Alla destra di questo c’era una rastrelliera dalla quale pendevano
le armi adatte alla pugna.
Scelse un notebook Asus S9000b, altamente professionale.
Accese il computer e collegò il cavo alla serratura del portale.Si
udì un fischio lungo e modulato, un ronzio , e la pesante porta si aprì.
L’uomo diede una fugace occhiata all’arena che non rivelava ancora
il suo contenuto. Una sfera di luce abbagliante di colore verde la riempiva per
intero.Fulmini fluorescenti la percorrevano velocemente ed un intricato dedalo
di cunicoli colorati ne creavano la struttura.
Il gladiatore impostò i programmi che sapeva gli sarebbero serviti
e lanciò il suo script per penetrare la rete IRC.
“Connected” recitò il sistema.
La sua immagine tremolò per un attimo, si sfocò ed iniziò a
sdoppiarsi.
Ora il suo doppio era perfettamente visibile e si distingueva
dall’originale solo per la minor nitidezza della definizione. L’altro se stesso
varcò la soglia e si addentrò in uno dei cunicoli divenuto improvvisamente più
luminoso degli altri.
Sul suo petto era apparsa nitidamente la parola “GL4di4tor3”
(gladiatore) ed alla sua sinistra si librava nell’aria uno schermo traslucido
indicante le stanze (o canali) che era solito frequentare.
Puntò il dito su #forzanuova ed un’ovale luminescente lo
inghiottì.
Nella stanza c’erano altri due personaggi, @RiKKard0 ed @LordAley
ed il gladiatore li salutò con un “ave”.
Solo RiKKard0 contraccambiò il saluto e gli diede il grado di
“operatore”, sicché una @ comparve
d’innanzi al suo nome.
@GL4di4tor3 ringraziò per l’ “OP” (operatore).
In quelle stanze senza legge avere l’OP era un po’ come avere una
stella di latta nel vecchio west. Solo chi aveva l’OP poteva passarlo ad un
altro, in segno di amicizia e di rispetto.
Si riusciva ad ottenerlo anche entrando per primi in una stanza
deserta, ma nelle stanze migliori questo non capitava mai.
Non capitava perché queste erano vigilate dai terribili “BOT” (da knowledge
robot), dei simulacri automatici privi di sentimento e di personalità.
Questi tenevano semplicemente il posto al loro padrone quando
costui dormiva od era assente dalla rete per altri motivi.Erano programmati per
dare l’ OP solo a lui od ai suoi amici e colpivano indiscriminatamente.
Avendo l’ OP potevi, infatti, tacitare ed espellere dalla stanza
personaggi inopportuni, potevi bannare (espellere senza possibilità di
reingresso) i più insolenti e dettare le condizioni di vita della stanza.
Tuttavia in una stanza potevano esserci un sacco di operatori
contemporaneamente e da qui nascevano parecchie incomprensioni su come trattare
i comuni visitatori.
L’uomo si guardò un po’ in giro aspettando che qualcun’altro
entrasse.
Non si faceva vedere nessuno e
gli altri due personaggi erano probabilmente impegnati a discutere in
altre stanze, visto che non c’era limite alle stanze che uno poteva occupare
contemporaneamente.
Una breve indagine su RiKKard0 rivelò che si trovava anche nella
stanza #fascio, forse una delle più vecchie dell’area.
La stanza dove Gl4di4tor3 si trovava ora non aveva contorni
definiti. Come tutte le altre era avvolta in un fumo nebbioso dove era facile
confondersi e perdere il filo del discorso.
In quel mentre entrò nella stanza Magirus che salutò con il
consueto “ave”.
Gladiatore rispose al saluto e l’altro iniziò a lamentarsi del
comportamento poco virile dei ragazzi di Azione Giovani. Il nostro si dichiarò
d’accordo e la discussione prese una piega idealistica, nella quale si rimpiangevano
i bei tempi dell’Era Fascista.
Mentre Magirus e Gladiatore si infervoravano nel rinverdire i
fasti del passato Duttile entrò nella stanza restando in silenzio.
Ad un certo punto Duttile si dichiarò come appartenente ad Azione
Giovani e cominciò ad aggredire verbalmente Magirus insultandolo pesantemente.
Costui contrattaccò per un poco alle invettive di Duttile e poi
fece a Gladiatore la domanda che egli si aspettava facesse. Gli chiese l’OP per
scacciare Duttile dalla stanza.
Una maliziosa vocina mise in allarme Gladiatore che controllò
velocemente alcuni parametri. Duttile era un clone, Magirus e Duttile erano la
stessa persona. Al posto dell’OP ricevettero il bann ed abbandonarono di corsa
la stanza senza poter più farvi ritorno.
