Incubi nei miei sogni.

 

Ovvero come fu che l’Italia battè la Francia 11 a 0 e come avvenne che i sodomiti vennero cacciati da Roma nel Belpaese di cinquecento anni fa.

 

 

Risvegliatomi dallo stato catatonico in cui versavo a causa dell’immonda sconfitta degli Azzurri ho,piano piano, ripreso ad occuparmi dei miei bisogni primari:lavarmi,mangiare e scaricare la posta da internet.

Come sicuramente molti di voi,anch’io mi sono iscritto alla message board di questo sito in modo di avere subito tutti i messaggi via e-mail senza bisogno di leggerli sulla board.

Era da un po’ che non mi collegavo; esattamente da prima della fatal tenzone europea di quell’infausto 2 luglio 2000 e sono quindi stato sommerso di e-mail.Le ho lette una per una fino ad arrivare a  quella del Camerata Valerio che dopo un farneticante “cappello” si lanciava in una ossessiva quanto ingiusta persecuzione verbale nei confronti di AN.

O almeno così mi sembrò ad una prima lettura.Bevvi un’altra sorsata di caffè superconcentrato,scossi il capo e rilessi la lettera una seconda volta. Il titolo era “Aennesimo tradimento” e questa era la prefazione:

 

Da La Repubblica di oggi:

An ci ripensa: "Niente corteo con i fascisti"

Annullata la contromanifestazione per il rischio di essere confusi con Forza Nuova: "Era da idioti"

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ROMA (g.c.) - Nella mattinata sono partiti i fax indirizzati a tutti i circoli con il nuovo ordine: il controcorteo organizzato dalla federazione romana di An nella settimana del Gay Pride è annullato.

 

Seguiva una serie interminabile di contumèlie all’indirizzo di AN e di Azione Giovani.Voi cosa avreste pensato?

Io pensai “Povero Valerio,è messo peggio di me. A lui la sconfitta (il furto) ha provocato allucinazioni e miraggi”

Andai su forzanuova.net e vidi che Tornado aveva aggiunto ,tra le “Lettere dal fronte”, degli articoli ed il titolo di uno di questi (da LaRepubblica-4 luglio 2000-“AN ci ripensa:niente corteo con i Fascisti”) corrispondeva a ciò che Valerio aveva scritto. Lo lessi tutto e scheggiai sul sito di LaRepubblica a controllare se fosse impazzito anche Tornado oppure se fossi io ancora in stato di trance ed il mio cervello fosse ancora in quello stato limbico nel quale di solito l’encefalo fa le piroette al contrario.Diedi due o tre colpi di incisivi contro il monitor,mentre il browser caricava,giusto per vedere se fossi sveglio o meno.Il dolore pareva confermare lo stato di veglia.L’ultima ombra di dubbio sulle capacità intellettive di Valerio e di Tornado scomparve con l’apparire dell’articolo, come in una sapiente dissolvenza cinematografica.

No, cazzo no! cazzo no! cazzo no! cazzo no! cazzo no! cazzo no! cazzo no! cazzo no! cazzo no! cazzo no! cazzo no!

Eppure,cazzo si! Era tutto vero, ma seppure la verità fosse chiara come il bianco sul nero i miei occhi stentavano ancora a crederci. Restai li ancora un poco a fissare quei segni strani che avevano perso per me il loro significato di scritte, poi spensi il modem,mi alzai dalla scrivania e mi sdraiai sul letto.Accesi una sigaretta e restai lì a fissare le volute di fumo salire verso il soffitto.Mia sorella nella sua stanza guardava “Beautiful”.La mia mente funzionava ora esattamente come una cabina di regia. Riarrotolava l’ampex della memoria fino a quel bellissimo primo di luglio, zoommava sulle facce dei ragazzi e delle ragazze che vi avevano partecipato, che avevano scolpito quell’opera d’arte di manifestazione romana.Buona la prima…Camerata di Milano in campo lungo, amica del Camerata,  altro Camerata di Roma con macchina fotografica.Piano americano su un Camerata di Azione Giovani,Camerata di Napoli, Cam… review… Camerata di Azione Giovani! E da lui un altro,e un altro e un’altra e poi altri ancora. Quindi non mi ero sbagliato, c’erano anche loro.Ma allora perché? Spensi la sigaretta e chiusi gli occhi.

 

“Ma porca di quella troia!”sbottai dopo pochi istanti”Ma che freddo fa?”.Mi alzai di scatto sbatacchiando i denti per il gran gelo e massaggiandomi vigorosamente le braccia intirizzite. Potete immaginarvi il mio stupore nel ritrovarmi con una lacera blusa di sacco ed una specie di calzamaglia verde-marrone tutta rattoppata come unici capi di vestiario.La mia camera da letto era scomparsa e mi trovavo sul sagrato di una chiesa in pieno inverno.Doveva essere l’alba,infatti il sole era solo un riflesso grigio all’orizzonte.Affianco a me c’era un mulo che mi sospingeva affettuosamente col muso come se mi conoscesse.Una nutrita folla di contadini e pezzenti faceva capannello attorno al portale principale della chiesa osservandone l’interno senza permettersi di entrare.Il mulo continuava a sospingermi.”E vaffanculo,no?”sbottai dando uno schiaffazzo sulle frogi dell’animale che si allontanò di qualche passo con un’espressione stupita.Tornai ad osservare la folla osservante. Mi avvicinai anch’io e domandai informazioni ad una giovinetta che parlottava con una sua coetanea.Erano entrambe vestite come zingare e puzzavano da far schifo.

“Ehi, senti un po’ ma c’è qualcuno che si sposa? Eh eh eh ,chi sta compiendo l’insano gesto?”.

