Lo scettro

 

 

 

“Da mia madre ho ereditato un modello femminile basato sulla seduzione. Lei mi ha insegnato che così si può ottenere tutto. Ho assorbito, mio malgrado, questo tipo di comportamento. A differenza di lei io non riesco a difendermi dalle conseguenze negative che questo comporta e mi offro quindi al mio prossimo per ottenere qualsiasi tipo di gratificazione; divento prigioniera dell’altro, non provo nessun piacere nella relazione; se provo un sentimento autentico, la consapevolezza di aver sedotto l’altro per usarlo mi getta nella colpa più totale. In seguito, per salvare l’altro da me, divento la sua schiava, annullo i miei bisogni.

Non riesco a convivere con il pensiero che qualcuno possa soffrire a causa mia, per questa ragione creo situazioni di estrema ambiguità che rasentano la malafede e, di fatto, sono fondamentalmente cosciente del mio comportamento.

Dentro di me spezzo i legami con l’altro.

Non ho elaborato la separazione da mia madre. Per questa ragione ho cercato, durante l’arco della mia vita, di ricreare un rapporto simbiotico con tutti senza riuscire a costruirne uno adulto. Non ho potuto sperimentare un periodo di vita in cui imparare a vivere da sola per poter scegliere poi un rapporto che non fosse di dipendenza per entrambe le parti, che non risultasse un legame reciproco.

Mia madre, d’altra  parte, non ha saputo assecondarmi nel momento in cui tentavo di separarmi da lei, perché lei stessa aveva bisogno di me.

Così continuo a propormi agli altri come una loro estensione, ma accade anche il contrario. In tutti i modi creo dei rapporti simbiotici.”

 

Fabiola De Clercq, Tutto il pane del mondo, 1990, 28-29

 

 

            Non è sempre stato così ma ultimamente osservo molto attentamente le donne intorno a me... Le donne ‘normali’, quelle che ognuno di noi incontra per strada, negli uffici, nei supermercati... e provo a ‘smontarle’!

Quando ero un’adolescente ero convinta che tutte le donne fossero ‘normali’... che tutte le altre lo fossero: io no! Io ero la ‘diversa’... Poi ho cominciato ad indagare più in profondità le donne che mi erano vicine, quelle che facevano parte della mia vita, a cui volevo bene... Quest’esperienza mi ha condotta a dividere l’universo femminile in due parti: le donne ‘normali’ e quelle “con una sofferenza dentro”. 

Ora ho iniziato a prendere in considerazione anche tutte le donne che ho incontrato perché spartiscono qualcosa con me, perché abbiamo qualcosa in comune, ed ho scoperto che nel gruppo delle ‘normali’ c’era, invece, un altro sottoinsieme: le donne che ‘si nascondono’.

            Tra le donne che, più o meno da sempre, avevo preso a modello io    -perché le ritenevo di maggior valore, in gamba, ricche di umanità, ma anche di qualità esteriori come il successo personale, nel lavoro, nella vita privata e poi anche belle o piacenti fisicamente-    non ce n’è una, una soltanto, che faccia parte del gruppo delle ‘normali’. Questo mi ha portato a riflettere! Ho deciso di ‘studiarle’...

            Per prima cosa è emerso che mai, praticamente mai, i problemi che insorgono in una donna, magari anche già adulta, stravolgendo il suo comportamento, le derivano dal suo contesto presente ma sempre, assolutamente sempre, da qualcosa accaduto nella sua famiglia di origine. “Ho quarant’anni, sono sposata da quindici, ho dei figli non più piccoli... e da sei mesi ricorro al sintomo anoressico perché qualcosa nella mia vita non va: il problema è da ricercare nel rapporto con i miei genitori?” Sì... E’ così! Questo è quanto ha scoperto quella donna e, con lei, anch’io... tutti noi...

A questo punto ci è stato spiegato che il rapporto tra la donna “di adesso” ed i suoi genitori “di adesso” può anche essere buono, molto buono... ma rimane da trovare, comprendere e poi ‘sciogliere’ il nodo, il problema irrisolto, tra la bambina “di allora” e i genitori “di allora”.

            Tutto questo per riaffermare, ancora e con sempre maggior determinazione, l’importanza della famiglia. Sono molto preoccupata per le famiglie che si stanno formando oggi: sono preoccupata per il futuro dei bambini di oggi!

Come le donne che sto osservando in questo periodo vivono enormi sofferenze per non aver ricevuto lo “scettro” della femminilità dalla  propria madre, temo che le bambine di oggi conosceranno una ancor più acuta sofferenza personale per non esser nemmeno a conoscenza dell’esistenza di questo scettro che sembra andato perso.

L’essenza della donna, la sua natura, il suo istinto ‘innato’    -il compito-   ad occuparsi della famiglia, il suo equilibrio mentale dato dall’altruismo che solo una madre custodisce in sé... questo è lo scettro!

            Invece oggi le madri si dedicano a se stesse con tanta premura, tanto egoismo, da non saper più trasmettere alla figlia lo scettro della femminilità!!

Una donna, la donna che più ammiro e stimo, la donna che non rappresenta un ideale a cui tendere   -attitudine ‘malata’ di concepire l’altro-   ma un esempio dal quale imparare, col quale confrontarsi, Fabiola De Clercq, ad una conferenza cui ho assistito pochi giorni fa, ha affermato che le “mamme/amiche” sono quanto di peggio possa esserci! Ha sostenuto che quando, nel corso della sua decennale esperienza, ha incontrato le madri di ragazze in cura presso la sua associazione, le quali si definivano “mamme/amiche” delle figlie, inorridiva! Giustamente!

Una madre deve essere tale! Una madre non può confidare la sua vita sessuale alla figlia, per esempio, ed è un’illusa se crede realmente che questa le racconti tutto!

Tale tipo di rapporto è pericolosissimo perché rischia di diventare simbiotico, di dipendenza e di creare squilibri all’interno della famiglia. La madre che diventa amica della figlia trascura, a volte, di fare la donna di suo marito, che finisce per ‘eleggere’, ancora una volta, la figlia a sua ‘fidanzata’    -nessuna connotazione sessuale è contemplata, naturalmente, nella definizione. Il senso è dato dal ruolo di cui viene investita la figlia, parte che la porta ad essere il centro di ogni aspettativa. Troppo responsabilizzata emotivamente, la ragazza è destinata a fallire e poi vivere un profondo disagio causato dal sentimento di inadeguatezza e spesso dal senso di colpa.

            Eppure questo pare esser considerato l’esempio più diffuso e apprezzabile di famiglia ora: tutti sullo stesso piano! Bambini schiacciati sotto il peso di aspettative esagerate, come fossero “piccoli adulti”, mamme/amiche e padri che smettono di vedere nella propria moglie la donna, la femminilità, spostando l’attenzione su una figlia destinata a soffrire devastata dai propri   -ovvi-   insuccessi, perché non capisce più quale ruolo riveste.

La mia è solo una riflessione ma vorrei davvero che sia presa seriamente in considerazione questa gravissima ‘deviazione’ dalla famiglia... abbiamo sotto gli occhi esempi lampanti a dimostrarci che nulla di buono è venuto da questo modello distorto di essa.

Le donne hanno assoluto bisogno di ritornare in possesso del loro scettro della femminilità e di imparare a godere della gioia che dà il saperlo    -con il proprio insegnamento -   passare nelle mani della figlia.

 

Cinzia

 

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