La lunga spada leggermente incurvata del Gladiatore grondava
polvere di bytes.
Lui la ripulì con una pezzuola ed indicò la stanza #fascio sul
pannello comandi.
Entrò in essa senza abbandonare la precedente e @Pixel^ gli diede
subito l’OP.
Pixel^ era forse uno dei più vecchi combattenti delle RelayChat.
Ormai non se ne curava più, ma una volta era stato il terrore dei canali
avversari. I suoi BOT erano perfetti e la sua leggenda era nota in tutta la
rete. Lui e i suoi allegri compari avevano conquistato innumerevoli volte le
stanze del nemico, impedendone a questi l’accesso per giorni e giorni. Ora la
cosa gli era venuta a noia, ma lui e LordAley erano sicuramente le persone più
temibili che il Gladiatore conoscesse.
Sostanzialmente si trattava di prendere l’OP in una stanza
avversaria ed una volta ottenutolo toglierlo a tutti i legittimi operatori
della room stessa. Dopodiché questi venivano scacciati dalla stanza ed ad essa
veniva applicata una password in modo che solo chi ne fosse a conoscenza
potesse accedervi. Oppure si rendeva la stanza “ad invito” in maniera tale che
l’accesso fosse concesso solo da chi occupava già la stanza. I vincitori
inserivano un BOT appositamente programmato nella stanza stessa e, da parte del
nemico iniziava la frustrante opera di riconquista.
A grandi linee questo poteva avvenire in molti modi , ma quello più sicuro era di individuare un
server che si fosse momentaneamente disconnesso dalla rete IRC e ponendo su
questo server un BOT dal nome identico a quello che si voleva scacciare si
attendeva che questo sistema “splittato” si riallacciasse alla rete.
Quando questo avveniva il
sistema registrava l’ omonimia fra i due nickname e li cancellava entrambi.Solo
a questo punto si poteva rientrare in possesso del proprio canale in quanto
svuotato dal nemico.Più facile a dirsi che a farsi, infatti esistevano
contromisure e contro-contromisure sia per conquistare che per riprendersi i
canali takkati (da “to take”, prendere).
In ogni modo il Gladiatore non possedeva ancora queste capacità e
non era nemmeno interessato ad apprenderle in quanto riteneva il dibattito,
anche feroce, la sua arma più tagliente per far breccia nelle menti avversarie.
Lui aveva il suo ideale e sapeva difenderlo da qualsiasi obiezione
nemica. La sua fede era incrollabile e non aveva alcun bisogno di tacitare gli
avversari per avere la meglio.
Certo, di tanto in tanto qualche avversario in difficoltà cercava
di colpirlo con programmi ostili,
tentando di fare in modo che la sua connessione alla rete crollasse.
Egli però aveva buone difese ed ottimi metodi di contrattacco,
sicché a volte era l’aggressore a finire sconnesso e il Gladiatore restava
on-line. Altre volte perdeva ed il suo modem si bloccava irreversibilmente ed a
quel punto non restava altro da fare che resettare il sistema.
In quei tristi momenti il Gladiatore si ritrovava sulla panca
della stanza buia ad attendere che il suo sistema si ripristinasse.
Perso in questi ragionamenti il Gladiatore non si era avveduto
della discussione che stava avvenendo nella stanza.
Tornado stava dileggiando un “compagno” che insultava pesantemente
il regime franchista e che inneggiava
all’eroismo del Comandante “Che” Guevara durante la battaglia di Santa Clara.
Normale amministrazione.
Il Gladiatore si era ormai rassegnato alle poco ortodosse uscite
di Tornado che non sembrava mai prendere nulla sul serio gettando nella disperazione
i suoi interlocutori.
Questi, fiaccati dalle continue battutaccie del webmaster di
forzanuova.net, abbandonavano il campo vomitando insulti al suo indirizzo ma
sconfitti tra l’ilarità generale.
Al Gladiatore questo metodo di contraddittorio, in cui
l’avversario veniva messo alla berlina ed esposto al pubblico ludibrio, non
piaceva affatto. Preferiva difendere le sue argomentazioni con metodo e con ragionamenti
appropriati tesi a dimostrare l’inconfutabilità delle sue opinioni.
Mentre osservava Tornado portare il suo avversario esattamente
dove aveva intenzione di condurlo per poi calare la mazzata finale mettendolo
definitivamente in ridicolo, il Gladiatore decise di andare a visitare la
message board del sito di questo strano Camerata, dove, manco a dirlo, una
celtica ghignante imperversava un po’ ovunque.