La ragazza si voltò a guardarmi come se avesse visto un marziano.Sembrava intimorita e preoccupata ad un tempo ed io contraccambiai il suo sguardo con un’espressione interrogativa.Mi accorsi troppo tardi che non stava osservando me ma qualcosa che avveniva alle mie spalle. Mentre mi voltavo feci appena in tempo a scorgere gli incisivi giallastri del malefico mulo che si serravano sulla mia clavicola.Il dolore fu lancinante, simile a quando capita di dimenticarsi di reinserire le palle nell’apposita patta lasciando che queste vengano arpionate dalla cerniera lampo dei pantaloni (a questo punto le lettrici dovranno fare uno sforzo di immaginazione oppure compiere l’esperimento sui loro fidanzati o mariti ed osservarne la reazione).E’ superfluo descrivere con quale affabilità mi rivolsi al bestio inseguendolo giù per la scalinata. L’orrido incrocio fuggì fino dall’altra parte dello spiazzo antistante la chiesa e si fermò a guardarmi. Probabilmente cercava di capire fino a dove avevo intenzione di inseguirlo.Ritornai sui miei passi sbirciandomi alle spalle mentre quel porco dalle fattezze di un mulo sogghignava beato.Le due giovinotte se la ridevano di gusto, mostrando platealmente un paio di dentature che avrebbero fatto la fortuna di qualsiasi dentista, posto che fosse attrezzato per rimuovere un simile strato di placca e tartaro.

“Lo asino t’ha morduto!Lo asino t’ha morduto” mi canzonava quella a cui avevo rivolto la domanda.

“Seee”feci io massaggiandomi la spalla “L’asino è quello che ti ha insegnato l’italiano.”

“Eh?”rispose perplessa irrorandomi con un alito talmente pestilenziale da farmi dimenticare il dolore.

“Lasciamo perdere.Cosa sta succedendo in ‘sta chiesa?”

La ragazza, che era comunque molto carina (e che ancor di più lo sarebbe stata se qualcuno l’avesse presa,lavata e strigliata per bene con una spazzola per cavalli) ,si voltò un attimo ad osservare all’interno per poi tornare a fissarmi con i suoi languidi occhioni celesti.

“Ma da dove arrivi?La dentro ci sono li tredici cavalieri che più tardi combattono alla Barletta contro li cavalieri del Re della Francia.Mò lo Vescovo sta benedendo il Capitano, quel coraggioso del Capitan Maldini Fieramosca da Capua ”. Ah ecco , pensai sollevato , sono ad Andria nell’anno di Grazia 1503 e fra poche ore si terrà la famosa disfida a Bar…

“Cosa hai detto?” urlai quasi in faccia alla giovane che retrocedette di un passo “Chi è che li guida?”

La ragazza mi osservava intimorita, ormai convinta di aver fatto un grossolano errore accordandomi la sua attenzione.

“Li guida lo Nobile Cavaliere Maldini Fieramosca da Capua.”

“ E i nemici , i francesi, da chi son condotti?”

La giovane era ormai convinta di aver a che fare con un folle,il che mi convinse a rendere meno incalzante l’interrogatorio.Le piazzai lì il mio miglior sorriso(senza placca e senza tartaro)e riproposi la domanda in un altro modo.

“Damigella mia bella!Non è che per caso conosci il nome del Capitano dei francesi?”

La ragazza si rilassò un poco ma rimase comunque diffidente e ci mise qualche secondo prima di rispondere.

“Non li guida un Capitano ma un Cavaliere che fu prima brigante , chiamato Barthez La Motte”

Mi avvicinai sempre sorridente come un cicisbeo e le presi la mano.Era lurida e callosa come quella del mio meccanico noto come “Rocco la bestia”.

“Tu , o leggiadra fanciulla , ti recherai a vedere questa disfida?”

“Si.Ci andiamo tutta la famiglia” rispose lei tutta giuliva. Evidentemente non avevo perso il mio fascino da “Conquistador” anche se lo stavo abbondantemente sprecando.

“Posso venire anch’io con tutta la famiglia?”

Così , dopo aver assistito all’uscita dalla cattedrale di Andria dei tredici Cavalieri italiani, ci avviammo alla volta di Barletta su un carro trainato da muli (i concessionari di muli in quel periodo facevano affari d’oro), mentre quello che mi aveva morsicato ci seguiva in distanza.Durante il tragitto seppi , fra alitate al buon sapor di carogna ed effluvii vari, che quel tal Barthez La Motte aveva sfidato il Gentiluomo Zoff Colonna dicendo che gli italiani erano sempre secondi ai francesi nelle battaglie europee  contro il comune nemico spagnolo.Colonna se l’era presa a male e per quel fatidico 13 gennaio 1503 era stata fissata a Barletta una disfida fra tredici italiani ed altrettanti francesi in un campo nei pressi della cittadina.

Gertrude, questo era il nome della ragazza, cominciò poi a parlarmi di tutte le sue sorelle sposate con prole facendomi chiaramente intendere che anch’ella voleva diventare una sorella sposata con prole.Quando la cosa stava per assumere risvolti tragici ed imbarazzanti arrivammo in vista del campo.Fuggii dal carro come solo un codardo sa fare e corsi a sedermi sull’erba,al lato del perimetro delimitato per la pugna.Subito un certo Bastolfo mi attaccò bottone elencandomi per filo e per segno le regole dello scontro.Inizialmente si caricava con la lancia e gli italiani ne avevano di lunghe un braccio in più di quelle francesi (‘sti impuniti).Poi si sarebbe passati alla scure ed alla spada.Calcolai che un cavaliere così bardato avrebbe potuto pesare quasi seicento chili fra armatura,armamento e balle varie.Un arbitro svedese di nome Frisk vigilava dall’alto di una tribuna che nessun cavaliere fuoriuscisse dal perimetro.

“Quello uomo lì è nu puorco”disse Bastolfo scotendo il capo”Nun se sa como è arrivato qua.Prima rivendeva li mangimi per li cani delli frascatari, così che li cani facevano nu piscio bbono che s’addopera per allungà lu vino bianco”

Due squilli di tromba interruppero la dotta dissertazione del villico e l’ attenzione di tutti si concentrò sulla incipiente disfida. La carica fu impressionante e subito un francese venne disarcionato.Poi la mischia divenne incomprensibile per me che non conoscevo il linguaggio araldico degli scudi. Bastolfo mi indicò un italiano , un certo DelPiero Fanfulla da Lodi , che si aggirava per il campo senza concludere nulla.Comunque,alla fine della terribile zuffa,solo due francesi restarono in piedi e si arresero mentre tutti gli italiani erano salvi.

“Cazzooooo”esclamai saltando su come una molla”Italia 11 –Francia 0. Che batostaaa!! Tho, Barthez , beccatelo nel…”

“Tomàs”fece all’improvviso una voce proveniente dal nulla “Tomàs svegliati che è pronta la cena”

Aprii un solo occhio ed osservai torvo il volto di mia madre che mi guardava incuriosita.

