Commentarii de bello Culico.
Per tutta la settimana a Mediolanum (Milano), si protrassero i preparativi per arginare l'avanzata barbarica dell'orda culica (gay) sul Sacro Suolo Romano.Da un mese, e-mail minacciose o scandalose avevano invaso il sito dei Legionari Forzanauti Italici.
Sabato primo di luglio dell’anno 2000,dopo una lunga notte d'attesa,finalmente la partenza.
La sveglia suonò implacabile alle cinque.La mia autovettura era guasta,per cui non mi restava che il treno per recarmi al punto di ritrovo.
Mentre attendevo il treno,incontrai un mio vecchio amico d'infanzia.Cogliemmo l'occasione per ricordare quando ci fossimo temprati le ginocchia sull'asfalto correndo dietro ad un pallone.In quei tempi lontani il consiglio dei saggi Democristiani del nostro comune non riteneva utile un prato per la formazione fisica dei suoi giovani concittadini,oggi i saggi Padanici ne hanno stesi molti, ma ci lasciano sostare tribù Berbere dedite alla vendita dei loro prodotti nazionali (hascisc) o per la pratica del loro sport preferito.......il lancio della bottiglia di birra in testa alle tribù avversarie.Questi selvaggi praticano anche il duello ordalico con i cocci delle stesse senza tralasciare l'usanza di cucinare i loro piatti tipici nei luoghi destinati allo svago degli impuberi.Luoghi abbondantemente usati anche per l'evacuazione dei loro fluidi organici.
Una volta salito sul treno, mi accorsi della presenza di molte femmine di razza centrafricana.E’ stato un simpatico incontro fra culture diverse; io dignitosamente seduto di fronte all'amico le osservavo sprofondate sulle poltroncine in abiti piu che succinti con graziosi sandaletti ai piedi (mi sono accorto di questo particolare perché notavo le righe piu chiare sullo sporco che avevano sui piedi, essendo scalze).La musica ritmata da cerimonia Voodoo e gli allegri canti simili ad un lamento per il dolore provocato da coliche biliari invadevano il vagone ferroviario ed un aroma esotico avvolgeva l'aria.Sembrava quello delle ascelle di un Orango che aveva mangiato banane sotto il sole per tredici ore.
L'amico d'infanzia mi spiegò il perché di queste presenze..........è una nuova forma di nomadismo, le signorine lavorano nel campo sanitario; favoriscono l'aumento del patrimonio virale dei clienti che usufruiscono dei loro "servizi".Capii allora di essermi imbattuto in una tribù Amazzone delle Vuttrumbà, sottospecie dei Vuccumprà, entrambe tribù nomadi che usano spostarsi nelle province e nei principali luoghi di villeggiatura per offrire i loro servigi.
Mi disse che il bigliettaio non sarebbe passato perchè a quell'ora è sempre troppo intento allo scambio "culturale" con questa etnia.
Finalmente giunto a Mediolanum salutai l'amico e lasciai la stazione.L'aria fresca del mattino,pur sempre pesante per lo smog , in confronto alle esalazioni inalate sul treno fu un sollievo per le mie narici.Il tempo di rifletterci e mi imbattei in un fagotto di stracci sporchi.Perplesso pensai”Ma come,si muove!?”
Spuntarono degli occhietti azzurri e del pelo tra gli stracci.Il fagotto era vivo!!!!
Porca la miseria, costui assomigliava ad un vecchietto che interpretava la parte di un soldato nordista nella serie televisiva Rin-tin-tin.Pensai di chiedergli un autografo ma costui prese a tossire ed a sputare come un Lama.Un bolo terrificante rimbalzò sul pavimento, lo scansai e me ne andai per la mia strada.
La fauna all’ esterno della stazione non cambiò di molto.Strani gruppi di giovinastri con orecchie a sventola, capelli stropicciati e vestiti con strani connubi di tute da ginnastica e abiti fuori moda si aggiravano assonnati,identificabili a prima vista per l'odore di gommone che ancora emanavano.Le femmine di questa specie mi dicono abbiano la strana abitudine di fermarsi sul ciglio delle strade di maggior traffico,nelle periferie delle metropoli.Agghindate con minigonna e stivaloni alla moschettiera sorridono agli automobilisti di passaggio.Cosa avranno poi da ridere non l’ho mai capito.
