Incubi nei miei sogni.
Ovvero come fu che l’Italia battè la Francia 11 a 0 e come avvenne che i sodomiti vennero cacciati da Roma nel Belpaese di cinquecento anni fa.
Risvegliatomi
dallo stato catatonico in cui versavo a causa dell’immonda sconfitta degli Azzurri
ho,piano piano, ripreso ad occuparmi dei miei bisogni primari:lavarmi,mangiare
e scaricare la posta da internet.
Come
sicuramente molti di voi,anch’io mi sono iscritto alla message board di questo
sito in modo di avere subito tutti i messaggi via e-mail senza bisogno di
leggerli sulla board.
Era
da un po’ che non mi collegavo; esattamente da prima della fatal tenzone
europea di quell’infausto 2 luglio 2000 e sono quindi stato sommerso di
e-mail.Le ho lette una per una fino ad arrivare a quella del Camerata Valerio che dopo un farneticante “cappello”
si lanciava in una ossessiva quanto ingiusta persecuzione verbale nei confronti
di AN.
O
almeno così mi sembrò ad una prima lettura.Bevvi un’altra sorsata di caffè
superconcentrato,scossi il capo e rilessi la lettera una seconda volta. Il
titolo era “Aennesimo tradimento” e questa era la prefazione:
Da La Repubblica di oggi:
An ci ripensa: "Niente corteo con i
fascisti"
Annullata la contromanifestazione per il rischio di
essere confusi con Forza Nuova: "Era da idioti"
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ROMA (g.c.) - Nella mattinata sono partiti i fax
indirizzati a tutti i circoli con il nuovo ordine: il controcorteo organizzato
dalla federazione romana di An nella settimana del Gay Pride è annullato.
Seguiva una serie interminabile di contumèlie
all’indirizzo di AN e di Azione Giovani.Voi cosa avreste pensato?
Io pensai “Povero Valerio,è messo peggio di me. A lui
la sconfitta (il furto) ha provocato allucinazioni e miraggi”
Andai su forzanuova.net e vidi che Tornado aveva
aggiunto ,tra le “Lettere dal fronte”, degli articoli ed il titolo di uno di
questi (da LaRepubblica-4 luglio 2000-“AN ci ripensa:niente corteo con i
Fascisti”) corrispondeva a ciò che Valerio aveva scritto. Lo lessi tutto e
scheggiai sul sito di LaRepubblica a controllare se fosse impazzito anche
Tornado oppure se fossi io ancora in stato di trance ed il mio cervello fosse
ancora in quello stato limbico nel quale di solito l’encefalo fa le piroette al
contrario.Diedi due o tre colpi di incisivi contro il monitor,mentre il browser
caricava,giusto per vedere se fossi sveglio o meno.Il dolore pareva confermare
lo stato di veglia.L’ultima ombra di dubbio sulle capacità intellettive di
Valerio e di Tornado scomparve con l’apparire dell’articolo, come in una
sapiente dissolvenza cinematografica.
No, cazzo no! cazzo no! cazzo no! cazzo no! cazzo no!
cazzo no! cazzo no! cazzo no! cazzo no! cazzo no! cazzo no!
Eppure,cazzo si! Era tutto vero, ma seppure la verità
fosse chiara come il bianco sul nero i miei occhi stentavano ancora a crederci.
Restai li ancora un poco a fissare quei segni strani che avevano perso per me
il loro significato di scritte, poi spensi il modem,mi alzai dalla scrivania e
mi sdraiai sul letto.Accesi una sigaretta e restai lì a fissare le volute di
fumo salire verso il soffitto.Mia sorella nella sua stanza guardava
“Beautiful”.La mia mente funzionava ora esattamente come una cabina di regia.
Riarrotolava l’ampex della memoria fino a quel bellissimo primo di luglio,
zoommava sulle facce dei ragazzi e delle ragazze che vi avevano partecipato,
che avevano scolpito quell’opera d’arte di manifestazione romana.Buona la
prima…Camerata di Milano in campo lungo, amica del Camerata, altro Camerata di Roma con macchina
fotografica.Piano americano su un Camerata di Azione Giovani,Camerata di
Napoli, Cam… review… Camerata di Azione Giovani! E da lui un altro,e un altro e
un’altra e poi altri ancora. Quindi non mi ero sbagliato, c’erano anche loro.Ma
allora perché? Spensi la sigaretta e chiusi gli occhi.
“Ma porca di quella troia!”sbottai dopo pochi
istanti”Ma che freddo fa?”.Mi alzai di scatto sbatacchiando i denti per il gran
gelo e massaggiandomi vigorosamente le braccia intirizzite. Potete immaginarvi
il mio stupore nel ritrovarmi con una lacera blusa di sacco ed una specie di
calzamaglia verde-marrone tutta rattoppata come unici capi di vestiario.La mia
camera da letto era scomparsa e mi trovavo sul sagrato di una chiesa in pieno
inverno.Doveva essere l’alba,infatti il sole era solo un riflesso grigio
all’orizzonte.Affianco a me c’era un mulo che mi sospingeva affettuosamente col
muso come se mi conoscesse.Una nutrita folla di contadini e pezzenti faceva
capannello attorno al portale principale della chiesa osservandone l’interno
senza permettersi di entrare.Il mulo continuava a sospingermi.”E
vaffanculo,no?”sbottai dando uno schiaffazzo sulle frogi dell’animale che si
allontanò di qualche passo con un’espressione stupita.Tornai ad osservare la
folla osservante. Mi avvicinai anch’io e domandai informazioni ad una
giovinetta che parlottava con una sua coetanea.Erano entrambe vestite come
zingare e puzzavano da far schifo.
“Ehi, senti un po’ ma c’è qualcuno che si sposa? Eh eh
eh ,chi sta compiendo l’insano gesto?”.