“Tomàs,cosa è successo? Ti dimenavi nel sonno e mugugnavi frasi incomprensibili.Hai avuto un incubo? Dai vieni di là che è pronto”

“Nonhofame,lasciamidormire” bobottai e mi voltai dall’altra parte.

 

Mi aggiravo per uno spiazzo sconfinato e voltandomi vidi il Colosseo che svettava alto sopra di me.Tutto intorno solo una verdeggiante,infinita prateria.Ad un certo punto,mentre stavo osservando il “Monumento” in un deplorevole stato di abbandono, sentii un’assordante sibilo supersonico seguito da un tonfo tale da far letteralmente sobbalzare la terra. Mi girai e, poche centinaia di metri più in là,vidi un palazzo cinquecentesco.”E tu da dove saresti saltato fuori?” domandai all’edificio.Non mi ero ancora ripreso dallo stupore che un altro sibilo della stessa intensità squassò l’aria e,prima che il tonfo poderoso si ripetesse, altri sibili seguirono in rapida successione,fino a sovrapporsi.

“Che cazzo succede?Piovono case?”urlai correndo a ripararmi sotto le arcate del Colosseo.Mi accucciai a terra coprendomi la testa con le braccia ed aspettai tremando che il terrificante terremoto cessasse. Il fenomeno durò poco più di un minuto ma,la mia sensazione fu che si fosse protratto per ore.Abbandonai il mio nascondiglio e ritornai nello spiazzo.Lo spettacolo era stupefacente.L’intera città di Roma era comparsa dove prima stavano i prati ed i suoi abitanti si aggiravano affaccendati come se nulla fosse successo.

Il Colosseo si ergeva in mezzo ad un pratone incolto dove diverse centinaia di pecore brucavano tranquille.

Un pittore stava dipingendo un quadro del monumento fregandosene altamente dell’andirivieni degli animali.

“Scusi”dissi avvicinandomi a lui “saprebbe per caso dirmi in quale anno siamo? Ad occhio e croce direi nella prima metà del 1500 ma vorrei saperlo con precisione. Sa, sono stato via per un po’…”

“Ah!”sbottò lui senza interrompere il suo lavoro”sarai stato in galera.Solo lì ci si dimentica del fluire degli anni.”

“Si …bhe…mi vergognavo ad ammetterlo.Sono stato in prigione per un sacco di tempo per motivi politici”

L’artista mi squadrò con attenzione inarcando un sopracciglio,poi si rimise a dipingere.

“Politici,eh?!”bofonchiò “Non sono comunque cose che mi riguardano.In quale anno ti acciuffarono almeno te lo ricordi?” “Nel millecinquecentotre”risposi prontamente”l’anno della disfida di Barletta”

Il pittore perse il suo fare flemmatico e proruppe in una fragorosa risata.”Questa poi è bella!!Ma proprio bella!! Sicchè avresti fatto ventiquattr’anni di gabbio ? Ti devono aver arrestato da bambino allora.”

“La galera ringiovanisce” buttai lì “Per cui siamo nel ’27. Può farmi un resoconto di ciò che è accaduto?”

“Agli ordini giovane Principe”ironizzò l’artista”Dunque vediamo…ah,si, … l’anno stesso in cui ti arrestarono salì al Soglio Pontificio Papa Giulio II che dopo aver affidato alle cure del Bramante la basilica di S.Pietro è partito alla conquista di Perugia e di Bologna. Fu un grande mecenate e diede un sacco di soldi a quegli artistucoli del Michelangelo , del Raffaello e del Giulio Romano.Io non vidi una lira naturalmente.Ci voleva la raccomandazione.

Nel frattempo il Duca di Milano , Massimiliano Sforza, ha cacciato a calci i francesi fin’oltre le Alpi.Ma non è durata….eh no che non è durata. Infatti  due anni dopo la morte di Giulio II , nel ’15 mi pare, quell’infame carogna di Francesco di Valois si è fatto incoronare Re di Francia come Francesco I ed a Melegnano ha restituito i calci allo Sforza”

“Ah” feci io senza riflettere” A Melegnano, vicino alla barriera autostradale di Milano Sud”

“Non so niente di codesta barricata”sbottò il pittore irritato” Se vuoi che ti racconti i fatti ti prego di non interrompermi. Dunque…dicevamo di Francesco.Questo asino di un Re si è messo a litigarsi terre con Carlo V di Spagna senza considerare che i territori dello spagnolo erano,fra Spagna,Germania,Svizzera,Austria,Italia del sud eccetera,almeno tre volte i suoi.Infatti Carlo è riuscito ad arruolare truppe quattro volte superiori al francese e due anni fa lo ha sconfitto e catturato a Pavia. Quel lestofante di Francesco, per farsi liberare da Carlo,gli ha firmato una carta nella quale rinunciava all’Italia,alle Fiandre e alla Borgogna ma , una volta tornato a casa ha disatteso i suoi impegni e Carlo V  si è arrabbiato oltre ogni limite. Francesco si è alleato con il Papa ,Clemente VII , ma non sono riusciti a contenere le orde spagnole. Noi ed i francesi siamo in rotta un po’ ovunque ed un esercito di quasi duecentomila  Frocichenecchi sta marciando alla volta di Roma.”

“I Frocichenecchi?”domandai stupito” E cosa sarebbero,di grazia, questi Frocichenecchi?”

“Sono bestie della peggior specie”rispose sospirando il pittore”Sono stati reclutati un po’ ovunque da Carlo V e da più di tre mesi non ricevono “il soldo”.Il Connestabile di Borbone che li guida è in realtà in loro balia e fra le file dell’ esercito si è diffusa la voce che Roma è ricolma d’oro. Sicché stanno venendo a prenderselo.Anzi , se ti vuoi riscattare puoi arruolarti nella Milizia Nuova. Si stanno arruolando un po’ tutti per tentare di fermare l’orda dei Frocichenecchi.”

“La Milizia Nuova” ripetei illuminato.

“Si”continuò l’artista ”Sono una schiera di baldi giovani come te che si prefiggono di fermare i barbari invasori.Se ci riusciranno dicono che troveranno una “terza via”,cioè ne con Francesco ne con Carlo ma “per un’Europa realmente libera,per un’Europa delle Nazioni”(scusate).”

“E dov’è che ci si arruola?”