Finalmente arrivai al luogo di ritrovo.I massicci Legionari Gallaratesi ,qualcuno di loro ancora assonnato per la serata passata, ed un potente autobus arrivato da Brixia (Brescia) attendevano il via.Ma non era ancora il momento, dovevamo aspettare qualche ritardatario.
Meglio attendere bevendo un caffè e mangiando un bombolone.Una bolgia infernale si era creò nel vicino bar non appena questo alzò la serranda.Scarponi ferrati da battaglia schiacciavano i miei leggeri scarponcini da sabbia portoghesi ma,alla fine,la destrezza prevalse sulla brutalità ed intrufolandomi sono riuscito a rifocillarmi.
Un grido ci chiamò all'adunata! I ritardatari erano arrivati.
Le nostre bocche stracolme di creme e paste riuscirono ad emettere solo un “fi..fi..adeffo avviviamo”
Tutti a bordo.Bellissimo,dal colore del grano maturo, con frigorifero, tv ed aria condizionata l'autobus prese a rombare e in un attimo ci ritrovammo sulla strada per Laus Pompeia (Lodi) dove altri Legionari ci attendevano per unirsi a noi.
Le postazioni a bordo furono distribuite per specializzazione.
Nelle prime file gli intellettuali e i "politici".
Dotazioni: giornali, macchine fotografiche, "Foglio di lotta"ed acqua minerale.
Nelle file di mezzo la militanza impegnata.
Dotazioni: "Foglio di lotta", adesivi, bandiere,striscioni, aranciata e chinotto.
Nelle ultime file la militanza d'assalto.
Dotazioni: rune, bandiere, scarponi da mattanza, birra a fiumi.
Verso Placentia (Piacenza), lo scontro fra due automobili ci costrinse ad una sosta di un ora e mezza e dal fondo dell'autobus la militanza d’assalto cominciò ad intonare i suoi cori di guerra.Non mi pare fossero"alpini" ma l'enfasi era la stessa.
Nel mezzo ci si ipnotizzava con un film d'azione, mentre dalle prime file….pause caffè, discorsi impegnati e propaganda verso gli automobilisti diretti nei luoghi di villeggiatura della riviera romagnola.
Sorse anche un piccolo ma non trascurabile problema: avevamo l'aria condizionata solo nel senso che ”l'aria c'era a condizione che la si respirasse”.In pratica si era guastato l'impianto di condizionamento e la temperatura saliva inesorabilmente. Fortunatamente,quando nell’autobus sembrava di trovarsi a ferragosto in quel di Tripoli , il mezzo riprese la sua corsa e la temperatura si stabilizzò su valori più accettabili.
Non c'era modo di stare tranquilli.I Camerati si divertivano a gridare ”volumeeee..videoooo....cassettaaaa..”.Mi toccò intervenire per placare gli assetati del video.Chiaramente si divertivano molto con questo giochetto.Li lasciai fare, ma mi presi in seguito una piccola rivincita.Nel momento cruciale della proiezione del film, dove il patos e molte pause sonore aumentavano l'attenzione degli spettatori,presi il microfono ed escludendo il sonoro in combutta con il simpatico autista, doppiai una scena pressappoco così ”Christian....Christian....mo cosa vai a fare tutto l’zorno a Roma a menarzelo?” I frequentatori del nostro sito sanno che m’ispirai liberamente ad Arrigo o Arrighe che dir si voglia.
Scoppiarono fragorose risate quando si scoprì l'inganno.Ridevano tutti tranne Christian che brontolava come il calderone di un Druido.
Dopo Bononia (Bologna) i primi morsi di fame si fecero sentire ed il coretto alpino cambiò canzone in”affacciati all’autogrill,autista mio”. L'autista scalò velocemente le marce e la corsa rallentò in vista dell'area di sosta.
Non appena scesi dal mezzo, ci inquadrammo ordinatamente e ci dirigemmo verso il bar.