La ragazza si voltò a guardarmi come se avesse visto
un marziano.Sembrava intimorita e preoccupata ad un tempo ed io contraccambiai
il suo sguardo con un’espressione interrogativa.Mi accorsi troppo tardi che non
stava osservando me ma qualcosa che avveniva alle mie spalle. Mentre mi voltavo
feci appena in tempo a scorgere gli incisivi giallastri del malefico mulo che
si serravano sulla mia clavicola.Il dolore fu lancinante, simile a quando
capita di dimenticarsi di reinserire le palle nell’apposita patta lasciando che
queste vengano arpionate dalla cerniera lampo dei pantaloni (a questo punto le
lettrici dovranno fare uno sforzo di immaginazione oppure compiere
l’esperimento sui loro fidanzati o mariti ed osservarne la reazione).E’
superfluo descrivere con quale affabilità mi rivolsi al bestio inseguendolo giù
per la scalinata. L’orrido incrocio fuggì fino dall’altra parte dello spiazzo
antistante la chiesa e si fermò a guardarmi. Probabilmente cercava di capire
fino a dove avevo intenzione di inseguirlo.Ritornai sui miei passi sbirciandomi
alle spalle mentre quel porco dalle fattezze di un mulo sogghignava beato.Le
due giovinotte se la ridevano di gusto, mostrando platealmente un paio di
dentature che avrebbero fatto la fortuna di qualsiasi dentista, posto che fosse
attrezzato per rimuovere un simile strato di placca e tartaro.
“Lo asino t’ha morduto!Lo asino t’ha morduto” mi
canzonava quella a cui avevo rivolto la domanda.
“Seee”feci io massaggiandomi la spalla “L’asino è
quello che ti ha insegnato l’italiano.”
“Eh?”rispose perplessa irrorandomi con un alito
talmente pestilenziale da farmi dimenticare il dolore.
“Lasciamo perdere.Cosa sta succedendo in ‘sta chiesa?”
La ragazza, che era comunque molto carina (e che ancor
di più lo sarebbe stata se qualcuno l’avesse presa,lavata e strigliata per bene
con una spazzola per cavalli) ,si voltò un attimo ad osservare all’interno per
poi tornare a fissarmi con i suoi languidi occhioni celesti.
“Ma da dove arrivi?La dentro ci sono li tredici
cavalieri che più tardi combattono alla Barletta contro li cavalieri del Re
della Francia.Mò lo Vescovo sta benedendo il Capitano, quel coraggioso del
Capitan Maldini Fieramosca da Capua ”. Ah ecco , pensai sollevato , sono ad
Andria nell’anno di Grazia 1503 e fra poche ore si terrà la famosa disfida a
Bar…
“Cosa hai detto?” urlai quasi in faccia alla giovane
che retrocedette di un passo “Chi è che li guida?”
La ragazza mi osservava intimorita, ormai convinta di
aver fatto un grossolano errore accordandomi la sua attenzione.
“Li guida lo Nobile Cavaliere Maldini Fieramosca da
Capua.”
“ E i nemici , i francesi, da chi son condotti?”
La giovane era ormai convinta di aver a che fare con
un folle,il che mi convinse a rendere meno incalzante l’interrogatorio.Le
piazzai lì il mio miglior sorriso(senza placca e senza tartaro)e riproposi la
domanda in un altro modo.
“Damigella mia bella!Non è che per caso conosci il
nome del Capitano dei francesi?”
La ragazza si rilassò un poco ma rimase comunque
diffidente e ci mise qualche secondo prima di rispondere.
“Non li guida un Capitano ma un Cavaliere che fu prima
brigante , chiamato Barthez La Motte”
Mi avvicinai sempre sorridente come un cicisbeo e le
presi la mano.Era lurida e callosa come quella del mio meccanico noto come
“Rocco la bestia”.
“Tu , o leggiadra fanciulla , ti recherai a vedere
questa disfida?”
“Si.Ci andiamo tutta la famiglia” rispose lei tutta
giuliva. Evidentemente non avevo perso il mio fascino da “Conquistador” anche
se lo stavo abbondantemente sprecando.
“Posso venire anch’io con tutta la famiglia?”
Così , dopo aver assistito all’uscita dalla cattedrale
di Andria dei tredici Cavalieri italiani, ci avviammo alla volta di Barletta su
un carro trainato da muli (i concessionari di muli in quel periodo facevano
affari d’oro), mentre quello che mi aveva morsicato ci seguiva in
distanza.Durante il tragitto seppi , fra alitate al buon sapor di carogna ed
effluvii vari, che quel tal Barthez La Motte aveva sfidato il Gentiluomo Zoff
Colonna dicendo che gli italiani erano sempre secondi ai francesi nelle
battaglie europee contro il comune
nemico spagnolo.Colonna se l’era presa a male e per quel fatidico 13 gennaio
1503 era stata fissata a Barletta una disfida fra tredici italiani ed
altrettanti francesi in un campo nei pressi della cittadina.
Gertrude, questo era il nome della ragazza, cominciò
poi a parlarmi di tutte le sue sorelle sposate con prole facendomi chiaramente
intendere che anch’ella voleva diventare una sorella sposata con prole.Quando
la cosa stava per assumere risvolti tragici ed imbarazzanti arrivammo in vista
del campo.Fuggii dal carro come solo un codardo sa fare e corsi a sedermi
sull’erba,al lato del perimetro delimitato per la pugna.Subito un certo
Bastolfo mi attaccò bottone elencandomi per filo e per segno le regole dello
scontro.Inizialmente si caricava con la lancia e gli italiani ne avevano di
lunghe un braccio in più di quelle francesi (‘sti impuniti).Poi si sarebbe
passati alla scure ed alla spada.Calcolai che un cavaliere così bardato avrebbe
potuto pesare quasi seicento chili fra armatura,armamento e balle varie.Un
arbitro svedese di nome Frisk vigilava dall’alto di una tribuna che nessun
cavaliere fuoriuscisse dal perimetro.
“Quello uomo lì è nu puorco”disse Bastolfo scotendo il
capo”Nun se sa como è arrivato qua.Prima rivendeva li mangimi per li cani delli
frascatari, così che li cani facevano nu piscio bbono che s’addopera per
allungà lu vino bianco”
Due squilli di tromba interruppero la dotta
dissertazione del villico e l’ attenzione di tutti si concentrò sulla
incipiente disfida. La carica fu impressionante e subito un francese venne
disarcionato.Poi la mischia divenne incomprensibile per me che non conoscevo il
linguaggio araldico degli scudi. Bastolfo mi indicò un italiano , un certo
DelPiero Fanfulla da Lodi , che si aggirava per il campo senza concludere
nulla.Comunque,alla fine della terribile zuffa,solo due francesi restarono in
piedi e si arresero mentre tutti gli italiani erano salvi.
“Cazzooooo”esclamai saltando su come una molla”Italia
11 –Francia 0. Che batostaaa!! Tho, Barthez , beccatelo nel…”
“Tomàs”fece all’improvviso una voce proveniente dal
nulla “Tomàs svegliati che è pronta la cena”
Aprii un solo occhio ed osservai torvo il volto di mia
madre che mi guardava incuriosita.