“Laggiù”fece il pittore indicando alcuni ragazzi con il suo pennello “Vedi quel banchetto con quel drappo nero con la croce cerchiata bianca?E’ laggiù che ci si arruola.Vai figliolo …vai e in alto i cuori”

Lasciai dietro di me l’uomo col cavalletto e sbisciolai fra le pecore fino ad arrivare davanti ad un giovane miliziano che con altri tre ragazzi stava raccogliendo delle firme su di un grosso registro rilegato in pelle.

“Ciao” lo salutai allegramente “sarei venuto per arruolarmi nella Milizia Nuova”

“Con noi!”esclamò il giovane salutandomi romanamente.

“Appunto.Voglio arruolarmi con voi” “Ma no!”replico l’altro”Con noi! è un saluto,un motto ed un ideale.Firma qui,se non sai firmare metti una croce, ti spettano una diaria di due bicchieri di vino ed una provola,calci nel culo,disciplina ed un’infinità di onore….ah,vedo che sai firmare! Ti proporrò come ufficiale Camerata…Tomàs.Vai insieme a Duilio da Milano che ti accompagnerà in caserma”

Un altro ragazzo mi fece cenno di seguirlo e così ci avviammo per le vie della città.Si notava tutt’intorno una attività febbrile, sicuramente dovuta all’imminente calata dell’orda.Carretti trainati da asini o dagli stessi proprietari ingorgavano le strade della città eterna.Ogni tanto qualche lussuosa carrozza blu,scortata da armigeri a cavallo,compariva inaspettatamente a tutta velocità seminando il panico fra il popolino che faceva appena in tempo a schivarla.Si aveva solo il tempo di sentire il trillo della campanella con la quale il cocchiere segnalava di lasciare strada e poi, o si saltava di lato o si veniva travolti.Carrozze di potenti con tanto di scorta, tutte dirette a Castel S.Angelo. Mentre camminavo una miriade di domande mi affollavano la mente e decisi di esternarle al mio accompagnatore.

“Quello con cui hai parlato è Antonio da Roma , il capo della guarnigione, poi c’era quello grosso che si chiama Cristiano da Gallarate e quell’altro era Luca dalla Brianza.Come? Ah, chi sono i Frocichenecchi?Sono una soldataglia eterogenea raccattata da Carlo V. Si vestono con abiti sgargianti, vivono in modo empio vendendo il  culo al miglior offerente, sono dei sodomiti senza Dio e saranno circa duecentomila.Quanti siamo noi?Mah, direi circa cinquemila anche se quei traditori degli Aennini hanno deciso di squagliarsi adducendo banali scuse servili. Per cui,senza calcolarli, non ti so dare un’esatta risposta .Comunque non siamo soli, ci sono anche i soldati del Papa”

Arrivammo alla Caserma , ricavata nell’interrato e nel piano terra di un palazzo signorile, dove Duilio da Milano mi spedì al magazzino per il vestiario.Li incontrai Fulmine Tonante da Lecco che in men che non si dica bruciò in una fornace i miei frusti indumenti gridando “Che schifo! Guarda , sono pieni di zecche!!Il flagello del mondo”. Non appena nella fornace le zecche tentarono di darsela a gambe ma , abbastanza sadicamente, Fulmine le ricacciava dentro con uno svergello . “Crepate!”gridava fuori di se “Bruciate putridi parassiti sociali! Questa è la fine che vi si addice, cotte e croccanti al punto giusto, altro che andar in giro a diffonder la peste per il pianeta!”.Terminato l’assado di zecche tornò a prestarmi attenzione e mi fornì una cotta di maglia di ferro,uno spadone,un elmo ed un paio di stivali. Chiesi se fosse possibile avere il vino e la provola , ma ricevetti come acconto solo i calci nel culo.Lasciai il magazzino un po’ frastornato ed uscii nel cortile della “Caserma”.

“Ah,eccoti qui!”gridò Antonio da Roma correndomi incontro “ Mettiti ‘sta fascia da ufficiale, prendi con te quei quattro là in fondo e vai dal comandante dei soldati del Papa a Castel Sant’Angelo.Ha un dispaccio da consegnarti e tu,senza leggerlo,lo andrai a consegnare a Marco da Bergamo che si trova a presidiare le mura ad est.Scattare!”

“Gnorsì” risposi salutando col braccio teso.Mi avvicinai trottando ai quattro miliziani che per loro sventura erano finiti ai miei ordini. Ci salutammo romanamente e ci avviammo alla volta di Castel Sant’Angelo.

Valerio da Varese , il più alto in grado, mi presentò gli altri strada facendo. FuriaNera era il più agguerrito e non terminava mai di brontolare sottovoce insulti all’indirizzo dei Frocichenecchi e delle zecche che portavano al seguito.

“Mabbruttifrocidercazzo sevepijovetronco veinfilounpalonerculoeveddofuoco sietedeiporciedovresteddagrugnì  vesaltointestamaialirossi venfiloquattroditanernasoevesdereno mavaffanculoavoieaccchinunvelodice andateamorìammazzativoielanimadellimortaccivostri”

Poi c’erano Vittorio ed IlNero che continuavano a parlottare fra loro a proposito di una pizza non pagata.Che coppia male assortita erano. Vittorio , un romano , era piuttosto magro con un fisico asciutto che sembrava un fascio di nervi mentre IlNero , proveniente dalla città del Vesuvio, era una specie di gigante alto quasi due metri con mani come badili e dall’apparente peso di 120/130 chili di muscoli. Infatti, mentre il primo lo apostrofava con tono stridulo e nervoso il secondo borbottava tranquillo nel suo accento partenopeo. Valerio da Varese mi spiegò che erano inseparabili da quando Vittorio aveva tolto una spina da un piede de IlNero che,con le sue manone possenti ma inadatte, non riusciva a liberarsene soffrendo terribilmente.Per ultimo,strascinando i piedi, veniva Tornadiwebix , un celta del nord che si lamentava in continuazione delle comodità che aveva dovuto lasciare in quel di Monza per arruolarsi in questa Santa, ma scomoda Causa. “Uhe!”continuava a ripetere con un terrificante accento brianzolo”Ma com’è che si fa a venir qua a lavurà  con questa disurganisasiun che ghè chi? Figa, mi han ciulato anche la biga , sti romani! Ma come se fa, disi mi? La ghè nanca la vasca con l’idromassaggio, me tuca de fa el bagn in una sidela!! Nooo, se po no ‘nda avanti inscì ! Ades vu mi dall’Antonio de Roma a parlàg insem! Uhe testina …va che se ghè da pagà …op op op…din din din !Ghè ne minga de prublema!” Ogni tanto IlNero  gli mollava un pugno in testa e lui si zittiva per qualche minuto ma poi , inesorabilmente, ricominciava la lagna. Intorno a noi la gente correva verso improbabili rifugi. Le porte della città erano chiuse per cui abbandonarla pareva impossibile.Un uomo mezzo storpio mi si appese alla cotta urlando “Arrivano i Frocichenecchi! Ce se inchiappettano a tutti!!” Me lo staccai di dosso e la folla lo risucchiò portandolo lontano. Lo vidi ancora un paio di volte mentre riemergeva dai flutti umani, poi girò un angolo scomparendo dalla mia vista.