Il suo Internet Explorer partì proprio mentre Tornado cambiava il
suo pseudonimo in Baffone fra l’ilarità generale e lo sgomento dell’ormai
inbufalito “compagno”.
Si soffermò ad osservare ancora per un attimo
Tornado-Baffone-Stalin che rimbrottava il malcapitato e poi entrò nel sito.
La prima pagina era colorata ed aggressiva come sempre e ben faceva
da cornice agli articoli ed ai redazionali del suo ineffabile Direttore. Aveva
sempre letto con interesse le cronache di militanza dell’ indomito Luca Pilli,
che venivano rese molto leggere dallo stile canzonatorio tipico di
forzanuova.net.
C’erano comunque degli ottimi collegamenti al più scrupoloso e
formale forzanuova.org , faro illuminante della politica del movimento.
Non mancavano ovviamente gli scritti di quel ciarlatano di
Torquemada che, almeno a detta di Tornado, vantavano l’iperbolica cifra di circa
duemila consultazioni/mese.
Ma la parte più interessante era sicuramente la message board, o
il forum come qualcuno si ostinava a chiamarlo.
In questa parte del sito venivano lasciati liberamente e
pubblicamente dai visitatori i messaggi più diversi e, in un certo qual modo, i
pareri più disparati. La prima volta che il Gladiatore vi era arrivato era
rimasto perplesso.
Quel furfante di Pilli
pareva avere imposto solo due limitazioni alla board, e cioè non si
poteva oltraggiare i caduti di nessuno schieramento politico e non era
tollerato alcun tipo di bestemmia. Tutto il resto era concesso.
Fascisti , neo-fascisti, nazisti e neo-nazisti, liberali e
aennini, anarchici, comunisti , trotzkisti , personaggi della WaltDisney e di
Hanna&Barbera e punkabestia popolavano questo mondo incantato fatto di
provocazioni, sentenze e di botta e risposta.
Tutto questo, dicevo, creava un certo sgomento nel visitatore non
avvezzo a questo genere di forum.
Chiunque, nel più completo anonimato, poteva lasciare messaggi che
spaziavano dai più riflessivi “…nella poligenesi dell’ “Io” hegeliano che si
infutura nell’antropomorfismo
universale..” fino ai più prosaici “..ti infilo un palo nel culo e ti do
fuoco!”
Da qui un’interminabile ridda di messaggi che mettevano in
discussione l’onorabilità di sorelle e madri e la certezza dei padri ,
dissertazioni storiche sull’Impero Romano e pernacchie e burle delle più
dissacranti.
Idee allo stato puro, parole assolutamente libere quanto
inesorabilmente malandrine.
Era sufficiente non firmarsi con lo pseudonimo di “Pippo” in modo
da non incorrere nelle canzonature de “Le Pippe di Pippo”, per il resto l’unico
limite era la fantasia del visitatore.
Ma la fantasia del visitatore era anche un’arma spietata che
sospingeva i meno accorti ad interminabili duelli di rinfaccio.Chiunque poteva
sostenere di essere di una fazione rivale ed innescare spirali di insulti senza
ritorno.
Gli scaltri zecconi si fingevano spesso camerati di altre linee
politiche ed insultando gratuitamente i forzanovisti generando serie di
roboanti contumelie
Ma era lo spirito del
forum e chi ci cascava era un babbeo.
Mentre il Gladiatore stava leggendo un messaggio lasciato da un
sedicente Silvio Berlusconi (nientemeno) lo script del canale IRC squittì per attirare
la sua attenzione.Si voltò e ripiombò nella stanza #forzanuova.
LordAley stava dicendo che nella stanza #comunisti era in corso un
interessante dibattito ed invitava tutti a gustarselo.
Fu sufficiente indicare il comando appropriato ed il Gladiatore si
materializzò nella stanza richiesta.
@Euclid3 ed i suoi BOT tenevano il campo.
Molti altri personaggi popolavano questa stanza che insieme a
#fascio era fra le più affollate dall’estremismo politico. Particolarità assai
curiosa era che il fumo nebbioso che la pervadeva aveva uno strano odore di
mortadella, o forse era solo un bug nel computer del Gladiatore.
Il dibattito in corso era interessante e verteva sulla differenza
di interpretazione del termine “razzista”.
I rossi sostenevano che i militanti di Forza Nuova fossero
razzisti in quanto propugnatori della superiorità della razza ariana rispetto
alle altre, mentre i forzanovisti asserivano che accettavano quel termine nella
sua accezione contrapposta al melting pot, ovverosia come preservante delle
peculiarità di tutte le razze ed etnie, baluardo morale contro l’appiattimento
pseudo culturale in un’unica melassa panamericana.