“Tomàs,cosa è successo? Ti dimenavi nel sonno e mugugnavi
frasi incomprensibili.Hai avuto un incubo? Dai vieni di là che è pronto”
“Nonhofame,lasciamidormire” bobottai e mi voltai
dall’altra parte.
Mi aggiravo per uno spiazzo sconfinato e voltandomi
vidi il Colosseo che svettava alto sopra di me.Tutto intorno solo una
verdeggiante,infinita prateria.Ad un certo punto,mentre stavo osservando il
“Monumento” in un deplorevole stato di abbandono, sentii un’assordante sibilo
supersonico seguito da un tonfo tale da far letteralmente sobbalzare la terra.
Mi girai e, poche centinaia di metri più in là,vidi un palazzo
cinquecentesco.”E tu da dove saresti saltato fuori?” domandai all’edificio.Non
mi ero ancora ripreso dallo stupore che un altro sibilo della stessa intensità
squassò l’aria e,prima che il tonfo poderoso si ripetesse, altri sibili
seguirono in rapida successione,fino a sovrapporsi.
“Che cazzo succede?Piovono case?”urlai correndo a
ripararmi sotto le arcate del Colosseo.Mi accucciai a terra coprendomi la testa
con le braccia ed aspettai tremando che il terrificante terremoto cessasse. Il
fenomeno durò poco più di un minuto ma,la mia sensazione fu che si fosse
protratto per ore.Abbandonai il mio nascondiglio e ritornai nello spiazzo.Lo
spettacolo era stupefacente.L’intera città di Roma era comparsa dove prima
stavano i prati ed i suoi abitanti si aggiravano affaccendati come se nulla
fosse successo.
Il Colosseo si ergeva in mezzo ad un pratone incolto
dove diverse centinaia di pecore brucavano tranquille.
Un pittore stava dipingendo un quadro del monumento fregandosene
altamente dell’andirivieni degli animali.
“Scusi”dissi avvicinandomi a lui “saprebbe per caso
dirmi in quale anno siamo? Ad occhio e croce direi nella prima metà del 1500 ma
vorrei saperlo con precisione. Sa, sono stato via per un po’…”
“Ah!”sbottò lui senza interrompere il suo lavoro”sarai
stato in galera.Solo lì ci si dimentica del fluire degli anni.”
“Si …bhe…mi vergognavo ad ammetterlo.Sono stato in
prigione per un sacco di tempo per motivi politici”
L’artista mi squadrò con attenzione inarcando un
sopracciglio,poi si rimise a dipingere.
“Politici,eh?!”bofonchiò “Non sono comunque cose che
mi riguardano.In quale anno ti acciuffarono almeno te lo ricordi?” “Nel
millecinquecentotre”risposi prontamente”l’anno della disfida di Barletta”
Il pittore perse il suo fare flemmatico e proruppe in
una fragorosa risata.”Questa poi è bella!!Ma proprio bella!! Sicchè avresti
fatto ventiquattr’anni di gabbio ? Ti devono aver arrestato da bambino allora.”
“La galera ringiovanisce” buttai lì “Per cui siamo nel
’27. Può farmi un resoconto di ciò che è accaduto?”
“Agli ordini giovane Principe”ironizzò
l’artista”Dunque vediamo…ah,si, … l’anno stesso in cui ti arrestarono salì al
Soglio Pontificio Papa Giulio II che dopo aver affidato alle cure del Bramante
la basilica di S.Pietro è partito alla conquista di Perugia e di Bologna. Fu un
grande mecenate e diede un sacco di soldi a quegli artistucoli del Michelangelo
, del Raffaello e del Giulio Romano.Io non vidi una lira naturalmente.Ci voleva
la raccomandazione.
Nel frattempo il Duca di Milano , Massimiliano Sforza,
ha cacciato a calci i francesi fin’oltre le Alpi.Ma non è durata….eh no che non
è durata. Infatti due anni dopo la
morte di Giulio II , nel ’15 mi pare, quell’infame carogna di Francesco di
Valois si è fatto incoronare Re di Francia come Francesco I ed a Melegnano ha
restituito i calci allo Sforza”
“Ah” feci io senza riflettere” A Melegnano, vicino
alla barriera autostradale di Milano Sud”
“Non so niente di codesta barricata”sbottò il pittore
irritato” Se vuoi che ti racconti i fatti ti prego di non interrompermi.
Dunque…dicevamo di Francesco.Questo asino di un Re si è messo a litigarsi terre
con Carlo V di Spagna senza considerare che i territori dello spagnolo
erano,fra Spagna,Germania,Svizzera,Austria,Italia del sud eccetera,almeno tre
volte i suoi.Infatti Carlo è riuscito ad arruolare truppe quattro volte
superiori al francese e due anni fa lo ha sconfitto e catturato a Pavia. Quel
lestofante di Francesco, per farsi liberare da Carlo,gli ha firmato una carta
nella quale rinunciava all’Italia,alle Fiandre e alla Borgogna ma , una volta
tornato a casa ha disatteso i suoi impegni e Carlo V si è arrabbiato oltre ogni limite. Francesco si è alleato con il
Papa ,Clemente VII , ma non sono riusciti a contenere le orde spagnole. Noi ed
i francesi siamo in rotta un po’ ovunque ed un esercito di quasi
duecentomila Frocichenecchi sta
marciando alla volta di Roma.”
“I Frocichenecchi?”domandai stupito” E cosa
sarebbero,di grazia, questi Frocichenecchi?”
“Sono bestie della peggior specie”rispose sospirando
il pittore”Sono stati reclutati un po’ ovunque da Carlo V e da più di tre mesi
non ricevono “il soldo”.Il Connestabile di Borbone che li guida è in realtà in
loro balia e fra le file dell’ esercito si è diffusa la voce che Roma è ricolma
d’oro. Sicché stanno venendo a prenderselo.Anzi , se ti vuoi riscattare puoi
arruolarti nella Milizia Nuova. Si stanno arruolando un po’ tutti per tentare
di fermare l’orda dei Frocichenecchi.”
“La Milizia Nuova” ripetei illuminato.
“Si”continuò l’artista ”Sono una schiera di baldi
giovani come te che si prefiggono di fermare i barbari invasori.Se ci
riusciranno dicono che troveranno una “terza via”,cioè ne con Francesco ne con
Carlo ma “per un’Europa realmente libera,per un’Europa delle
Nazioni”(scusate).”
“E dov’è che ci si arruola?”