Dopo circa mezz’ora eravamo alle porte di Castel Sant’Angelo e ci dirigemmo verso il corpo di guardia.

Le guardie pontificie incrociarono le alabarde per sbarrarci il passo ed un’ufficiale si diresse verso di noi.

“Ave miliziani.Siete gli inviati di Antonio da Roma?” Annuii con un cenno del capo sbirciando nel contempo all’interno del castello.Potei contare decine di carrozze blu ammassate nel cortile principale.”Si Camerata, ci ha inviato Antonio a ritirare un messaggio”.Il soldato continuava a spostarsi per cercare di interporsi nel mio raggio visivo. Estrasse da una giberna un foglietto ripiegato,legato e sigillato con della ceralacca rossa.Lo presi e me lo infilai nel cinturone.Salutai l’ufficiale e feci cenno alla mia squadra di seguirmi verso l’uscita.Avevo percorso solo un paio di metri quando Tornadiwebix lanciò un grido.

“Uhe , ma quella là è la mia biga! Brutti barboni ladri farabutti”. Il miliziano monzese sguainò lo spadone e si lanciò verso il cortile.Veloce come un serpente l’ufficiale tirò una leva che sporgeva dal muro ed una pesante inferriata scese come un lampo dal soffitto chiudendo  il varco verso il cortile. Tornadiwebix , ormai lanciato verso di esso, non riuscì a fermarsi e si schiantò contro le sbarre rimbalzando a sedere per terra. Ci avventammo tutti contro l’inferriata per tentare di sollevarla e con l’apporto del Nero stavamo per farcela sennonché le guardie,da dietro le sbarre, cominciarono a punzecchiarci con le alabarde ridendo di gusto.Il Comandante , più indietro di qualche passo, alzò allora le mani al cielo come in un doppio saluto romano,poi flettè i gomiti portando le mani tese una a destra e l’altra a sinistra dell’inguine sporgendo il bacino in avanti.Mostrammo tutti il dito medio e ,dopo avergli sputazzato contro, ce ne andammo intonando i nostri inni di battaglia.

Era ormai sera inoltrata quando raggiungemmo Marco da Bergamo ed i suoi miliziani che montavano di sentinella lungo le mura ad est della città.uno dei suoi me lo indicò proprio mentre si stava avviando verso le scale che portavano al torrione più alto del suo settore.Gli consegnai il messaggio e lui prese a leggerlo mentre saliva le scale.Gli andai dietro per sentire se ci fossero risposte o disposizioni.Arrivati in cima , mentre Marco continuava a leggere il messaggio, lanciai uno sguardo oltre le mura e potei constatare l’entità del pericolo che minacciava la città. A circa ottocento metri oltre il fossato l’accampamento dei Frocichenecchi si andava illuminando dei primi fuochi della sera.Non erano certo duecentomila come si era temuto.Ad occhio e croce dovevano essere  circa settantamila , contando anche le zecche opportuniste che li seguivano.Per l’accampamento si muovevano e si rotolavano coppie di Frocichenecchi in calore che , con l’arrivo delle tenebre, si preparavano ai loro segreti riti orgiastici. Marco da Bergamo, che nel frattempo aveva finito di leggere il messaggio, mi spiegò che non erano segreti in quanto tenuti accuratamente nascosti bensì perché a nessuno gliene fregava un beneamato cazzo delle loro turpi abitudini.

“Bene”aggiunse poi”abbiamo ricevuto ordini della massima priorità.Nel caso la linea difensiva delle mura dovesse cedere dobbiamo ripiegare tutti verso il Colosseo e tenerlo a costo della vita.Verso la seconda ora dopo la mezzanotte tutti i componenti di Milizia Nuova saranno qui sugli spalti, ma prima di allora qualcuno deve infiltrarsi nell’accampamento nemico e sottrarre loro i piani di battaglia.Andrei io stesso ma ho ricevuto ordini specifici di non allontanarmi dalle mura. Conosci qualcuno che se la sentirebbe di rischiare la vita e le chiappe in un’impresa così ardimentosa?”  “Vado io con i miei ragazzi!” esclamai fieramente.

Marco da Bergamo si congratulò per il mio coraggio e mi invitò a presentarmi da Fascioscatenato per avere l’attrezzatura adatta alla bisogna.Aggiunse anche che costui era espertissimo in incursioni e che sarebbe venuto con noi.

Discesi le scale del torrione saltando i gradini a cinque a cinque per andare a raccontare dell’importante missione ai miei. Non la presero come credevo. Come seppero della faccenda non esplosero in un assordante boato di giubilo come mi aspettavo, rimasero invece in un totale e raggelante silenzio mentre si toccavano le palle per scacciare il malocchio.

“Oh evviva , massa di stronzi”esclamai allora indispettito”vi sembra il modo di accogliere una notizia del genere? Siete forse dei fanciulletti cacasotto?”

Valerio , rendendosi portavoce del gruppo si fece avanti.”Non è per la paura che ci tocchiamo.E’ per i travestimenti.”

“Quali travestimenti?Che cazzo dici,eh?”Risposi sorridendo anche se ormai il faro dell’agghiacciante verità stava iniziando ad illuminare la mia mente.”Quelli che Fascioscatenato ci imporrà di indossare”rispose abbattuto Valerio”O credi che ce ne andremo in giro per l’accampamento dei Frocichenecchi con le divise di Milizia Nuova?”

