Alla
cortese attenzione della redazione di “Cronache
del Mezzogiorno”
Salerno,
14 novembre 2001
Oggetto:
Comunicato Stampa.
La Federazione di Salerno di FORZA
NUOVA, comunica la propria entusiastica partecipazione alla manifestazione
nazionale di FORZA NUOVA: ROMA - sabato 17 novembre 2001 con concentramento
alle ore 16:00 in P.zza della Repubblica (P.zza Esedra) partirà il corteo di
FORZA NUOVA, che dopo aver attraversato Via Cavour, si concludera in P.zza SS.
Apostoli con comizio del Segretario Nazionale Roberto Fiore, cui seguirà
concerto; si organizza pullman da Napoli con partenza alle ore 12:00 da Viale
Elena. Per informazioni visitare i siti www.forzanuova.org
e www.forzanuova.net
Il tema della manifestazione, si
inserisce nella crisi internazionale scaturita l’11 settembre; la posizione del
Movimento che dà il titolo alla manifestazione è “né u$a né islam, per l’Europa
una indipendente ed armata” e chiarisce la posizione europeista di FORZA NUOVA;
che contrappone alle bandiere a stelle e strisce i tricolori, ed alle mezzelune
islamiche le Croci Celtiche della nostra identità europea e Cristiana.
Per sdrammatizzare il momento
politico, la Federazione di Salerno, propone, (con il permesso e l’ospitalità
del Direttore) ai lettori la lettura della seguente favola, nella quale ogni cittadino potrà, forse, ritrovarsi:
“C’era una volta, nella città che fu del Principe
Arechi, un gruppetto di ragazzi che amava ribellarsi ai nuovi padroni della
città e del mondo; questi irrequieti giovani, amavano inoltre creare colorati
disegni in formato 70x100, per esprimere le proprie idee, per richiamare il
popolo a raccolta, invitandolo a riappropriarsi della propria identità e dignità.
Vi erano in città anche degli orchi cattivi, i “padroni della città” che avevano
stregato la popolazione, con un filtro magico, che gli consentiva, in occasione
delle “feste” di ottenere ampi, ed estusiastici consensi. Anche costoro, di
tanto in tanto si dilettavano a creare disegni colorati nello stesso formato
dei ribelli; ovviamente i loro non erano semplici disegni, ma quadri, anzi
capolavori d’arte. I cittadini li avevano potuti ammirare in primavera, quando,
secondo le male lingue ribelli, questi quadri avevano deturpato ed imbrattato
tutta la città; e sì perché il Signore è Signore, mica ne produceva poche
decine, come gli sfigati ribelli, ma decine di migliaia, il tutto accadeva
in occasione delle “festività democratiche”. Il popolo poteva ammirare questi
quadri posti anche a decine di metri di altezza, e si chiedeva ingenuo, come
avranno fatto ad arrivare lassù ?? senza ascoltare le solite malelingue che
insinuavano l’utilizzo di “elevatori spaziali” di proprietà di tutti; tutti
credevano, invece nei poteri magici dei pretoriani dei padroni. Le festività
democratiche si conclusero con la vittoria del successore del vecchio padrone,
a vederli insieme non sembravano il gatto e la volpe, ma la volpe e la iena;
in verità i soliti maligni li avevano paragonati a due personaggi
“Allora anche noi potremo esporre le nostre opere” si dissero,
infantilmente i ribelli guardando estasiati la perfetta tecnica di esposizione
delle opere, “e lo faremo nel resto dell’anno quando non ci sono festività
democratiche”. Anche se effettivamente, in autunno i padroni avevano esposto
altre opere, questa volta non erano di colore verde, ma di colore rosso, che
poi è il loro colore allo stato naturale; questi nuovi dipinti annunciavano la
venuta tra i mortali abitanti dell’Hippocratica Civitas, del futuro padrone dei
padroni, un gigante elegante, altissimo e magrissimo.
E fu così che una fredda notte
di novembre, un gruppo di ribelli, quatto quatto, esce dalla propria fogna, e
vuole ad ogni costo esporre le proprie modeste opere. Sembrava una notte come
tante, ma i nostri poveri ragazzi, non immaginavano che, nascosti nel buio,
erano in agguato le armate dei padroni, che con scatto fulmineo piombano sui
malcapitati. Nel buio della notte, era possibile notare solo il luccichio del
loro ghigno soddisfatto; non gli sembrava vero a questi tutori della felicità
collettiva, di aver finalmente acciuffato questi fanciulli impertinenti. Non
gli sembrava vero di non compilare i
soliti monotoni poemetti che consegnavano a chi era uso lasciare la propria
carrozza spaziale ad intralciare il passaggio, questa volta potevano comporre
un’aulico poema, condannando i malcapitati a rifondere ai “Signori” migliaia e
migliaia di sesterzi (la moneta dell’epoca; anche se forse le armate non erano
ancora soddisfatte, volevano sanzionare i ribelli anche per la vecchia e
scassata carrozza (non sapziale) che, in piena notte, poteva dar fastidio al
passaggio del Signore, che proprio in quel momento passava con l0’astronave
d’ordinanza ed osservava soddisfatto l’opera dei suoi fedelissimi. I ribelli
erano disperati, non sapevano proprio a che “Signore” votarsi, erano tutti
troppo impauriti dal potere magico dei padroni, era un atto di guerra di un gigante
contro poche formiche; fu così che decisero di rivolgersi al Giudice della
Guerra: “ ’o illustre e Giusto Giudice, è forse giusto ciò che ci è capitato?
certo eravamo in torto, ma non possediamo i sesterzi per mostrare legalmente i
nostri disegni, perché in realtà occorre tanto oro per mostrare poche copie dei
nostri disegni; eppure ricordiamo che fu scritto nel Vangelo di questo impero
che tutti possono esprimere liberamente le proprie opinioni; ed ancora, che i
Signori si impegnavano a rimuovere quegli ostacoli che, di fatto, impediscono
anche ai ribelli l’effettiva partecipazione all’organizzazione politica
dell’impero”.
La
decisione del Giudice…alla prossima puntata!
Il
Presidente Provinciale