I primi a percepire la nostra presenza furono i selvaggi che popolano queste cittadelle del ristoro.
Cartomanti lestofanti senza Dio e senza Patria.Fanno del furto e del borseggio il loro credo. Subdoli, con innocenti tra le braccia,elemosinano pietà nel nome della loro divinità teutonica: Mercedes-Benz.Sono gli zingari.
Costoro, alla vista dell'inquadramento della nostra fiera militanza si defilarono, cessando ogni attività.Fino a che sostammo,la quiete non venne turbata.
Il viaggio riprese con maggiore rilassatezza.Negli ultimi posti si fantasticava di una marea di zecche da rincorrere e calpestare.Qualcuno disse che avrebbe voluto portarsene via un po da "consumare" durante il viaggio di ritorno.
Nei posti di mezzo i Camerati sonnecchiavano e nelle prime file si osservava il panorama dai finestrini.
Questa volta le nostre idee erano concordi al cento per cento,la nostra Italia è proprio bella!
Mancava poco; questione di una mezz'ora per arrivare a Roma. "Il Dado è tratto" pensai.Eravamo ansiosi di arrivare in piazza. I telefonini squillavano e cominciarono ad arrivare le prime notizie positive ed esultanti.Tutto questo aumentava l'impazienza per la voglia di "esserci".
Eravamo visibilmente emozionati, anche se molti di noi avevano già visitato la Città Eterna.
Un turbinio di pensieri e fantasie mi avvolsero.Pensai al suo glorioso passato.Lo cercai in un ponte, nei monumenti, su un muro ed a poco a poco, come con le tessere di un mosaico, ricomposi e rivissi non solo i fasti, ma anche la vita delle borgate lungo il Tevere, nei vicoli e nei mercati.
Era orgoglio quello che provai, ma nel profondo del mio cuore la tristezza per quello che la mia fantasia non riusciva a cancellare. Enormi cubi abitativi di cemento nella sporcizia di periferia. La chiamano "edilizia popolare", triste copia di quella sovietica, loculi che violentano il nobile travertino.
Ritornai alla realtà del traffico cittadino non molto dissimile da quello Milanese.Un compagno di viaggio mi assicurò che nel quartiere EUR il traffico non era così caotico.Mi chiesi come mai.
Arrivammo sul luogo dello "sbarco", stazione Termini. Porca vacca, anche qui variopinte tribù.Allora non è un male esclusivo del nord, come ciancia quello zuccone, zotico del "Senatur".
(Io lo sapevo che in tutta Italia era così, ma mi andava di scriverlo per dare dello zotico e zuccone ad un Leghista)
Chiudemmo gli occhi per non perdere altro tempo e srotolammo le bandiere. L'ora era giunta e gli amici ci attendevano. Poca strada zigzagando nel traffico ed eccoci sul luogo dell'appuntamento, subito riconoscibile per l'imponente servizio di sicurezza delle forze dell'ordine "miste e variegate".
Alla vista degli amici, pacche sulle spalle, abbracci, cazzotti nello stomaco e altri simpatici e marziali saluti alla moda molti anni fa in questa gloriosa città.
Gli striscioni erano quasi pronti.....Alessandria, Torino, Verona, Lucca (bei ricordi), Padova, Gallarate,mancavano solo
i napoletani.Neanche il tempo di chiedersi il perché dell'assenza che dalla piazza partirono i cori.Arrivavano compatti ed inquadrati i partenopei che per distinguersi avevano messo lo striscione in verticale.......bellissimo e pittoresco.
Riconobbi ancora gli amici di Cave, Bologna, Ivrea, Trieste e Bergamo (mi scuso se ho dimenticato qualcuno).
Un drappello di giornalisti, fotografi e cine operatori assediava Roberto Fiore.Lo avremmo salutato più tardi.
Con un megafono si chiamava a raccolta i ragazzi del servizio d'ordine ed i rappresentanti delle varie città.Scherzo mostruoso: fornirli di un gilet trapuntato, nero per giunta, a 40° all’ombra.