“Laggiù”fece il pittore indicando alcuni ragazzi con
il suo pennello “Vedi quel banchetto con quel drappo nero con la croce
cerchiata bianca?E’ laggiù che ci si arruola.Vai figliolo …vai e in alto i
cuori”
Lasciai dietro di me l’uomo col cavalletto e
sbisciolai fra le pecore fino ad arrivare davanti ad un giovane miliziano che
con altri tre ragazzi stava raccogliendo delle firme su di un grosso registro
rilegato in pelle.
“Ciao” lo salutai allegramente “sarei venuto per
arruolarmi nella Milizia Nuova”
“Con noi!”esclamò il giovane salutandomi romanamente.
“Appunto.Voglio arruolarmi con voi” “Ma no!”replico
l’altro”Con noi! è un saluto,un motto ed un ideale.Firma qui,se non sai firmare
metti una croce, ti spettano una diaria di due bicchieri di vino ed una
provola,calci nel culo,disciplina ed un’infinità di onore….ah,vedo che sai
firmare! Ti proporrò come ufficiale Camerata…Tomàs.Vai insieme a Duilio da
Milano che ti accompagnerà in caserma”
Un altro ragazzo mi fece cenno di seguirlo e così ci
avviammo per le vie della città.Si notava tutt’intorno una attività febbrile,
sicuramente dovuta all’imminente calata dell’orda.Carretti trainati da asini o
dagli stessi proprietari ingorgavano le strade della città eterna.Ogni tanto
qualche lussuosa carrozza blu,scortata da armigeri a cavallo,compariva
inaspettatamente a tutta velocità seminando il panico fra il popolino che
faceva appena in tempo a schivarla.Si aveva solo il tempo di sentire il trillo
della campanella con la quale il cocchiere segnalava di lasciare strada e poi,
o si saltava di lato o si veniva travolti.Carrozze di potenti con tanto di
scorta, tutte dirette a Castel S.Angelo. Mentre camminavo una miriade di
domande mi affollavano la mente e decisi di esternarle al mio accompagnatore.
“Quello con cui hai parlato è Antonio da Roma , il
capo della guarnigione, poi c’era quello grosso che si chiama Cristiano da
Gallarate e quell’altro era Luca dalla Brianza.Come? Ah, chi sono i
Frocichenecchi?Sono una soldataglia eterogenea raccattata da Carlo V. Si
vestono con abiti sgargianti, vivono in modo empio vendendo il culo al miglior offerente, sono dei sodomiti
senza Dio e saranno circa duecentomila.Quanti siamo noi?Mah, direi circa
cinquemila anche se quei traditori degli Aennini hanno deciso di squagliarsi
adducendo banali scuse servili. Per cui,senza calcolarli, non ti so dare
un’esatta risposta .Comunque non siamo soli, ci sono anche i soldati del Papa”
Arrivammo alla Caserma , ricavata nell’interrato e nel
piano terra di un palazzo signorile, dove Duilio da Milano mi spedì al
magazzino per il vestiario.Li incontrai Fulmine Tonante da Lecco che in men che
non si dica bruciò in una fornace i miei frusti indumenti gridando “Che schifo!
Guarda , sono pieni di zecche!!Il flagello del mondo”. Non appena nella fornace
le zecche tentarono di darsela a gambe ma , abbastanza sadicamente, Fulmine le
ricacciava dentro con uno svergello . “Crepate!”gridava fuori di se “Bruciate
putridi parassiti sociali! Questa è la fine che vi si addice, cotte e croccanti
al punto giusto, altro che andar in giro a diffonder la peste per il
pianeta!”.Terminato l’assado di zecche tornò a prestarmi attenzione e mi fornì
una cotta di maglia di ferro,uno spadone,un elmo ed un paio di stivali. Chiesi
se fosse possibile avere il vino e la provola , ma ricevetti come acconto solo
i calci nel culo.Lasciai il magazzino un po’ frastornato ed uscii nel cortile
della “Caserma”.
“Ah,eccoti qui!”gridò Antonio da Roma correndomi
incontro “ Mettiti ‘sta fascia da ufficiale, prendi con te quei quattro là in
fondo e vai dal comandante dei soldati del Papa a Castel Sant’Angelo.Ha un
dispaccio da consegnarti e tu,senza leggerlo,lo andrai a consegnare a Marco da
Bergamo che si trova a presidiare le mura ad est.Scattare!”
“Gnorsì” risposi salutando col braccio teso.Mi
avvicinai trottando ai quattro miliziani che per loro sventura erano finiti ai
miei ordini. Ci salutammo romanamente e ci avviammo alla volta di Castel
Sant’Angelo.
Valerio da Varese , il più alto in grado, mi presentò
gli altri strada facendo. FuriaNera era il più agguerrito e non terminava mai
di brontolare sottovoce insulti all’indirizzo dei Frocichenecchi e delle zecche
che portavano al seguito.
“Mabbruttifrocidercazzo sevepijovetronco
veinfilounpalonerculoeveddofuoco sietedeiporciedovresteddagrugnì vesaltointestamaialirossi
venfiloquattroditanernasoevesdereno mavaffanculoavoieaccchinunvelodice
andateamorìammazzativoielanimadellimortaccivostri”
Poi c’erano Vittorio ed IlNero che continuavano a
parlottare fra loro a proposito di una pizza non pagata.Che coppia male
assortita erano. Vittorio , un romano , era piuttosto magro con un fisico
asciutto che sembrava un fascio di nervi mentre IlNero , proveniente dalla
città del Vesuvio, era una specie di gigante alto quasi due metri con mani come
badili e dall’apparente peso di 120/130 chili di muscoli. Infatti, mentre il
primo lo apostrofava con tono stridulo e nervoso il secondo borbottava
tranquillo nel suo accento partenopeo. Valerio da Varese mi spiegò che erano
inseparabili da quando Vittorio aveva tolto una spina da un piede de IlNero
che,con le sue manone possenti ma inadatte, non riusciva a liberarsene
soffrendo terribilmente.Per ultimo,strascinando i piedi, veniva Tornadiwebix ,
un celta del nord che si lamentava in continuazione delle comodità che aveva
dovuto lasciare in quel di Monza per arruolarsi in questa Santa, ma scomoda
Causa. “Uhe!”continuava a ripetere con un terrificante accento brianzolo”Ma
com’è che si fa a venir qua a lavurà
con questa disurganisasiun che ghè chi? Figa, mi han ciulato anche la
biga , sti romani! Ma come se fa, disi mi? La ghè nanca la vasca con
l’idromassaggio, me tuca de fa el bagn in una sidela!! Nooo, se po no ‘nda
avanti inscì ! Ades vu mi dall’Antonio de Roma a parlàg insem! Uhe testina …va
che se ghè da pagà …op op op…din din din !Ghè ne minga de prublema!” Ogni tanto
IlNero gli mollava un pugno in testa e
lui si zittiva per qualche minuto ma poi , inesorabilmente, ricominciava la
lagna. Intorno a noi la gente correva verso improbabili rifugi. Le porte della
città erano chiuse per cui abbandonarla pareva impossibile.Un uomo mezzo
storpio mi si appese alla cotta urlando “Arrivano i Frocichenecchi! Ce se
inchiappettano a tutti!!” Me lo staccai di dosso e la folla lo risucchiò
portandolo lontano. Lo vidi ancora un paio di volte mentre riemergeva dai
flutti umani, poi girò un angolo scomparendo dalla mia vista.