Tutti i miliziani radunati ormai sulle mura scrutavano nel buio della notte per cercare di vedere le figure striscianti dei sei impavidi che si avvicinavano furtivamente all’accampamento nemico ma, invisibili come arditi,i nostri eroi erano già arrivati alle prime sentinelle Frocichenecche al limitare del campo. Il piano era semplice e ben congegnato:Fascioscatenato , che era rimasto in abiti miliziani, avrebbe finto di essere stato catturato dalla pattuglia di finti Frocichenecchi che avrebbero a loro volta finto di doverlo espressamente consegnare al capo dei nemici.Per spiegare ad ilNero tutte queste finzioni ci volle di più che per convincerlo a vestirsi da Frocichenecco.Al momento stabilito i sei emersero dalle tenebre ed avanzarono verso una sentinella. IlNero sospingeva Fascioscatenato stringendolo per la parte posteriore del colletto.Io aprivo la strada dirigendomi decisamente verso il centro dell’accampamento.

“Altolà , chivalà?”urlò la sentinella non appena si accorse di noi.”Parola d’ordine o sparo”ci avvertì puntandoci contro il suo archibugio. Il panico si diffuse fra i miliziani e decisi di prendere tempo.”Ehmm…senti bell’uomo dobbiamo portare questo prigioniero dal grande capo Finocchion Luxurius.E’ una questione di vita o di morte”

Ma la sentinella era decisa a non farsi prendere per il naso così facilmente “Ma na sbatt i ball! O te me diset la parola d’ordine o ta cupi.Vi ammazzo tutti”. Tornadiwebix mi si avvicinò e mi sussurrò una frase all’orecchio.Lo guardai stupito ma lui mi fece cenno di fidarmi e di rispondere all’armigero.

“La parola d’ordine è ….”mi girai di nuovo a guardare Tornadiwebix che sembrava irremovibilmente sicuro di se “La parola d’ordine è : alè,alè cont el cu sa fan i daneè!”

La sentinella sorrise raggiante e riappoggiò l’archibugio al suo trespolo.Si pose entrambe le mani sui fianchi e si avvicinò sculettando.”Siete delle paaaaazze!”esclamò “avrei potuto farvi tanta di quella bua!!”

La sorpassai tentando di sorridere amichevolmente ma ebbi l’impressione di essere riuscito solo a produrre un ghigno nefasto.

Mi diressi verso il cuore dell’accampamento ed alle mie spalle sentii lo schiocco secco delle vertebre del collo dell’armigero che venivano frantumate da ilNero.”Niente più bum bum per questo piccolo gay-san” mi suggerì la mia mente come in uno strano dejà vu. La prima cosa che mi colpì fu il terribile odore di merda che aleggiava per tutto il campo, probabilmente dovuto alle migliaia di inchiappettamenti che stavano avvenendo contemporaneamente.Mi girai di scatto con un’espressione minacciosa per avvertire gli altri di evitare espressioni schifate.Eseguirono prontamente,anche se Valerio stentava a trattenere i conati di vomito che gli aggredivano lo stomaco. “Pensate alle capre”sibilai “Concentratevi sul fatto che questo olezzo è prodotto da delle capre e vedrete che vi passa tutto”.Funzionò e ci inoltrammo ancora di più fra le file nemiche.Nessuno pareva badare a noi , nell’orgia collettiva  che avveniva sotto i nostri occhi, e l’escamotage delle capre aveva reso impassibili i nostri volti.Arrivati quasi al centro dell’accampamento ci trovammo di fronte ad una divertente scenetta.Alcune decine di zecche, tutte rigorosamente in tutina bianca, erano circondate da una folla di Frocichenecchi vogliosi che ridevano sguaiatamente mentre,di tanto in tanto, strappavano brandelli di tute alle zecche.”State buoni Compagni” gridava una zecca intimorita all’indirizzo dei froci “Sono Lucazzo da Casarin, il Gran Visir di tutte le zecche.Siamo tutti amici vostri, siamo venuti per aiutarvi. Guardate” strillò acchiappando altre due zecche e tirandole fuori dal mucchio “Guardate, ho detto!Questi sono il Compagno Fagusto da Bertinotto e il Compagno Water da Veltronia.Siamo tutti qui per aiutarvi.Siamo tutti gay.Siamo tutti gay.” Ma il cerchio di Frocichenecchi ormai assatanati si stringeva sempre di più.Con i volti stravolti dal desiderio e con le labbra sbavanti i frocioni  erano ormai a portata di alito dalle zecche che ormai si contorcevano dall’orrore. Lucazzo da Casarin, con le lacrime agli occhi , tentò l’ultima carta “Armandoo! Armandoo!! Compagno Armando da Cazzutta , vieni qui!Spiega ai Compagni Frocichenecchi che “Siamo tutti gay” era solo uno slogaaaaaaaaaaaaaaannn ggghhhhhh”

L’orda si impossessò del Lucazzo da Casarin ed a noi non restò che assistere impotenti alla scena tremenda dei brandelli della sua tuta bianca che volavano in aria , del suo corpo ignudo e pesto trascinato dietro una siepe e dell’urlo lancinante che squassò la notte. IlNero mise mano allo spadone ed avanzò di un passo ma lo fermai con un gesto.

“Dai Tomàs!”fece lui”E’ una zecca ma non può finire così!”

“Che ti devo dire? E’ inutile piangere sul latte versato.Bisogna piangere sul conto del lattaio.Se la sono cercata…noi li avevamo avvertiti…e poi la nostra missione non è ancora compiuta”

Detto questo mi voltai per proseguire verso la tenda di Finocchion Luxurius facendo cenno agli altri di seguirmi.

Con la coda dell’occhio vidi le altre zecche fare la stessa fine del loro capo.La puzza di merda si intensificò ulteriormente. La tenda del capo era di facile individuazione giacché era ornata da una profusione di pizzi e merletti rosa e fuxia. La sua guardia personale era assente, probabilmente impegnata nei festeggiamenti in onore delle zecche.

Entrammo e sorprendemmo Luxurius che si stava facendo inchiappettare da un mulo.

“Volete favorire?”chiese il padrone di casa appena ci vide “Questo Asinello è sempre pronto a soddisfare chiunque”

Non appena la bestia mi vide lanciò un raglio disperato e fuggì di corsa dalla tenda travolgendo Valerio e Vittorio che stavano ancora entrando. Sorrisi.Sogno che vai, mulo che trovi.Nel mio caso il mulo era lo stesso.

