Cor magis tibi Sena pandit

 

Questa la grandiosa scritta che campeggia a caratteri cubitali su porta Camollia, una delle strade d’accesso alla città.

Siena, magnifica città dalle radici storiche ben piantate e dalle tradizioni ancora pressoché intatte.

Siena, città conservatrice ma rovinata dalla concettuosa assurdità del pensiero radical-chic dell’intellighenzia sinistrorsa e peggio ancora, dall’avidità del materialismo di una delle più “prestigiose” logge massoniche italiane.

E’ qui, in questo capolavoro d’arte e di urbanistica, di tradizione e di odio verso la modernità che mi sono dovuto trasferire per completare il corso dei miei studi.

Appena arrivato mi sono stupito di quanto la scritta sulla porta fosse rivelatrice di verità: senza alcun problema i camerati, guidati dal responsabile Luigi, mi hanno accolto a braccia aperte, permettendomi in poco tempo di conoscere l’accoglienza, l’affetto e lo spirito di fratellanza che lega chi già è unito dalla lotta.

Così, giusto il tempo di posare “armi e bagagli” (ecco, questa frase indurrà sicuramente alla curiosità qualche instancabile questurino) e via, si ricomincia come se non avessi mai cambiato città.

Riunioni, progetti, idee e volantini.

Discussioni, programmazione e organizzazione delle attività.

Stanchi della forzata pausa estiva, tutti eravamo pronti a spolverare i nostri vessilli di guerra e tornare all’attacco del sistema.

L’occasione si presentò abbastanza in fretta: i camerati della sezione di Prato avevano bisogno di un aiuto per un volantinaggio contro l’immigrazione.

Arrivati nella cittadina toscana subito e con immediato ribrezzo notammo l’incredibile numero di coppie miste e di immigrati che invadevano il centro.

Dovunque ci voltassimo si presentavano le medesime scene: ragazze italiane a braccetto con stranieri, ragazzini vestiti secondo i canoni hip-hop allegramente uniti ad altri coetanei chiaramente provenienti da paesi africani.

Agghiacciati, un po’ per il vento freddo che aveva cominciato a spirare, un po’ per l’ambiente in cui ci trovavamo, ci posizioniamo in piazza del Comune per cominciare l’attività di militanza, circondati da una ventina di camerati provenienti da tutta la toscana.

Veniamo accolti da un “ecco, i nazisti” gridato da una attempata rifondaiola addobbata da pesanti orecchini d’oro e vestita con una sgargiante salopette giallo canarino, che non contenta del saluto rivoltoci, urlò di seguito che avrebbe immediatamente chiamato la polizia.

Cosa per altro abbastanza ridicola data la presenza continua, per non dire assillante, delle volanti e degli agenti del KGB, pardon, della DIGOS.

Impassibili, cominciamo la nostra opera di volantinaggio, raccogliendo, ogni tanto insulti (che un nutrito gruppo di arabi ha rivolto al responsabile senese, intimandogli di non muoversi perché sarebbero tornati in tanti…beh, non fatevi prendere dal panico, tanto AN garantisce che tutti i regolari sono brava gente), ma molto più spesso sorrisi compiaciuti e parole di conforto per la nostra attività e per l’aiuto che, anche solo simbolicamente, stavamo portando alla città.

Verso le 18 salutiamo i camerati e si riparte.

Ma non per riposare: veniamo infatti informati che il giorno seguente si sarebbe tenuto un convegno del Grande Oriente d’Italia.

Stupiti e un po’ allarmati per la massiccia presenza di incappucciati, ci diamo da fare, preparando due volantini per richiamare l’attenzione su un meeting alquanto strano.

Che la massoneria di tanto in tanto si riunisca, non è una novità.

La stranezza di questo randez-vous stava nei partecipanti ai “lavori” : oltre ai dirigenti di famose banche, il responsabile nazionale di Attac (ma si, quel movimento di pseudo zecche!quelli che “Lottano per il popolo”!) e il Nobel per la pace Rigoberta Menchu.

Un giro di telefonate per metterci d’accordo su stampa e distribuzione del materiale e…via!

In gruppo ci muoviamo per il corso principale per raggiungere Santa Maria della Scala, gia “volantinando” i passanti che stupiti ci chiedono informazioni.

Ci avviciniamo alla sala e al nostro fianco compare un manipolo di zecche sessantottine inneggianti alla Palestina libera.

Ci fermiamo un attimo per chiedere per cosa manifestano e subito, vedendo i simboli e i volantini, vestono la maschera dei democratici per annunciarci la fine del fascismo e l’estemporaneità dei nostri ideali.

Non c’è nemmeno da rispondere: abbiamo un compito più importante che parlare con chi nemmeno vuole ascoltare, educatamente salutiamo e attraversiamo piazza Duomo, dove i massoni si stavano gia radunando.

Entriamo nel palazzo tra gli sguardi stupiti dei dirigenti e dei confratelli e cominciamo la nostra opera volantinando sia gli iniziati, sia i passanti.

Subito ci viene intimato di allontanarci, ma dato che nel Bel Paese esiste ancora una parvenza di libertà di pensiero, manteniamo la posizione e il nostro delegato, Antonio Servillo instaura una discussione con un membro della setta stranamente interessato a parlare con noi, piuttosto che a creare un’altra legge Mancino o Scelba per chiuderci la bocca.

Espresse le nostre posizioni, per la felicità di gran maestri e feccia varia ci allontaniamo, orgogliosi di aver infastidito quei…bravi ragazzi…

La giornata è finita e torniamo verso le nostre case. Un abbraccio caloroso e…pronti per l’attività dell’indomani.

 

 

Fulmine

 

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