Dopo circa mezz’ora eravamo alle porte di Castel
Sant’Angelo e ci dirigemmo verso il corpo di guardia.
Le guardie pontificie incrociarono le alabarde per
sbarrarci il passo ed un’ufficiale si diresse verso di noi.
“Ave miliziani.Siete gli inviati di Antonio da Roma?”
Annuii con un cenno del capo sbirciando nel contempo all’interno del
castello.Potei contare decine di carrozze blu ammassate nel cortile
principale.”Si Camerata, ci ha inviato Antonio a ritirare un messaggio”.Il
soldato continuava a spostarsi per cercare di interporsi nel mio raggio visivo.
Estrasse da una giberna un foglietto ripiegato,legato e sigillato con della
ceralacca rossa.Lo presi e me lo infilai nel cinturone.Salutai l’ufficiale e
feci cenno alla mia squadra di seguirmi verso l’uscita.Avevo percorso solo un
paio di metri quando Tornadiwebix lanciò un grido.
“Uhe , ma quella là è la mia biga! Brutti barboni
ladri farabutti”. Il miliziano monzese sguainò lo spadone e si lanciò verso il
cortile.Veloce come un serpente l’ufficiale tirò una leva che sporgeva dal muro
ed una pesante inferriata scese come un lampo dal soffitto chiudendo il varco verso il cortile. Tornadiwebix ,
ormai lanciato verso di esso, non riuscì a fermarsi e si schiantò contro le
sbarre rimbalzando a sedere per terra. Ci avventammo tutti contro l’inferriata
per tentare di sollevarla e con l’apporto del Nero stavamo per farcela sennonché
le guardie,da dietro le sbarre, cominciarono a punzecchiarci con le alabarde
ridendo di gusto.Il Comandante , più indietro di qualche passo, alzò allora le
mani al cielo come in un doppio saluto romano,poi flettè i gomiti portando le
mani tese una a destra e l’altra a sinistra dell’inguine sporgendo il bacino in
avanti.Mostrammo tutti il dito medio e ,dopo avergli sputazzato contro, ce ne
andammo intonando i nostri inni di battaglia.
Era ormai sera inoltrata quando raggiungemmo Marco da Bergamo ed i suoi miliziani che montavano di sentinella lungo le mura ad est della città.uno dei suoi me lo indicò proprio mentre si stava avviando verso le scale che portavano al torrione più alto del suo settore.Gli consegnai il messaggio e lui prese a leggerlo mentre saliva le scale.Gli andai dietro per sentire se ci fossero risposte o disposizioni.Arrivati in cima , mentre Marco continuava a leggere il messaggio, lanciai uno sguardo oltre le mura e potei constatare l’entità del pericolo che minacciava la città. A circa ottocento metri oltre il fossato l’accampamento dei Frocichenecchi si andava illuminando dei primi fuochi della sera.Non erano certo duecentomila come si era temuto.Ad occhio e croce dovevano essere circa settantamila , contando anche le zecche opportuniste che li seguivano.Per l’accampamento si muovevano e si rotolavano coppie di Frocichenecchi in calore che , con l’arrivo delle tenebre, si preparavano ai loro segreti riti orgiastici. Marco da Bergamo, che nel frattempo aveva finito di leggere il messaggio, mi spiegò che non erano segreti in quanto tenuti accuratamente nascosti bensì perché a nessuno gliene fregava un beneamato cazzo delle loro turpi abitudini.
“Bene”aggiunse poi”abbiamo ricevuto ordini della massima priorità.Nel caso la linea difensiva delle mura dovesse cedere dobbiamo ripiegare tutti verso il Colosseo e tenerlo a costo della vita.Verso la seconda ora dopo la mezzanotte tutti i componenti di Milizia Nuova saranno qui sugli spalti, ma prima di allora qualcuno deve infiltrarsi nell’accampamento nemico e sottrarre loro i piani di battaglia.Andrei io stesso ma ho ricevuto ordini specifici di non allontanarmi dalle mura. Conosci qualcuno che se la sentirebbe di rischiare la vita e le chiappe in un’impresa così ardimentosa?” “Vado io con i miei ragazzi!” esclamai fieramente.
Marco da Bergamo si congratulò per il mio coraggio e mi invitò a presentarmi da Fascioscatenato per avere l’attrezzatura adatta alla bisogna.Aggiunse anche che costui era espertissimo in incursioni e che sarebbe venuto con noi.
Discesi le scale del torrione saltando i gradini a cinque a cinque per andare a raccontare dell’importante missione ai miei. Non la presero come credevo. Come seppero della faccenda non esplosero in un assordante boato di giubilo come mi aspettavo, rimasero invece in un totale e raggelante silenzio mentre si toccavano le palle per scacciare il malocchio.
“Oh evviva , massa di stronzi”esclamai allora indispettito”vi sembra il modo di accogliere una notizia del genere? Siete forse dei fanciulletti cacasotto?”
Valerio , rendendosi portavoce del gruppo si fece avanti.”Non è per la paura che ci tocchiamo.E’ per i travestimenti.”
“Quali travestimenti?Che cazzo dici,eh?”Risposi sorridendo anche se ormai il faro dell’agghiacciante verità stava iniziando ad illuminare la mia mente.”Quelli che Fascioscatenato ci imporrà di indossare”rispose abbattuto Valerio”O credi che ce ne andremo in giro per l’accampamento dei Frocichenecchi con le divise di Milizia Nuova?”