Fui contento di questo perchè il mio amico Massimiliano era fra questi “fortunati”.
Dalla fronte di Massimiliano colavano già le prime gocce di sudore, il suo gilet era a temperatura "forno da pizzeria". Avrei voluto infilargli in tasca una bella “prosciutto e funghi”, i panini di "gomma" dell'autogrill non mi avevano saziato.
Dovevo cercare anche gli amici del sito che per la prima volta incontravo di persona.Il primo rintracciato fu il
"Dr Slump".Sembra veramente un professore.Poi la simpaticissima "Kath_Ns".Devo dire che la simpatia non è la sua unica dote. Infine "Il Principe".Non vidi in lui quei gentili tratti aristocratici che mi aspettavo,quindi non consiglio alle zecche di trovarselo davanti, anche solo leggermente contrariato.Se lo avessi saputo prima non sarei andato dal gommista per cambiare le gomme dell'auto, avrei usato i suoi bicipiti.
Mi isolai ad osservare la moltitudine di persone poi, parlando con un grande amico, mi sorse una domanda!
Dove erano le persone "normali", quella maggioranza per cui ogni giorno combattiamo?
Questa è la risposta alla riflessione.
<<E Gesù gli disse: Un uomo fece una gran cena, e v'invitò molti; E all'ora della cena, mandò il suo servitore a dire agl'invitati: Venite, perciocchè ogni cosa è già apparecchiata.
Ma in quel medesimo punto tutti cominciarono a scusarsi.
Il primo gli disse: Io ho comperata una possesione, e di necessità mi conviene andare fuori a vederla; io ti prego abbimi per iscusato.
E un altro disse… Io ho comperate cinque paia di buoi, e vo a provarli; io ti prego abbimi per iscusato.
E un altro disse: Io ho sposata moglie, e perciò non posso venire.
E quel servitore venne, e rapportò queste cose al suo signore. Allora il padron di casa, adiratosi, disse al suo servitore: Vattene prestamente per le piazze, e per le per le strade della città, e mena qua i mendici, e i monchi, e gli zoppi, ed i ciechi.....................(il Vangelo secondo S. Luca)>>
Vidi,fra i molti ragazzi presenti, quelli che qualcuno chiama "Nuovi Barbari" difendere l'onore di una città, i sacri valori della Chiesa e della civiltà cristiana.Non vidi sulla piazza che poche di quelle persone “normali”.Molte di queste guardavano dalle finestre, alcune applaudivano il nostro passaggio accennando un sorriso.Ero fiero dei miei amici "Barbari" che ancora una volta si opponevano a dei distruttori dell'Italia e della Famiglia.
Il furgone con l'impianto sonoro prese posizione, mancavano pochi minuti alla partenza.
Aprì il corteo lo striscione blu "Forza Nuova , unica opposizione", sorretto da alcuni ragazzi del servizio d'ordine. Velocemente si accodarono anche gli striscioni delle sezioni, poi le bandiere d'Italia, di Forza Nuova e molte, molte Celtiche. Una fila di poliziotti precedeva il corteo. Partimmo. Gli slogan vennero intonati e come il flauto magico il megafono richiamò tutti; simpatizzanti, gente comune, ragazzi di Azione Giovani e Fiamma Tricolore.
Ad ogni metro e ad ogni incrocio il corteo aumentava.Le voci, dapprima un coro diventavano sempre più forti,divennero un rombo, il tuono dell'ideale, l'urlo della fede.
Dietro gli striscioni a guidare le fila c’erano Roberto Fiore e Massimo Morsello.
Ed ancora..........troupe televisive, giornalisti stranieri ed italiani, curiosi, turisti giapponesi che fotografavano al ritmo di una mitragliatrice.
Dov’erano le tutine bianche di Bologna? Il sole baciava i nostri passi sulla "strada della Storia".
L'Altare della Patria ci guardava maestoso.Poi la tentazione divenne insostenibile, un saluto,il "presente",rivolto al balcone di chi forgiò l'idea che mosse il mondo, lo stile di vita sempre giovane e "rivoluzionario".