Fascioscatenato scattò come una molla ed in men che non si dica infilò uno straccio nella bocca di Luxurius e gli poggiò un coltello alla gola premendolo leggermente fino a far sgorgare un rivolo di sangue. “Dove sono i piani di battaglia?” sussurrò il nostro Camerata fissando il pervertito negli occhi. Terrorizzato,Luxurius indicò con mano tremante uno stipetto che una volta aperto rivelò effettivamente l’ambito bottino.Ad un mio cenno Fascioscatenato colpi di taglio la nuca del suo prigioniero che svenne.Praticai un taglio sul fondo della tenda e strisciammo fuori nella notte. I Frocichenecchi erano ancora troppo impegnati per badare a noi e saremmo sicuramente riusciti ad andarcene indisturbati se una luce improvvisa non si fosse levata inaspettata alle nostre spalle.

La tenda di Finocchion Luxurius ardeva come una pira.Mi voltai a guardare FuriaNera che sogghignava sadicamente.

“Dimmi che non lo hai fatto!”esclamai”Dimmi che non gli hai infilato un palo nel culo e che non gli hai dato fuoco!”

FuriaNera fece spallucce tirando fuori la sua migliore espressione da “Che ci vuoi fare?E’ stato più forte di me!”

Si scatenò l’inferno. Frocichenecchi con le braghe calate correvano come impazziti per l’accampamento.Eravamo in piena luce e non ci volle molto perché ci notassero. “Eccoli là”urlò una voce”Inculiamoli”urlò un’altra voce “A gambe levate!”urlò la mia voce.Ci lanciammo a rotta di collo verso le mura di Roma con IlNero a fare da apripista.Correvamo in formazione serrata come in una partita di football americano ed ilNero troncava tutti coloro che tentavano di placcarci. Arrivammo sotto le mura urlando come ossessi mentre una banda di terribili “Macho” , tutti ricoperti in pelle nera come il divano del mio salotto, era quasi riuscita a raggiungerci.Dalle mura partì un fitto sbarramento di dardi ed i culattoni in pelle dovettero ritirarsi.Ci arrampicammo come scimmie alle scale di corda ed in breve fummo in salvo sugli spalti.

“Fantastico!”esclamò Antonio da Roma avvicinandosi a me“Siete stati veramente audaci.Consegnami i piani del nemico e poi vai a farti dare il vino e la provola…..Cazzo se te li sei meritati!”

Non me ne accorsi nemmeno.Vidi solo fugacemente il mio pugno destro che entrava nel mio campo visivo e che colpiva brutalmente la mascella di Antonio.Il miliziano perse l’equilibrio e cadde pesantemente a sedere per terra.

“Ma vaffanculo!”urlai come in preda ad una crisi isterica”A momenti ci si inchiappettano in settantamila come dei tordi! Hanno preso anche le zecche!Le hanno prese per il culo! E Lucazzo da Casarin, e la tuta e l’urlo e il palo ed il fuoco…”e svenni. Ricordo solo vagamente le risate dei Camerati e la visione di Antonio che si massaggiava il mento mentre si rialzava,poi il mondo ha smesso di avere contorni definiti,la nebbia è calata su di me e poi più niente.

Mi risvegliai in una stanzetta sotto le mura.Mi alzai dal pagliericcio dove mi trovavo e vidi che su di un comodino li affianco qualcuno aveva lasciato del vino , una provola ed anche del pane.Divorai tutto e bevvi il vino fino all’ultima goccia.Uscii all’aperto e constatai che la notte stava per finire. Tornadiwebix stava spegnendo un fuoco gettandogli sopra dell’acqua. “Tel chi!!”fece il celta già con le balle di traverso “ Va che stanno per attaccarci.Bisogna andare tutti sugli spalti per fermarli. Figa, fra poco è l’alba e non ho nemmeno fatto colazione”

Lo ignorai e salii sul torrione di comando dove trovai Marco ed Antonio.Mi salutarono con delle gran pacche sulle spalle e mi indicarono il nemico che si stava schierando in campo. I Frocichenecchi si erano divisi in orde in modo da assalire contemporaneamente le mura a nord-est , ad est ed a sud-est. Davanti a tutti c’erano i “Macho” , ognuno di quali teneva una zecca alla catena.Seguivano i carri delle checche e dei travestiti.Da cosa fossero travestiti non si capiva bene.Nelle loro pie illusioni  avrebbero dovuto sembrare delle donne , ma nella realtà potevano sembrare al massimo dei clown denudati.Dietro a tutti veniva il grosso dell’ esercito Frocichenecco.

La tensione era palpabile , ma i nostri erano pronti a tutto.Non appena il sole fece capolino alle loro spalle,accecandoci anche un po’, i loro urli di guerra risuonarono bellicosi.”Macho..macho man…i want to be a macho man…”

L’orda si scagliò su di noi che prontamente rispondemmo con un nutrito lancio di dardi. I nostri balestrieri decimarono le loro prime file e secchiate di guano bollente furono gettate sui primi Frocichenecchi che giunsero sotto le mura.

Il guano bollente ne scorticò parecchi ed altri persero tempo prezioso per spalmarsi felici con il guano che si era nel frattempo raffreddato. Mentre sguazzavano giulivi , li irrorammo di olio di vaselina a 2000° . I Frocichenecchi  colpiti dall’olio bollente si dissolsero in un “paffffss” molto nitido mentre l’ondata successiva si fermò a raccogliere nelle borracce l’olio ormai freddo.Alcuni lo utilizzarono subito per sodomizzare un gruppo di povere zecche ormai prive di volontà.Proseguimmo alternando guano ed olio di vaselina ancora per un po’ con risultati eccellenti, poi le scorte si esaurirono.I Frocichenecchi apposero le loro scale alle nostre mura ed iniziarono la scalata.Tentammo il tutto per tutto lanciando dei cetrioloni e delle zucchine sul nemico nella vana speranza di distrarlo.Le dimensioni degli ortaggi provocarono solo ilarità fra gli assalitori che continuarono imperterriti a darci d’assalto.

“Hanno sfondato”urlò qualcuno. “Si , il culo delle zecche!Abbiamo visto anche noi.”ripose qualcun altro.

“No, i bastioni a nord-est”continuò il primo”L’esercito del Papa è in rotta.I Frocichenecchi dilagano!”

“Ritirata!Ritirata!”urlò Antonio da Roma “Ripieghiamo al Colosseo dove tutto è pronto alla difesa!”