Tutti i miliziani radunati ormai sulle mura scrutavano
nel buio della notte per cercare di vedere le figure striscianti dei sei
impavidi che si avvicinavano furtivamente all’accampamento nemico ma,
invisibili come arditi,i nostri eroi erano già arrivati alle prime sentinelle
Frocichenecche al limitare del campo. Il piano era semplice e ben
congegnato:Fascioscatenato , che era rimasto in abiti miliziani, avrebbe finto
di essere stato catturato dalla pattuglia di finti Frocichenecchi che avrebbero
a loro volta finto di doverlo espressamente consegnare al capo dei nemici.Per
spiegare ad ilNero tutte queste finzioni ci volle di più che per convincerlo a
vestirsi da Frocichenecco.Al momento stabilito i sei emersero dalle tenebre ed
avanzarono verso una sentinella. IlNero sospingeva Fascioscatenato stringendolo
per la parte posteriore del colletto.Io aprivo la strada dirigendomi
decisamente verso il centro dell’accampamento.
“Altolà , chivalà?”urlò la sentinella non appena si
accorse di noi.”Parola d’ordine o sparo”ci avvertì puntandoci contro il suo
archibugio. Il panico si diffuse fra i miliziani e decisi di prendere
tempo.”Ehmm…senti bell’uomo dobbiamo portare questo prigioniero dal grande capo
Finocchion Luxurius.E’ una questione di vita o di morte”
Ma la sentinella era decisa a non farsi prendere per
il naso così facilmente “Ma na sbatt i ball! O te me diset la parola d’ordine o
ta cupi.Vi ammazzo tutti”. Tornadiwebix mi si avvicinò e mi sussurrò una frase
all’orecchio.Lo guardai stupito ma lui mi fece cenno di fidarmi e di rispondere
all’armigero.
“La parola d’ordine è ….”mi girai di nuovo a guardare
Tornadiwebix che sembrava irremovibilmente sicuro di se “La parola d’ordine è :
alè,alè cont el cu sa fan i daneè!”
La sentinella sorrise raggiante e riappoggiò
l’archibugio al suo trespolo.Si pose entrambe le mani sui fianchi e si avvicinò
sculettando.”Siete delle paaaaazze!”esclamò “avrei potuto farvi tanta di quella
bua!!”
La sorpassai tentando di sorridere amichevolmente ma
ebbi l’impressione di essere riuscito solo a produrre un ghigno nefasto.
Mi diressi verso il cuore dell’accampamento ed alle
mie spalle sentii lo schiocco secco delle vertebre del collo dell’armigero che
venivano frantumate da ilNero.”Niente più bum bum per questo piccolo gay-san”
mi suggerì la mia mente come in uno strano dejà vu. La prima cosa che mi colpì
fu il terribile odore di merda che aleggiava per tutto il campo, probabilmente
dovuto alle migliaia di inchiappettamenti che stavano avvenendo
contemporaneamente.Mi girai di scatto con un’espressione minacciosa per
avvertire gli altri di evitare espressioni schifate.Eseguirono
prontamente,anche se Valerio stentava a trattenere i conati di vomito che gli
aggredivano lo stomaco. “Pensate alle capre”sibilai “Concentratevi sul fatto
che questo olezzo è prodotto da delle capre e vedrete che vi passa
tutto”.Funzionò e ci inoltrammo ancora di più fra le file nemiche.Nessuno
pareva badare a noi , nell’orgia collettiva
che avveniva sotto i nostri occhi, e l’escamotage delle capre aveva reso
impassibili i nostri volti.Arrivati quasi al centro dell’accampamento ci
trovammo di fronte ad una divertente scenetta.Alcune decine di zecche, tutte
rigorosamente in tutina bianca, erano circondate da una folla di Frocichenecchi
vogliosi che ridevano sguaiatamente mentre,di tanto in tanto, strappavano
brandelli di tute alle zecche.”State buoni Compagni” gridava una zecca
intimorita all’indirizzo dei froci “Sono Lucazzo da Casarin, il Gran Visir di
tutte le zecche.Siamo tutti amici vostri, siamo venuti per aiutarvi. Guardate”
strillò acchiappando altre due zecche e tirandole fuori dal mucchio “Guardate,
ho detto!Questi sono il Compagno Fagusto da Bertinotto e il Compagno Water da
Veltronia.Siamo tutti qui per aiutarvi.Siamo tutti gay.Siamo tutti gay.” Ma il
cerchio di Frocichenecchi ormai assatanati si stringeva sempre di più.Con i
volti stravolti dal desiderio e con le labbra sbavanti i frocioni erano ormai a portata di alito dalle zecche
che ormai si contorcevano dall’orrore. Lucazzo da Casarin, con le lacrime agli
occhi , tentò l’ultima carta “Armandoo! Armandoo!! Compagno Armando da Cazzutta
, vieni qui!Spiega ai Compagni Frocichenecchi che “Siamo tutti gay” era solo
uno slogaaaaaaaaaaaaaaannn ggghhhhhh”
L’orda si impossessò del Lucazzo da Casarin ed a noi
non restò che assistere impotenti alla scena tremenda dei brandelli della sua
tuta bianca che volavano in aria , del suo corpo ignudo e pesto trascinato
dietro una siepe e dell’urlo lancinante che squassò la notte. IlNero mise mano
allo spadone ed avanzò di un passo ma lo fermai con un gesto.
“Dai Tomàs!”fece lui”E’ una zecca ma non può finire
così!”
“Che ti devo dire? E’ inutile piangere sul latte
versato.Bisogna piangere sul conto del lattaio.Se la sono cercata…noi li
avevamo avvertiti…e poi la nostra missione non è ancora compiuta”
Detto questo mi voltai per proseguire verso la tenda
di Finocchion Luxurius facendo cenno agli altri di seguirmi.
Con la coda dell’occhio vidi le altre zecche fare la
stessa fine del loro capo.La puzza di merda si intensificò ulteriormente. La
tenda del capo era di facile individuazione giacché era ornata da una
profusione di pizzi e merletti rosa e fuxia. La sua guardia personale era
assente, probabilmente impegnata nei festeggiamenti in onore delle zecche.
Entrammo e sorprendemmo Luxurius che si stava facendo
inchiappettare da un mulo.
“Volete favorire?”chiese il padrone di casa appena ci
vide “Questo Asinello è sempre pronto a soddisfare chiunque”
Non appena la bestia mi vide lanciò un raglio
disperato e fuggì di corsa dalla tenda travolgendo Valerio e Vittorio che
stavano ancora entrando. Sorrisi.Sogno che vai, mulo che trovi.Nel mio caso il
mulo era lo stesso.
