Venerdì 7 Luglio 2000
Un
lutto ferma Forza Nuova.Muore la figlia di un leader «storico» Imma Battaglia:
piangiamo con voi
Aldo Cazzullo
ROMA Fino al giorno
prima erano due comunità nemiche, i capi di Forza Nuova minacciavano di «fermare
la sfilata dei gay con la forza», la presidentessa del circolo «Mario Mieli»
Imma Battaglia rispondeva che «i fascisti noi li rompiamo». Ma ieri mattina
il confronto si è come dissolto. Forza Nuova rinuncia alla contromanifestazione
di domani: non ci saranno presidi, servizi d’ordine, scontri. La Battaglia
manda un messaggio di riconciliazione. Parrebbe un lieto fine; se non ci fosse
quella bara di legno chiaro nella camera mortuaria del Policlinico Gemelli,
vegliata dai camerati di Forza Nuova e da un padre con una lunga storia di
dolore e di morte alle spalle.
Massimo Morsello, il «De Gregori nero», terrorista e cantautore, vocazione
estremista e fede cattolica, condannato a 8 anni e 10 mesi di carcere per
banda armata, fuggito a Londra dove ha fondato con Roberto Fiore un’agenzia
di viaggi per stranieri, «Meeting Point», diventata una delle più grandi della
città, tre figlie (i figli di Fiore sono sette), tornato in Italia l’anno
scorso, accolto all’aeroporto di Fiumicino da Francesco Storace e da decine
di amici, rientrato alla politica con la fondazione di Forza Nuova e la campagna
contro gli omosessuali. Fino a ieri mattina, quando, alle 7, sua figlia Natalia
se n’è andata. Quattordici anni di sofferenza, di lotta contro la fibrosi
cistica; poi, la crisi finale. Anche Morsello è malato (la sua pena è sospesa
per gravi motivi di salute). Sabato, alla contromanifestazione di piazza Santi
Apostoli, avrebbe dovuto salire sul palco e cantare. Ieri ha telefonato a
Londra, a Fiore, per avvertirlo: «Io non ci sarò. Ma voi potete andare avanti
senza di me». Invece i militanti di Forza Nuova non se la sono sentita. Tutto
annullato.
Arrivano le condoglianze di Imma Battaglia: «La morte di una bambina è un
evento tragico che non può lasciarci indifferenti. Nonostante le profonde
diversità che ci contraddistinguono, e i quotidiani attacchi che subiamo dai
militanti di Forza Nuova, voglio esprimere la solidarietà mia e del circolo
Mario Mieli a Massimo Morsello per la scomparsa della figlia».
«Sì, mi hanno riferito il messaggio della Battaglia - racconta Morsello -.
Mi fa piacere, per quanto riguarda mia figlia. La decisione dei miei mi ha
colto di sorpresa. Da una parte, un po’ mi dispiace: perché la vita continua,
e la lotta non si ferma. Dall’altra, però, mi inorgoglisce e mi onora. Tutto
il gruppo si è stretto attorno a me. Noi queste cose le sentiamo. Siamo una
comunità». Una comunità dove il «culto dei morti», la memoria del passato
è elemento essenziale dell’identità collettiva. Nella sede di Forza Nuova,
in uno scantinato al pianterreno nel quartiere Nomentano a Roma, c’è una lavagna
con l’elenco dei morti degli Anni Settanta: dove Alibrandi, camerata dei Nar
di Morsello e Fiore, ucciso dalla polizia, sta assieme a Pedenovi, politico
missino assassinato da Prima Linea; ed Elio di Scala, ex terrorista morto
durante una rapina, è a fianco di Stefano e Virgilio Mattei, i ragazzi bruciati
a Primavalle».
«Dietro la decisione di rinunciare alla contromanifestazione - conferma Roberto
Fiore - c’è soltanto il lutto che ha colpito Massimo. Non cercate retroscena:
non ne troverete. Non ci spaventava la prospettiva del confronto diretto con
il corteo degli omosessuali, anche se fosse stato cento volte più numeroso
del nostro. Non siamo nazisti e pagani; ci rifacciamo al fascismo e al tradizionalismo
cattolico. E questo per noi non è il momento della lotta e della piazza, ma
del silenzio e della preghiera».