Qualcuno urlava “fasci di merda, vi romperemo il culo”, altri
“zecche maledette,i vostri giorni sono finiti”
Tornado sosteneva che Trotzkij era stato assassinato da Stalin in
quanto, quest’ultimo, impossibilitato a comporre il suo codice fiscale.
Il Gladiatore estrasse la spada che luccicò nella penombra lungo
tutto il filo della sua lama e si lanciò nella mischia.
Iniziò subito un violento alterco con la compagna Ratmagirl sul
diritto naturale delle genti, ma lei lo rintuzzava colpo su colpo insistendo
sulla necessaria concezione di classe degli strati più deboli della
popolazione, indipendentemente dalla loro cultura od etnia di appartenenza.
Qui si andavano a toccare i capisaldi delle due filosofie e cioè
la concezione spirituale della vita e la valorizzazione delle differenze in
quella cara al Gladiatore ed il relativismo, l’uguaglianza ed il pragmatismo
insite in quella di Ratmagirl.
La lotta si faceva dura e non lasciava presagire nulla di buono.
Con un affondo ben portato il Gladiatore colse di sorpresa la
ragazza che non pareva pronta ad un attacco che esponesse la bontà dei valori
assoluti naturali e che la fece barcollare e perdere l’equilibrio.Prontamente
Zapata e Cheguevara corsero in suo aiuto distogliendo l’attenzione del
Gladiatore con affermazioni ed esempi che sostenevano la loro concezione
materialistica della vita.
Fu solo un lampo , ma sufficiente a far riacquistare a Ratmagirl
la corretta posizione di guardia.
Cameratescamente lux2k ed Ovra si occuparono di allontanare Zapata
e Cheguevara dallo scontro facendo loro notare quanto la loro concezione
materialistica fosse sospettosamente simile a quella delle multinazionali
globalizzatrici.
Era solo un escamotage, ma funzionò a meraviglia.
Ora il Gladiatore e Ratmagirl si fronteggiavano ansanti per lo
sforzo, incerti su quale argomento dell’avversario demolire per primo ma consci
del fatto che si doveva agire in fretta.
Tornado stava piantando una grana asserendo che rivoleva indietro
i soldi del biglietto (?) e che lui aveva pagato per vedere i comunisti che
mangiavano i bambini e non per assistere a questo genere di dissertazioni.
A volte era proprio indisponente.
Subito Cheguevara disse “gnam gnam, burp” e l’attenzione andò in
vacca fra le risate generali.
Il Gladiatore cercò immediatamente di recuperare la sua
concentrazione quando una febbrile attività nella stanza #fascio attrasse il
suo interesse.
A malincuore abbandonò la stanza #comunisti salutando velocemente
Ratmagirl e si concentrò su ciò che avveniva in #fascio.
Con troppa faciloneria un operatore aveva concesso l’OP ad un
clone che simulava il nickname di un camerata. Ora questi stava strappando l’OP
a tutti i legittimi operatori della stanza tentando di rimanere l’unico OP e
takkare la room.
Mentre l’invasore infame cancellava i privilegi ai camerati,
@Pixel^ glieli riattribuiva alla velocità del lampo. Il Gladiatore si lanciò
come una furia sul nemico e, mentre aiutava @Pixel^ nelle riattribuzioni,
tempestava l’invasore con un programma di smurf cercando di far crollare la sua
connessione.
Immantinente entrarono nella stanza due loschi figuri, compari del
primo nemico dal quale ricevettero subito l’OP.
Il Gladiatore riuscì a provocare la disconnessione del primo, ma
gli altri due lo attaccarono duramente provocando il blocco parziale del suo
sistema.
Il Gladiatore restò completamente immobile per una mezza dozzina
di secondi. La sua mente tentava di reagire ma i comandi del sistema erano
fuori controllo. Venne risucchiato all’indietro da una forza possente ed in men
che non si dica rientrò nel suo “se stesso” che, fermo sulla soglia del
portale, imprecava come un matto pestando sui tasti del computer.
La connessione era caduta, ma il computer portatile poteva
ripristinarla senza dover spegnere e riaccendere il sistema.
Il Gladiatore trasse un respiro profondo e si riallacciò alla
rete. Il suo doppio fuoriuscì nuovamente da lui e si riavventurò nei vicoli di
quella casba digitale.
La parola GL4di4tor3 ricomparve sulla sua corazza e con movenze
sicure rientrò nella stanza #fascio.
Tutto pareva tranquillo e @Pixel^, appena lo vide, gli riconcesse
l’OP. Il pericolo era passato e degli aggressori non c’era più traccia.