Fascioscatenato scattò come una molla ed in men che
non si dica infilò uno straccio nella bocca di Luxurius e gli poggiò un
coltello alla gola premendolo leggermente fino a far sgorgare un rivolo di
sangue. “Dove sono i piani di battaglia?” sussurrò il nostro Camerata fissando
il pervertito negli occhi. Terrorizzato,Luxurius indicò con mano tremante uno
stipetto che una volta aperto rivelò effettivamente l’ambito bottino.Ad un mio
cenno Fascioscatenato colpi di taglio la nuca del suo prigioniero che
svenne.Praticai un taglio sul fondo della tenda e strisciammo fuori nella
notte. I Frocichenecchi erano ancora troppo impegnati per badare a noi e
saremmo sicuramente riusciti ad andarcene indisturbati se una luce improvvisa
non si fosse levata inaspettata alle nostre spalle.
La tenda di Finocchion Luxurius ardeva come una
pira.Mi voltai a guardare FuriaNera che sogghignava sadicamente.
“Dimmi che non lo hai fatto!”esclamai”Dimmi che non
gli hai infilato un palo nel culo e che non gli hai dato fuoco!”
FuriaNera fece spallucce tirando fuori la sua migliore
espressione da “Che ci vuoi fare?E’ stato più forte di me!”
Si scatenò l’inferno. Frocichenecchi con le braghe
calate correvano come impazziti per l’accampamento.Eravamo in piena luce e non
ci volle molto perché ci notassero. “Eccoli là”urlò una voce”Inculiamoli”urlò
un’altra voce “A gambe levate!”urlò la mia voce.Ci lanciammo a rotta di collo
verso le mura di Roma con IlNero a fare da apripista.Correvamo in formazione
serrata come in una partita di football americano ed ilNero troncava tutti
coloro che tentavano di placcarci. Arrivammo sotto le mura urlando come ossessi
mentre una banda di terribili “Macho” , tutti ricoperti in pelle nera come il
divano del mio salotto, era quasi riuscita a raggiungerci.Dalle mura partì un
fitto sbarramento di dardi ed i culattoni in pelle dovettero ritirarsi.Ci
arrampicammo come scimmie alle scale di corda ed in breve fummo in salvo sugli
spalti.
“Fantastico!”esclamò Antonio da Roma avvicinandosi a
me“Siete stati veramente audaci.Consegnami i piani del nemico e poi vai a farti
dare il vino e la provola…..Cazzo se te li sei meritati!”
Non me ne accorsi nemmeno.Vidi solo fugacemente il mio
pugno destro che entrava nel mio campo visivo e che colpiva brutalmente la
mascella di Antonio.Il miliziano perse l’equilibrio e cadde pesantemente a
sedere per terra.
“Ma vaffanculo!”urlai come in preda ad una crisi
isterica”A momenti ci si inchiappettano in settantamila come dei tordi! Hanno
preso anche le zecche!Le hanno prese per il culo! E Lucazzo da Casarin, e la
tuta e l’urlo e il palo ed il fuoco…”e svenni. Ricordo solo vagamente le risate
dei Camerati e la visione di Antonio che si massaggiava il mento mentre si rialzava,poi
il mondo ha smesso di avere contorni definiti,la nebbia è calata su di me e poi
più niente.
Mi risvegliai in una stanzetta sotto le mura.Mi alzai
dal pagliericcio dove mi trovavo e vidi che su di un comodino li affianco
qualcuno aveva lasciato del vino , una provola ed anche del pane.Divorai tutto
e bevvi il vino fino all’ultima goccia.Uscii all’aperto e constatai che la
notte stava per finire. Tornadiwebix stava spegnendo un fuoco gettandogli sopra
dell’acqua. “Tel chi!!”fece il celta già con le balle di traverso “ Va che
stanno per attaccarci.Bisogna andare tutti sugli spalti per fermarli. Figa, fra
poco è l’alba e non ho nemmeno fatto colazione”
Lo ignorai e salii sul torrione di comando dove trovai
Marco ed Antonio.Mi salutarono con delle gran pacche sulle spalle e mi
indicarono il nemico che si stava schierando in campo. I Frocichenecchi si
erano divisi in orde in modo da assalire contemporaneamente le mura a nord-est
, ad est ed a sud-est. Davanti a tutti c’erano i “Macho” , ognuno di quali teneva
una zecca alla catena.Seguivano i carri delle checche e dei travestiti.Da cosa
fossero travestiti non si capiva bene.Nelle loro pie illusioni avrebbero dovuto sembrare delle donne , ma
nella realtà potevano sembrare al massimo dei clown denudati.Dietro a tutti
veniva il grosso dell’ esercito Frocichenecco.
La tensione era palpabile , ma i nostri erano pronti a
tutto.Non appena il sole fece capolino alle loro spalle,accecandoci anche un
po’, i loro urli di guerra risuonarono bellicosi.”Macho..macho man…i want to be
a macho man…”
L’orda si scagliò su di noi che prontamente
rispondemmo con un nutrito lancio di dardi. I nostri balestrieri decimarono le
loro prime file e secchiate di guano bollente furono gettate sui primi
Frocichenecchi che giunsero sotto le mura.
Il guano bollente ne scorticò parecchi ed altri
persero tempo prezioso per spalmarsi felici con il guano che si era nel
frattempo raffreddato. Mentre sguazzavano giulivi , li irrorammo di olio di
vaselina a 2000° . I Frocichenecchi
colpiti dall’olio bollente si dissolsero in un “paffffss” molto nitido
mentre l’ondata successiva si fermò a raccogliere nelle borracce l’olio ormai
freddo.Alcuni lo utilizzarono subito per sodomizzare un gruppo di povere zecche
ormai prive di volontà.Proseguimmo alternando guano ed olio di vaselina ancora
per un po’ con risultati eccellenti, poi le scorte si esaurirono.I
Frocichenecchi apposero le loro scale alle nostre mura ed iniziarono la
scalata.Tentammo il tutto per tutto lanciando dei cetrioloni e delle zucchine
sul nemico nella vana speranza di distrarlo.Le dimensioni degli ortaggi
provocarono solo ilarità fra gli assalitori che continuarono imperterriti a
darci d’assalto.
“Hanno sfondato”urlò qualcuno. “Si , il culo delle
zecche!Abbiamo visto anche noi.”ripose qualcun altro.
“No, i bastioni a nord-est”continuò il
primo”L’esercito del Papa è in rotta.I Frocichenecchi dilagano!”
“Ritirata!Ritirata!”urlò Antonio da Roma “Ripieghiamo
al Colosseo dove tutto è pronto alla difesa!”