Dopodiché venne il momento della politica.Un breve comizio e come palco un furgone.Le bandiere si arrotolano, gli striscioni vengono piegati.E’ quasi triste "finire".Scommetto che tutti i presenti avrebbero percorso volentieri molta altra strada per urlare ancora di piu l'amore per le nostre idee, per la Vita e per la Tradizione.
Non restò che il percorso di ritorno, ed all'ora…festa!
Si replicò un mini-corteo e passammo per Piazza di Spagna.Questa volta i canti folcloristici vecchi di almeno settanta anni fa si mischiarono a slogan in stile anni 70, per la gioia dei grandi e dei piccini.Vicino alla famosa scalinata di Trinità dei Monti c'è un posticino frequentato da una squallida tribù.Si dice che essi siano l'incrocio tra i muppets e i pokemon. Hanno creste variopinte, catene, vestiti laceri come il loro piccolo cervello, li chiamano punk (e sputo ogni volta che li nomino).I cori si fermarono, era troppo forte la tentazione e non resistemmo dall’ esprimere il giudizio che abbiamo di quei poveri microcefali. L’urlo si alza come un rombo di tuono: zecheeeeeeeeee!!! I microcefali risposero con un applauso.Qualcuno dei nostri avrebbe voluto applaudire loro tenendogli la faccia tra le mani, ma non era il caso, altri appuntamenti ci attendevano.Ci accontentammo di concedere il bis a questi sporchissimi spettatori con il pezzo forte: Zecchezecchezecchezecchezecche.Via via il coro si allontanava per essere inghiottito dal sottosuolo.
Tutti in metropolitana.
Simpatica la signora che allegramente ci ringraziò perché,disse, “da quando ci siete voi non si vede una zingara o un venditore abusivo, dovreste venire qui tutti i giorni.”
Magari!...pensai, ma neanche il tempo per chiacchierare un po’ con lei che il metrò era arrivato a destinazione.
Che trasporti pubblici stupendi ci sono a Roma......viaggi e fai la sauna contemporaneamente.
L'unica cosa che proprio non sopportavo era il tanfo di "piedi di contadino con gli stivali di gomma che aveva guidato il trattore per otto ore sotto il sole" che c'era nell'aria.Fortunatamente mancavano poche fermate e finalmente avremmo potuto mangiare decentemente.
Il solito "esperto" propose “Ve porto io, annamo sui colli”aggiungendo ”nun se paga gniente.....dù piotte, cor vino”.
Finimmo in una bettola.Un tugurio immondo.Naturalmente la fame è fame e non dicemmo di no.
Con lo stomaco pieno,la metà del gruppo non soddisfatta del pomeriggio trascorso, si diresse verso un'altra manifestazione.Una fiaccolata organizzata dalla "Confraternita Cattolica Lepanto".
Rigorosamente in maglietta con il nostro bellissimo logo, ci allineammo sul marciapiede dimostrammo la nostra solidarietà con un applauso al passaggio del corteo.
Mi accorsi che, in un primo momento, pensavano fossimo dei provocatori ma è bastata la vista del nostro simbolo sulle magliette per capire chi fossimo ed il perché della nostra presenza. Molti sorrisi sono stati la risposta di ringraziamento, anche se le idee politiche potevano essere differenti, la Fede e la moralità era la stessa e la causa comune.
L'Autobus ci attendeva ed il gruppo dal quale ci eravamo divisi si era ricongiunto a noi. Gli ultimi saluti agli amici Romani e poi la partenza,stanchi ma felici ed orgogliosi di aver dimostrato all'Italia ed al mondo intero che esiste ancora chi crede e chi vuole lottare per difendere i propri valori, senza tute bianche, "armati" solo di bandiere e del proprio giustificato orgoglio.
Del viaggio di ritorno, ricordo solo il malinconico saluto agli amici di Lodi che lasciammo in una stazione di servizio sull'autostrada (non preoccupatevi non gli abbiamo fatto fare la fine dei cani abbandonati dai "bastardi" per andare in ferie).Con la "sabbia" negli occhi per la pessima dormita li salutavo mentre riprendevamo la corsa per Milano.