Don’t cry for me Argentina
Tornavo a casa ed ha cominciato
a piovere... Non avevo l’ombrello... Faceva molto freddo... Avevo un forte
mal di testa... E mi sentivo un po’ confusa... Neppure percepivo la pioggia
scorrere su di me... Camminavo velocemente ed il cappotto aperto roteava intorno
e dietro di me... Intanto la maglia si era ‘appiccicata’ alla mia pelle...
E stringevo tra le mani un lembo di manica... I capelli erano stati sciolti
dal vento e ricadevano bagnati sulle mie spalle, ribellandosi alla piega che
provavo dare loro, per sistemarsi intorno al mio viso pallidissimo... Inizialmente
ero quasi infastidita da questa circostanza... Poi ho cominciato ad apprezzare
la sensazione di alzare gli occhi al cielo e sentire le goccine che si fermavano
tra il mascara delle ciglia e sul troppo rossetto... E che penetravano gli
abiti... E che scorrevano tra i capelli...
Era una condizione così ‘naturale’,
così avvolgente... Mi sembrava di fluttuare nel cielo coperto da nuvoloni
cupi... Tanto attraenti per quella loro capacità di oscurare il sole ed imporsi,
determinandola, ad una giornata invernale...
Entrata, ho lasciato gli abiti sulla porta, e sono corsa, infreddolita
e tremante, alla vasca da bagno. L’acqua fluiva bollente. Ho aperto -e lasciata socchiusa- la
finestra, perché ho imparato a fare questi bagni ‘interiori’ potendo intravedere
il ‘fuori’... Il cielo azzurro -ora
nero- o, alla sera tardi, la luna.
Quanti ‘bagni di luna’ mi sono
concessa ogni volta che avvertivo l’esigenza di lasciare che l’angoscia o
la tristezza evaporassero dal mio cuore attraverso le lacrime che, cadendo
nella vasca, si sarebbero rimescolate all’acqua nella quale me ne stavo immersa...
A questo punto, cominciavo a rilassarmi un po’ quando, dalla stanza
accanto, ho sentito provenire una musica... La canzone era “Don’t cry for
me Argentina” di Madonna... Già alle prime note ho provato un crescente senso
di dolcezza angosciosa... Mi ritornavano alla mente tutte le parole sprecate
quel giorno sul lavoro... Ho chiuso gli occhi ed ho iniziato a ricordare che
almeno tre o quattro persone erano venute a chiedere informazioni su quel
Mercato emergente, preoccupate per le sorti dei loro capitali investiti -presso altri istituti- in
titoli argentini. Me li figuravo mentre giravano per banche cercando conforto,
più che consulenza... E poi mi si sovrapponevano le immagini viste alla tv...
Pensavo alla gente che davvero stava confrontandosi con la realtà vissuta
nella propria terra. Nella mia mente si alternavano le frasi catastrofiche
pronunciate da chi comodamente se ne sta sul suo divano, ascoltando il telegiornale,
per cercare d’intuire la sorte di quella piccola parte di risparmi investita
in obbligazioni argentine e le immagini delle lunghe file di gente che aspetta
per ore intere davanti ad un istituto di credito per poter prelevare i suoi
soldi, dopo che si è vista bloccare il conto corrente e gli è stato reso impossibile
utilizzare il suo proprio denaro in un momento di crisi così profonda.
E’ curioso riflettere su quanto diversi ed egoistici siano i punti
di vista! Mi son sentita dire che è giusto ed ovvio che sia stato impedito
al popolo bisognoso di ritirare qualche peso, perché in questo modo si è evitato
un ulteriore crollo del Mercato dovuto ai disinvestimenti degli investitori
istituzionali che avrebbero dovuto ripristinare la liquidità sui conti correnti.
E questa tesi la conosco fin troppo bene... Poi sento aggiungere affermazioni
del tipo: “Ma come fai a non pensare a quei poveri pensionati italiani che
magari basavano l’integrazione della loro rendita sul reddito ricavato dalle
cedole di quei titoli?!”... Ed io, in effetti, comprendo anche questo! Ma
ritengo che se si presenta ora questa condizione, per un pensionato italiano,
ci sia qualcosa di sbagliato all’origine! E sinceramente mi sento molto più
in apprensione per chi, in un paio d’anni
-forse meno- ha visto la propria
vita stravolta!
Non è abbastanza lontana questa terra per non essere considerata una
parte di noi...
Non è troppo arduo concepirmi ‘vicina’
a quel popolo...
Non è mai tardi per risvegliarsi
dal torpore e prendere coscienza di quello che più conta ed è primario...
Ho sempre considerato l’Argentina
una piccola -anzi grande!!-
Italia posta nell’America Latina... L’ho sempre immaginata così! Un
luogo ed una vita del tutto simili ai nostri, solo distanti da qui...
Ora mi pare di non aver mai visto
e capito nulla...
E forse è proprio così!!!
Però vorrei tanto che ognuno di
noi ci riflettesse...
Vorrei tanto che fosse possibile
modificare, magicamente, questa condizione... E lo so che non è verosimile!
Ma forse non ero del tutto in errore quando vedevo nell’Argentina una ‘piccola
Italia’!!! Questo è, in parte, quel che è!!! Ed il suo futuro è legato a noi...
Sicuramente, in grossa parte, il suo futuro è in noi e con noi!!!
Queste sono state, forse, riflessioni
insulse... Ma “Don’ cry for me Argentina” sta suonando anche ora nel mio stereo...
Cinzia