Di quel “ripiegamento” disordinato non ricordo quasi nulla sennonché sciamammo per le vie di Roma deserte,fra le case dalle porte e dalle imposte sbarrate, fino ad arrivare nel pratone antistante il Colosseo.Il monumento era stato effettivamente fortificato, i suoi accessi murati ad eccezione di un paio di essi nei quali fluivano i Camerati di Milizia Nuova. Dei miliziani , già predisposti all’interno del “forte” , indirizzavano gli altri man mano che arrivavano.Era chiaro che si trattava di un piano precedentemente stabilito.Io ed i miei Camerati non ci separammo mai e fummo assegnati ai superarditi delle squadre da incursione.Quando anche l’ultimo Camerata fu all’interno del Colosseo le pesanti porte vennero chiuse ed un silenzio spettrale calò sulla guarnigione.

Salii di corsa fino in cima agli spalti per vedere cosa stava accadendo fuori.Non stava accadendo nulla.Da lontano si sentivano provenire tutta una serie di rumori che lasciavano intuire che il “Sacco di Roma” aveva avuto inizio.Urla strazianti , tonfi di portoni abbattuti e colonne di fumo nero ove erano stati presumibilmente appiccati degli incendi.

Ma dei Frocichenecchi nessuna traccia.Si continuò così per cinque giorni poi , visto anche che i viveri erano quasi terminati, Antonio da Roma chiamò a raccolta i suoi ufficiali.

“Quei senza Dio dei Frocichenecchi” esordì Antonio “non ci filano proprio per niente.Forse sono convinti che siamo tutti a Castel Sant’Angelo insieme a quel che rimane dell’ esercito del Papa.Evidentemente pensano che il Colosseo sia solo un rudere senza valore privo di qualsiasi genere di bottino e perciò non vengono nemmeno da questa parte.Ma se loro non vengono da noi, ebbene noi andremo da loro.Entro un’ora voglio che tutti i comandanti delle squadre da incursione partano a raggiera verso il centro città e che elimino quanti più Frocichenecchi gli capiterà di incontrare.”

Partii con i miei soliti quattro Camerati e mi inoltrai di soppiatto nelle viuzze del centro storico.La città era devastata, le case e le chiese spogliate di ogni bene , i proprietari stremati erano intenti ad applicarsi degli impacchi sui  deretani dolenti. Incontrammo diversi gruppetti di Frocichenecchi ed a tutti allisciammo il groppone ad altri praticammo ulteriori fori di piacere sul culo. Non gradirono la nostra gentilezza. Strano. Erano comunque tutti  ubriachi o troppo spompati dall’orribile lussuria a cui si erano dedicati in quei giorni per darci problemi seri.Ad un certo punto scorsi in un androne una bianca figura che saltellava in un chiostro.Entrammo e ci trovammo di fronte a ciò che restava di Lucazzo da Casarin. Il tapino si aggirava balzellando a piedi scalzi.Indossava una tunica bianca ed una corona di fiori gli cingeva la fronte.Sembrava la primavera del Botticelli.Appena ci vide iniziò a cantilenare “lallallà lallallà i fascisti eccoli qua!!”.Ci fece una riverenza e riprese a saltellare.Valerio si percosse con l’indice la tempia destra palesando quello che tutti ormai stavamo pensando.Alzai e riabbassai le spalle, tornammo sui nostri passi e ricominciammo la caccia.

Il giorno dopo all’alba tornammo al Colosseo e sapemmo che una piccola orda di Frocichenecchi aveva tentato un assalto  con miseri risultati.Presero una valanga di mazzate e lasciarono il campo.Le altre squadre da incursione avevano avuto il nostro stesso successo e festeggiammo per tutta la mattina il contributo che avevamo dato alla Causa. Verso la metà del pomeriggio un ufficiale dell’ esercito del Papa venne a dirci che i Frocichenecchi si erano ritirati dalla città e che Roma era ormai libera.Mi accorsi troppo tardi del particolare modello di biga tedesca che stava guidando.Me ne accorsi troppo tardi per impedire a Tornadiwebix di acchiappare per un orecchio l’ufficiale e di trascinarlo urlante giù dal mezzo di trasporto.

“Brutt barbun d’un lader!”ripeteva il celta “ adesso ti faccio vedere io cosa succede a ciulare le bighe degli altri!”

Tutto il Colosseo rideva alla vista dell’ufficiale che scappava inseguito da Tornadiwebix che lo prendeva ripetutamente a calci nel culo.

Il giorno dopo , tutti ripuliti , lindi e pinti nelle nostre divise andammo a sentir messa.Una messa di ringraziamento a Dio per averci infin liberato dal vizioso e puzzolente invasore.All’uscita dalla cattedrale ci salutammo tutti ed io partii verso nord a bordo delle biga di Tornadiwebix.Prima di lasciare la città ci recammo al manicomio per vedere in che stato versasse Lucazzo da Casarin.Il povero sventurato era rinchiuso in una cella ed appena ci vide si aggrappò alle sbarre sbavando incontrollabilmente. Dichiarò di essere Dulcinea del Toboso e tentò di afferrare una mano di Tornadiwebix scambiandolo per un certo Don Chisciotte della Mancia.Questi si ritrasse prontamente ed allora Dulcinea pregò me,che secondo lei ero Sancio Pancia, di intercedere per lei presso il mio padrone.Ce ne andammo ridendo delle sventure dell’ex zecca d’oro. Dopo meno di un’ora sfrecciavamo sulla Salaria in direzione nord.Il celta guidava come un folle ed ad un certo punto sorpassammo di brutto un carro trainato da due ronzini spelacchiati.Le possenti ruote della biga di Tornadiwebix schizzarono un’onda di acqua e fango sul carro ed innumerevoli muggiti di disapprovazione ci raggiunsero alle spalle.Mi girai giusto in tempo per vedere Luca da Brianza che , ricoperto di fango come un golem, si sbracciava al nostro indirizzo maledicendoci. Lo salutai con la mano mentre la biga teutonica accelerava verso casa.

 

Mi stiracchiai per bene e sbadigliando mi misi a sedere sul letto.Guardai l’orologio; era quasi mezzanotte.Mi misi subito al lavoro per inviare la bozza di questo lavoro a Tornado prima di dimenticarmela come solitamente succede con i sogni.

Tomàs de Torquemada

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