Di quel “ripiegamento” disordinato non ricordo quasi
nulla sennonché sciamammo per le vie di Roma deserte,fra le case dalle porte e
dalle imposte sbarrate, fino ad arrivare nel pratone antistante il Colosseo.Il
monumento era stato effettivamente fortificato, i suoi accessi murati ad
eccezione di un paio di essi nei quali fluivano i Camerati di Milizia Nuova.
Dei miliziani , già predisposti all’interno del “forte” , indirizzavano gli
altri man mano che arrivavano.Era chiaro che si trattava di un piano
precedentemente stabilito.Io ed i miei Camerati non ci separammo mai e fummo
assegnati ai superarditi delle squadre da incursione.Quando anche l’ultimo
Camerata fu all’interno del Colosseo le pesanti porte vennero chiuse ed un
silenzio spettrale calò sulla guarnigione.
Salii di corsa fino in cima agli spalti per vedere
cosa stava accadendo fuori.Non stava accadendo nulla.Da lontano si sentivano
provenire tutta una serie di rumori che lasciavano intuire che il “Sacco di
Roma” aveva avuto inizio.Urla strazianti , tonfi di portoni abbattuti e colonne
di fumo nero ove erano stati presumibilmente appiccati degli incendi.
Ma dei Frocichenecchi nessuna traccia.Si continuò così
per cinque giorni poi , visto anche che i viveri erano quasi terminati, Antonio
da Roma chiamò a raccolta i suoi ufficiali.
“Quei senza Dio dei Frocichenecchi” esordì Antonio
“non ci filano proprio per niente.Forse sono convinti che siamo tutti a Castel
Sant’Angelo insieme a quel che rimane dell’ esercito del Papa.Evidentemente
pensano che il Colosseo sia solo un rudere senza valore privo di qualsiasi
genere di bottino e perciò non vengono nemmeno da questa parte.Ma se loro non
vengono da noi, ebbene noi andremo da loro.Entro un’ora voglio che tutti i
comandanti delle squadre da incursione partano a raggiera verso il centro città
e che elimino quanti più Frocichenecchi gli capiterà di incontrare.”
Partii con i miei soliti quattro Camerati e mi
inoltrai di soppiatto nelle viuzze del centro storico.La città era devastata,
le case e le chiese spogliate di ogni bene , i proprietari stremati erano
intenti ad applicarsi degli impacchi sui
deretani dolenti. Incontrammo diversi gruppetti di Frocichenecchi ed a
tutti allisciammo il groppone ad altri praticammo ulteriori fori di piacere sul
culo. Non gradirono la nostra gentilezza. Strano. Erano comunque tutti ubriachi o troppo spompati dall’orribile
lussuria a cui si erano dedicati in quei giorni per darci problemi seri.Ad un
certo punto scorsi in un androne una bianca figura che saltellava in un
chiostro.Entrammo e ci trovammo di fronte a ciò che restava di Lucazzo da
Casarin. Il tapino si aggirava balzellando a piedi scalzi.Indossava una tunica
bianca ed una corona di fiori gli cingeva la fronte.Sembrava la primavera del
Botticelli.Appena ci vide iniziò a cantilenare “lallallà lallallà i fascisti
eccoli qua!!”.Ci fece una riverenza e riprese a saltellare.Valerio si percosse
con l’indice la tempia destra palesando quello che tutti ormai stavamo
pensando.Alzai e riabbassai le spalle, tornammo sui nostri passi e
ricominciammo la caccia.
Il giorno dopo all’alba tornammo al Colosseo e sapemmo
che una piccola orda di Frocichenecchi aveva tentato un assalto con miseri risultati.Presero una valanga di
mazzate e lasciarono il campo.Le altre squadre da incursione avevano avuto il
nostro stesso successo e festeggiammo per tutta la mattina il contributo che
avevamo dato alla Causa. Verso la metà del pomeriggio un ufficiale dell’
esercito del Papa venne a dirci che i Frocichenecchi si erano ritirati dalla
città e che Roma era ormai libera.Mi accorsi troppo tardi del particolare
modello di biga tedesca che stava guidando.Me ne accorsi troppo tardi per
impedire a Tornadiwebix di acchiappare per un orecchio l’ufficiale e di
trascinarlo urlante giù dal mezzo di trasporto.
“Brutt barbun d’un lader!”ripeteva il celta “ adesso
ti faccio vedere io cosa succede a ciulare le bighe degli altri!”
Tutto il Colosseo rideva alla vista dell’ufficiale che
scappava inseguito da Tornadiwebix che lo prendeva ripetutamente a calci nel
culo.
Il giorno dopo , tutti ripuliti , lindi e pinti nelle
nostre divise andammo a sentir messa.Una messa di ringraziamento a Dio per
averci infin liberato dal vizioso e puzzolente invasore.All’uscita dalla
cattedrale ci salutammo tutti ed io partii verso nord a bordo delle biga di
Tornadiwebix.Prima di lasciare la città ci recammo al manicomio per vedere in
che stato versasse Lucazzo da Casarin.Il povero sventurato era rinchiuso in una
cella ed appena ci vide si aggrappò alle sbarre sbavando incontrollabilmente.
Dichiarò di essere Dulcinea del Toboso e tentò di afferrare una mano di
Tornadiwebix scambiandolo per un certo Don Chisciotte della Mancia.Questi si
ritrasse prontamente ed allora Dulcinea pregò me,che secondo lei ero Sancio
Pancia, di intercedere per lei presso il mio padrone.Ce ne andammo ridendo
delle sventure dell’ex zecca d’oro. Dopo meno di un’ora sfrecciavamo sulla
Salaria in direzione nord.Il celta guidava come un folle ed ad un certo punto
sorpassammo di brutto un carro trainato da due ronzini spelacchiati.Le possenti
ruote della biga di Tornadiwebix schizzarono un’onda di acqua e fango sul carro
ed innumerevoli muggiti di disapprovazione ci raggiunsero alle spalle.Mi girai
giusto in tempo per vedere Luca da Brianza che , ricoperto di fango come un
golem, si sbracciava al nostro indirizzo maledicendoci. Lo salutai con la mano
mentre la biga teutonica accelerava verso casa.
Mi stiracchiai per bene e sbadigliando mi misi a sedere
sul letto.Guardai l’orologio; era quasi mezzanotte.Mi misi subito al lavoro
per inviare la bozza di questo lavoro a Tornado prima di dimenticarmela come
solitamente succede con i sogni.