Molte connessioni dovevano essere comunque cadute , viste le poche
presenze nella stanza stessa.
La room pareva un campo di battaglia alla fine delle ostilità.Un
campo di battaglia dal quale erano stati rimossi i cadaveri dei caduti.
Nessuno diceva niente, tutti erano intenti a leccarsi le ferite ed
a ripristinare le difese.
Una veloce consultazione rivelò che Ratmagirl non era più connessa
e quindi il Gladiatore decise di staccare.
Dopo aver dato un’occhiata alla sua casella di posta elettronica
rientrò nel suo “se stesso” e spense il portatile.
Riappese l’arma alla rastrelliera ed iniziò a togliersi la
corazza. Rimasto con il solo gonnellino di daino uscì dalla stanza della sua
fantasia e si fece una doccia.
Fermo sotto il getto idro-massaggiante della sua Jacuzzi “Flexa Tower”già pensava con impazienza
alla serata che avrebbe trascorso in rete.
Doveva ritrovare quell’impertinente ragazzetta che si celava sotto
lo pseudonimo di Ratmagirl ed umiliarla con la fermezza delle sue opinioni.
Si asciugò distrattamente e si diresse in camera da letto. I due
alani arlecchino che sonnecchiavano su un buckhara alzarono appena lo sguardo e
scodinzolarono svogliatamente al suo passaggio. La camera da letto aveva le
dimensioni di un salone da ballo e scostando una specchiera si accedeva ad una
cabina armadio ,ordinata ed estremamente funzionale, dove decine di abiti attendevano
di venire indossati.
Si vestì di tutto punto e scelse una cravatta forse un po’
eccessivamente sgargiante, ma si sentiva su di giri e le scariche di adrenalina
non si erano ancora del tutto affievolite.
Raccolse la ventiquattro ore e scese in garage. La costosa vettura
inglese lo aspettava acquattata nel box e lo occhieggiò sorniona al comando dell’antifurto
che la sbloccava.
L’Aston Martin verde partì on un balzo ed in pochi secondi
sfrecciava sulla tangenziale.Il rumore più forte che produceva era il
ticchettio dell’orologio sulla consolle.
Il cellulare lampeggiò un paio di volte prima di trillare con
estrema discrezione.
L’uomo rispose alla chiamata: era il suo ufficio.
“Buon pomeriggio Dottore” fece una voce calda e sensuale “E’
arrivato l’amministratore delegato delle Firestorm Industries per quella
fusione.Il consiglio di amministrazione è riunito e l’attende. Quanto devo
dirgli di aspettare?”
“Sarò li fra dieci minuti. Gli chieda cortesemente di scusarmi e
se dovessero dar segni di nervosismo li banni tutti”
“Scusi Dottore !?”
“No, nulla ero distratto”
“Ha telefonato anche il Presidente della Fujatzu-Rang Corporation
per sapere se lei avesse preso una decisione in merito agli stabilimenti spagnoli
di Albacete”
“Eh? Ah…si…ehmm…va bhe, chi se ne frega. Ordiniamone la
smantellazione e ricostruiamoli in Malesia.”
L’uomo chiuse la comunicazione con un sorriso e gettò il cellulare
sul sedile accanto.
Gli tornò in mente una vignetta di Quino che teneva in un porta foto d’argento sulla
scrivania del suo ufficio.
Nella vignetta si vedeva un capitano d’industria che sfogliava
distrattamente la Sacra Bibbia. Arrivato a quel passo che dice “E’ più facile
che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei
cieli” il dirigente restava un attimo perplesso e poi attivava il suo
interfono. Alla segretaria che rispondeva prontamente diceva “Signorina, chiami
il Museo di Storia Naturale del Cairo e senta tutte le misure che può avere un
cammello, poi mi passi immediatamente l’ingegner Wassermann delle acciaierie
Krupp di Essen” dopodiché
spegneva l’interfono, osservava soddisfatto la copertina del libro
e lo gettava nel cestino della carta straccia.
Concentrandosi di nuovo sulla guida lanciò un’occhiata distratta
al suo Rolex Daytona d’oro massiccio.
Erano le 15.30 e se tutto fosse andato per il verso giusto fra
poco più di cinque ore sarebbe stato nuovamente in quella stanza umida ed
afosa.
Il tempo di sbrigare quella noiosa fusione da ventiseimila
miliardi che avrebbe dato alla sua società il controllo mondiale sui
semilavorati e sarebbe potuto tornare ad essere il GL4di4tor3, il paladino
dell’Ideale, il nemico della Globalizzazione.
Tom4s d3 Torqu3m4da (Tomàs de
Torquemada)