IL TRICOLORE CANTA SUL CANTIERE
Stavamo realizzando i getti di completamento dei solai di
copertura.
Il lavoro doveva essere eseguito in modo continuo ed era
molto pesante. Si doveva lavorare a seguire, se necessario fino al tramonto
del sole.
Le betoniere si avvicendavano e le pompe continuavano incessantemente
a vomitare il calcestruzzo; gli operai con ritmo frenetico, sudati e trafelati,
tenevano il ritmo, distribuendo e governando questo magma grigio con sapiente
destrezza.
Tutto doveva essere perfetto.... l’ingegnere aveva raccomandato
tutti, ricordando che in alcun modo i getti delle travi portanti dovevano
essere interrotti.
Ne andava dell’orgoglio degli operai, fare bene.
Assisto ai getti sui solai, qualche schizzo di cemento mi
ringhia di starmene lontano, parlo col capo dei carpentieri che impartisce
gli ordini, perentori, secchi e brucianti.
Chiedo se l'impresa ha provveduto il pranzo per gli operai...
(è questa la tradizione quando si ultima il solaio di copertura.)
Il capo dei carpentieri mi risponde che l'impresa non può
farlo in quanto non ha la disponibilità economica.
E’ un uomo robusto, di bassa statura, abbronzato (in pieno
inverno), ha un’aria mite che contrasta con l’autorità con la quale dirige
i suoi uomini; fuma le sue Marlboro infilandole in un bocchino che gli conferisce
un’inaspettata signorilità.
A tratti lo osservo e mi sembra un nostromo con l’equipaggio
alle vele.
Naviga sicuro, calmo e determinato, conosce la rotta; osserva
con gli occhi socchiusi, gustando nelle narici il maestrale gelido.
Comincia a piovere.......penso: "speriamo non continui,
dovremo sospendere il lavoro."
" Ma..... gli operai si sono portati il pranzo?"-
domando
" No ingegnere, purtroppo non ci sono i soldi perché
neppure io ho potuto pagarli; mangeranno questa sera, a cena, a casa loro."
Non mi sfugge una sottile nota di dignitosa tristezza nella
risposta.
" Porca p******!!!, esclamo; questo non è possibile!!!!
Rifletto - " Stai perdendo il controllo, rientra nei
ranghi, tu non hai bisogno di gridare, normalmente dai gli ordini a voce bassa
e tutti ubbidiscono.... si ma adesso trattiamo di uomini NON DI CEMENTO -
Mi rispondo - " Qui non c’entra il lavoro, è vero......... attenzione,
sta prevalendo il fascista...porca eva!"
-"Non guarirò mai."
-"Questi sono uomini!!"
-"Non si trattano così neppure le bestie!!!"
Grido imbufalito, sciorinando il repertorio greve del classico
"linguaggio da cantiere."
Mi ficco la mano in tasca, pesco tutto quello che trovo e
dico: " vada, compri da mangiare e birra per tutti, dannazione!"
Mi ricordo che gli alcolici sono vietati in cantiere.....
sto dando un brutto esempio, penso: " me ne frego!"
Mi accendo l'ennesima sigaretta (devo decidermi a smettere...brutta
miseria) e scendo nervosamente dai ponteggi, biascicando le ultime oscenità.
Torno a casa e mi dimentico il fatto.
Il giorno dopo puntualmente entro in cantiere, parcheggio,
chiudo l’auto, tento di dar fuoco all'immancabile zampirone, l’accendino si
ribella.
Altra giornata di ordinaria amministrazione.
Fa freddo.
Nel nord Italia nevica di brutto.
Il solito vento di maestrale, gelido, si accanisce sulle
mie labbra.
Io amo il vento, siamo uguali.......nessuno di noi due sa
dove andrà........
Per proteggermi dalle sferzate mi piego un poco, finalmente
riesco ad accendere, tiro la prima, avida boccata di fumo e alzo gli occhi
sulla scuola........resto di stucco..........
Ho un brivido.
Un enorme tricolore garrisce al vento contro un cielo in
rivolta, assassino, plumbeo, pieno di pioggia...... Fantastico!
In un istante compare il sole ed illumina per un momento
la bandiera; sento lontano, per incanto, nelle orecchie le note dell’Inno
a Roma........." il tricolore canta sul cantiere...."
Devo darmi un contegno per contenere l'emozione, la gola
è serrata, ma gli occhi, prepotentemente anarchici, si sono inumiditi.
Noto che da lontano gli uomini mi guardano; per un attimo
si sono fermati tutti, per un attimo interminabile...... SI E’ MAGICAMENTE
FERMATO TUTTO!!
Mentre mi dirigo al mio ufficio passo tra gli operai e noto
nei saluti una certa allegria e fuggevoli sguardi pieni di compiaciuta complicità.
Arrivo dal capo cantiere, chiedo chi ha issato il tricolore.
"Ingegnere è per lei; sono stati gli operai della squadra
dei carpentieri."
Sorrido imbarazzato (ho il cuore che palpita), ci guardiamo
dritti negli occhi, faccio finta di frugare tra le carte: "Bene, vediamo
le armature della trave 25!"
"Subito, ingegnere!"